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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-12022021-140431


Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
FOLIGNO, FABRIZIO
URN
etd-12022021-140431
Titolo
«Le ripetute doglianze dei saggi». L'esperienza letteraria di Agostino Tana.
Settore scientifico disciplinare
L-FIL-LET/10
Corso di studi
STUDI ITALIANISTICI
Relatori
tutor Prof.ssa Fedi, Francesca
Parole chiave
  • Agostino Tana
  • biografia intellettuale
  • tournant des Lumières
Data inizio appello
22/12/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
22/12/2024
Riassunto
Rispondendo idealmente all’invito formulato da Marco Cerruti nel suo fondativo saggio Il melanconico Tana, il lavoro di ricerca intende proporre il primo studio monografico dedicato alla misconosciuta vicenda umana e intellettuale del conte Agostino Tana (1745-1791), homme des lettres piemontese al tournant des Lumières, meglio noto per essere stato amico e mentore di Vittorio Alfieri, che nella Vita e nei Giornali ne ha tracciato un ambiguo ritratto, assicurandone la persistenza della memoria e una seppur minima fortuna storico-critica (Bertana, Levi-Malvano, Barolo, Sirven, Calcaterra), che lo ha relegato al rango di “minore”, determinandone l’esclusione dal canone letterario.
La scelta di un soggetto di studio marginale, se non oscuro – perché Tana? – si rivela una vera e propria presa di posizione critica, poiché sollecita la ridefinizione di schemi interpretativi di lunga durata, fondati sulle categorie di grandezza e genialità e su presunti risultati di poesia. La necessità di delinearne un profilo biografico e intellettuale meno astratto – chi era Tana? – anzi puntualmente ricollocato in un più ampio e articolato quadro del suo tempo, proietta la ricerca dall’ambito strettamente letterario dell’analisi filologica e critica all’indagine della dinamica storica. Il confronto con questioni storiografiche a lunga gittata, vere e proprie coordinate ermeneutiche dei più recenti studi settecenteschi, solleva un interrogativo di natura essenzialmente metodologica sulla definizione di una forma – come parlare di Tana? – e in un certo senso di un genere, che consenta una trattazione sistematica e un’interpretazione quanto più coerente e renda giustizia a una materia così inedita e sfuggente.
L’esperienza esistenziale e intellettuale di Tana appare infatti singolarmente connotata da zone grigie e punti ciechi: opacità delle fonti biografiche, discontinuità e contraddittorietà della documentazione archivistica, frammentazione e dispersione della produzione letteraria, modesta fortuna storico-critica. Si impone dunque la scelta della biografia, nella specifica declinazione della biografia intellettuale, strumento interpretativo di quella storiografia illuministica che gli storici della scuola piemontese (Venturi, Ricuperati) opponevano alle stanchezze di Clio (Diaz). La volontà di cogliere l’opera e il suo autore attraverso il contesto e insieme di segnalare lo scarto della creatività individuale nella cultura e nel clima di pensiero riceve preziose suggestioni dalle ricerche della microstoria (Grendi, Ginzburg, Levi), in cui l’individualismo metodologico degli études de cas invita all’attenta auscultazione delle tracce anche solo nominali della presenza dello scrittore nelle testimonianze contestuali, trasformandosi in un racconto collettivo.
La definizione stessa dell’identità di letterato di Tana si rivela sostanzialmente un’indagine della dimensione interpersonale, relazionale, collettiva della sua esperienza intellettuale e, sulla scorta della categoria storiografica di sociabilità, si rivolge alla ricostruzione, nei singoli contesti socio-culturali, delle varie configurazioni e modalità espressive delle pratiche sociali, delineando un vasto affresco di quella rete culturale, intrinsecamente connessa alla repubblica letteraria settecentesca, definita la rete delle reti. Per tale ragione, si è scelto di applicare una strategia argomentativa orientata lungo un vettore che dai testi – considerati per il loro valore storico-documentario, dalle opere letterarie agli ego-documents o écrits du for privé – si apre ai contesti, chiamando in causa più ampie questioni storiografiche.
Lo studio è suddiviso in tre sezioni.
La prima, dedicata agli anni giovanili di Tana (1767-1781), ripercorre le tappe della formazione e dell’apprendistato letterario fino all’esordio alle stampe, evocando le figure di amici e maestri (Robbio di San Raffaele, Paciaudi, Alfieri) e ricostruendo alcune delle più rilevanti esperienze culturali (Sampaolina, Accademia di Pittura e Scultura) del milieu torinese tra gli ultimi anni del lungo regno di Carlo Emanuele III e l’avvento al trono di Vittorio Amedeo III.
La seconda sezione è interamente dedicata al soggiorno fiorentino del 1782 e alla controversa genesi della Congiura delle polveri, con una specifica attenzione alla drammaturgia della congiura (Alfonzetti) e, secondo la proposta di Cerruti, ai legami intertestuali con le Congiure di Verri e Alfieri.
L’epilogo, dedicato agli anni della maturità (1782-91), mette a fuoco il periodo meno documentato della biografia di Tana: dal successo nei salotti romani, alla corte di Napoli e sulle scene torinesi, all’afasia in occasione dei fatti dell’Ottantanove, in un progressivo ripiegamento in dolenti meditazioni esistenziali, affidate a laconici frammenti letterari, rimasti inediti, incompiuti o distrutti. Negli ultimi anni di vita lo scrittore, presentandosi nella veste di risentito philosophe, dava sfogo all’amara constatazione – ritornello ossessivo della sua scrittura – dell’iniquità della storia e dell’inafferrabilità della gloria letteraria, inconsapevolmente adombrando, nella formula «le ripetute doglianze dei saggi», il proprio destino letterario.
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