Tesi etd-12152014-144801 |
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Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
REGGIORI, LUCIA
URN
etd-12152014-144801
Titolo
Collaboratori e collaborazionisti a Salò. I processi per collaborazionismo nelle sentenze della Corte d'Assise Straordinaria di Milano (1945-1947)
Settore scientifico disciplinare
M-STO/04
Corso di studi
STORIA, ORIENTALISTICA E STORIA ARTI
Relatori
tutor Baldissara, Luca
Parole chiave
- collaborazionismo
- giustizia di transizione
- milano
Data inizio appello
28/12/2014
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il contesto teorico in cui si inserisce la ricerca è quello della giustizia di transizione, la regolamentazione, cioè, per via giuridica dell’esito di un conflitto armato, in una dimensione sia nazionale che internazionale. Il tema è particolarmente in auge nell’odierno laboratorio storiografico internazionale, impegnato ad indagarne la natura e l’efficacia, i limiti e i benefici.
In questo contesto, la vicenda del trapasso dal regime fascista all’ordinamento repubblicano in Italia presenta caratteristiche uniche e complesse, come la silenziosa auto dissoluzione del regime, la ricomparsa del fascismo in veste sociale e repubblicana, il vuoto di potere causato dalla fuga del re, la presenza degli eserciti alleati nel Sud del Paese. Questi elementi hanno avuto significative conseguenze sulla “resa dei conti” col fascismo e la rendono, dunque, un caso particolarmente originale da analizzare.
La presente ricerca verte, in particolare, sulla punizione del collaborazionismo nel capoluogo lombardo.
La Corte d’Assise Straordinaria istituita a Milano per giudicare i colpevoli di questo reato opera dalla metà del maggio 1945 alla fine del dicembre 1947 e giudica complessivamente 1225 individui, di cui ne condanna circa la metà.
Gli imputati presentano connotati anagrafici e sociali piuttosto eterogenei. Numerosissime e differenti sono, inoltre, le fattispecie del reato annotate dalle rubriche delle sentenze: azioni violente, delazioni, collaborazione economica, opera di propaganda e altri svariati atti non violenti con cui la popolazione si è messa al servizio dei tedeschi.
Di fronte a un insieme di individui così multiforme per età, sesso e professione e ad una così articolata varietà di comportamenti querelata per lo stesso reato la Corte milanese ha dimostrato una rigorosa attinenza alle condizioni imposte dalla lettera della legge, attraverso una meticolosa verifica dell’elemento materiale e soggettivo del reato prima di pronunciare una sentenza di condanna, ma allo stesso tempo anche un discreto potere discrezionale, interpretando arbitrariamente i decreti laddove questi lasciavano spazio a dubbi e ambiguità.
Giudici e magistrati hanno, inoltre, dimostrato di operare con maggior clemenza con il progressivo attenuarsi dell’eccitazione e dell’istinto vendicativo del pubblico presente ai dibattimenti
Senza ignorare il benefico effetto che la messa in campo degli strumenti giuridici ha prodotto incanalando l’istinto vendicativo in una resa dei conti alternativa alla violenza fisica, se ne sono, dunque, segnalati alcuni aspetti problematici, tali per cui gli echi polemici di questa vicenda giudiziaria risuonano ancora ai giorni nostri.
In questo contesto, la vicenda del trapasso dal regime fascista all’ordinamento repubblicano in Italia presenta caratteristiche uniche e complesse, come la silenziosa auto dissoluzione del regime, la ricomparsa del fascismo in veste sociale e repubblicana, il vuoto di potere causato dalla fuga del re, la presenza degli eserciti alleati nel Sud del Paese. Questi elementi hanno avuto significative conseguenze sulla “resa dei conti” col fascismo e la rendono, dunque, un caso particolarmente originale da analizzare.
La presente ricerca verte, in particolare, sulla punizione del collaborazionismo nel capoluogo lombardo.
La Corte d’Assise Straordinaria istituita a Milano per giudicare i colpevoli di questo reato opera dalla metà del maggio 1945 alla fine del dicembre 1947 e giudica complessivamente 1225 individui, di cui ne condanna circa la metà.
Gli imputati presentano connotati anagrafici e sociali piuttosto eterogenei. Numerosissime e differenti sono, inoltre, le fattispecie del reato annotate dalle rubriche delle sentenze: azioni violente, delazioni, collaborazione economica, opera di propaganda e altri svariati atti non violenti con cui la popolazione si è messa al servizio dei tedeschi.
Di fronte a un insieme di individui così multiforme per età, sesso e professione e ad una così articolata varietà di comportamenti querelata per lo stesso reato la Corte milanese ha dimostrato una rigorosa attinenza alle condizioni imposte dalla lettera della legge, attraverso una meticolosa verifica dell’elemento materiale e soggettivo del reato prima di pronunciare una sentenza di condanna, ma allo stesso tempo anche un discreto potere discrezionale, interpretando arbitrariamente i decreti laddove questi lasciavano spazio a dubbi e ambiguità.
Giudici e magistrati hanno, inoltre, dimostrato di operare con maggior clemenza con il progressivo attenuarsi dell’eccitazione e dell’istinto vendicativo del pubblico presente ai dibattimenti
Senza ignorare il benefico effetto che la messa in campo degli strumenti giuridici ha prodotto incanalando l’istinto vendicativo in una resa dei conti alternativa alla violenza fisica, se ne sono, dunque, segnalati alcuni aspetti problematici, tali per cui gli echi polemici di questa vicenda giudiziaria risuonano ancora ai giorni nostri.
File
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tesi_reggiori.pdf | 4.35 Mb |
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