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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-11192019-145623


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
SABATINO, ORESTE
URN
etd-11192019-145623
Titolo
La potestà concorrente tra Stato e Regioni in materia di ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all'innovazione per i settori produttivi.
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Pertici, Andrea
Parole chiave
  • potestà concorrente tra stato e regioni
Data inizio appello
09/12/2019
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
09/12/2089
Riassunto
Il presente lavoro ha come obiettivo l’analisi della potestà concorrente tra Stato e Regioni in materia di “ricerca scientifica e tecnologica e di sostegno all’innovazione per i settori produttivi”.
Il lavoro ricostruisce l’attività storico, normativa e giurisprudenziale riguardante la potestà concorrente, provando al contempo ad inquadrare la materia e di evidenziare come l’assenza di un efficace sistema di governance rappresenti un punto di debolezza per l’Italia.
Nel primo capitolo, a partire da una ricostruzione storico – giuridica delle Regioni all’interno dell’ordinamento italiano, si cerca di ripercorrere i primi interventi a favore delle Regioni ordinarie e a Statuto Speciale fino al percorso di attivazione e di attuazione di quest’ultime avvenute negli anni ’70.
Passando per l’attività della Corte Costituzionale che, nel corso degli anni ’80, evidenzierà parecchie novità e criticità riguardanti queste istituzioni, si cerca infine di evidenziare i tentativi di riforma costituzionale degli anni’90: la Bicamerale De Mita – Iotti, la Bicamerale D’Alema fino alle leggi costituzionali n.1 e 2 del 1999 e la riforma del titolo V del 2001.
Il secondo capitolo è dedicato alla nuova potestà concorrente, al nuovo art.117,3° così come approvato con la riforma costituzionale avvenuta nel 2001 con la legge n.3/2001. Si cerca di evidenziare le novità che hanno riguardato il titolo V e le problematicità connesse.
Allo stesso modo si prova, attraverso una ricostruzione della giurisprudenza costituzionale, a ripercorre gli interventi della Corte che hanno cercato, in assenza di un intervento deciso e convinto da parte del legislatore nazionale, di interpretazione e di attuazione del nuovo titolo V. Infine vengono ripresi i tentativi di riforma dopo il 2001 e di risoluzione del problema del rapporto fra Stato – Regioni.
Il terzo capitolo è quello dedicato alla materia oggetto della trattazione. Partendo da una ricostruzione giuridica e giurisprudenziale della materia, si cerca di ripercorrere il percorso che porta il legislatore italiano a definire questa nuova materia all’interno della nuova potestà concorrente. Prima della riforma del 2001 infatti né la ricerca, né il sostegno all’innovazione per i settori produttivi erano materia di potestà concorrente tra Stato e Regioni.
Attraverso questa ricostruzione storico – giuridica, in particolar modo delle funzioni amministrative, riusciamo a capire da dove ha preso spunto il legislatore costituzionale nella definizione della materia.
Segue un’attenta analisi delle politiche messe in campo dalle Regioni, dallo Stato e dall’Unione Europea.
Un particolare focus è dedicato al Piano Nazionale per la Ricerca 2015 – 2020 e alla Strategia nazionale di specializzazione intelligente.
A queste due politiche nazionale si aggiunge l’analisi di una legge regionale, la legge “Lombardia è ricerca e innovazione”.
Dall’analisi della medesima legge emergono degli spunti utili per le altre Regioni e per l’Italia. Il capitolo si chiude con un inquadramento delle politiche messe in campo dall’Unione europea con un cenno alle politiche che l’Unione vorrà adottare nei prossimi anni con la nuova programmazione e con un’analisi dei vari livelli di governance del sistema R&S e con un confronto tra diversi modelli, in particolar modo viene confrontato il modello italiano con quello tedesco e francese.
Da ultimo, nel quarto capitolo si cerca di delineare il futuro e le prospettive delle politiche in materia di ricerca e innovazione a partire dall’inquadramento dello stato attuale delle politiche italiane, per poi concentrarci sullo scenario europeo e mondiale.
Negli ultimi due paragrafi si prova ad evidenziare quali sono i rischi dell’assenza di una governance che manca al nostro sistema e allo stesso tempo si cerca di dare un contributo alla discussione provando a delineare una eventuale soluzione al problema.
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