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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-11152024-132644


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
PILO, PIETRO
URN
etd-11152024-132644
Titolo
Work-up allergologico nella Esofagite Eosinofila (EoE): ruolo della diagnostica molecolare allergologica.
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof.ssa Puxeddu, Ilaria
correlatore Prof. de Bortoli, Nicola
Parole chiave
  • Allergia alimentare
  • Atopia
  • Eosinofili
  • Esofagite eosinofila
  • Immunoglobuline E
  • Mastociti.
Data inizio appello
03/12/2024
Consultabilità
Completa
Riassunto
L’esofagite eosinofila (EoE) è una patologia infiammatoria cronica caratterizzata da una severa ed isolata infiltrazione eosinofilica della parete esofagea. I pazienti con EoE sono spesso pazienti atopici con rinite ed asma allergico, allergia alimentare, e dermatite atopica. Nella recente rivalutazione della marcia atopica è stata inclusa anche la EoE, supportando l’ipotesi che tale patologia faccia parte delle manifestazioni allergiche che possono presentarsi durante l’arco della vita del paziente. In particolare, l’allergia alimentare con meccanismo IgE-mediato può precedere di anni la diagnosi di EoE e, in alcuni casi, contribuire al ritardo diagnostico della patologia esofagea. Attualmente non è ancora chiaro come la presenza di IgE specifiche per allergeni alimentari possa contribuire attivamente all’evoluzione della EoE e alla riacutizzazione delle manifestazioni cliniche esofagee. Fino ad ora, i dati disponibili in letteratura risultano essere limitati, provenienti da singoli centri e spesso non univoci.
Lo scopo dello studio è caratterizzare il profilo di atopia dei pazienti con diagnosi di EoE, definire la severità delle reazioni di ipersensibilità IgE-mediate e delineare, in questi pazienti, il profilo di sensibilizzazione verso differenti componenti molecolari.
Dal 2014 al 2024 abbiamo valutato 24 pazienti con diagnosi di EoE formulata presso la UO Gastroenterologia (ambulatorio dei disturbi eosinofilici gastrointestinali) dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana (AOUP). La popolazione includeva 13 maschi e 11 femmine, con età media di 35 anni e un range da 19 a 72 anni. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a work-up allergologico presso la UO Immunoallergologia clinica AOUP, comprendente la raccolta dei dati anamnestici e l’esecuzione di test in-vivo (skin prick test) per i comuni allergeni alimentari, quali uova, latte, merluzzo, crostacei, arachide, soia, mela, pesca, kiwi e frutta a guscio. I pazienti con sintomi riferibili ad allergia respiratoria sono stati sottoposti a test in-vivo (skin prick test) per allergeni inalanti. Nel sospetto di asma i pazienti sono stati valutati anche in ambito pneumologico con prove di funzionalità respiratoria. Successivamente alla diagnostica allergologica in-vivo, i pazienti sono stati sottoposti ad indagini in-vitro, che includevano il dosaggio sierico delle IgE totali e delle IgE specifiche (sIgE) per allergeni alimentari. Nei pazienti con sIgE positive per l’allergene alimentare è stata utilizzata, successivamente, la diagnostica molecolare (CRD, Componend Resolved Diagnosis) per caratterizzare il profilo di sensibilizzazione verso componenti allergenici dell’alimento, specie-specifici e/o cross-reattivi.
Nel gruppo di pazienti con EoE, l’87% risultava atopico, con rinite allergica nel 71% e asma allergico nel 46% dei casi. La diagnosi di allergia alimentare è stata formulata in più della metà della popolazione esaminata (54%), mentre la sola sensibilizzazione verso allergeni alimentari, senza quadro suggestivo di allergia, nel 25% dei pazienti. Sulla base delle manifestazioni cliniche che ha presentato il paziente con allergia alimentare, è stato possibile identificare nel 42% dei pazienti una sintomatologia lieve, non anafilattica, di grado 1-2 (classificazione WAO). Dato rilevante emerso dal nostro studio è la bassa prevalenza di reazioni anafilattiche gravi di grado 4 (25%) e l’assenza di reazioni anafilattiche di grado 5. La sintomatologia prevalente riportata dai pazienti con allergia alimentare dopo ingestione dell’alimento culprit è stata la Sindrome Orale Allergica (SOA), riscontrata nel 77% dei casi. Tra gli allergeni alimentari principalmente colpevoli sono stati identificati le leguminose (62%) e la frutta della latex-fruit syndrome, in particolare il kiwi (62%), seguiti dalla frutta della famiglia delle Rosacee (54%) e dalla frutta a guscio (46%). Solo una bassa percentuale di casi ha visto il coinvolgimento delle proteine del latte (8%) e dell’uovo (8%). Dalla valutazione molecolare mediante CRD è stato possibile identificare come profilo di sensibilizzazione prevalente quello cross-reattivo di allergeni appartenenti alla famiglia delle Lipid Transfer Protein (LTP), allergeni resistenti alla processazione, come la cottura e la digestione gastrica, che possono causare reazioni anafilattiche anche gravi. Nella nostra casistica i componenti molecolari della famiglia delle LTP prevalenti sono risultati quelli dell’arachide (Ara h 9) nel 21%, della pesca (Pru p 3) nel 31%, della mela (Mal d 3) nel 16% e della nocciola (Cor a 8) nel 10.5% dei casi. In parallelo alla sensibilizzazione verso LTP, è stata identificata anche sensibilizzazione verso componenti allergenici labili, quali quelli della famiglia delle PR-10, che includevano Ara h 8 dell’arachide nel 5%, Pru p 1 della pesca nel 10.5% e Cor a 1 della nocciola nel 5% dei casi.
Una corretta diagnosi di patologia allergica nel paziente con EoE, in particolare dell’allergia alimentare, permette di gestire il paziente con EoE in modo ottimale, dando indicazioni precise sul regime dietetico da utilizzare e su come processare l’alimento per prevenire eventuali reazioni anafilattiche. Il work-up allergologico che includa la diagnostica molecolare è necessario per caratterizzare meglio l’endotipo del paziente con EoE ed atopia. L’approccio multidisciplinare per la gestione del paziente con EoE deve includere, oltre al gastroenterologo e all’anatomopatologo, anche l’immunoallergologo e, quando richiesto, lo specialista pneumologo e otorinolaringoiatra.
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