Tesi etd-11132024-193316 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
FLORIS, LORENZO
URN
etd-11132024-193316
Titolo
L’outsourcing e il Fast Fashion: il caso Shein.
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
COMUNICAZIONE D'IMPRESA E POLITICA DELLE RISORSE UMANE
Relatori
relatore Sylos Labini, Mauro
Parole chiave
- fast fashion
- outsourcing
- risorse umane
- Shein
Data inizio appello
16/12/2024
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
16/12/2094
Riassunto
L’elaborato analizza il fenomeno del fast fashion e l’outsourcing: concentrandosi sul caso Shein. L’azienda cinese decentralizza la produzione dei capi in Paesi dove le normative riguardanti la tutela e i diritti dei lavoratori sono scarne o addirittura inesistenti per ottenere un vantaggio nei confronti dei propri concorrenti. La decentralizzazione permette a Shein di immettere nel mercato 3000 prodotti diversi al giorno e renderli disponibili ai clienti ad un prezzo competitivo: un capo base di Shein, come una T-shirt, ha un prezzo di 3-5 euro. Shein appalta e si affida alle aziende produttrici esterne per ridurre i costi della produzione, sono circa 600 fabbriche produttrici di capi in Cina, la maggior parte con sede a Guangzhou. Queste pratiche di outsourcing violano le leggi cinesi che regolano il lavoro, sono diverse le segnalazioni da parte di inchieste televisivi. Le accuse rivolta e Shein e le fabbriche produttrici riguardano l’utilizzo di lavoro sottopagato, lavoro forzato e lavoro minorile. Shein ha sempre risposto alle accuse asserendo che “tali aziende a cui si affida per la produzione devono sottostare a dei rigidi regolamenti e codici di condotta allineati alle convenzioni fondamentali dell’Organizzazione internazionale del lavoro”.
L’incoerenza tra Outsourcing e le leggi (ambiente legale) riguarda quindi tutte quelle violazioni che le organizzazioni fornitrici di Shein commettono nei confronti delle leggi cinesi che regolano il diritto del lavoro. Ad esempio, grazie alle inchieste televisivi effettuate si è potuto osservare come i lavoratori siano costretti a turni di lavoro anche di 17 ore al giorno in condizioni igieniche disumane e con un solo giorno libero al mese. Le leggi cinesi tollerano massimo 44 ore settimanali, ovvero 8 ore giornalieri e prevedono almeno un giorno libero a settimana. Inoltre i lavoratori in molti casi vengono pagati a capo (4 centesimi per ogni capo), ma nel caso in cui non riescano a raggiungere la soglia minima di capi prodotti in un giorno (500 a persona) vengono puniti, non recependo nessun salario. Per affrontare tale incoerenza è necessario individuare delle soluzioni attuabili non solo da parte di Shein ma anche dalle fabbriche fornitrici e dai consumatori per risolvere tale situazione. Innanzitutto per migliorare le condizioni dei lavoratori all’interno delle fabbriche è necessario che il colosso cinese controlli che i fornitori rispettino il codice di condotta attraverso controlli periodici, a campione e precisi. È importante istituire un sistema di denuncia anonima dove i lavoratori possono segnalare eventuali abusi subiti. I controlli devono essere effettuati da un soggetto esterno per garantirne la trasparenza, devono essere pubblici in modo da essere raggiungibili e visionabili dai consumatori, consentendoli così di prendere scelte più consapevoli. Infine, eliminare il cottimo come metodo di pagamento e aumentare la paga, inserendo degli incentivi o bonus, consentirebbe ai lavoratori di migliorare la propria qualità di vita, senza compromettere la produttività.
L’incoerenza tra Outsourcing e le leggi (ambiente legale) riguarda quindi tutte quelle violazioni che le organizzazioni fornitrici di Shein commettono nei confronti delle leggi cinesi che regolano il diritto del lavoro. Ad esempio, grazie alle inchieste televisivi effettuate si è potuto osservare come i lavoratori siano costretti a turni di lavoro anche di 17 ore al giorno in condizioni igieniche disumane e con un solo giorno libero al mese. Le leggi cinesi tollerano massimo 44 ore settimanali, ovvero 8 ore giornalieri e prevedono almeno un giorno libero a settimana. Inoltre i lavoratori in molti casi vengono pagati a capo (4 centesimi per ogni capo), ma nel caso in cui non riescano a raggiungere la soglia minima di capi prodotti in un giorno (500 a persona) vengono puniti, non recependo nessun salario. Per affrontare tale incoerenza è necessario individuare delle soluzioni attuabili non solo da parte di Shein ma anche dalle fabbriche fornitrici e dai consumatori per risolvere tale situazione. Innanzitutto per migliorare le condizioni dei lavoratori all’interno delle fabbriche è necessario che il colosso cinese controlli che i fornitori rispettino il codice di condotta attraverso controlli periodici, a campione e precisi. È importante istituire un sistema di denuncia anonima dove i lavoratori possono segnalare eventuali abusi subiti. I controlli devono essere effettuati da un soggetto esterno per garantirne la trasparenza, devono essere pubblici in modo da essere raggiungibili e visionabili dai consumatori, consentendoli così di prendere scelte più consapevoli. Infine, eliminare il cottimo come metodo di pagamento e aumentare la paga, inserendo degli incentivi o bonus, consentirebbe ai lavoratori di migliorare la propria qualità di vita, senza compromettere la produttività.
File
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Tesi non consultabile. |