Tesi etd-11132024-121126 |
Link copiato negli appunti
Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
DE LUCCHINI, LISA
URN
etd-11132024-121126
Titolo
L'interruzione volontaria della gravidanza quale parametro di "tenuta" dell'ordinamento giuridico. La regolamentazione dell'aborto in Europa e Stati Uniti, tra criticita' attuali e prospettive future.
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Campanelli, Giuseppe
Parole chiave
- aborto farmacologico
- costituzionalizzazione del diritto all’aborto
- Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization
- interruzione volontaria della gravidanza
- legge n. 194/1978
- obiezione di coscienza
- Roe v. Wade
Data inizio appello
02/12/2024
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
02/12/2027
Riassunto
Il presente elaborato si propone di effettuare un’analisi critica della disciplina dell’interruzione volontaria della gravidanza (IVG) in diversi ordinamenti giuridici europei (quello italiano, francese e polacco), e, altresì, in quello statunitense.
Il primo capitolo è interamente dedicato all’analisi della disciplina dell’IVG all’interno dell’ordinamento giuridico italiano. Partendo dalla legislazione repressiva dell’aborto dettata dai Codici penali Zanardelli e Rocco, si effettua una ricostruzione storica del contesto socioculturale e giuridico dei primi anni Settanta del Novecento, con particolare attenzione alla sentenza n. 27/1975 della Corte Costituzionale. Da qui, con uno sguardo ai lavori preparatori, si riscostruisce il complesso iter parlamentare che ha condotto all’approvazione della legge italiana sull’interruzione volontaria di gravidanza: la l. 22 maggio 1978, n. 194, della quale si analizzano struttura, disciplina e ratio legis.
Si passa, poi, all’analisi delle dinamiche patologiche che ancora oggi impediscono la piena ed effettiva attuazione delle disposizioni della l. 194: tra i fattori critici si individuano e si analizzano l’abuso del diritto all’obiezione di coscienza; il ritardo con cui, in Italia, si è giunti alla implementazione della tecnica dell’aborto farmacologico; la perdurante sussistenza di previsioni che impongono un “periodo obbligatorio di attesa” tra la richiesta di IVG e l’effettivo accesso all’aborto.
Il secondo capitolo dell’opera è dedicato ad un’estesa ricostruzione del graduale processo di “regressione” nella tutela del diritto all’aborto, che – dalla storica sentenza della Corte Suprema Roe v. Wade (1973), la quale ha provvisto il diritto all’aborto di un fondamento costituzionale – ha visto il progressivo indebolimento, per via legislativa e giurisprudenziale, della portata del precedente del 1973, fino ad arrivare al suo overruling con la sentenza Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization del 2022. Quest’ultima sentenza – con cui la Corte Suprema si è pronunciata per la “decostituzionalizzazione” del diritto all’aborto negli Stati Uniti, rimettendo la delicata questione alla più totale discrezionalità dei legislatori degli Stati federati – viene attentamente esaminata, con una riflessione critica su contenuto e portata tanto dell’opinione della Corte, quanto delle opinioni concorrenti, e, infine, del joint dissent redatto dai giudici della minoranza.
Da ultimo, si procede all’analisi dell’impatto e delle conseguenze “a breve termine” della pronuncia Dobbs, tanto all’interno quanto al di fuori dei confini territoriali statunitensi; si tenta, altresì, di anticipare i futuri sviluppi dell’era post-Dobbs, con particolare attenzione alle sfide che attendono la Supreme Court, istituzione che vede, sempre di più, la propria legittimazione in precario equilibrio.
Il terzo capitolo dell’opera vuole offrire un quadro delle attuali tendenze seguite dagli Stati Membri dell’UE nella tutela del diritto all’aborto: con questo proposito, si analizzano criticamente due casi emblematici, quello polacco e quello francese, espressione di due tendenze diametralmente opposte nella protezione del diritto de quo.
Così, con riferimento all’esperienza polacca, si analizzano gli snodi essenziali del percorso di “involuzione” nella tutela dell’aborto cui si è assistito negli ultimi decenni, con particolare attenzione alla disciplina estremamente restrittiva dettata con la legge del 1993, fino ad arrivare alla recente sentenza K1/20 del Tribunale Costituzionale polacco, che – dichiarando l’illegittimità costituzionale della previsione che consentiva l’aborto in caso di rischio di malformazioni e patologie fetali (l’ipotesi di aborto più frequente in Polonia) – ha ristretto notevolmente la possibilità di accedere ad interruzione volontaria della gravidanza in questo Paese.
Per altro verso, infine, si ripercorre l’esperienza francese. Si procede, dunque, all’illustrazione di un percorso decennale che – partendo dalla repressione penale dell’aborto, e passando per la fondamentale Loi Veil (1975), recante la sua depenalizzazione, e per successivi interventi legislativi che, in modi diversi, hanno ampliato e semplificato l’accesso all’aborto – culmina nell’inserimento del diritto de quo all’interno della Carta Costituzionale francese.
Il primo capitolo è interamente dedicato all’analisi della disciplina dell’IVG all’interno dell’ordinamento giuridico italiano. Partendo dalla legislazione repressiva dell’aborto dettata dai Codici penali Zanardelli e Rocco, si effettua una ricostruzione storica del contesto socioculturale e giuridico dei primi anni Settanta del Novecento, con particolare attenzione alla sentenza n. 27/1975 della Corte Costituzionale. Da qui, con uno sguardo ai lavori preparatori, si riscostruisce il complesso iter parlamentare che ha condotto all’approvazione della legge italiana sull’interruzione volontaria di gravidanza: la l. 22 maggio 1978, n. 194, della quale si analizzano struttura, disciplina e ratio legis.
Si passa, poi, all’analisi delle dinamiche patologiche che ancora oggi impediscono la piena ed effettiva attuazione delle disposizioni della l. 194: tra i fattori critici si individuano e si analizzano l’abuso del diritto all’obiezione di coscienza; il ritardo con cui, in Italia, si è giunti alla implementazione della tecnica dell’aborto farmacologico; la perdurante sussistenza di previsioni che impongono un “periodo obbligatorio di attesa” tra la richiesta di IVG e l’effettivo accesso all’aborto.
Il secondo capitolo dell’opera è dedicato ad un’estesa ricostruzione del graduale processo di “regressione” nella tutela del diritto all’aborto, che – dalla storica sentenza della Corte Suprema Roe v. Wade (1973), la quale ha provvisto il diritto all’aborto di un fondamento costituzionale – ha visto il progressivo indebolimento, per via legislativa e giurisprudenziale, della portata del precedente del 1973, fino ad arrivare al suo overruling con la sentenza Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization del 2022. Quest’ultima sentenza – con cui la Corte Suprema si è pronunciata per la “decostituzionalizzazione” del diritto all’aborto negli Stati Uniti, rimettendo la delicata questione alla più totale discrezionalità dei legislatori degli Stati federati – viene attentamente esaminata, con una riflessione critica su contenuto e portata tanto dell’opinione della Corte, quanto delle opinioni concorrenti, e, infine, del joint dissent redatto dai giudici della minoranza.
Da ultimo, si procede all’analisi dell’impatto e delle conseguenze “a breve termine” della pronuncia Dobbs, tanto all’interno quanto al di fuori dei confini territoriali statunitensi; si tenta, altresì, di anticipare i futuri sviluppi dell’era post-Dobbs, con particolare attenzione alle sfide che attendono la Supreme Court, istituzione che vede, sempre di più, la propria legittimazione in precario equilibrio.
Il terzo capitolo dell’opera vuole offrire un quadro delle attuali tendenze seguite dagli Stati Membri dell’UE nella tutela del diritto all’aborto: con questo proposito, si analizzano criticamente due casi emblematici, quello polacco e quello francese, espressione di due tendenze diametralmente opposte nella protezione del diritto de quo.
Così, con riferimento all’esperienza polacca, si analizzano gli snodi essenziali del percorso di “involuzione” nella tutela dell’aborto cui si è assistito negli ultimi decenni, con particolare attenzione alla disciplina estremamente restrittiva dettata con la legge del 1993, fino ad arrivare alla recente sentenza K1/20 del Tribunale Costituzionale polacco, che – dichiarando l’illegittimità costituzionale della previsione che consentiva l’aborto in caso di rischio di malformazioni e patologie fetali (l’ipotesi di aborto più frequente in Polonia) – ha ristretto notevolmente la possibilità di accedere ad interruzione volontaria della gravidanza in questo Paese.
Per altro verso, infine, si ripercorre l’esperienza francese. Si procede, dunque, all’illustrazione di un percorso decennale che – partendo dalla repressione penale dell’aborto, e passando per la fondamentale Loi Veil (1975), recante la sua depenalizzazione, e per successivi interventi legislativi che, in modi diversi, hanno ampliato e semplificato l’accesso all’aborto – culmina nell’inserimento del diritto de quo all’interno della Carta Costituzionale francese.
File
Nome file | Dimensione |
---|---|
La tesi non è consultabile. |