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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-11122024-165246


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
FIORENTINI, GIANMARCO
URN
etd-11122024-165246
Titolo
Trattamento del piede piatto in età evolutiva con artrorisi endo- ed eso-senotarsica: esperienze a confronto ed analisi della letteratura.
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Parchi, Paolo Domenico
correlatore Prof. Canavese, Federico
Parole chiave
  • arthroereisis
  • artrorisi
  • Castaman
  • flatfoot
  • Giannini
  • piede piatto
Data inizio appello
03/12/2024
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
03/12/2027
Riassunto
Il piede piatto valgo cronico è una condizione ortopedica comune nei bambini, caratterizzata da una deviazione anatomica del piede che può influire sulla deambulazione e causare dolore, limitando le attività quotidiane. Sebbene la maggior parte dei casi possa essere trattata con approcci conservativi, in alcuni bambini è necessario ricorrere a un intervento chirurgico per correggere le deformità e migliorare la qualità della vita. Questo studio si concentra sul confronto di due tecniche chirurgiche comunemente utilizzate per il trattamento del piede piatto valgo cronico nei bambini: l'artrorisi endosenotarsica con vite riassorbibile di Giannini e l'artrorisi esosenotarsica con la tecnica di Castaman. L’obiettivo principale della ricerca è valutare l’efficacia di entrambe le tecniche in termini di riduzione del dolore, miglioramento funzionale, tempi di recupero e complicanze, contribuendo così a delineare la scelta terapeutica più adeguata per ciascun paziente.
Metodi - Lo studio è stato condotto in modo retrospettivo e ha incluso 95 pazienti pediatrici di età compresa tra 7 e 16 anni, che sono stati trattati chirurgicamente con una delle due tecniche di trattamento del piede piatto valgo. I pazienti sono stati selezionati sulla base di criteri clinici e radiografici pre e post-operatori. Sono stati somministrati questionari specifici, come l'AOFAS (American Orthopedic Foot and Ankle Society score) e la NRS (Numerical Rating Scale) per la valutazione del dolore, per misurare la funzionalità e la qualità della vita dei pazienti prima e dopo l'intervento. I dati sono stati analizzati statisticamente per confrontare i risultati tra i due gruppi, prendendo in considerazione variabili come età, sesso e indice di massa corporea (BMI). I pazienti sono stati monitorati a intervalli regolari per raccogliere informazioni sui tempi di recupero e le eventuali complicanze.
Risultati - Un totale di 95 piedi sono stati analizzati, suddivisi in due gruppi: 45 piedi trattati con la tecnica endosenotarsica presso l'ospedale AOUP di Pisa e 50 piedi trattati con la tecnica esosenotarsica presso l'Istituto Gaslini di Genova. I dati pre-operatori hanno indicato che il dolore limitava significativamente le attività quotidiane di tutti i pazienti, con un'incidenza elevata di difficoltà nella deambulazione. Post-intervento, nel gruppo trattato con la tecnica endosenotarsica, il dolore è diminuito in modo progressivo, ma con una durata maggiore rispetto al gruppo sottoposto alla tecnica esosenotarsica. Quest'ultimo ha mostrato un recupero più rapido, con una risoluzione quasi completa del dolore in breve tempo. Inoltre, nel gruppo trattato con la tecnica di Giannini sono state osservate limitazioni più significative nelle attività fisiche post-operatorie. In entrambi i gruppi, i questionari AOFAS e NRS non hanno rivelato differenze statisticamente significative per quanto riguarda la funzionalità, suggerendo che entrambe le tecniche portano a buoni risultati funzionali a lungo termine. Tuttavia, il recupero nel gruppo Gaslini è stato significativamente più veloce.
Un caso di complicanza nel gruppo Pisa ha coinvolto un riassorbimento precoce della vite riassorbibile, che ha richiesto un intervento correttivo. Non sono emerse altre complicazioni gravi, e la sicurezza delle due tecniche è stata confermata.
Discussione - La discussione dei risultati ha evidenziato diverse differenze nei protocolli post-operatori applicati nei due ospedali. All’ospedale AOUP, i pazienti sono stati sottoposti a un periodo di immobilizzazione con stecca gessata e a una degenza di un giorno, seguito da un graduale ritorno all’attività fisica. Al contrario, l’Istituto Gaslini non ha impiegato stecca gessata, permettendo ai pazienti di riprendere la deambulazione immediatamente, con una degenza più breve. Sebbene questi approcci siano diversi, i risultati clinici a lungo termine sono risultati simili, con una tendenza al recupero più rapido nel gruppo trattato con la tecnica di Castaman, che comporta una minor invasività rispetto alla tecnica endosenotarsica. Le complicanze sono state scarse, ma il riassorbimento precoce della vite è stato un problema isolato nella tecnica di Giannini, sebbene raro.
Un’altra considerazione importante riguarda il ruolo della fisioterapia post-operatoria, che emerge come un fattore determinante per ottimizzare i risultati e ridurre il rischio di complicanze. Tuttavia, la mancanza di linee guida precise in ambito pubblico ha spinto molte famiglie a ricorrere a fisioterapisti privati, sollevando una problematica di accesso alle risorse sanitarie.
Limiti dello Studio - Lo studio presenta alcuni limiti significativi, tra cui il suo design retrospettivo che potrebbe comportare una certa incompletezza nei dati raccolti e la presenza di un bias di selezione. Inoltre, la dimensione campionaria di 95 pazienti, pur essendo adeguata alla letteratura disponibile, è relativamente ridotta e non consente di generalizzare completamente i risultati. Un altro limite riguarda il follow-up relativamente breve (1-3 anni), che non permette una valutazione completa degli effetti a lungo termine, come possibili complicanze croniche o il fallimento a distanza dell'intervento. Infine, l'assenza di radiografie post-operatorie, soprattutto nel caso della tecnica endosenotarsica, ha rappresentato una limitazione nella valutazione della posizione della vite riassorbibile.
Conclusioni - Le tecniche chirurgiche per il trattamento del piede piatto valgo cronico nei bambini, sia l’artrorisi endosenotarsica con vite riassorbibile che l’artrorisi esosenotarsica con tecnica di Castaman, sono entrambe efficaci nel migliorare la funzionalità e ridurre il dolore. Tuttavia, la tecnica esosenotarsica consente un recupero più rapido, con minori limitazioni nelle attività quotidiane post-operatorie. La fisioterapia post-operatoria è fondamentale per ottimizzare i risultati, ma richiede un supporto adeguato, che spesso non è facilmente accessibile a tutti i pazienti. La scelta della tecnica chirurgica dovrebbe essere personalizzata in base alle caratteristiche individuali del paziente, alle sue necessità e alle preferenze della famiglia. Inoltre, è necessaria una maggiore attenzione all'accesso alle risorse post-operatorie, per garantire un recupero ottimale e ridurre il rischio di complicanze.

Chronic flatfoot valgus is a common orthopedic condition in children, characterized by an anatomical deviation of the foot that can impair gait and cause pain, thus limiting daily activities. While most cases can be treated with conservative approaches, some children require surgical intervention to correct the deformity and improve their quality of life. This study focuses on comparing two surgical techniques commonly used for the treatment of chronic flatfoot valgus in children: endosenotarsic arthroresis with resorbable screw (Giannini technique) and exosenotarsic arthroresis with the Castaman technique. The primary goal of the research is to evaluate the efficacy of both techniques in terms of pain reduction, functional improvement, recovery time, and complications, thus helping to outline the most appropriate therapeutic approach for each patient.
Methods - The study was conducted retrospectively and included 95 pediatric patients aged between 7 and 16 years who were surgically treated using one of the two flatfoot valgus surgical techniques. Patients were selected based on pre- and post-operative clinical and radiographic criteria. Specific questionnaires, such as the AOFAS (American Orthopedic Foot and Ankle Society score) and NRS (Numerical Rating Scale) for pain assessment, were administered to evaluate pain, functionality, and quality of life before and after surgery. Data were analyzed statistically to compare the results between the two groups, taking into account variables such as age, gender, and body mass index (BMI). Patients were followed up at regular intervals to gather information on recovery time and potential complications.
Results - A total of 95 feet were analyzed, divided into two groups: 45 feet treated with the endosenotarsic technique at the AOUP hospital in Pisa and 50 feet treated with the exosenotarsic technique at the Gaslini Institute in Genoa. Pre-operative data indicated that pain significantly limited daily activities in all patients, with a high incidence of gait difficulties. Post-surgery, the group treated with the endosenotarsic technique showed a gradual reduction in pain, but it lasted longer compared to the exosenotarsic group, which showed faster recovery and nearly complete resolution of pain in a short period. Additionally, in the Giannini group, physical activity limitations were more significant than in the Castaman group. However, AOFAS and NRS questionnaires revealed no statistically significant differences between the groups in terms of functional outcomes, suggesting that both techniques result in good long-term functional recovery. Nevertheless, recovery was significantly faster in the Gaslini group.
One case of complication in the Pisa group involved early resorption of the resorbable screw, which required corrective surgery. No other major complications were reported, confirming the safety of both techniques.
Discussion - The discussion of the results highlighted differences in post-operative protocols between the two hospitals. At AOUP, patients were immobilized with a cast splint and had a one-day hospital stay, followed by a gradual return to physical activity. In contrast, the Gaslini Institute did not use a cast splint, allowing patients to begin walking immediately, with a shorter hospital stay. Despite these differences, clinical results were similar, with a tendency for faster recovery in the group treated with the Castaman technique, which is less invasive than the endosenotarsic approach. Complications were rare, but early resorption of the screw in the Giannini technique was an isolated issue, albeit rare.
Another important consideration is the role of post-operative physiotherapy, which emerged as a critical factor for optimizing outcomes and reducing complications. However, the lack of clear public guidelines has led many families to seek private physiotherapy services, raising concerns about access to healthcare resources.
Study Limitations - The study presents several significant limitations, including its retrospective design, which may lead to data incompleteness or errors, as well as potential selection bias. Moreover, the sample size of 95 patients, while appropriate for the available literature, is relatively small and does not allow for full generalization of the results. Another limitation is the relatively short follow-up period (1-3 years), which does not permit a complete evaluation of long-term effects, such as chronic complications or surgical failure. Finally, the absence of post-operative radiographs, especially for the endosenotarsic technique, represented a limitation in assessing the position of the resorbable screw.
Conclusions - Both surgical techniques for the treatment of chronic flatfoot valgus in children, the endosenotarsic arthroresis with resorbable screw and the exosenotarsic arthroresis with the Castaman technique, are effective in improving functionality and reducing pain. However, the exosenotarsic technique allows for faster recovery, with fewer limitations in daily activities post-surgery. Post-operative physiotherapy is crucial to optimize outcomes, but access to adequate resources is often limited, particularly in the public sector. The choice of surgical technique should be personalized based on the individual characteristics of the patient, their needs, and the family’s preferences. Additionally, attention must be given to improving access to post-operative rehabilitation services to ensure optimal recovery and minimize the risk of complications.
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