• minori
• violenza di genere
• Violenza domestica
• vittime di violenza.

Il presente elaborato intende analizzare il fenomeno della violenza domestica, il quale si determina all’interno delle mura domestiche, tra soggetti legati da rapporti affettivi. Solitamente è il marito-padre che perpetra violenze nei confronti della moglie o dei figli, tuttavia, non è possibile escludere episodi di violenza domestica determinati dalla moglie-madre ai danni del marito o della prole; dunque, la violenza domestica può determinarsi nei confronti sia della vittima adulta che di un minore. È possibile registrare anche episodi di violenza c.d. assistita, qualora il minore sia costretto ad assistere a violenze realizzate da un genitore-convivente nei confronti dell’altro. Ovviamente, ogni forma di violenza è rilevante, sia essa fisica, psicologica, sessuale o economica.
In presenza di episodi di violenza, la famiglia, che dovrebbe essere un luogo di affetti, si trasforma in un ambiente caratterizzato dalla prevaricazione di un componente del nucleo familiare rispetto all’altro.
Nonostante i diversi interventi normativi realizzati, sia a livello nazionale che a livello internazionale, al fine di limitare gli episodi violenza domestica, ancora oggi questo fenomeno è particolarmente diffuso.
La prima parte della tesi è volta all’analisi dell’evoluzione del rapporto uomo-donna. Questo studio prende le mosse dalla disciplina contenuta nel Codice civile del 1865, passando poi all’analisi delle norme del Codice civile del 1942 che, quasi un secolo dopo, nonostante la società si stesse trasformando, ripercorreva la via tracciata dal codice precedente, infatti vi era una totale identità tra le disposizioni relative agli obblighi coniugali contenute nei due diversi codici; in particolare, da queste due fonti emergeva un rapporto gerarchico tra coniugi e, più in generale, tra i componenti del nucleo familiare, che vedeva il pater familias in una posizione di predominio rispetto agli altri componenti e, in particolar modo, alla donna; infatti, l’uomo era considerato come il capo della famiglia e ad esso venivano attribuiti diritti assoluti rispetto agli altri componenti della stessa.
Un primo momento di rottura rispetto a questa visione autoritaria delle relazioni umane si è registrata con l’entrata in vigore della Costituzione italiana, il primo gennaio del 1948, la quale ha sancito nuovi principi sui cui si fonda l’ordinamento giuridico. Tra i valori ivi contenuti, è possibile individuare il principio di solidarietà, nonché il principio di pari dignità, morale e giuridica, tra gli individui. Ovviamente, questi principi sono posti, altresì, a fondamento della famiglia, come si evince dagli artt. 29 e ss. Cost., dai quali emerge puntualmente la nuova struttura della famiglia.
A seguito dell’entrata in vigore della Costituzione, è stato necessario dar avvio ad un processo di adattamento delle norme contenute nel codice civile ai principi e valori sanciti dalla Carta fondamentale.
Questi principi sono stati accolti concretamente nell’ordinamento con la riforma del diritto di famiglia del 1975, nonché con i successivi interventi che hanno caratterizzato gli anni ’70 del secolo scorso, rivoluzionando la posizione della donna nella società e all’interno del nucleo familiare; in particolare, la L. n. 151 del 1975 ha determinato l’ingresso all’interno del codice civile del principio uguaglianza tra coniugi, il quale si riflette sia nei rapporti tra i medesimi, sia nei rapporti con i figli, sia a livello di rapporti patrimoniali.
Nella prospettiva di tutela della donna vittima di violenza, un ruolo di significativa importanza è stato assunto da parte delle organizzazioni internazionali, che hanno promosso politiche a tutela delle donne vittime di violenza e, in generale, di tutte le vittime; innanzitutto è stata adottata la Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (ratificata dall’Italia con la L. n. 132 del 1985); successivamente, è stata data vita alla Conferenza Mondiale di Pechino del 1995.
Altresì, a livello comunitario si è rilevata la necessità di tutelare le vittime di violenza domestica e di genere; a tal proposito, è stata adottata la Raccomandazione Rec(2002)5, nonché la Convenzione del Consiglio d’Europa, sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, nel maggio del 2011; infine, recentemente, è stata adottata una direttiva sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica (in vigore dal 13 giugno del 2024).
Tuttavia, nonostante gli interventi riformativi degli anni ’70 del secolo scorso ed una legislazione progressivamente riduttiva delle disuguaglianze, nonostante i principi costituzionali di pari dignità, morale e giuridica, degli individui fossero ormai consolidati nell’ordinamento giuridico, ancora agli inizi degli anni 2000, nell’ordinamento italiano era assente una normativa di protezione delle componenti deboli del nucleo familiare. Infatti, prima dell’entrata in vigore della L. n. 154 del 2001, in materia di ordini di protezione contro gli abusi familiari, la donna vittima di violenza, oltre a proporre ricorso per separazione personale, avrebbe potuto solo sporgere denuncia penale e attendere l’esito del processo; in questo panorama normativo, la donna vittima di violenza non possedeva di strumenti idonei ad una sua effettiva tutela.
La presente tesi analizza la disciplina in materia di ordini di protezione introdotta con la legge del 2001, la quale ha determinato l’ingresso nel codice civile degli artt. 342 bis e 342 ter, nonché dell’art. 736 bis c.p.c., soffermandosi, sia sul presupposto oggettivo, che sul presupposto soggettivo, nonché sul procedimento volto all’adozione degli ordini di protezione.
Dopo l’intervento normativo del 2001, il legislatore non si era più occupato del fenomeno della violenza domestica e di genere all’interno del processo civile, ritenendolo materia di competenza del legislatore penale. Tuttavia, l’intervento del legislatore è stato sollecitato dal rapporto GREVIO sull’Italia, nonché dalla Relazione del 2022 sulla vittimizzazione secondaria della Commissione d’inchiesta sul femminicidio. Inoltre, vi è stato anche un incremento allarmante di episodi di violenza domestica, che ha reso necessaria l’azione del legislatore a tutela delle vittime di violenza domestica o di genere.
La necessità di rivolgere maggiore attenzione al fenomeno della violenza domestica nei procedimenti civili è stata accolta dal legislatore, il quale è intervenuto con la L. delega n. 206 del 2021, contenente i principi direttivi volti a prevenire e limitare la violenza domestica o di genere, nonché a scongiurare il determinarsi episodi di vittimizzazione secondaria. Sulla base di questi principi di delega è stato adottato il D.lgs. n. 149 del 2022.
La tesi tratta quelle che sono le novità introdotte attraverso la riforma Cartabia. Innanzitutto, l’elaborato analizza la disciplina degli ordini di protezione contro gli abusi familiari, che è stata travasata unitariamente all’interno della Sezione VII del nuovo Titolo IV bis, Capo III, Libro II, del codice di procedura civile, agli artt. 473-bis.69-71; in particolare, vengono evidenziate le novità apportate alla precedente disciplina contenuta negli artt. 342 bis e ter c.c. e all’art. 736 bis c.p.c., oggi abrogati.
Successivamente, l’elaborato analizza le disposizioni speciali in tema di violenza domestica e di genere introdotte nella Sezione I, Titolo IV bis, Capo III, Libro II, agli artt. 473-bis. 40-46 c.p.c. Queste disposizioni speciali delineano un binario processuale privilegiato, al fine di tutelare la vittima di violenza domestica e di genere, che prende avvio qualora una delle parti alleghi fatti di violenza o abusi familiari. Questo procedimento è caratterizzato da un coordinamento tra le diverse autorità giudiziarie coinvolte, nonché da un rafforzamento ed implemento dei poteri attribuiti al giudice. Inoltre, viene riconosciuta rilevanza alla semplice allegazione di fatti di violenza o abusi, la quale comporta l’inapplicabilità di una serie di istituti, accomunati dall’incontro tra l’autore e la vittima della violenza; l’inapplicabilità dei medesimi, è necessaria al fine di scongiurare il determinarsi di episodi di vittimizzazione secondaria. In questo modo, il riformatore si è uniformato alle previsioni contenute nella Convenzione di Istanbul, precisamente all’art. 48 della stessa, il quale sancisce il divieto di metodi alternativi di risoluzione dei conflitti, in presenza di forme di violenza che rientrano nel campo di applicazione della stessa convenzione.
Sicuramente, una delle novità di maggiore rilievo è costituita dagli effetti che la semplice allegazione di fatti di violenza determina sul processo civile. Tuttavia, il legislatore delegato ha escluso che la semplice allegazione di fatti di violenza o di abusi familiari, anche qualora specifica, sia sufficiente a produrre effetti sul rapporto genitoriale. Infatti, a questi fini è necessario un accertamento del giudice, anche se sommario, degli agiti violenti.
La riforma Cartabia attraverso l’introduzione di queste disposizioni speciali, che danno vita ad una “corsia preferenziale” ispirata ad un’esigenza di celerità, ha accolto la necessità di tutelare tempestivamente le vittime di violenza domestica e di genere nel processo civile, partendo dalla consapevolezza che dinanzi ad episodi di violenza sia necessario intervenire immediatamente, per evitare il perpetrarsi dei medesimi.

This paper aims to analyze the phenomenon of domestic and gender violence, which is determined within the home, between subjects linked by emotional relationships. Usually the husband-father is the one who commits violence against his wife or children, however, it is not possible to exclude incidents of domestic violence caused by the wife-mother to the detriment of her husband or offspring; Domestic violence can therefore be directed against both the adult victim and a child. It is also possible to record episodes of assisted violence c.d. if the child is forced to witness violence committed by one cohabiting parent against the other. Of course, all forms of violence are relevant, whether physical, psychological, sexual or economic.
In the presence of episodes of violence, the family, which should be a place of affection, is transformed into an environment characterized by the prevarication of one member of the household over the other.
Despite the various legislative measures taken, both at national and international level, to limit incidents of domestic violence, even today this phenomenon is particularly widespread.
The first part of the thesis is devoted to the analysis of the evolution of the relationship between men and women. This study starts from the discipline contained in the Civil Code of 1865, then passing to the analysis of the norms of the Civil Code of 1942 that, almost a century later, despite the society was changing, revisited the path traced by the previous code, there was a complete identity between the provisions relating to marital obligations contained in the two different codes; in particular, from these two sources emerged a hierarchical relationship between spouses and, more generally, between the members of the family, that he saw the pater familias in a position of predominance over the other components and, in particular, the woman; in fact, the man was considered as the head of the family and he was given absolute rights over the other members of the same.
The first break with this authoritarian view of human relations took place when the Italian Constitution came into force on 1 January 1948, establishing new principles on which the legal system is based. Among the values contained therein, it is possible to identify the principle of solidarity, as well as the principle of equal dignity, moral and legal, between individuals. Obviously, these principles are also placed at the foundation of the family, as it is clear from art. 29 et seq. Cost., from which the new family structure emerges punctually.
Following the entry into force of the Constitution, it was necessary to initiate a process of adapting the rules contained in the civil code to the principles and values enshrined in the Fundamental Charter.
These principles were concretely incorporated into the legal system by the reform of family law in 1975, and also by the subsequent measures which marked the 1970s, revolutionizing the position of women in society and within the family; in particular, L. n. 151 of 1975 has determined the entry into the civil code of the principle of equality between spouses, which is reflected both in the relationships between them, both in relations with the children and in property relations.
In the perspective of protecting women victims of violence, a significant role has been taken by international organizations, which have promoted policies to protect women victims of violence and, in general, all victims; First, the Convention for the Elimination of All Forms of Discrimination against Women was adopted (ratified by Italy with L. no. 132 of 1985); subsequently, it was given life at the 1995 World Conference in Beijing.
The need for protection of victims of domestic and gender violence has also been identified at EU level; in this regard, Recommendation Rec(2002)5 was adopted, as well as the Council of Europe Convention, Prevention and combating violence against women and domestic violence in May 2011; finally, a directive on combating violence against women and domestic violence was recently adopted (effective from 13 June 2024).
However, despite the reform measures of the 1970s and progressive legislation reducing inequalities, despite the constitutional principles of equal dignity, moral and legal, individuals were now consolidated in the legal system, even at the beginning of 2000, in the Italian law was absent a protection of weak components of the family. In fact, before the entry into force of L. n. 154 of 2001, in matters of protection orders against family abuse, the woman victim of violence, besides bringing proceedings for personal separation, could only file a criminal complaint and await the outcome of the trial; In this legal landscape, the woman who is a victim of violence does not possess the means to effectively protect her.
This thesis analyses the regulation of protection orders introduced by the 2001 law, which led to the entry into the civil code of the artt. 342 bis and 342 ter, as well as art. 736 bis c.p.c., focusing on both the objective and subjective assumptions as well as the procedure for adopting protection orders.
This thesis analyses the regulation of protection orders introduced by the 2001 law, which led to the entry into the civil code of the artt. 342 bis and 342 ter, as well as art. 736 bis c.p.c., focusing on both the objective and subjective assumptions as well as the procedure for adopting protection orders.
After the legislative intervention of 2001, the legislator no longer addressed the phenomenon of domestic and gender violence in civil proceedings, considering it a matter for the criminal legislature. However, the legislator’s intervention was prompted by the GREVIO report on Italy and also by the 2022 Report on secondary victimisation of the Commission of Inquiry into femicide. There has also been an alarming increase in domestic violence, which has necessitated action by the legislator to protect victims of domestic or gender-based violence.
The need to pay more attention to the phenomenon of domestic violence in civil proceedings was accepted by the legislator, who intervened with L. delega n. 206 of 2021, containing guiding principles to prevent and limit domestic or gender-based violence, as well as to avoid secondary victimization. Based on these principles of delegation, the D.lgs. n. 149 of 2022 was adopted.
The thesis deals with what are the innovations introduced through the Cartabia reform. First, the paper analyses the regulation of orders for protection against family abuse, which has been transferred to the new Title IV bis, Chapter III, Book II, Section VII of the Code of Civil Procedure, to artt. 473-bis.69-71; in particular, the innovations made to the previous discipline contained in art. 342 bis and ter c.c. and art. 736 bis c.p.c., now repealed.
The paper then analyses the special provisions on domestic and gender violence introduced in Section I, Title IVa, Chapter III, Book II, to articles. 473-bis. 40-46 c.p.c. These special provisions outline a privileged procedural track, in order to protect the victim of domestic and gender violence, which begins when one of the parties adheres to facts of violence or family abuse. This procedure is characterised by coordination between the different judicial authorities involved, as well as by a strengthening and implementation of the powers conferred on the court. In addition, importance is given to the mere allegation of acts of violence or abuse, which entails the inapplicability of a number of institutions, united by the encounter between the perpetrator and the victim of violence; the inapplicability of the same, is necessary in order to prevent secondary victimization. In this way, the reformer conformed to the provisions contained in the Istanbul Convention, precisely to art. 48 of the same Convention, which states that alternative methods of conflict resolution are prohibited in cases where forms of violence fall within the scope of the Convention.
Certainly, one of the most important innovations is the effects that the mere allegation of violence has on the civil process. However, the Delegated Legislator has excluded that the mere allegation of domestic violence or abuse, even if specific, is sufficient to produce effects on the parental relationship. In fact, for these purposes it is necessary to have a judicial investigation of the violent acts, even if summarily.
The Cartabia reform, through the introduction of these special provisions, which create a "fast track" inspired by the need for speed, has accepted the need to protect victims of domestic and gender violence in civil proceedings, Starting from the awareness that when violence occurs, it is necessary to intervene immediately in order to prevent its perpetration.