Tesi etd-10232024-102547 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
LENZI, GABRIELE
URN
etd-10232024-102547
Titolo
Il filosofo e la città: il ruolo dell’odorato nella comprensione di Parigi nel XVIII secolo
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
relatore Prof. Paoletti, Giovanni
correlatore Dott. Marcheschi, Matteo
correlatore Dott. Marcheschi, Matteo
Parole chiave
- allarme
- antisocialità
- cimitero
- città
- conoscenza
- emanazioni
- esalazioni
- filosofia dell’odorato
- filosofia sensista
- filosofo
- fosses d’aisance
- gerarchia sensoriale
- immaginazione
- intimità
- mefitismo
- miasma
- odorato
- odori
- olfatto
- Parigi
- paura di vivere
- pericolo olfattivo
- puzze
- quadro
- strade
- tableau
Data inizio appello
08/11/2024
Consultabilità
Completa
Riassunto
Ne Il filosofo e la città: il ruolo dell’odorato nella comprensione di Parigi nel XVIII secolo, si vuole mostrare come, nel Settecento, gli odori emanati dalla città di Parigi vengano ad assumere un ruolo importantissimo nella comprensione della capitale da parte dei filosofi. Pertanto, è scopo dell’opera illustrare come l’odorato venga riabilitato, rispetto ad un passato che, tradizionalmente, lo ha sempre rilegato alla posizione più bassa nella gerarchia gnoseologica sensoriale. Inoltre, si vuole mostrare come sia Parigi stessa, con gli odori che emana, a fare filosofia in prima persona, determinando la rivalutazione olfattiva settecentesca.
L’analisi si apre con lo studio di una selezione esemplare di capitoli del Tableau de Paris di Louis Sébastien Mercier, nei quali si mostra come l’autore attribuisca all’olfatto il ruolo preminente di guida per la scoperta della reale faccia della città. Mercier, aprendosi sensorialmente alla capitale, viene investito da tutta una serie di odori che gli mostrano un lato di Parigi che non è conoscibile se non attraverso l’ascolto e la guida dell’olfatto. Egli volge quindi la sua attenzione alle emanazioni della città e le utilizza, da un punto di vista sociale e politico, per denunciarne gli abusi, le contraddizioni e le storture, con la volontà di migliorarla. Successivamente, dopo l’esposizione della gerarchia sensoriale di Aristotele, che rilega l’olfatto all’ultimo posto, e la continuità di questa visione in Buffon, Kant e Rousseau che reputano l’odorato un senso bestiale, antisociale e immorale, legato indissolubilmente all’immaginazione, si prende poi in analisi la filosofia sensista di Condillac, in particolare il Trattato delle sensazioni, nel quale si nota come l’odorato divenga il senso che fa da paradigma a tutti gli altri per lo sviluppo delle facoltà dell’anima umana. Condillac vuole provare come tutte le operazioni mentali umane non derivino altro che dalle sensazioni modificate e, per far ciò, deve dimostrare che le funzioni cognitive derivano dai sensi stessi. Partendo quindi dall’olfatto, che tradizionalmente è sempre stato ultimo nella struttura gerarchica della conoscenza sensoriale, e dimostrando che tutte le facoltà mentali dell’individuo, fino alle più alte, come l’intelletto, vengono sviluppate anche nel caso meno favorevole, Condillac avvalora le due seguenti tesi riguardanti il tema da noi affrontato: non solo, infatti, prova che le operazioni mentali non sono altro che le sensazioni stesse trasformate e che il ragionamento vale quindi anche per tutti gli altri sensi, facendo dell’olfatto il paradigma conoscitivo dell’opera, ma che l’odorato ha anche la stessa dignità di tutti gli altri, essendo posto sullo stesso piano gnoseologico. Condillac utilizza anche in maniera simbolica l’olfatto come primo senso in quanto, essendo indissolubilmente legato alla facoltà di respirare, quando l’individuo sente il primo odore vuol dire che sta respirando e, quindi, che sta vivendo. Ma la vita che la statua di Condillac sviluppa è da intendersi come vita intellettuale poiché, grazie all’odorato, all’interno della statua emergono tutte le facoltà intellettuali propriamente umane. Un’altra spinta positiva all’olfatto viene data dall’Encyclopédie, dove però la rivalutazione non avviene tanto a livello intellettuale quanto fisiologico. L’olfatto è infatti capace di parlare della fisiologia di un individuo, a livello diagnostico e semeiotico, valutando il livello di sanità o di malattia di un corpo, come nessun altro senso riesce a fare, sempre grazie al suo legame intrinseco sia con la vita che con la morte. Si cerca poi di trovare le cause che fanno sì che il potere conoscitivo dell’olfatto venga rivalutato nel corso del Settecento parigino e si individuano le seguenti quattro: la filosofia sensista di Condillac e gli articoli dell’Encyclopédie, l’avvento della chimica, la visione dell’odore come allarme, come spia di un pericolo da rifuggire e l’abbassamento della soglia di sopportazione dei cattivi odori. In seguito, attraverso lo studio di testi del XVIII secolo parigino, riguardanti gli odori delle strade, delle fosses d’aisance e dei cimiteri, si mostra esemplarmente come l’attenzione per gli odori di Parigi sia completamente cambiata dai secoli precedenti e come essi abbiano assunto un ruolo capitale nella comprensione e nella visione della città da parte dei filosofi, percepita sia nella sua bellezza che nella sua pericolosità. Inoltre, si vuole far vedere come sia stata proprio la città, con i suoi odori e le sue esalazioni a far sì che la rivalutazione settecentesca dell’olfatto sia possibile. In ultima battuta, si prende in analisi Il Profumo di Süskind, romanzo che, pur non trattando specificamente gli odori della città, quanto piuttosto quelli umani, mette in luce il potere evocativo e manipolatorio dell'olfatto, capace di influenzare le emozioni e i comportamenti umani, al punto di essere sia causa di vita che di morte.
In conclusione, questo scritto è volto a dimostrare l’importanza che l’odorato assume nel XVIII secolo a Parigi e come gli odori che la città emana indirizzino lo sguardo e la comprensione di essa da parte dei filosofi, che la percepiscono ora sotto una lente diversa, quella del pericolo olfattivo.
L’analisi si apre con lo studio di una selezione esemplare di capitoli del Tableau de Paris di Louis Sébastien Mercier, nei quali si mostra come l’autore attribuisca all’olfatto il ruolo preminente di guida per la scoperta della reale faccia della città. Mercier, aprendosi sensorialmente alla capitale, viene investito da tutta una serie di odori che gli mostrano un lato di Parigi che non è conoscibile se non attraverso l’ascolto e la guida dell’olfatto. Egli volge quindi la sua attenzione alle emanazioni della città e le utilizza, da un punto di vista sociale e politico, per denunciarne gli abusi, le contraddizioni e le storture, con la volontà di migliorarla. Successivamente, dopo l’esposizione della gerarchia sensoriale di Aristotele, che rilega l’olfatto all’ultimo posto, e la continuità di questa visione in Buffon, Kant e Rousseau che reputano l’odorato un senso bestiale, antisociale e immorale, legato indissolubilmente all’immaginazione, si prende poi in analisi la filosofia sensista di Condillac, in particolare il Trattato delle sensazioni, nel quale si nota come l’odorato divenga il senso che fa da paradigma a tutti gli altri per lo sviluppo delle facoltà dell’anima umana. Condillac vuole provare come tutte le operazioni mentali umane non derivino altro che dalle sensazioni modificate e, per far ciò, deve dimostrare che le funzioni cognitive derivano dai sensi stessi. Partendo quindi dall’olfatto, che tradizionalmente è sempre stato ultimo nella struttura gerarchica della conoscenza sensoriale, e dimostrando che tutte le facoltà mentali dell’individuo, fino alle più alte, come l’intelletto, vengono sviluppate anche nel caso meno favorevole, Condillac avvalora le due seguenti tesi riguardanti il tema da noi affrontato: non solo, infatti, prova che le operazioni mentali non sono altro che le sensazioni stesse trasformate e che il ragionamento vale quindi anche per tutti gli altri sensi, facendo dell’olfatto il paradigma conoscitivo dell’opera, ma che l’odorato ha anche la stessa dignità di tutti gli altri, essendo posto sullo stesso piano gnoseologico. Condillac utilizza anche in maniera simbolica l’olfatto come primo senso in quanto, essendo indissolubilmente legato alla facoltà di respirare, quando l’individuo sente il primo odore vuol dire che sta respirando e, quindi, che sta vivendo. Ma la vita che la statua di Condillac sviluppa è da intendersi come vita intellettuale poiché, grazie all’odorato, all’interno della statua emergono tutte le facoltà intellettuali propriamente umane. Un’altra spinta positiva all’olfatto viene data dall’Encyclopédie, dove però la rivalutazione non avviene tanto a livello intellettuale quanto fisiologico. L’olfatto è infatti capace di parlare della fisiologia di un individuo, a livello diagnostico e semeiotico, valutando il livello di sanità o di malattia di un corpo, come nessun altro senso riesce a fare, sempre grazie al suo legame intrinseco sia con la vita che con la morte. Si cerca poi di trovare le cause che fanno sì che il potere conoscitivo dell’olfatto venga rivalutato nel corso del Settecento parigino e si individuano le seguenti quattro: la filosofia sensista di Condillac e gli articoli dell’Encyclopédie, l’avvento della chimica, la visione dell’odore come allarme, come spia di un pericolo da rifuggire e l’abbassamento della soglia di sopportazione dei cattivi odori. In seguito, attraverso lo studio di testi del XVIII secolo parigino, riguardanti gli odori delle strade, delle fosses d’aisance e dei cimiteri, si mostra esemplarmente come l’attenzione per gli odori di Parigi sia completamente cambiata dai secoli precedenti e come essi abbiano assunto un ruolo capitale nella comprensione e nella visione della città da parte dei filosofi, percepita sia nella sua bellezza che nella sua pericolosità. Inoltre, si vuole far vedere come sia stata proprio la città, con i suoi odori e le sue esalazioni a far sì che la rivalutazione settecentesca dell’olfatto sia possibile. In ultima battuta, si prende in analisi Il Profumo di Süskind, romanzo che, pur non trattando specificamente gli odori della città, quanto piuttosto quelli umani, mette in luce il potere evocativo e manipolatorio dell'olfatto, capace di influenzare le emozioni e i comportamenti umani, al punto di essere sia causa di vita che di morte.
In conclusione, questo scritto è volto a dimostrare l’importanza che l’odorato assume nel XVIII secolo a Parigi e come gli odori che la città emana indirizzino lo sguardo e la comprensione di essa da parte dei filosofi, che la percepiscono ora sotto una lente diversa, quella del pericolo olfattivo.
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