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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-10222025-153912


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
RIGA, GIORGIA
URN
etd-10222025-153912
Titolo
I servizi zero Price: tra pratiche commerciali scorrette e concorrenza sleale.
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Kutufà, Ilaria
Parole chiave
  • Antitrust
  • big data
  • concorrenza sleale
  • condice del consumo
  • consumatore
  • dati personali
  • dati personali.
  • Facebook
  • free digital service
  • Gdpr
  • pratiche commerciali scorrette
  • privacy
  • servizi zero price
  • social network
  • tutela del consumatore
Data inizio appello
01/12/2025
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
Il lavoro di tesi si occupa dei servizi zero price, anche detti free digital service, intendendosi quei servizi resi dalle piattaforme senza un corrispettivo, di cui il mondo moderno è colmo. Tuttavia, viene approfondito, come tali prestazioni non abbiano realmente un carattere gratuito, in quanto è richiesta la sottoscrizione delle cosiddette “Condizioni d’uso”, che sono determinate unilateralmente da parte della società che fornisce il servizio, e spesso tali condizioni non sono neppure troppo chiare o facilmente recuperabili per l’utente medio. Invero, si dimostra che avviene uno scambio tra servizio fornito dalla piattaforma e la comunicazione dei propri dati personali da parte dell’utente, dati che non hanno un costo di per sé, ma acquistano un valore patrimoniale quando questi vengono ceduti, o meglio venduti, ad altre aziende o piattaforme, che si occupano dell’elaborazione e dell’uso di enormi quantità di dati, le quali li utilizzano per delineare un profilo dell’utente stesso. Dunque, l’azienda sfrutta queste conoscenze che acquisisce sul consumatore, che le cede inconsciamente, e le utilizza per presentargli offerte personalizzate, quanto più vicine a ciò a cui egli è interessato o disposto a pagare. Si tratta, perciò, di considerare il valore commerciale di questi dati, e come tali si rende necessario che la piattaforma dia delle informazioni chiare su come i dati saranno utilizzati, in modo che l’utente possa essere libero di scegliere se accettare o meno le condizioni proposte. Risulta rilevante, dunque, evidenziare come l’utente abbia bisogno di vedersi tutelati i propri dati con quella che il Consiglio di Stato, a seguito di vari dibattiti dottrinali, ha definito come una “tutela multilivello”, in cui la violazione non è punita solo come lesione di un diritto della personalità, e quindi tutelata tramite il General Data Protection Regulation (GDPR), ma anche dal punto di vista consumeristico, tramite proprio il Codice del consumo, poiché i dati rappresentano un bene economico. In effetti, diverse sono state le sentenze che hanno portato a tale orientamento, quella in esame è la decisione del Consiglio di Stato n.2630 del 2021, che ha riguardato la piattaforma Facebook, social network gratuito, che però subordina il suo utilizzo a un’iscrizione che comporta il rilascio dei propri dati anagrafici. In questo caso si contestava che l’uso commerciale dei dati non fosse espresso chiaramente, e che a prescindere dal consenso, la piattaforma prevedeva, sostanzialmente, un automatismo che prescindeva da qualsiasi consenso da parte degli utenti. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha rilevato, pertanto, come il consumatore fosse la parte contraente più debole, così come era già stato ampiamente affermato in anni precedenti. Dunque, una prima sentenza ha visto Facebook condannata per pratiche ingannevoli, ai sensi dell’art.21 del Codice del consumo, riguardanti la scorretta informazione fornita ai consumatori, ma non per pratiche aggressive, di cui all’art.24 del Cod. cons. Solo il Consiglio di Stato, in appello, nel 2021, ha confermato che il diritto personale alla protezione dei dati è correlato alla natura patrimoniale che questi assumono dopo la profilazione per fini commerciali. In conclusione, solo negli ultimi anni, il mondo dei social network, dove è maggiormente diffusa la tematica dei free digital service, inizia ad essere rigidamente regolato, in particolare con riferimento ai diritti fondamentali degli utenti, dando maggiore ruolo alle Autorità garanti competenti nel settore delle comunicazioni elettroniche.
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