Tesi etd-10222024-170148 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
FRUZZETTI, SILVIA
URN
etd-10222024-170148
Titolo
Cellule beta pancreatiche umane (EndoC-βH1): sviluppo di un modello in vitro di diabete di tipo 1
Dipartimento
FARMACIA
Corso di studi
FARMACIA
Relatori
relatore Prof.ssa Martini, Claudia
relatore Dott.ssa Piccarducci, Rebecca
relatore Dott.ssa Luisotti, Lucrezia
relatore Dott.ssa Piccarducci, Rebecca
relatore Dott.ssa Luisotti, Lucrezia
Parole chiave
- cellule beta pancreatiche
- diabete mellito 1
- GLP-1R
- modello in vitro di diabete di tipo 1
- stimolo proinfiammatorio
- ZnT8
Data inizio appello
06/11/2024
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
06/11/2094
Riassunto
Il diabete mellito di tipo 1 (T1D) è una patologia caratterizzata da iperglicemia dovuta a un deficit nella produzione dell’insulina, con conseguenze sul metabolismo di proteine e lipidi. I sintomi includono poliuria, sete, disturbi visivi e perdita di peso che possono evolvere in condizioni più gravi come chetoacidosi e coma diabetico se non farmacologicamente trattato. Il T1D è una malattia autoimmune che rappresenta circa il 5-10% dei casi di diabete e colpisce prevalentemente bambini e ragazzi, con il più alto tasso di insorgenza tra i 10 ed i 14 anni. A livello globale, i paesi ad alto reddito registrano il maggior numero di casi, mentre quelli a basso reddito mostrano tassi di mortalità più elevati a causa di condizioni sanitarie insufficienti.
Le complicanze più comuni sono rappresentate da malattie cardiovascolari, renali e retinopatie che possono portare a morte del paziente, se non trattate tempestivamente. Nonostante i progressi nei trattamenti con insulina e monitoraggio glicemico, la mortalità ad oggi rimane ancora elevata.
Per effettuare diagnosi di T1D è necessario effettuare esami preliminari come glicemia, glicosuria, chetonuria, chetonemia, emoglobina glicosilata. In particolare, elevati livelli di glicemia a digiuno ( 126 mg/dl), confermato in almeno due distinte analisi ematochimiche o di valori elevanti di emoglobina glicata (HbA1c) ( 6.5 %) contribuiscono a determinare T1D. La ricerca degli autoanticorpi è diventata cruciale nel diagnosticare T1D: in particolare la presenza di autoanticorpi diretti contro il citoplasma delle cellule dell’insula pancreatica (ICA), contro l’insulina (IAA), contro la decarbossilasi dell’acido glutammico (GADA), dalla tirosina-fosfatasi (IA2) e, più recentemente, contro il trasportatore 8 dello zinco (ZnT8) contribuiscono a distinguere il T1D da altre forme di diabete.
L’eziologia è multifattoriale, con una combinazione di fattori genetici ed ambientali che aumentano la suscettibilità alla malattia.
Il T1D è definito come patologia immunomediata. Infatti, i linfociti T, in particolare i CD4+ e i CD8+, sono i principali componenti del sistema immunitario che si attivano nelle prime fasi di T1D. I CD8+ attaccano direttamente le cellule β, mentre i CD4+ rilasciano citochine pro-infiammatorie. L’attivazione immunitaria innesca una risposta pro-infiammatoria esacerbata con il conseguente rilascio di citochine, tra cui TNF-α, IL-1β e IFN-γ con effetti pro-apoptotici. Esse inoltre sono in grado di attivare il fattore NF-kB il quale, dopo traslocazione nucleare, contribuisce alla morte delle cellule β.
Il controllo della glicemia è principalmente attribuibile all’insulina, un ormone prodotto dalle cellule β all’interno delle isole di Langherans del pancreas. Dopo un pasto, il glucosio attiva via di segnalazione intracellulari nelle cellule β, stimolando la loro produzione e secrezione di granuli di insulina. Lo ione Zn2+ svolge un ruolo principale nel rilascio dell’insulina, poiché il suo accumulo a livello dei granuli è necessario per la maturazione ed il rilascio dell’insulina indotta da glucosio (glucose-stimulated insulin secretion, GSIS). L’omeostasi dello ione è garantita da vari trasportatori, tra cui lo ZnT8, la cui disfunzione è associata a patologie autoimmuni come il T1D.
Oltre alla regolazione da parte del glucosio, la produzione ed il rilascio di insulina è modulata anche da ormoni incretinici, come il GLP-1. Questo è secreto dalle cellule L intestinali e i suoi livelli aumentano rapidamente dopo un pasto. Il GLP-1 stimola la secrezione di insulina e inibisce quella di glucagone dalle cellule α, mediante il legame col suo recettore (GLP1R).
La complessa interazione tra cellule immunitarie e cellule β del pancreas nella patogenesi del T1D è spesso complicata da riprodurre in modelli in vitro per lo studio di meccanismi patogenici e di potenziali nuovi target terapeutici.
Lo scopo di questa tesi è stato quello di caratterizzare un nuovo modello di cellule β pancreatiche umane in presenza di glucosio e stimoli infiammatori, soprattutto in relazione all’espressione di ZnT8 e GLP1R ed all’attivazione di vie di segnalazione intracellulare di tipo apoptotico ed infiammatorio, come potenziale modello di T1D.
Innanzitutto, per valutare la funzionalità cellulare, le cellule β pancreatiche umane sono state trattate con una concentrazione di 20mM ed è stata quantificata l’insulina rilasciata tramite un saggio immunoenzimatico (ELISA). Una volta confermata la capacità delle cellule di secernere insulina, sono state trattate con diverse concentrazioni di glucosio o interleuchine, così da mimare il pathway GSIS e l’infiammazione presente in queste cellule in presenza di T1D.
Le cellule β pancreatiche umane sono state seminate e trattate per un’ora con concentrazioni di glucosio crescenti (2mM e 20mM). Attraverso la tecnica dell’immunofluorescenza, è stata studiata la variazione dell’espressione di ZnT8 e GLP1R in risposta al glucosio e quindi il loro coinvolgimento nella produzione di insulina.
Parallelamente, le cellule β pancreatiche umane sono state seminate e sottoposte a stimolazioni con citochine pro-infiammatorie per 24 ore. In particolare, è stata utilizzata una mix di IL-1β, TNFα e IFNγ per mimare la condizione di diabete precoce, e l’IFNα per mimare una condizione di diabete avanzato. L’efficacia di ciascuno stimolo infiammatorio è stata valutata mediante l’espressione della caspasi-3 e l’attivazione di NF-kB, marker di apoptosi e fattore di trascrizione pro-infiammatorio, rispettivamente. Infine, è stata valutata l’espressione di ZnT8 e GLP1R dipendente dai due stimoli infiammatori proposti.
I risultati ottenuti mostrano l’abilità delle cellule cellule β pancreatiche umane nel mimare efficacemente il pathway GSIS, soprattutto in relazione all’espressione di ZnT8 e GLP1R. Inoltre, gli stimoli infiammatori proposti riescono ad indurre un aumento dell’espressione di caspasi-3 e della traslocazione nucleare di NF-kB, dimostrando quindi un’aumentata apoptosi ed infiammazione, caratteristiche distintive delle cellule β pancreatiche nel T1D. Infine, l’espressione di ZnT8 sulla membrana cellulare è risultata significativamente aumentata in seguito a stimolo infiammatorio la mix di IL-1β, TNFα e IFNγ, mimando l’esposizione di neo-epitopi di superficie, con particolare riferimento al T1D ad insorgenza precoce.
Nel complesso, il presente lavoro di tesi mostra evidenze riguardo l’utilizzo di cellule β pancreatiche umane come buon modello per mimare il T1D in vitro, soprattutto in seguito a stimolo infiammatorio. Questo modello potrà essere utilizzato in futuro per lo screening di potenziali nuovi farmaci per T1D, offrendo uno strumento utile per lo sviluppo di nuove terapie all’avanguardia.
Le complicanze più comuni sono rappresentate da malattie cardiovascolari, renali e retinopatie che possono portare a morte del paziente, se non trattate tempestivamente. Nonostante i progressi nei trattamenti con insulina e monitoraggio glicemico, la mortalità ad oggi rimane ancora elevata.
Per effettuare diagnosi di T1D è necessario effettuare esami preliminari come glicemia, glicosuria, chetonuria, chetonemia, emoglobina glicosilata. In particolare, elevati livelli di glicemia a digiuno ( 126 mg/dl), confermato in almeno due distinte analisi ematochimiche o di valori elevanti di emoglobina glicata (HbA1c) ( 6.5 %) contribuiscono a determinare T1D. La ricerca degli autoanticorpi è diventata cruciale nel diagnosticare T1D: in particolare la presenza di autoanticorpi diretti contro il citoplasma delle cellule dell’insula pancreatica (ICA), contro l’insulina (IAA), contro la decarbossilasi dell’acido glutammico (GADA), dalla tirosina-fosfatasi (IA2) e, più recentemente, contro il trasportatore 8 dello zinco (ZnT8) contribuiscono a distinguere il T1D da altre forme di diabete.
L’eziologia è multifattoriale, con una combinazione di fattori genetici ed ambientali che aumentano la suscettibilità alla malattia.
Il T1D è definito come patologia immunomediata. Infatti, i linfociti T, in particolare i CD4+ e i CD8+, sono i principali componenti del sistema immunitario che si attivano nelle prime fasi di T1D. I CD8+ attaccano direttamente le cellule β, mentre i CD4+ rilasciano citochine pro-infiammatorie. L’attivazione immunitaria innesca una risposta pro-infiammatoria esacerbata con il conseguente rilascio di citochine, tra cui TNF-α, IL-1β e IFN-γ con effetti pro-apoptotici. Esse inoltre sono in grado di attivare il fattore NF-kB il quale, dopo traslocazione nucleare, contribuisce alla morte delle cellule β.
Il controllo della glicemia è principalmente attribuibile all’insulina, un ormone prodotto dalle cellule β all’interno delle isole di Langherans del pancreas. Dopo un pasto, il glucosio attiva via di segnalazione intracellulari nelle cellule β, stimolando la loro produzione e secrezione di granuli di insulina. Lo ione Zn2+ svolge un ruolo principale nel rilascio dell’insulina, poiché il suo accumulo a livello dei granuli è necessario per la maturazione ed il rilascio dell’insulina indotta da glucosio (glucose-stimulated insulin secretion, GSIS). L’omeostasi dello ione è garantita da vari trasportatori, tra cui lo ZnT8, la cui disfunzione è associata a patologie autoimmuni come il T1D.
Oltre alla regolazione da parte del glucosio, la produzione ed il rilascio di insulina è modulata anche da ormoni incretinici, come il GLP-1. Questo è secreto dalle cellule L intestinali e i suoi livelli aumentano rapidamente dopo un pasto. Il GLP-1 stimola la secrezione di insulina e inibisce quella di glucagone dalle cellule α, mediante il legame col suo recettore (GLP1R).
La complessa interazione tra cellule immunitarie e cellule β del pancreas nella patogenesi del T1D è spesso complicata da riprodurre in modelli in vitro per lo studio di meccanismi patogenici e di potenziali nuovi target terapeutici.
Lo scopo di questa tesi è stato quello di caratterizzare un nuovo modello di cellule β pancreatiche umane in presenza di glucosio e stimoli infiammatori, soprattutto in relazione all’espressione di ZnT8 e GLP1R ed all’attivazione di vie di segnalazione intracellulare di tipo apoptotico ed infiammatorio, come potenziale modello di T1D.
Innanzitutto, per valutare la funzionalità cellulare, le cellule β pancreatiche umane sono state trattate con una concentrazione di 20mM ed è stata quantificata l’insulina rilasciata tramite un saggio immunoenzimatico (ELISA). Una volta confermata la capacità delle cellule di secernere insulina, sono state trattate con diverse concentrazioni di glucosio o interleuchine, così da mimare il pathway GSIS e l’infiammazione presente in queste cellule in presenza di T1D.
Le cellule β pancreatiche umane sono state seminate e trattate per un’ora con concentrazioni di glucosio crescenti (2mM e 20mM). Attraverso la tecnica dell’immunofluorescenza, è stata studiata la variazione dell’espressione di ZnT8 e GLP1R in risposta al glucosio e quindi il loro coinvolgimento nella produzione di insulina.
Parallelamente, le cellule β pancreatiche umane sono state seminate e sottoposte a stimolazioni con citochine pro-infiammatorie per 24 ore. In particolare, è stata utilizzata una mix di IL-1β, TNFα e IFNγ per mimare la condizione di diabete precoce, e l’IFNα per mimare una condizione di diabete avanzato. L’efficacia di ciascuno stimolo infiammatorio è stata valutata mediante l’espressione della caspasi-3 e l’attivazione di NF-kB, marker di apoptosi e fattore di trascrizione pro-infiammatorio, rispettivamente. Infine, è stata valutata l’espressione di ZnT8 e GLP1R dipendente dai due stimoli infiammatori proposti.
I risultati ottenuti mostrano l’abilità delle cellule cellule β pancreatiche umane nel mimare efficacemente il pathway GSIS, soprattutto in relazione all’espressione di ZnT8 e GLP1R. Inoltre, gli stimoli infiammatori proposti riescono ad indurre un aumento dell’espressione di caspasi-3 e della traslocazione nucleare di NF-kB, dimostrando quindi un’aumentata apoptosi ed infiammazione, caratteristiche distintive delle cellule β pancreatiche nel T1D. Infine, l’espressione di ZnT8 sulla membrana cellulare è risultata significativamente aumentata in seguito a stimolo infiammatorio la mix di IL-1β, TNFα e IFNγ, mimando l’esposizione di neo-epitopi di superficie, con particolare riferimento al T1D ad insorgenza precoce.
Nel complesso, il presente lavoro di tesi mostra evidenze riguardo l’utilizzo di cellule β pancreatiche umane come buon modello per mimare il T1D in vitro, soprattutto in seguito a stimolo infiammatorio. Questo modello potrà essere utilizzato in futuro per lo screening di potenziali nuovi farmaci per T1D, offrendo uno strumento utile per lo sviluppo di nuove terapie all’avanguardia.
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