Tesi etd-10212025-120854 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
COLOMBINI, VIOLA
URN
etd-10212025-120854
Titolo
Nuove ricerche su Agostino Marti, un pittore lucchese del Cinquecento
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Prof. Farinella, Vincenzo
Parole chiave
- Agostino marti
- Albrecht dürer
- Filippino lippi
- lammari
- Michelangelo membrini
- pittura lucchese
Data inizio appello
07/11/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
07/11/2095
Riassunto
La presente tesi intende approfondire la figura del pittore lucchese di primo Cinquecento Agostino Marti con l’obiettivo di indagare e confrontare tra loro le sue opere e le attribuzioni. L’idea di questa tesi è nata a seguito di un sopralluogo da me effettuato nel 2020 presso il laboratorio di restauro Lo Studiolo S.n.c. di Lucca, dove in quel periodo si stava restaurando la tavola Madonna col Bambino e San Giovannino tra i Santi Antonio Abate, Bartolomeo e Nicola di Bari, conservata nella Pieve di Lammari di Lucca e attribuita soltanto stilisticamente al Marti. In quell’occasione ho avuto modo di osservare da vicino le varie fasi di restauro e i risultati delle indagini diagnostiche, rendendomi conto che quello che stava emergendo dai vari saggi di pulitura e dalle analisi non invasive era un dipinto di un’elevata qualità pittorica ed estremamente articolato da un punto di vista stilistico. Incuriosita quindi da questa straordinaria tavola, sfortunatamente rimasta nell’ombra per troppi secoli e mai davvero esaminata approfonditamente, ho ritenuto che fosse un punto di partenza interessante per sviluppare la mia tesi di laurea.
Il testo si articola in sei capitoli. Nel primo capitolo viene tracciata la storia critica sul pittore, attraverso inventari e guide ottocentesche manoscritte e a stampa, e attraverso gli articoli di vari eruditi locali e storici dell’arte con lo scopo di capire come siano evolute la considerazione e la valutazione artistica del Marti nel corso dei secoli.
Nel secondo capitolo, relativo alla vita lavorativa e personale di Agostino, si introducono anche le figure del nonno Leonardo e del padre Francesco, rinomati artisti del Quattrocento lucchese. Risulta fondamentale questo excursus sulla famiglia Marti al fine di comprendere al meglio l’eredità culturale e i valori artistici con cui era stato cresciuto e di conseguenza indirizzato nella carriera pittorica. Un ulteriore approfondimento utile a capire la formazione di Agostino concerne il pittore Michelangelo di Pietro Membrini, amico e vicino di bottega del padre Francesco, con cui con certezza il giovane collabora nel periodo 1507-1508 per la pittura della tavola conservata nella chiesa di San Cristoforo a Lammari.
Il terzo capitolo è relativo alla catalogazione e alla descrizione specifica di tutte le opere del Marti, sia quelle certe (firmate o con atto di commissione conosciuto) che quelle a lui soltanto attribuite; esse vengono così tra loro confrontate per cercare di riscontrare analogie e/o differenze, sia stilistiche che tecnico-esecutive. Cercheremo di capire come evolve la pittura e lo stile del Marti nel corso degli anni e quali fossero i suoi riferimenti artistici, che ritroviamo espressi nelle sue opere sia per mezzo di una reinterpretazione del modello originario ma anche come vere e proprie citazioni artistiche, spesso al limite del plagio.
Nel quarto capitolo vengono riportate “altre ipotesi di attribuzione” che non presentano, almeno per il momento, certezze tali da poter essere inserite neppure nell’elenco delle opere attribuite al Marti. Si tratta in maggioranza di ipotesi senza fondamenti concreti, altre invece se fosse possibile effettuare delle indagini diagnostiche approfondite o se trovassimo dei riscontri documentali, potrebbero risultare più che verosimili.
Il quinto capitolo è interamente dedicato alla Tavola di Lammari precedentemente già citata. Di questa tavola non abbiamo alcuna certezza riguardo la provenienza e porta con sé talmente tante domande, come ad esempio la lettera “R” sul coltello di San Bartolomeo o la totale assenza delle aureole, da renderla probabilmente una delle opere più enigmatiche di tutto il territorio lucchese. L’opera, qualitativamente e intellettualmente molto elevata, presenta forti influssi fiorentini e richiami nordici più che evidenti. Sono nello specifico tre gli artisti da cui viene tratta ispirazione e in alcuni casi da cui vengono perfino copiati dei dettagli: Leonardo da Vinci, Filippino Lippi e Albrecht Dürer. Il dipinto viene così dettagliatamente indagato, sia da un punto di vista stilistico che tecnico; a questo proposito risultano fondamentali anche le indagini diagnostiche effettuate nel corso dell’intervento di restauro del 2020-23. Le evidenze emerse da queste analisi, dal riconoscimento dei modelli seguiti e dal confrontato con le altre opere del Marti, porteranno ad individuare un’ipotetica datazione per quest’opera e la sua genesi, che pone le basi su una tradizione pittorica tipicamente fiorentina. Appurando quindi questi evidenti influssi, lo scopo è quello di capire che tipo di formazione artistica possa avere avuto il Marti, oltre a quella familiare lucchese.
Il capitolo finale indaga un’opera finora mai accostata alla figura del Marti, un’Annunciazione conservata a Berlino di cui poco sappiamo. Questa tavola, che presenta fortissimi richiami a Filippino Lippi e diverse somiglianze con altre opere giovanili del Marti, è fino a questo momento ritenuta il prodotto di un anonimo pittore lucchese di inizio Cinquecento, è possibile che sia proprio il nostro Agostino?
In conclusione, con questa tesi si punta a dare nuova luce ad uno dei maggiori esponenti del primo Rinascimento lucchese, con l’intento di fare chiarezza riguardo la sua formazione artistica e di conseguenza chiarire quali possono essere stati i suoi riferimenti culturali e i modelli seguiti per l’ideazione dei propri dipinti. Con queste evidenze cercheremo inoltre di confermare o smentire le attribuzioni già proposte in precedenza.
Il testo si articola in sei capitoli. Nel primo capitolo viene tracciata la storia critica sul pittore, attraverso inventari e guide ottocentesche manoscritte e a stampa, e attraverso gli articoli di vari eruditi locali e storici dell’arte con lo scopo di capire come siano evolute la considerazione e la valutazione artistica del Marti nel corso dei secoli.
Nel secondo capitolo, relativo alla vita lavorativa e personale di Agostino, si introducono anche le figure del nonno Leonardo e del padre Francesco, rinomati artisti del Quattrocento lucchese. Risulta fondamentale questo excursus sulla famiglia Marti al fine di comprendere al meglio l’eredità culturale e i valori artistici con cui era stato cresciuto e di conseguenza indirizzato nella carriera pittorica. Un ulteriore approfondimento utile a capire la formazione di Agostino concerne il pittore Michelangelo di Pietro Membrini, amico e vicino di bottega del padre Francesco, con cui con certezza il giovane collabora nel periodo 1507-1508 per la pittura della tavola conservata nella chiesa di San Cristoforo a Lammari.
Il terzo capitolo è relativo alla catalogazione e alla descrizione specifica di tutte le opere del Marti, sia quelle certe (firmate o con atto di commissione conosciuto) che quelle a lui soltanto attribuite; esse vengono così tra loro confrontate per cercare di riscontrare analogie e/o differenze, sia stilistiche che tecnico-esecutive. Cercheremo di capire come evolve la pittura e lo stile del Marti nel corso degli anni e quali fossero i suoi riferimenti artistici, che ritroviamo espressi nelle sue opere sia per mezzo di una reinterpretazione del modello originario ma anche come vere e proprie citazioni artistiche, spesso al limite del plagio.
Nel quarto capitolo vengono riportate “altre ipotesi di attribuzione” che non presentano, almeno per il momento, certezze tali da poter essere inserite neppure nell’elenco delle opere attribuite al Marti. Si tratta in maggioranza di ipotesi senza fondamenti concreti, altre invece se fosse possibile effettuare delle indagini diagnostiche approfondite o se trovassimo dei riscontri documentali, potrebbero risultare più che verosimili.
Il quinto capitolo è interamente dedicato alla Tavola di Lammari precedentemente già citata. Di questa tavola non abbiamo alcuna certezza riguardo la provenienza e porta con sé talmente tante domande, come ad esempio la lettera “R” sul coltello di San Bartolomeo o la totale assenza delle aureole, da renderla probabilmente una delle opere più enigmatiche di tutto il territorio lucchese. L’opera, qualitativamente e intellettualmente molto elevata, presenta forti influssi fiorentini e richiami nordici più che evidenti. Sono nello specifico tre gli artisti da cui viene tratta ispirazione e in alcuni casi da cui vengono perfino copiati dei dettagli: Leonardo da Vinci, Filippino Lippi e Albrecht Dürer. Il dipinto viene così dettagliatamente indagato, sia da un punto di vista stilistico che tecnico; a questo proposito risultano fondamentali anche le indagini diagnostiche effettuate nel corso dell’intervento di restauro del 2020-23. Le evidenze emerse da queste analisi, dal riconoscimento dei modelli seguiti e dal confrontato con le altre opere del Marti, porteranno ad individuare un’ipotetica datazione per quest’opera e la sua genesi, che pone le basi su una tradizione pittorica tipicamente fiorentina. Appurando quindi questi evidenti influssi, lo scopo è quello di capire che tipo di formazione artistica possa avere avuto il Marti, oltre a quella familiare lucchese.
Il capitolo finale indaga un’opera finora mai accostata alla figura del Marti, un’Annunciazione conservata a Berlino di cui poco sappiamo. Questa tavola, che presenta fortissimi richiami a Filippino Lippi e diverse somiglianze con altre opere giovanili del Marti, è fino a questo momento ritenuta il prodotto di un anonimo pittore lucchese di inizio Cinquecento, è possibile che sia proprio il nostro Agostino?
In conclusione, con questa tesi si punta a dare nuova luce ad uno dei maggiori esponenti del primo Rinascimento lucchese, con l’intento di fare chiarezza riguardo la sua formazione artistica e di conseguenza chiarire quali possono essere stati i suoi riferimenti culturali e i modelli seguiti per l’ideazione dei propri dipinti. Con queste evidenze cercheremo inoltre di confermare o smentire le attribuzioni già proposte in precedenza.
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Tesi non consultabile. |
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