Tesi etd-10212024-145159 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
MOSCATELLI, LARA
URN
etd-10212024-145159
Titolo
Le parole del diritto
Linguaggio ampio e diritti emergenti
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Belloni, Ilario
Parole chiave
- ampio
- diritti
- diritti umani
- diritti universali
- diritto
- human rights
- inclusive language
- inclusivo
- law
- linguaggio
- sensitive
- uguaglianza
Data inizio appello
02/12/2024
Consultabilità
Completa
Riassunto
La tesi esplora l’intersezione tra diritto e linguaggio cercando di evidenziare le implicazioni etiche e civili dell’amministrazione del discorso giuridico da parte degli operatori del diritto.
Scopo del lavoro è dimostrare che il linguaggio giuridico deve adottare una prospettiva ampia affinché le comunità ritrovino il senso di co-appartenenza all’interno di una contemporanea società giuridificata, capace di fare astrazione dagli infiniti particolarismi in potenziale conflitto per individuare aree di condivisione dove possano prosperare confronto, accoglienza, rispetto, pace, in una prospettiva pluriversale e non omologante.
La prima parte è dedicata ai legami tra linguaggio e diritto che consentono di affermare che agire sul linguaggio significa agire anche sul diritto e sulla società. Attraverso un excursus tra i principali orientamenti filosofici, dalla scuola storica al giusnaturalismo, dal positivismo al normativismo in seno al formalismo giuridico, si delineano le direttrici di sviluppo dei concetti moderni di diritto e di diritto soggettivo, con particolare riferimento al peso specifico del consenso collettivo e della volontà nel percorso di affermazione dei diritti umani. Lo studio delle co-implicazioni tra diritto, linguaggio e semantica emotiva mostra che rivendicare un diritto non è solo questione di imporre un comando ma anche di coinvolgere in modo più profondo il sentire comune.
Nella seconda parte della tesi viene presentata una fotografia dello stato attuale del linguaggio giuridico nel diritto nazionale ed eurounitario. Attraverso l’esposizione di alcuni casi emblematici vengono indagate le principali criticità in ordine alla discriminazione strutturale che alcune categorie etniche e sociali subiscono attraverso l’utilizzo quasi inconsapevole di espressioni razzializzate, ghettizzanti e marginalizzanti da parte delle istituzioni pubbliche. Nella pratica quotidiana del diritto l’utilizzo di modelli espressivi discriminanti consente il perdurare di stereotipi e luoghi comuni, e ciò risulta tanto più grave quanto il linguaggio giuridico è considerato sostanza della vita sociale.
Nella terza ed ultima parte, il parallelismo tra linguaggio giuridico e diritto tratteggiato in precedenza è utile a dimostrare le potenzialità performative di chi parla di diritto e di diritti. La riflessione parte da un concetto iniziale di linguaggio inclusivo per poi svilupparsi verso la visione più articolata e ambiziosa del linguaggio ampio. Specchio del principio di uguaglianza, il linguaggio ampio è lo strumento adatto a rappresentare il pluralismo della società e a promuovere una cultura di parità, di scambio, di ammortizzazione dei conflitti, di contrasto alla sopraffazione attraverso il ripetersi di modelli linguistici prestabiliti e spesso radicati in pregiudizi storici.
Le conclusioni della tesi propongono il linguaggio giuridico ampio come strumento di emancipazione e partecipazione attiva. Il linguaggio giuridico ampio è essenziale per affrontare le sfide della società globale contemporanea, favorendo la costruzione di un ordine giuridico che rifletta la molteplicità delle società moderne e realizzi effettivamente l’uguaglianza di tutti, in una dimensione democratica e pluralista. Attraverso l’apertura del discorso giuridico ad una prospettiva flessibile ed evolutiva del linguaggio il diritto può tornare a costituire il punto di riferimento per tutti coloro che reclamano i propri diritti, riconquistando il campo di battaglia della lotta per l’uguaglianza, eroso dai nuovi attori del mondo globalizzato.
Adottare un linguaggio inclusivo non è solo una questione di forma, ma un requisito fondamentale per immaginare e poi costruire una società giusta, democratica e inclusiva, in grado di accogliere il cambiamento.
English version
This thesis explores the links between law and language seeking to highlight the ethical and civil implications of the use of legal words by legal practitioners.
The purpose of the thesis is to demonstrate that legal language must adopt a broad perspective in order for communities to regain a sense of co-belonging within a contemporary juridicized society, capable of making abstraction from the infinite particularisms in potential conflict to identify areas of sharing where confrontation, acceptance, respect, peace, can flourish, in a pluriversal and non homogenizing point of view.
In the first part we aim to show that language and law have a fundamental link and that acting on language also means acting on law and society. Through an excursus between main philosophical orientations, from the historical school to natural law, from positivism to normativism within legal formalism, the directions of development of modern concepts of law and subjective rights, focusing on the specific importance of collective consent and willpower in the path to the affirmation of human rights. The analysis of the intersection between law, language and emotional semantics shows that the assertion of human rights is not only a matter of imposing a command but also of engaging in a deeper ways of common feeling.
The second part illustrates the current state of legal language in national and EU law. Through the exposition of some emblematic cases, the main critical issues with regard to the structural discrimination that some ethnic and social categories suffer through the almost unconscious use of racialized, ghettoizing and marginalizing expressions by public institutions are investigated. In the everyday practice of law, the use of discriminatory patterns of expression allows offensive and belittling stereotypes to persist, and this is all the more serious because legal language is substance.
In the third and final part, the parallelism between legal language and law sketched above is useful in demonstrating the performative potential of those who speak about law and rights. The reflection starts from an initial concept of inclusive language and then develops toward the more articulate and ambitious vision of broad language. As a mirror of the principle of equality, broad language is the appropriate tool to represent the pluralism of society and to promote a culture of equality, exchange, cushioning of conflict, and countering oppression through the repetition of pre-established language patterns often rooted in historical prejudices.
In conclusion, the thesis proposes broad legal language as a tool for empowerment and active participation. Broad legal language is essential for addressing the challenges of contemporary global society, fostering the construction of a legal order that reflects the multiplicity of modern societies and effectively realizes equality for all, in a democratic and pluralistic dimension. Through opening legal discourse to a flexible and evolving perspective of language, law can once again become the reference point for all those who claim their rights, reclaiming the battlefield of the struggle for equality, eroded by the new actors in the globalized world.
Adopting an inclusive language is not just a matter of form, but a fundamental requirement for imagining and then building a just, democratic and inclusive society capable of embracing change.
Scopo del lavoro è dimostrare che il linguaggio giuridico deve adottare una prospettiva ampia affinché le comunità ritrovino il senso di co-appartenenza all’interno di una contemporanea società giuridificata, capace di fare astrazione dagli infiniti particolarismi in potenziale conflitto per individuare aree di condivisione dove possano prosperare confronto, accoglienza, rispetto, pace, in una prospettiva pluriversale e non omologante.
La prima parte è dedicata ai legami tra linguaggio e diritto che consentono di affermare che agire sul linguaggio significa agire anche sul diritto e sulla società. Attraverso un excursus tra i principali orientamenti filosofici, dalla scuola storica al giusnaturalismo, dal positivismo al normativismo in seno al formalismo giuridico, si delineano le direttrici di sviluppo dei concetti moderni di diritto e di diritto soggettivo, con particolare riferimento al peso specifico del consenso collettivo e della volontà nel percorso di affermazione dei diritti umani. Lo studio delle co-implicazioni tra diritto, linguaggio e semantica emotiva mostra che rivendicare un diritto non è solo questione di imporre un comando ma anche di coinvolgere in modo più profondo il sentire comune.
Nella seconda parte della tesi viene presentata una fotografia dello stato attuale del linguaggio giuridico nel diritto nazionale ed eurounitario. Attraverso l’esposizione di alcuni casi emblematici vengono indagate le principali criticità in ordine alla discriminazione strutturale che alcune categorie etniche e sociali subiscono attraverso l’utilizzo quasi inconsapevole di espressioni razzializzate, ghettizzanti e marginalizzanti da parte delle istituzioni pubbliche. Nella pratica quotidiana del diritto l’utilizzo di modelli espressivi discriminanti consente il perdurare di stereotipi e luoghi comuni, e ciò risulta tanto più grave quanto il linguaggio giuridico è considerato sostanza della vita sociale.
Nella terza ed ultima parte, il parallelismo tra linguaggio giuridico e diritto tratteggiato in precedenza è utile a dimostrare le potenzialità performative di chi parla di diritto e di diritti. La riflessione parte da un concetto iniziale di linguaggio inclusivo per poi svilupparsi verso la visione più articolata e ambiziosa del linguaggio ampio. Specchio del principio di uguaglianza, il linguaggio ampio è lo strumento adatto a rappresentare il pluralismo della società e a promuovere una cultura di parità, di scambio, di ammortizzazione dei conflitti, di contrasto alla sopraffazione attraverso il ripetersi di modelli linguistici prestabiliti e spesso radicati in pregiudizi storici.
Le conclusioni della tesi propongono il linguaggio giuridico ampio come strumento di emancipazione e partecipazione attiva. Il linguaggio giuridico ampio è essenziale per affrontare le sfide della società globale contemporanea, favorendo la costruzione di un ordine giuridico che rifletta la molteplicità delle società moderne e realizzi effettivamente l’uguaglianza di tutti, in una dimensione democratica e pluralista. Attraverso l’apertura del discorso giuridico ad una prospettiva flessibile ed evolutiva del linguaggio il diritto può tornare a costituire il punto di riferimento per tutti coloro che reclamano i propri diritti, riconquistando il campo di battaglia della lotta per l’uguaglianza, eroso dai nuovi attori del mondo globalizzato.
Adottare un linguaggio inclusivo non è solo una questione di forma, ma un requisito fondamentale per immaginare e poi costruire una società giusta, democratica e inclusiva, in grado di accogliere il cambiamento.
English version
This thesis explores the links between law and language seeking to highlight the ethical and civil implications of the use of legal words by legal practitioners.
The purpose of the thesis is to demonstrate that legal language must adopt a broad perspective in order for communities to regain a sense of co-belonging within a contemporary juridicized society, capable of making abstraction from the infinite particularisms in potential conflict to identify areas of sharing where confrontation, acceptance, respect, peace, can flourish, in a pluriversal and non homogenizing point of view.
In the first part we aim to show that language and law have a fundamental link and that acting on language also means acting on law and society. Through an excursus between main philosophical orientations, from the historical school to natural law, from positivism to normativism within legal formalism, the directions of development of modern concepts of law and subjective rights, focusing on the specific importance of collective consent and willpower in the path to the affirmation of human rights. The analysis of the intersection between law, language and emotional semantics shows that the assertion of human rights is not only a matter of imposing a command but also of engaging in a deeper ways of common feeling.
The second part illustrates the current state of legal language in national and EU law. Through the exposition of some emblematic cases, the main critical issues with regard to the structural discrimination that some ethnic and social categories suffer through the almost unconscious use of racialized, ghettoizing and marginalizing expressions by public institutions are investigated. In the everyday practice of law, the use of discriminatory patterns of expression allows offensive and belittling stereotypes to persist, and this is all the more serious because legal language is substance.
In the third and final part, the parallelism between legal language and law sketched above is useful in demonstrating the performative potential of those who speak about law and rights. The reflection starts from an initial concept of inclusive language and then develops toward the more articulate and ambitious vision of broad language. As a mirror of the principle of equality, broad language is the appropriate tool to represent the pluralism of society and to promote a culture of equality, exchange, cushioning of conflict, and countering oppression through the repetition of pre-established language patterns often rooted in historical prejudices.
In conclusion, the thesis proposes broad legal language as a tool for empowerment and active participation. Broad legal language is essential for addressing the challenges of contemporary global society, fostering the construction of a legal order that reflects the multiplicity of modern societies and effectively realizes equality for all, in a democratic and pluralistic dimension. Through opening legal discourse to a flexible and evolving perspective of language, law can once again become the reference point for all those who claim their rights, reclaiming the battlefield of the struggle for equality, eroded by the new actors in the globalized world.
Adopting an inclusive language is not just a matter of form, but a fundamental requirement for imagining and then building a just, democratic and inclusive society capable of embracing change.
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