Tesi etd-10202025-215754 |
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Tipo di tesi
Tesi di specializzazione (4 anni)
Autore
MOCZYDLOWSKA, BEATA
URN
etd-10202025-215754
Titolo
Ipoferritinemia nei donatori di sangue ed emocomponenti. Effetto clinico o semplicemente associazione? Revisione narrativa della letteratura ed esperienza sul campo presso il centro trasfusionale di Pisa
Dipartimento
MEDICINA CLINICA E SPERIMENTALE
Corso di studi
PATOLOGIA CLINICA E BIOCHIMICA CLINICA
Relatori
relatore Dott. Mazzoni, Alessandro
Parole chiave
- donatore sportivo
- donatori di sangue
- donatrice atleta
- ferro-eme
- ferro-non eme
- ipoferritinemia
- saturazione della transferrina
- sideremia
Data inizio appello
10/11/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
10/11/2095
Riassunto
La ferritina sierica costituisce il biomarcatore più affidabile per la valutazione delle riserve marziali dell’organismo. Nei donatori di sangue, il monitoraggio sistematico dei livelli di ferritina riveste un ruolo cruciale per l’intercettazione precoce dello stato di deplezione del ferro, che può precedere la comparsa di anemia sideropenica.
Ogni donazione comporta la perdita di una quantità significativa di ferro, stimata in circa 200–250 mg per unità, che nei soggetti con donazioni periodiche può condurre a un progressivo esaurimento delle riserve.
L’identificazione tempestiva di valori di ferritina ridotti consente di attuare interventi mirati, quali la modulazione degli intervalli tra le donazioni di sangue ed altri emocomponenti, l’indicazione a supplementazioni marziali e l’eventuale sospensione temporanea della donazione, al fine di preservare la salute del donatore e la qualità degli emocomponenti raccolti.
L’inclusione del dosaggio della ferritina nei protocolli di selezione e monitoraggio dei donatori rappresenta pertanto uno strumento strategico di medicina trasfusionale preventiva, in linea con le più recenti raccomandazioni nazionali e internazionali per la tutela della sicurezza trasfusionale e del benessere del donatore.
Le campagne del Ministero della Salute, del CNS, e dei singoli Centri Trasfusionali come quello dell’Ospedale di Cisanello mirano a sensibilizzare i donatori sull'importanza di mantenere uno stato di salute ottimale, compresa la gestione del ferro attraverso corrette abitudini di vita e alimentari. Se il ferro rimosso dall'organismo attraverso la donazione di sangue non venisse reintegrato, i donatori potrebbero sviluppare una carenza di ferro. Tutti i donatori vengono sottoposti a screening a ogni visita per verificare bassi livelli di emoglobina. Tuttavia, alcuni donatori di sangue esclusi non tornano a donare. I donatori per la prima volta esclusi hanno ancora meno probabilità di tornare. Quindi tutti interventi che riducano il rischio di provocare carenza di ferro e anemia nei donatori di sangue aumenteranno il numero di donazioni di sangue.
Mantenere un apporto di sangue sufficiente è una sfida costante per la medicina trasfusionale. Ciò è particolarmente vero per le società con una popolazione che invecchia. Il cambiamento demografico induce uno spostamento da una popolazione più giovane a una più anziana, portando a un declino dei donatori idonei, allo stesso tempo l'aumento della popolazione anziana, probabilmente aumenterà la domanda di trasfusioni di sangue.
Oggi sappiamo che gli sport caratterizzati da uno sforzo muscolare intenso e prolungato, come l'allenamento di resistenza, la maratona, la marcia o il triathlon, possono richiedere un aumentato fabbisogno di ferro. Il ferro supporta la formazione dell'emoglobina e della mioglobina presenti rispettivamente nei globuli rossi del sangue e nelle cellule muscolari. Nei donatori che praticano sport a livello agonistico, una carenza di ferro o livelli di emoglobina e di ematocrito bassi possono incidere negativamente sulle prestazioni in allenamento e in gara.
Nelle donatrici-atlete, una condizione di emoglobina bassa e ferro basso può essere accentuata dalle perdite di sangue correlate al ciclo mestruale.
Il principio ippocratico del "primum non nocere”, principio fondamentale della etica medica si applica anche alla donazione di sangue e di emocomponenti quindi di assicurare che il corpo del donatore si sia ripreso da una donazione precedente prima di procedere con la donazione successiva. I principali requisiti si concentrano sul tempo di recupero, sull'adeguata idratazione e alimentazione e su un buono stato di salute generale del donatore.
Ogni donazione comporta la perdita di una quantità significativa di ferro, stimata in circa 200–250 mg per unità, che nei soggetti con donazioni periodiche può condurre a un progressivo esaurimento delle riserve.
L’identificazione tempestiva di valori di ferritina ridotti consente di attuare interventi mirati, quali la modulazione degli intervalli tra le donazioni di sangue ed altri emocomponenti, l’indicazione a supplementazioni marziali e l’eventuale sospensione temporanea della donazione, al fine di preservare la salute del donatore e la qualità degli emocomponenti raccolti.
L’inclusione del dosaggio della ferritina nei protocolli di selezione e monitoraggio dei donatori rappresenta pertanto uno strumento strategico di medicina trasfusionale preventiva, in linea con le più recenti raccomandazioni nazionali e internazionali per la tutela della sicurezza trasfusionale e del benessere del donatore.
Le campagne del Ministero della Salute, del CNS, e dei singoli Centri Trasfusionali come quello dell’Ospedale di Cisanello mirano a sensibilizzare i donatori sull'importanza di mantenere uno stato di salute ottimale, compresa la gestione del ferro attraverso corrette abitudini di vita e alimentari. Se il ferro rimosso dall'organismo attraverso la donazione di sangue non venisse reintegrato, i donatori potrebbero sviluppare una carenza di ferro. Tutti i donatori vengono sottoposti a screening a ogni visita per verificare bassi livelli di emoglobina. Tuttavia, alcuni donatori di sangue esclusi non tornano a donare. I donatori per la prima volta esclusi hanno ancora meno probabilità di tornare. Quindi tutti interventi che riducano il rischio di provocare carenza di ferro e anemia nei donatori di sangue aumenteranno il numero di donazioni di sangue.
Mantenere un apporto di sangue sufficiente è una sfida costante per la medicina trasfusionale. Ciò è particolarmente vero per le società con una popolazione che invecchia. Il cambiamento demografico induce uno spostamento da una popolazione più giovane a una più anziana, portando a un declino dei donatori idonei, allo stesso tempo l'aumento della popolazione anziana, probabilmente aumenterà la domanda di trasfusioni di sangue.
Oggi sappiamo che gli sport caratterizzati da uno sforzo muscolare intenso e prolungato, come l'allenamento di resistenza, la maratona, la marcia o il triathlon, possono richiedere un aumentato fabbisogno di ferro. Il ferro supporta la formazione dell'emoglobina e della mioglobina presenti rispettivamente nei globuli rossi del sangue e nelle cellule muscolari. Nei donatori che praticano sport a livello agonistico, una carenza di ferro o livelli di emoglobina e di ematocrito bassi possono incidere negativamente sulle prestazioni in allenamento e in gara.
Nelle donatrici-atlete, una condizione di emoglobina bassa e ferro basso può essere accentuata dalle perdite di sangue correlate al ciclo mestruale.
Il principio ippocratico del "primum non nocere”, principio fondamentale della etica medica si applica anche alla donazione di sangue e di emocomponenti quindi di assicurare che il corpo del donatore si sia ripreso da una donazione precedente prima di procedere con la donazione successiva. I principali requisiti si concentrano sul tempo di recupero, sull'adeguata idratazione e alimentazione e su un buono stato di salute generale del donatore.
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