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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-10182025-174716


Tipo di tesi
Tesi di specializzazione (3 anni)
Autore
RIGNANESE, MONICA
URN
etd-10182025-174716
Titolo
Gli elastomeri customizzati nella terapia precoce delle II classi
Dipartimento
PATOLOGIA CHIRURGICA, MEDICA, MOLECOLARE E DELL'AREA CRITICA
Corso di studi
ODONTOIATRIA PEDIATRICA
Relatori
relatore Prof.ssa Giuca, Maria Rita
relatore Dott.ssa Carli, Elisabetta
Parole chiave
  • Elastomeri
  • Malocclusioni
  • Ortodonzia intercettiva
  • Seconde classi
Data inizio appello
05/11/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
05/11/2095
Riassunto
Le seconde classi sono un gruppo eterogeneo di malocclusioni caratterizzate dalla posizione più anteriore dell’arcata superiore rispetto all’arcata inferiore, e possono essere sia di origine dentale che di origine scheletrica. Angle definisce le seconde classi come quelle malocclusioni caratterizzate da primo molare superiore posizionato anteriormente rispetto al primo molare inferiore. Un’analoga condizione di occlusione può verificarsi anche a livello dei canini.
Da un punto di vista epidemiologico la II classe rappresenta una delle disarmonie cranio- facciali più frequenti in età evolutiva, arrivando ad interessare il 25% della popolazione generale, con una certa variabilità legata a fattori genetici ed ambientali. La terapia intercettiva in ortodonzia “consiste in un insieme di procedure mirate a correggere precocemente alterazioni dello sviluppo dento-scheletrico, riducendo la severità delle possibili future malocclusioni e, in alcuni casi, prevenendo la necessità di trattamenti ortodontici più complessi in età avanzata”. Il principio fondamentale della terapia intercettiva è sfruttare il potenziale di crescita del paziente, agendo in un periodo di maggiore plasticità scheletrica e dentale. L’intervento precoce è particolarmente efficace nei pazienti in fase di dentizione mista, ovvero tra i 6 e i 12 anni, quando il processo di crescita cranio-facciale è ancora in atto e può essere modulato attraverso dispositivi ortodontici e ortopedici.
Tra gli obiettivi principali della terapia intercettiva abbiamo la promozione di uno sviluppo armonico delle basi ossee e delle arcate dentarie, prevenendo o correggendo malocclusioni in fase iniziale: l’ortopedia dento-facciale, parte integrante della terapia intercettiva, ha lo scopo di guidare la crescita delle basi ossee, correggendo eventuali discrepanze sagittali, trasversali o verticali. Un nuovo approccio al trattamento ortodontico intercettivo è l’elastodonzia, che si avvale dell’utilizzo di apparecchi ortodontici rimovibili realizzati in silicone biomedicale o altro materiale elastico e che associano le caratteristiche di un apparecchio funzionale a quelle di un preallineatore dentario . Sono stati ideati principalmente per il trattamento delle problematiche ortopedico-ortodontiche dell’età evolutiva, dunque in dentizione decidua o mista. Alterate posture linguali o muscolari (come, ad esempio, la deglutizione atipica e l’incompetenza labiale), difetti della dimensione verticale anteriore, come l’open bite o il deep bite, e i crossbite sono fra le problematiche occlusali che possono essere affrontate con l’utilizzo di questi dispositivi.
Lo scopo di questo lavoro è valutare l’efficacia di un dispositivo elastomerico customizzato (Adok, azienda Leone SPA) nel trattamento precoce delle seconde classi scheletriche da retrusione mandibolare nei pazienti in crescita in dentizione mista, con overjet aumentato e aumentata proclinazione degli incisivi superiori ed inferiori, confrontando le cefalometrie pre e post trattamento. La fase attiva della terapia ha avuto una durata di circa 12-24 mesi, durante i quali sono stati eseguiti dei controlli periodici ogni 2 mesi. Ogni paziente doveva indossare il dispositivo per tutte le ore della notte e per circa due ore durante il giorno, anche non consecutive.
I pazienti analizzati sono stati trattati presso il reparto di Odontostomatologia
dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana “Santa Chiara”.
L’analisi dei risultati del presente elaborato ha evidenziato miglioramenti significativi, sia dal punto di vista scheletrico sia dentoalveolare. In particolare, è stato osservato un avanzamento mandibolare con progressivo passaggio dalla II alla I classe scheletrica, accompagnato da una correzione dell’inclinazione degli incisivi superiori e inferiori, elemento determinante per il riequilibrio delle arcate e per l’estetica del profilo. Tali modifiche si sono tradotte in un miglioramento dell’occlusione, della funzione masticatoria e della morfologia facciale.
Oltre agli aspetti ossei e dentali, è stato rilevato un miglioramento nell’estetica del profilo labiale, conseguente all’armonizzazione delle relazioni scheletriche e alla riduzione della protrusione dentale. Tale risultato è clinicamente rilevante, in quanto l’aspetto estetico rappresenta un fattore motivazionale importante, sia per il paziente che per la famiglia, nella decisione di intraprendere un trattamento ortodontico precoce.
I vantaggi riscontrati nell’utilizzo dell’apparecchio Adòk comprendono la biocompatibilità del materiale, compliance generalmente buona da parte del paziente, grazie al comfort e alla semplicità d’uso del dispositivo, la possibilità di integrare la rieducazione miofunzionale, promuovendo una corretta respirazione, deglutizione e postura linguale e la modulazione elastica delle forze, che consente un’azione dolce, ma costante, sulle strutture da correggere. Tuttavia, l’efficacia dell’elastodonzia risulta strettamente correlata a una diagnosi precoce, a un corretto inquadramento del caso clinico e alla motivazione del paziente e dei genitori. È fondamentale, inoltre, che il trattamento sia inserito all’interno di un piano terapeutico integrato, eventualmente in combinazione con la logopedia e la terapia miofunzionale, in caso di disfunzioni persistenti. Sebbene i risultati ottenuti nei casi presentati siano incoraggianti e in linea con quanto riportato in letteratura, il presente studio presenta alcune limitazioni, tra cui l’esiguità del campione analizzato, che non consente una generalizzazione statistica, la durata limitata del follow-up, che non permette di valutare la stabilità a lungo termine dei risultati ottenuti. Alla luce di tali considerazioni, appare necessario sviluppare studi futuri che coinvolgano un numero maggiore di pazienti, con protocolli standardizzati, tempi di osservazione più lunghi e metodiche di indagine più sofisticate. In conclusione, il dispositivo elastodontico Adòk si è dimostrato uno strumento valido nell’ambito della terapia intercettiva delle malocclusioni di II classe, consentendo un intervento tempestivo ed efficace sui parametri scheletrici e dentali. L’elastodonzia si conferma una risorsa terapeutica versatile e promettente, che integra l’approccio ortodontico con una visione funzionale e globale della crescita del bambino. Tuttavia, affinché tale approccio si consolidi come standard di cura, sarà indispensabile continuare a produrre evidenze cliniche solide, basate su metodologie rigorose e su un’osservazione a lungo termine.
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