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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-10172025-124426


Tipo di tesi
Tesi di specializzazione (4 anni)
Autore
GIOVANNUZZI, IRENE
URN
etd-10172025-124426
Titolo
Characteristics of psychomotor agitation in patients with cognitive impairment: a literature review and experimental contribution
Dipartimento
MEDICINA CLINICA E SPERIMENTALE
Corso di studi
PSICHIATRIA
Relatori
relatore Prof. Pini, Stefano
correlatore Dott. Pacciardi, Bruno
Parole chiave
  • Cognitive Imparment
  • Psychomotor Agitation
Data inizio appello
12/11/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
12/11/2095
Riassunto
L’agitazione psicomotoria (PMA) è una sindrome complessa e multifattoriale che si manifesta con un’eccessiva attività motoria e una marcata tensione interna. È particolarmente frequente nei pazienti con decadimento cognitivo, nei quali può variare da una lieve irrequietezza fino a forme gravi con comportamenti aggressivi o violenti. Questa condizione rappresenta un rischio rilevante non solo per il paziente, ma anche per i caregiver e il personale sanitario. La gestione farmacologica di tali pazienti risulta spesso difficile, a causa della presenza di comorbidità multiple e del rischio di interazioni farmacologiche.

Lo studio condotto presso gli ospedali Santa Chiara e Cisanello di Pisa, tra gennaio e aprile 2023, ha avuto l’obiettivo di valutare la gestione clinica dell’agitazione psicomotoria nei pazienti con compromissione cognitiva, verificando in particolare l’allineamento dei trattamenti farmacologici con le raccomandazioni internazionali. Le linee guida suggeriscono che gli antipsicotici atipici, come risperidone, aripiprazolo, quetiapina e olanzapina, dovrebbero rappresentare i farmaci di prima scelta, mentre l’impiego dell’acido valproico dovrebbe essere limitato a causa del profilo di sicurezza non ottimale negli anziani con decadimento cognitivo.

Sono stati inclusi 97 pazienti, con un’età media di circa 80 anni. La maggioranza presentava un deterioramento cognitivo confermato e oltre il 70% aveva almeno una comorbidità medica, principalmente di tipo cardiaco o renale. Le comorbidità psichiatriche erano presenti in un terzo del campione, ma non è emersa un’associazione significativa tra queste e il declino cognitivo. I dati relativi ai trattamenti hanno mostrato una predominanza dell’uso di promazina (in 51 pazienti) e di acido valproico (in 38 pazienti), seguiti dagli antipsicotici atipici, dalle benzodiazepine e dal trazodone.

Dal punto di vista clinico, è stato registrato un miglioramento significativo tra il momento del ricovero e il follow-up. I punteggi alla scala CGI indicavano una riduzione del livello di gravità, mentre i valori della scala RASS mostravano un passaggio da uno stato di agitazione lieve o moderata a una condizione neutra, segno di un’efficace stabilizzazione del quadro psicomotorio.

I risultati suggeriscono che la PMA nei pazienti con deterioramento cognitivo deve essere affrontata attraverso un approccio personalizzato e multidimensionale. Sebbene l’uso acuto di promazina e acido valproico si sia rivelato efficace nel miglioramento dei sintomi, rimangono aperti interrogativi riguardo alla loro sicurezza e ai benefici nel lungo termine. È quindi essenziale bilanciare efficacia e tollerabilità dei farmaci, integrando la terapia farmacologica con interventi non farmacologici, quali la modulazione dell’ambiente, strategie di supporto comportamentale e una costante valutazione clinica. Solo una gestione globale e individualizzata consente di garantire una riduzione del rischio, un miglioramento della qualità di vita e una maggiore sicurezza per pazienti e operatori.

Psychomotor agitation (PMA) is a complex, multifactorial syndrome characterized by excessive motor activity and inner tension. It frequently occurs in patients with cognitive impairment and can range from mild restlessness to severe agitation with aggressive or violent behaviors, posing risks to both patients and caregivers. Managing PMA in elderly individuals is particularly challenging due to multiple comorbidities and the potential for adverse drug interactions.

A naturalistic, cross-sectional study was conducted at Santa Chiara and Cisanello Hospitals in Pisa, Italy, between January and April 2023. The study aimed to evaluate the management of PMA in patients with cognitive decline, focusing on how closely pharmacological interventions adhered to international guidelines. Current recommendations identify atypical antipsychotics—such as risperidone, aripiprazole, quetiapine, and olanzapine—as first-line therapies, while the use of valproic acid is generally discouraged because of its unfavorable safety profile in the elderly.

A total of 97 inpatients were included, with a mean age of approximately 80 years. Nearly 80% had a confirmed cognitive impairment, and more than 70% had at least one medical comorbidity, most commonly cardiac or renal conditions. Psychiatric comorbidities were observed in 34% of the sample, but no significant relationship was found between psychiatric diagnoses and cognitive decline. The most frequently prescribed medications were promazine (51 patients) and valproic acid (38 patients), followed by atypical antipsychotics (29), benzodiazepines (24), and trazodone (23).

Significant clinical improvement was observed from baseline to follow-up. CGI scores indicated a reduction in illness severity, while RASS scores shifted from mild-to-moderate agitation to a predominantly neutral state. These findings reflect a marked stabilization of psychomotor symptoms during hospitalization.

The study highlights that PMA in cognitively impaired patients is a heterogeneous condition that requires individualized treatment strategies. The acute administration of promazine and valproic acid contributed to symptom reduction, but their long-term safety and efficacy remain uncertain. Optimal management should therefore balance therapeutic efficacy with safety considerations, taking into account each patient’s comorbidities and overall clinical status. A multidimensional approach—combining pharmacological treatment with environmental adjustments and behavioral interventions—is essential to ensure comprehensive care, reduce agitation-related risks, and improve quality of life for both patients and caregivers.
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