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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-10142025-165522


Tipo di tesi
Tesi di specializzazione (4 anni)
Autore
MASSARA MANZO, SILVIA
URN
etd-10142025-165522
Titolo
Il ritiro sociale in età evolutiva: basi temperamentali e configurazioni sintomatologiche - uno studio osservazionale
Dipartimento
MEDICINA CLINICA E SPERIMENTALE
Corso di studi
NEUROPSICHIATRIA INFANTILE
Relatori
relatore Prof.ssa Battini, Roberta
correlatore Dott. Berloffa, Stefano
correlatore Dott.ssa Milone, Annarita
Parole chiave
  • basi bio-temperamentali
  • Hikikomori
  • ritiro sociale
Data inizio appello
05/11/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
05/11/2095
Riassunto
Il ritiro sociale si configura come una forma di auto-esclusione volontaria e protratta nel tempo, caratterizzata da un allontanamento progressivo o improvviso dalle interazioni sociali. Tale condizione, secondo le attuali definizioni, deve persistere per almeno sei mesi e può manifestarsi con intensità variabile: da una graduale riduzione dei contatti sociali fino a un isolamento totale, spesso vissuto all’interno della propria stanza. Questo comportamento può rappresentare l’espressione clinica di disturbi psichiatrici sottostanti – in particolare dell’area affettiva o ansiosa – oppure configurarsi come un quadro autonomo, non necessariamente associato ad altra psicopatologia. In questi casi si parla di forme primarie di ritiro sociale, per le quali è comunemente utilizzato il termine giapponese “Hikikomori”, impiegato soprattutto per indicare le manifestazioni più estreme del fenomeno. Lo studio in questione si propone l’obiettivo di determinare le caratteristiche epidemiologiche e cliniche di un campione non soggetto a randomizzazione, costituito da 35 pazienti, di età compresa tra i 12 e i 18 anni, di cui sono stati raccolti consecutivamente, in forma anonima, i dati da febbraio 2024 a ottobre 2025 presso l’Unità di Psicofarmacologia e Psichiatria dell’età evolutiva (UOC2) dell’Istituto IRCCS Fondazione Stella Maris, con sintomatologia compatibile a ritiro sociale. Questi pazienti sono stati sottoposti ad assessment clinico-diagnostico iniziale tramite raccolta anamnestica e colloqui specifici neuropsichiatrici, nonché ad una batteria di test standardizzata compilati in parte dal paziente stesso e in parte dal genitore al fine di indagare l’assetto psicopatologico ed eventuali sottotipizzazioni sindromiche alla base del quadro clinico. A circa 4-6 mesi dal primo assessment valutativo, dopo aver impostato una terapia caratterizzata da follow-up neuropsichiatrico, trattamento riabilitativo (psicoterapeutico o psicoeducativo) e/o psicofarmacoterapia, in 15 pazienti è stata ripetuta una valutazione clinica longitudinale per valutare l’andamento clinico nonché il configurarsi di determinate traiettorie evolutive. In continuità con altri studi condotti su coorti di pazienti in età evolutiva (Hamasaki et al., 2020; Hamasaki et al., 2022; Tolomei et al., 2023), il presente lavoro si è posto l’obiettivo di indagare l’eventuale presenza di substrati temperamentali o personologici che possano rappresentare fattori predittivi o favorenti lo sviluppo di forme psicopatologiche associate al ritiro sociale. L’analisi dei dati socio-demografici ha restituito un profilo del campione in linea con quanto riportato dalla letteratura, evidenziando una netta prevalenza di soggetti di sesso maschile. Al contrario, l’età di esordio del ritiro sociale risulta tendenzialmente inferiore rispetto a quanto documentato in studi precedenti. Nel presente studio non sono emerse evidenze di 'forme primarie' di ritiro sociale, in quanto tutti i pazienti hanno ricevuto una diagnosi formale secondo i criteri nosografici del DSM-5. A sostegno di questa ipotesi, si rileva che il 66,67% dei pazienti rivalutati a 4-6 mesi ha mostrato una remissione completa o parziale del ritiro sociale. Tuttavia, nel sottogruppo valutato a T1, non si sono osservate variazioni significative nei punteggi CGI, CGAS né nelle manifestazioni ansioso-depressive, suggerendo che il miglioramento del ritiro non fosse necessariamente associato a un cambiamento clinico globale che poteva invece derivare alla presenza di un disturbo psichiatrico in comorbidità e non andato incontro a remissione. Per quanto concerne i tratti temperamentali sottostanti, alcune dimensioni sono risultate fortemente correlate a variabili legate al ritiro sociale. Il campione ha mostrato profili temperamentali di base relativamente omogenei, pur in presenza di una certa variabilità interindividuale. Questo dato suggerisce che nessun fattore innato possa essere considerato di per sé causativo del ritiro sociale. È più plausibile ipotizzare che fattori ambientali agiscano modulando vulnerabilità premorbose individuali, secondo una prospettiva patoplastica fondata sulla plasticità sinaptica. Il ritiro sociale emerso dallo studio si configura come il risultato dell’interazione complessa di fattori predisponenti e causali, che concorrono e co-occorrono nella genesi del fenomeno. Non si tratta di una condizione facilmente inquadrabile all’interno di un sistema categoriale diagnostico, ma piuttosto di un quadro eterogeneo e dinamico che, pur mostrando tratti di cronicità, può presentare margini di rimodulazione e cambiamento nel tempo. A causa della limitata numerosità del campione, non è stato possibile condurre analisi inferenziali in grado di stabilire con certezza il ruolo predittivo di specifici fattori rispetto al miglioramento sintomatologico. Sarà pertanto auspicabile che studi futuri, a partire dai dati preliminari emersi dal presente lavoro, possano approfondire e ampliare tali evidenze, al fine di individuare possibili traiettorie evolutive e sottotipi clinici. Questo rappresenterebbe un passo importante verso una più accurata definizione di interventi terapeutici mirati e personalizzati.
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