Tesi etd-10122024-124229 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
BETTINSOLI, MATTEO
URN
etd-10122024-124229
Titolo
Trattamento ortopedico delle metastasi ossee da carcinoma tiroideo: Risultati clinici e funzionali.
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Parchi, Paolo Domenico
correlatore Dott. Andreani, Lorenzo
correlatore Dott. Andreani, Lorenzo
Parole chiave
- carcinoma tiroideo
- metastasi ossee
- metastasis
- orthopedics
- prothesis
- surgery
Data inizio appello
29/10/2024
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
29/10/2027
Riassunto
Le metastasi ossee sono una delle principali fonti di sofferenza nei pazienti oncologici, per due ragioni fondamentali: una legata alla diffusione e l'altra alle conseguenze cliniche come dolore e impedimenti quotidiani. Dal punto di vista della diffusione, numerosi studi hanno rilevato che lo scheletro è la terza sede più comune per la formazione di metastasi, dopo il fegato e i polmoni. Questo spiega l'aumento costante del numero di pazienti con malattia metastatica, dovuto sia all'invecchiamento della popolazione che al miglioramento delle capacità diagnostiche e terapeutiche della medicina che hanno garantito un maggior sopravvivenza dei malati di cancro.
Un problema significativo per questi pazienti è il dolore intenso, spesso accompagnato da complicanze meccaniche debilitanti, che possono peggiorare la prognosi e ridurre la qualità della vita. L'avanzamento delle conoscenze sui processi neoplastici e lo sviluppo di tecniche di screening oncologico sempre più precise hanno consentito di migliorare la prevenzione dei tumori e di diagnosticare le neoplasie in fasi sempre più precoci, permettendo trattamenti tempestivi. Inoltre, i progressi nelle terapie, che includono una migliore gestione degli effetti collaterali della chemioterapia e interventi chirurgici meno invasivi ma altrettanto efficaci rispetto alle tecniche tradizionali, insieme alle nuove terapie palliative mini-invasive per il controllo del dolore e delle lesioni ossee metastatiche, stanno offrendo nuove opportunità di trattamento, soprattutto per quei pazienti non idonei alla chirurgia convenzionale.
Questi sviluppi si traducono oggi in maggiori possibilità di cura o, almeno, in un aumento della sopravvivenza e in un evidente miglioramento della qualità della vita dei pazienti oncologici.
Negli ultimi anni, grazie al miglioramento dell'inquadramento clinico-diagnostico dei pazienti, si è evidenziato un aumento dell'incidenza di forme precoci e spesso asintomatiche di tale neoplasia e ciò ha consentito un'evoluzione dei trattamenti chirurgici o meno ed una rapidità d'azione da parte dei medici, aumentando così di molti anni la sopravvivenza dei pazienti e, conseguentemente, anche il numero di pazienti con malattia metastatica in fase avanzata.
Le metastasi ossee si presentano, da letteratura, nel 2-13% circa dei pazienti con Ca. tiroideo; tali percentuali sono però chiaramente destinate ad aumentare. Hanno prevalenza variabile a seconda dell'istotipo (follicolare, papillare, anaplastico, midollare e a cellule di Hürthle), e predilezione per femore ed omero prossimale, rachide e bacino.
Una diagnosi precoce, così come un attento follow-up, sia della patologia tiroidea che delle eventuali metastasi, ossee e non solo, è fondamentale per un'accurata stadiazione della malattia e per l'elaborazione di un preciso iter terapeutico, date le numerose opzioni di trattamento disponibili in ambito sia medico che chirurgico.
L'opzione chirurgica può essere presa in considerazione sia come indicazione primaria nel trattamento di una data lesione sia come trattamento palliativo a scopo di “salvataggio” in caso di fratture patologiche. Le tecniche chirurgiche si differenziano a seconda del tipo di metastasi, della sede colpita ma anche del performance status e dell'aspettativa di vita del paziente; la scelta può riguardare un’osteosintesi semplice, con chiodo o placca, osteosintesi rinforzata con chiodo, placca semplice o doppia placca + cemento oppure la sostituzione protesica con protesi standard o megaprotesi cementate per lo scheletro appendicolare.
Per il rachide le opzioni sono generalmente stabilizzazione vertebrale + decompressione midollare o cifoplastica percutanea; per il bacino è preferibile un trattamento conservativo, tranne in caso di lesioni localizzate in sede peri-acetabolare; in questi casi l'intervento chirurgico può comprendere, a seconda dell'entità della lesione, tecniche mini invasive percutanee come l'acetabolo-plastica oppure chirurgia maggiormente demolitiva con coppe cementate ed anelli metallici di rinforzo.
L’opzione conservativa, usata nella maggior parte dei trattamenti, consta di un attento follow-up con la prescrizione di farmaci quali: bifosfonati, inibitori di tirosin-kinasi, anticorpi monoclonali che garantiscono al paziente un controllo mirato del dolore e della diffusione della malattia.
Lo studio effettuato in collaborazione tra UO di Ortopedia e Traumatologia I e l’AO di Endocrinologia I dell’università di Pisa dell’ospedale di Cisanello ha preso in esame 258 pazienti con carcinoma della tiroide valutati nel periodo tra gennaio 2016 ad Oggi.
Tra questi pool di pazienti sono stati selezionati 56 soggetti, 31 maschi (55,4%) e 25 femmine (44,6%), che presentano metastasi ossee riscontrate nel momento della diagnosi di carcinoma tiroideo o durante il follow-up della malattia. I pazienti hanno subito 78 interventi totali, divisi in differenti categorie: 25 sono stati trattati chirurgicamente, definito come “intervento cruento” e altri pazienti hanno subito 53 interventi conservativi con trattamento di radioterapia esterno e/o farmacologico.
L'obiettivo di questo studio è stato pertanto quello di valutare i possibili percorsi, sia chirurgici che non, scelti per ciascun paziente e cercare di seguire più strettamente i pazienti oncologici al fine di instaurare un adeguato e tempestivo iter diagnostico-terapeutico. Inoltre è stata effettuata un’analisi qualitativa sulla sintomatologia algica post-intervento e una valutazione funzionale degli impianti protesici in seguito a riabilitazione. Per concludere lo studio, ogni paziente preso in esame è stata valutata la qualità di vita alla situazione attuale, ad oggi, dopo anni dalla diagnosi di metastasi ossea e al trattamento personalizzato effettuato.
conclusioni
Si dovrebbero prevenire le diagnosi di metastasi oppure, ove ciò non fosse possibile, queste non dovrebbero essere sottovalutate poiché, valutare e trattare un paziente prima che la metastasi si verifichi migliora enormemente sia le dinamiche diagnostico-chirurgiche per l'Ortopedico che il recupero postoperatorio per il paziente con notevole miglioramento della sua qualità di vita. Poiché i migliori risultati, sia dal punto di vista delle procedure chirurgiche che della qualità di vita del paziente, si ottengono quando quest‘ultimo è adeguatamente preparato al trattamento, oltre ad una diagnosi precoce di metastasi è necessario uno scrupoloso inquadramento endocrinologico-internistico del paziente al fine di giungere all’intervento con il miglior performance status possibile. La diagnosi precoce è inoltre fondamentale poiché in alcuni casi consente l’utilizzo di tecniche mini invasive risolvendo rapidamente la sintomatologia algica e riducendo al minimo degenza e complicanze, migliorando il più rapidamente e nel miglior modo possibile la qualità di vita del paziente considerando anche che il tempo per un paziente oncologico è ancor più prezioso.
Poiché il paziente oncologico con metastasi ossee si presenta ad oggi, grazie al miglioramento delle tecniche diagnostiche e di trattamento, come una figura sempre più diffusa, con dignità e necessità proprie e specifiche, sarebbe molto utile creare un Ambulatorio specialistico con personale dedicato, con figure specializzate nel settore, così da velocizzare decisioni e trattamenti.
Un problema significativo per questi pazienti è il dolore intenso, spesso accompagnato da complicanze meccaniche debilitanti, che possono peggiorare la prognosi e ridurre la qualità della vita. L'avanzamento delle conoscenze sui processi neoplastici e lo sviluppo di tecniche di screening oncologico sempre più precise hanno consentito di migliorare la prevenzione dei tumori e di diagnosticare le neoplasie in fasi sempre più precoci, permettendo trattamenti tempestivi. Inoltre, i progressi nelle terapie, che includono una migliore gestione degli effetti collaterali della chemioterapia e interventi chirurgici meno invasivi ma altrettanto efficaci rispetto alle tecniche tradizionali, insieme alle nuove terapie palliative mini-invasive per il controllo del dolore e delle lesioni ossee metastatiche, stanno offrendo nuove opportunità di trattamento, soprattutto per quei pazienti non idonei alla chirurgia convenzionale.
Questi sviluppi si traducono oggi in maggiori possibilità di cura o, almeno, in un aumento della sopravvivenza e in un evidente miglioramento della qualità della vita dei pazienti oncologici.
Negli ultimi anni, grazie al miglioramento dell'inquadramento clinico-diagnostico dei pazienti, si è evidenziato un aumento dell'incidenza di forme precoci e spesso asintomatiche di tale neoplasia e ciò ha consentito un'evoluzione dei trattamenti chirurgici o meno ed una rapidità d'azione da parte dei medici, aumentando così di molti anni la sopravvivenza dei pazienti e, conseguentemente, anche il numero di pazienti con malattia metastatica in fase avanzata.
Le metastasi ossee si presentano, da letteratura, nel 2-13% circa dei pazienti con Ca. tiroideo; tali percentuali sono però chiaramente destinate ad aumentare. Hanno prevalenza variabile a seconda dell'istotipo (follicolare, papillare, anaplastico, midollare e a cellule di Hürthle), e predilezione per femore ed omero prossimale, rachide e bacino.
Una diagnosi precoce, così come un attento follow-up, sia della patologia tiroidea che delle eventuali metastasi, ossee e non solo, è fondamentale per un'accurata stadiazione della malattia e per l'elaborazione di un preciso iter terapeutico, date le numerose opzioni di trattamento disponibili in ambito sia medico che chirurgico.
L'opzione chirurgica può essere presa in considerazione sia come indicazione primaria nel trattamento di una data lesione sia come trattamento palliativo a scopo di “salvataggio” in caso di fratture patologiche. Le tecniche chirurgiche si differenziano a seconda del tipo di metastasi, della sede colpita ma anche del performance status e dell'aspettativa di vita del paziente; la scelta può riguardare un’osteosintesi semplice, con chiodo o placca, osteosintesi rinforzata con chiodo, placca semplice o doppia placca + cemento oppure la sostituzione protesica con protesi standard o megaprotesi cementate per lo scheletro appendicolare.
Per il rachide le opzioni sono generalmente stabilizzazione vertebrale + decompressione midollare o cifoplastica percutanea; per il bacino è preferibile un trattamento conservativo, tranne in caso di lesioni localizzate in sede peri-acetabolare; in questi casi l'intervento chirurgico può comprendere, a seconda dell'entità della lesione, tecniche mini invasive percutanee come l'acetabolo-plastica oppure chirurgia maggiormente demolitiva con coppe cementate ed anelli metallici di rinforzo.
L’opzione conservativa, usata nella maggior parte dei trattamenti, consta di un attento follow-up con la prescrizione di farmaci quali: bifosfonati, inibitori di tirosin-kinasi, anticorpi monoclonali che garantiscono al paziente un controllo mirato del dolore e della diffusione della malattia.
Lo studio effettuato in collaborazione tra UO di Ortopedia e Traumatologia I e l’AO di Endocrinologia I dell’università di Pisa dell’ospedale di Cisanello ha preso in esame 258 pazienti con carcinoma della tiroide valutati nel periodo tra gennaio 2016 ad Oggi.
Tra questi pool di pazienti sono stati selezionati 56 soggetti, 31 maschi (55,4%) e 25 femmine (44,6%), che presentano metastasi ossee riscontrate nel momento della diagnosi di carcinoma tiroideo o durante il follow-up della malattia. I pazienti hanno subito 78 interventi totali, divisi in differenti categorie: 25 sono stati trattati chirurgicamente, definito come “intervento cruento” e altri pazienti hanno subito 53 interventi conservativi con trattamento di radioterapia esterno e/o farmacologico.
L'obiettivo di questo studio è stato pertanto quello di valutare i possibili percorsi, sia chirurgici che non, scelti per ciascun paziente e cercare di seguire più strettamente i pazienti oncologici al fine di instaurare un adeguato e tempestivo iter diagnostico-terapeutico. Inoltre è stata effettuata un’analisi qualitativa sulla sintomatologia algica post-intervento e una valutazione funzionale degli impianti protesici in seguito a riabilitazione. Per concludere lo studio, ogni paziente preso in esame è stata valutata la qualità di vita alla situazione attuale, ad oggi, dopo anni dalla diagnosi di metastasi ossea e al trattamento personalizzato effettuato.
conclusioni
Si dovrebbero prevenire le diagnosi di metastasi oppure, ove ciò non fosse possibile, queste non dovrebbero essere sottovalutate poiché, valutare e trattare un paziente prima che la metastasi si verifichi migliora enormemente sia le dinamiche diagnostico-chirurgiche per l'Ortopedico che il recupero postoperatorio per il paziente con notevole miglioramento della sua qualità di vita. Poiché i migliori risultati, sia dal punto di vista delle procedure chirurgiche che della qualità di vita del paziente, si ottengono quando quest‘ultimo è adeguatamente preparato al trattamento, oltre ad una diagnosi precoce di metastasi è necessario uno scrupoloso inquadramento endocrinologico-internistico del paziente al fine di giungere all’intervento con il miglior performance status possibile. La diagnosi precoce è inoltre fondamentale poiché in alcuni casi consente l’utilizzo di tecniche mini invasive risolvendo rapidamente la sintomatologia algica e riducendo al minimo degenza e complicanze, migliorando il più rapidamente e nel miglior modo possibile la qualità di vita del paziente considerando anche che il tempo per un paziente oncologico è ancor più prezioso.
Poiché il paziente oncologico con metastasi ossee si presenta ad oggi, grazie al miglioramento delle tecniche diagnostiche e di trattamento, come una figura sempre più diffusa, con dignità e necessità proprie e specifiche, sarebbe molto utile creare un Ambulatorio specialistico con personale dedicato, con figure specializzate nel settore, così da velocizzare decisioni e trattamenti.
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