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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-10122021-131619


Tipo di tesi
Tesi di specializzazione (5 anni)
Autore
BACCI, CATERINA
URN
etd-10122021-131619
Titolo
Valutazione dello stato vitaminico D da sangue cordonale e dei fattori di rischio di carenza di vitamina D in nati durante la pandemia da SARS-CoV-2 (Studio VitaDi)
Dipartimento
MEDICINA CLINICA E SPERIMENTALE
Corso di studi
PEDIATRIA
Relatori
relatore Prof. Peroni, Diego
Parole chiave
  • COVID-19
  • COVID-19
  • esposizione solare
  • gravidanza; vitamin D
  • pregnancy
  • profilassi
  • sun exposure
  • supplementation
  • vitamina D
Data inizio appello
02/11/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
02/11/2024
Riassunto
Premessa. Recenti studi hanno dimostrato che la carenza di vitamina D durante la gravidanza può da una parte complicare il decorso della gravidanza stessa, dall’altra influenzare negativamente il periodo neonatale e la salute futura del bambino. La vitamina D, infatti, oltre a essere fondamentale per la promozione della salute ossea, esercita numerose azioni extrascheletriche. Per tale motivo, è stato recentemente ipotizzato che la carenza di vitamina D possa rappresentare un fattore di rischio sia di contrarre l’infezione da nuovo coronavirus SARS-CoV-2 (COVID-19) che di sviluppare forme gravi di malattia. A oggi, non sono disponibili in letteratura dati relativi all’adeguatezza della profilassi con vitamina D durante la gravidanza in Italia. Inoltre, nel 2020, in seguito all’attuazione di misure necessarie al contenimento della pandemia da SARS-CoV-2, la possibilità di esporsi al sole della popolazione generale, incluse le donne in gravidanza, si è nettamente ridotta.
Scopi dello studio. Valutazione dello stato vitaminico D cordonale. Valutazione dell’effetto dei presunti fattori di rischio di ipovitaminosi D materni sullo stato vitaminico D cordonale. Valutazione della relazione tra stato vitaminico D cordonale, decorso della gravidanza, eventuale infezione da SARS-CoV-2 in gravidanza e antropometria neonatale.
Materiali e metodi. Lo studio VitaDi (Numero registro pareri del Comitato Etico: 117/2021) è uno studio su campione biologico, trasversale, monocentrico, no-profit. Sono stati arruolati 300 neonati nati presso il Dipartimento Materno-Infantile dell’Ospedale San Luca di Lucca, reclutati durante la pandemia da COVID-19 (dal 03 maggio 2021 al 05 settembre 2021). Il protocollo di studio ha previsto la valutazione, mediante prelievo ematico dalla vena cordonale, dei livelli di 25-idrossivitamina D [25(OH)D] subito dopo il parto. La valutazione dei diversi fattori di rischio di sviluppare ipovitaminosi D è stata effettuata mediante la somministrazione alle madri di un questionario.
Risultati. Per quanto riguarda la valutazione dello stato vitaminico D su sangue cordonale del campione intero, la prevalenza di ipovitaminosi D (< 30 ng/mL), insufficienza di vitamina D (20-29 ng/mL) e carenza di vitamina D (< 20 ng/mL) sono risultate rispettivamente pari a 48,0%, 29,3% e 18,7%. In particolare, 10 donne (3,3%) presentavano livelli cordonali di 25(OH)D nel range della carenza grave (< 10 ng/mL).
Relativamente alle caratteristiche materne, l’origine non italiana, l’elevato fototipo (V-VI), l’eccesso ponderale pre-gravidanza, una scarsa scolarizzazione e la mancata occupazione lavorativa si associavano a valori significativamente ridotti di 25(OH)D cordonale. L’87% delle donne ha riferito di aver assunto profilassi con vitamina D durante la gravidanza, secondo dosi e modalità variabili. I nati da madri che non avevano effettuato profilassi con vitamina D in gravidanza presentavano livelli di vitamina D cordonale significativamente inferiori [31 (22-40) ng/mL vs. 26 (17-39) ng/mL; p=0,0329). La dose di vitamina D influenzava significativamente i livelli cordonali; in particolare, solo le madri che assumevano oltre 1.000 UI/die presentavano valori mediani di 25(OH)D nel range della sufficienza. Raggruppando le donne in base alla dose di vitamina D assunta in gravidanza, è emerso che l’esposizione solare nel terzo trimestre (> 30 giorni vs. ≤ 30 giorni) aumentava significativamente i livelli cordonali di vitamina D in tutte le gestanti, a eccezione di quelle che assumevano oltre 1.000 UI/die. Tramite regressione logistica, sono risultati associati a un incremento di presentare carenza di vitamina D la mancata profilassi in gravidanza (Odds Ratio, OR=3,95), un’esposizione solare inferiore a 30 giorni nel terzo trimestre (OR=2,97), nascere in primavera (vs. estate; OR=3,10) e l’etnia materna non caucasica (OR=5,59).
Le donne che hanno contratto una forma sintomatica di COVID-19 in gravidanza presentavano valori di vitamina D su sangue cordonale significativamente ridotti rispetto alle gestanti che hanno sviluppato infezione asintomatica [22 (17-33) ng/mL vs. 40 (35-64) ng/mL; p=0,0083]. La presenza di diabete gestazionale si associava a un peggior stato vitaminico D su sangue cordonale [21 (18-34) ng/mL vs. 31 (22-40) ng/mL; p=0,0152]. I nati pretermine presentavano livelli significativamente ridotti di vitamina D cordonale rispetto ai nati a termine [25 (14-33) ng/mL vs. 31 (22-40) ng/mL; p=0,0420]. La concentrazione di vitamina D su sangue cordonale non correlava con i valori antropometric neonatali.
Conclusioni. Circa la metà dei neonati (48%) nati in corso di pandemia da COVID-19 presentavano ipovitaminosi D su sangue cordonale. La profilassi con vitamina D in gravidanza e un’adeguata esposizione solare durante il terzo trimestre sono risultati i principali determinanti dello stato vitaminico D cordonale. Data l’associazione tra ridotti livelli di vitamina D e storia di recente COVID-19 sintomatico, diabete gestazionale e parto pretermine, il riscontro di carenza di vitamina D su sangue cordonale può rappresentare un marcatore di scarso outcome della gravidanza.

Background. Recent studies have shown that vitamin D deficiency can be associated with adverse gestational and neonatal outcomes. Vitamin D, in addition to being essential for promoting bone health, plays also extraskeletal actions. For this reason, it has recently been hypothesized that vitamin D deficiency may represent a risk factor for both contracting novel coronavirus SARS-CoV-2 infection (COVID-19) and developing severe disease. To date, no data are available regarding the adequacy of vitamin D supplementation during pregnancy in Italy. Furthermore, in 2020, following the implementation of measures necessary to contain the SARS-CoV-2 pandemic, the possibility of sun exposure of the general population, including pregnant women, was significantly reduced.
Objectives. Evaluation of the cord blood vitamin D status. Evaluation of the effect of assumed risk factors for maternal hypovitaminosis D on cord vitamin D status. Evaluation of the relationship between cord blood vitamin D status, course of pregnancy, possible gestational SARS-CoV-2 infection, and neonatal anthropometry.
Materials and methods. The VitaDi study is a transversal, monocentric, non-profit study conducted on 300 newborns enrolled at the Maternal and Infant Department of the San Luca Hospital in Lucca, recruited during the COVID-19 pandemic (from 3 May 2021 to 5 September 2021). 25-hydroxyvitamin D [25(OH)D] levels were analyzed from blood samples obtained from umbilical vein immediately after delivery. The evaluation of the assumed risk factors for hypovitaminosis D was carried out by administering a questionnaire to the mothers.
Results. Regarding the evaluation of cord blood vitamin D status on whole sample, the prevalence of hypovitaminosis D (< 30 ng/mL), vitamin D insufficiency (20-29 ng/mL) and deficiency (< 20 ng/mL) were 48.0%, 29.3% and 18.7%, respectively, Particularly, 10 women (3.3%) had cord levels of 25(OH)D in the range of severe deficiency
(< 10 ng/mL). Regarding the maternal characteristics, non-Italian origin, high phototype (V-VI), pre-pregnancy excess weight, a lower educational level and housewife life were associated with significantly reduced values of cord blood vitamin D levels.
The rate of women reported taking vitamin D supplementation during pregnancy was 87%, with variable dose and schedule. Newborns from mothers who did not receive gestational vitamin D supplementation had significantly lower cord vitamin D levels [31 (22-40) ng/mL vs. 26 (17-39) ng/mL; p=0.0329). Dose of supplementation significantly affected cord blood vitamin D levels; particularly, only mothers who took > 1,000 IU/day had median levels of cord blood 25(OH)D in the sufficient range. Sun exposure during third trimester (> 30 days vs. ≤ 30 days) significantly increased cord blood levels of vitamin D in all pregnant women, except those taking over 1,000 IU/day. Absent gestational vitamin D supplementation (Odds Ratio, OR=3.95), sun exposure less than 30 days in the third trimester (OR=2.97), birth in spring (vs. summer; OR=3.10), and maternal non-Caucasian ethnicity (OR=5.59) were all associated with a significant increased risk of cord blood vitamin D deficiency.
Women who contracted a symptomatic form of COVID-19 during pregnancy had significantly reduced cord blood vitamin D values compared to pregnant women who developed asymptomatic infection [22(17-33) ng/mL vs. 40 (35-64) ng/mL; p=0.0083]. Gestational diabetes was associated with a worse cord blood vitamin D status [21 (18-34) ng/mL vs. 31 (22-40) ng/mL; p=0.0152]. Preterm newborns had significantly reduced cord vitamin D levels compared with term neonates [25 (14-33) ng/mL vs. 31 (22-40) ng/mL; p=0.0420]. Cord blood vitamin D levels did not correlate with neonatal anthropometry.
Conclusions. About half of the newborns (48%) born during COVID-19 pandemic had cord blood hypovitaminosis D. Gestational vitamin D supplementation and adequate sun exposure during the third trimester are the main determinants of cord vitamin D status. Given the association between reduced levels of vitamin D and a recent history of symptomatic COVID19, gestational diabetes and preterm birth, cord blood vitamin D deficiency can be considered a marker of poor pregnancy outcome.
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