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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-10112021-183455


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
MOSSONI, ALESSANDRO
URN
etd-10112021-183455
Titolo
Il trattamento degli aneurismi pancreaticoduodenali e gastroduodenali: revisione della letteratura e proposta di un modello di ricerca clinica
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Ferrari, Mauro
Parole chiave
  • Aneurismi
  • Pancreaticoduodenali
  • Gastroduodenali
  • Storia naturale
Data inizio appello
26/10/2021
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
Gli aneurismi dell’arteria pancreaticoduodenale (PDAA) e gastroduodenale (GDAA) rappresentano il 2% e l’ 1,5% degli aneurismi viscerali1–3.Sebbene poco comuni, la loro rottura può comportare sanguinamenti massivi e talvolta emorragie retro peritoneali fatali per il paziente. Il primo PDAA descritto risale al 18954 e da allora non sono ancora stati prodotti studi definitivi circa la storia naturale di questi aneurismi, ma appare ormai chiaro che il loro rischio di rottura sia indipendente dalle dimensioni5–7. La mancanza di strumenti decisionali chiari e validati, insieme alla particolare natura della lesione, ha generato una letteratura sparsa ed eterogenea in cui il razionale dell’intervento, spesso mal definito, viene lasciato all’esperienza dei singoli centri, quando non dei singoli chirurghi. Orientarsi nella letteratura sull’argomento è quindi estremamente complesso, considerato che le casistiche sono molto contenute ed eterogenee, e per questo motivo individuare elementi che permettano di predire il rischio di rottura di questi aneurismi rappresenta una sfida ardua e ancora aperta.
Le ultime linee guida sui trattamenti degli aneurismi viscerali8 esprimono in maniera evidente le difficoltà di studio di questo argomento. Se per gli altri aneurismi viscerali vengono specificate chiare e articolate indicazioni al trattamento, per gli aneurismi peripancreatici l’indicazione è vaga quanto assoluta: dove possibile, trattare. Questo disequilibrio nelle indicazioni al trattamento, evidente anche a chi non si occupa specificatamente di questa materia, è stato il primum movens di questo lavoro. Le linee guida pongono un dubbio al lettore, se questo atteggiamento radicalmente interventista sia frutto di una intrinseca pericolosità della malattia o piuttosto di una nostra lacuna conoscitiva. Si è spinti a chiedersi, in altri termini, se l’intervento sia giustificato dalla alta mortalità e dai tassi di complicanze insiti in questi aneurismi o se l’intervento sia più semplicemente preferito a una storia naturale che non conosciamo. Nel primo caso dovremmo accettare le linee di trattamento così come sono; nel secondo caso, invece, potremmo proporre uno studio che tenti di specificare meglio le indicazioni al trattamento.
Da queste considerazioni prende corpo questo lavoro, che si compone quindi di due parti. Inizialmente prenderemo in esame le conoscenze attuali sull’argomento, interrogandoci sui fondamenti delle attuali linee guida. Successivamente, in virtù di quanto appreso, disegneremo uno studio longitudinale con lo scopo di articolare meglio il trattamento di questi pazienti.
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