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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-10102025-184055


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
BEVACQUA, MARCO
URN
etd-10102025-184055
Titolo
Dalla gigapixel all’attribuzione: il caso studio di un dipinto tra Giovanni Paolo Panini e Antonio Joli.
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Farinella, Vincenzo
Parole chiave
  • Dalla Gigapixel all'attribuzione
Data inizio appello
07/11/2025
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
Da due anni lavoro presso Memooria, un’azienda nel campo della digitalizzazione del patrimonio artistico, archivistico e archeologico. Questa esperienza mi ha offerto l’opportunità di immergermi in un settore in costante evoluzione, dove tecnologia e cultura si fondono per valorizzare e conservare la memoria collettiva. L’obiettivo principale dell’azienda è quello di rendere accessibile e durevole il patrimonio culturale, superando i limiti fisici che spesso ne ostacolano la fruizione.

Il cuore tecnologico di Memooria è rappresentato dalla fotografia gigapixel, una tecnica che consente di ottenere riproduzioni digitali di opere d’arte con un livello di dettaglio eccezionale. Questo metodo si basa sulla fusione di migliaia di immagini ad altissima risoluzione per creare un’unica fotografia composta da miliardi di pixel. Il risultato è un’immagine che permette di osservare le opere d’arte con una profondità e una precisione impossibili da raggiungere a occhio nudo. Si possono così scoprire dettagli minimi – pennellate, microfessure, variazioni cromatiche – che offrono nuove prospettive di studio, restauro e divulgazione.

La fotografia gigapixel si rivela uno strumento prezioso per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale, poiché consente di preservare digitalmente le opere e di renderle accessibili a studiosi, appassionati e pubblico generico in ogni parte del mondo.

Nel corso dell’ultimo anno, l’azienda ha partecipato a diverse campagne di digitalizzazione commissionate da enti e collezionisti privati, con l’obiettivo di analizzare e documentare opere di particolare valore. Ogni progetto ha rappresentato una sfida tecnica e interpretativa, mirata a rivelare dettagli nascosti e raccogliere dati utili alla diagnosi dello stato di conservazione. Le immagini ad altissima risoluzione permettono infatti di individuare segni di degrado invisibili, come crepe microscopiche o alterazioni cromatiche – che diventano indicatori fondamentali per pianificare interventi di restauro mirati e scientificamente fondati.

All’interno di queste esperienze professionali ho maturato l’idea per la mia tesi di laurea, dedicata a un’opera specifica analizzata durante una di queste campagne: un capriccio architettonico attribuito a Giovanni Paolo Panini, uno dei più importanti e discussi vedutisti del Settecento.

La mia ricerca si propone di ricostruire la storia dell’opera e del suo autore, interrogandosi al contempo sull’autenticità dell’attribuzione. Nel corso dell’indagine è emersa la figura di Antonio Joli, allievo di Panini, autore di un dipinto sorprendentemente simile al capriccio oggetto di studio. Questo ha aperto un interessante dibattito sull’identità del vero autore, ponendo la questione dell’attribuzione al centro del lavoro. Attraverso il confronto tra le due opere, supportato da dati digitali ottenuti con la tecnologia gigapixel, la ricerca tenta di delineare i confini tra la mano del maestro e quella dell’allievo, restituendo un contributo alla conoscenza del panorama artistico settecentesco e al ruolo della tecnologia nella moderna indagine storico-artistica.
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