Tesi etd-10102024-231901 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
KHALIL, ANAS
URN
etd-10102024-231901
Titolo
Effetti di inibitori di SGLT2 su valori ecocardiografici e parametri bioumorali nello scompenso cardiaco cronico a frazione di eiezione ridotta
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Passino, Claudio
correlatore Prof. Giannoni, Alberto
correlatore Prof. Giannoni, Alberto
Parole chiave
- ecocardiografia
- gliflozine
- hfref
- scompenso cardiaco
- sglt2i
- strain
Data inizio appello
29/10/2024
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
29/10/2064
Riassunto
Stato dell’arte: l'insufficienza cardiaca, via finale comune di molte cardiopatie, rappresenta una delle principali sfide per la sanità pubblica, per l’aumento dell’età media della popolazione, per il miglioramento delle cure delle fasi acute della cardiopatia ischemica e per i costi elevati per la gestione di questi pazienti cronici. Nonostante i progressi nella gestione della malattia, rimane una condizione con una prognosi sfavorevole e che pertanto richiede nuove soluzioni terapeutiche. I Sodium-GLucose coTransporter 2 inhibitors (SGLT2i), comunemente denominati gliflozine, sono farmaci glicosurici nati come terapia per il diabete, che sono stati oggetto di numerosi studi per il loro effetto positivo sugli eventi cardiaci avversi maggiori. Studi come EMPA-REG OUTCOME e DAPA-HF, infatti, hanno dimostrato che le gliflozine riducono il rischio cardiovascolare in pazienti con insufficienza cardiaca, indipendentemente dal controllo glicemico. Tali evidenze suggeriscono che gli effetti benefici delle gliflozine potrebbero derivare da meccanismi che vanno oltre la semplice regolazione della glicemia, come la riduzione della volemia, della rigidità arteriosa, dello stress ossidativo, della fibrosi cardiaca o modifiche al metabolismo. Attualmente gli effetti delle gliflozine sul rimodellamento cardiaco in pazienti con scompenso a frazione di eiezione ridotta o moderatamente ridotta non sono del tutto chiari.
Ipotesi e obiettivi: lo studio ipotizza che gli SGLT2i possano esercitare parte degli effetti positivi sugli eventi cardiovascolari attraverso rimodellamento inverso e miglioramento dell’attivazione neurormonale e del danno cronico dei cardiomiociti in pazienti con scompenso cardiaco cronico con una frazione di eiezione inferiore al 50%. L'obiettivo primario è valutare l'effetto di dapagliflozin ed empagliflozin sui parametri ecocardiografici, mentre l'obiettivo secondario è analizzare gli effetti di questi farmaci sui valori bioumorali (NT-proBNP, troponina ad elevata sensibilità e indici di funzione renale).
Metodi: sono stati arruolati 51 pazienti con scompenso cardiaco cronico con frazione di eiezione inferiore al 50%, in terapia ottimale e che non avevano mai utilizzato gliflozine precedentemente. I pazienti sono stati trattati con dapagliflozin o empagliflozin e sono stati rivalutati dopo sei mesi di trattamento. I parametri ecocardiografici (incluse misure derivate dal deformation imaging – strain) e bioumorali sono stati misurati all'inizio e alla fine dello studio per valutare eventuali cambiamenti rispetto ai valori basali.
Risultati: i risultati dello studio hanno evidenziato miglioramenti significativi della frazione di eiezione del ventricolo sinistro (+17,9%, p=0,0232) e dell’atrio sinistro (+23,1%, p=0,0275), della funzione diastolica del ventricolo sinistro, come indicato da un incremento dell'onda A (+12,9%, p=0,0464) e dell’e' settale (+8,4%, p=0,0243). Parimenti, l’utilizzo di SGLT inibitori è stato associato a una riduzione della pressione polmonare sistolica (-12,8%, p=0,0446) e a un miglioramento della funzione sistolica del ventricolo destro, come dimostrato dall’incremento del TAPSE (+11,8%, p=0,0490), con decongestione del comparto venoso, testimoniato dalla riduzione del diametro della vena cava inferiore (-8,2%, p=0,0148). Per quanto riguarda il deformation imaging, i risultati hanno confermato un aumento significativo della contrattilità del ventricolo e atrio sinistro, come indicato dal miglioramento del GLS (-27,7%, p=0,0004) e del PACS 4CH (+46,6%, p=0,0110). Riguardo i parametri bioumorali, si sono osservate un aumento significativo dei livelli di emoglobina (+5,5%, p=0,0146) e una riduzione significativa della troponina T ad alta sensibilità (-18,6%, p=0,0119) e dei valori plasmatici di NT-proBNP (-45,0%, p=0,0049).
Conclusioni: questo studio conferma che, in pazienti con insufficienza cardiaca cronica e frazione di eiezione ridotta, le gliflozine hanno un impatto positivo sul rimodellamento e funzionalità cardiaca, con effetti favorevoli sul sovraccarico/danno miocardico del ventricolo sinistro, come testimoniato dalla riduzione di troponina T e NT-proBNP. I miglioramenti osservati nella funzione sistolica e diastolica del cuore sinistro, insieme al rimodellamento positivo del cuore destro e all'aumento della capacità contrattile, confermano il significativo potenziale terapeutico delle gliflozine in questo contesto clinico. Le cause di questi miglioramenti potrebbero essere attribuite a una combinazione di riduzione della volemia, miglioramento del profilo metabolico, modulazione dei canali miocardici ed endoteliali, e riduzione dell'infiammazione. Studi futuri dovrebbero valutare l’effetto di questa classe di farmaci sui riflessi vegetativi cardiorespiratori come possibile ulteriore meccanismo di beneficio in considerazione del loro ruolo come determinanti fisiopatologici di progressione della malattia.
Ipotesi e obiettivi: lo studio ipotizza che gli SGLT2i possano esercitare parte degli effetti positivi sugli eventi cardiovascolari attraverso rimodellamento inverso e miglioramento dell’attivazione neurormonale e del danno cronico dei cardiomiociti in pazienti con scompenso cardiaco cronico con una frazione di eiezione inferiore al 50%. L'obiettivo primario è valutare l'effetto di dapagliflozin ed empagliflozin sui parametri ecocardiografici, mentre l'obiettivo secondario è analizzare gli effetti di questi farmaci sui valori bioumorali (NT-proBNP, troponina ad elevata sensibilità e indici di funzione renale).
Metodi: sono stati arruolati 51 pazienti con scompenso cardiaco cronico con frazione di eiezione inferiore al 50%, in terapia ottimale e che non avevano mai utilizzato gliflozine precedentemente. I pazienti sono stati trattati con dapagliflozin o empagliflozin e sono stati rivalutati dopo sei mesi di trattamento. I parametri ecocardiografici (incluse misure derivate dal deformation imaging – strain) e bioumorali sono stati misurati all'inizio e alla fine dello studio per valutare eventuali cambiamenti rispetto ai valori basali.
Risultati: i risultati dello studio hanno evidenziato miglioramenti significativi della frazione di eiezione del ventricolo sinistro (+17,9%, p=0,0232) e dell’atrio sinistro (+23,1%, p=0,0275), della funzione diastolica del ventricolo sinistro, come indicato da un incremento dell'onda A (+12,9%, p=0,0464) e dell’e' settale (+8,4%, p=0,0243). Parimenti, l’utilizzo di SGLT inibitori è stato associato a una riduzione della pressione polmonare sistolica (-12,8%, p=0,0446) e a un miglioramento della funzione sistolica del ventricolo destro, come dimostrato dall’incremento del TAPSE (+11,8%, p=0,0490), con decongestione del comparto venoso, testimoniato dalla riduzione del diametro della vena cava inferiore (-8,2%, p=0,0148). Per quanto riguarda il deformation imaging, i risultati hanno confermato un aumento significativo della contrattilità del ventricolo e atrio sinistro, come indicato dal miglioramento del GLS (-27,7%, p=0,0004) e del PACS 4CH (+46,6%, p=0,0110). Riguardo i parametri bioumorali, si sono osservate un aumento significativo dei livelli di emoglobina (+5,5%, p=0,0146) e una riduzione significativa della troponina T ad alta sensibilità (-18,6%, p=0,0119) e dei valori plasmatici di NT-proBNP (-45,0%, p=0,0049).
Conclusioni: questo studio conferma che, in pazienti con insufficienza cardiaca cronica e frazione di eiezione ridotta, le gliflozine hanno un impatto positivo sul rimodellamento e funzionalità cardiaca, con effetti favorevoli sul sovraccarico/danno miocardico del ventricolo sinistro, come testimoniato dalla riduzione di troponina T e NT-proBNP. I miglioramenti osservati nella funzione sistolica e diastolica del cuore sinistro, insieme al rimodellamento positivo del cuore destro e all'aumento della capacità contrattile, confermano il significativo potenziale terapeutico delle gliflozine in questo contesto clinico. Le cause di questi miglioramenti potrebbero essere attribuite a una combinazione di riduzione della volemia, miglioramento del profilo metabolico, modulazione dei canali miocardici ed endoteliali, e riduzione dell'infiammazione. Studi futuri dovrebbero valutare l’effetto di questa classe di farmaci sui riflessi vegetativi cardiorespiratori come possibile ulteriore meccanismo di beneficio in considerazione del loro ruolo come determinanti fisiopatologici di progressione della malattia.
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