Tesi etd-10102024-131743 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
GATTOBIGIO, ALESSANDRO
URN
etd-10102024-131743
Titolo
Ruolo della Sindrome di Sjogren nel danno d'organo cardiaco in pazienti con Ipertensione Arteriosa
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof.ssa Baldini, Chiara
correlatore Prof. Masi, Stefano
correlatore Prof. Masi, Stefano
Parole chiave
- attività di malattia
- danno d'organo cardiaco
- ecocardiografia
- ipertensione arteriosa
- sindrome di sjogren
Data inizio appello
29/10/2024
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
29/10/2094
Riassunto
La Sindrome di Sjogren (SjS) è una malattia infiammatoria autoimmune che colpisce le ghiandole salivari e lacrimali. Essa tende a colpire la popolazione femminile, maggiormente tra i 30 e i 50 anni. Inoltre, è caratterizzata da un insieme di sintomi: alcuni dipendono dalla ridotta funzionalità ghiandolare, esito dell'anomala risposta immunitaria rivolta verso antigeni ghiandolari, e sono associati a secchezza oculare e orale principalmente, ma anche cutanea e vaginale; altri dipendono dalla attività della malattia a livello sistemico, esito invece di una più ampia e variegata risposta infiammatoria, che determina alterazioni strutturali e funzionali a carico di altri organi e apparati, e riguardano in genere sintomi polmonari, renali, ematologici, articolari costituzionali e cardiovascolari. La diagnosi si esegue sul rispetto di criteri sanciti dalla American College of Rheumatology (ACR) e dalla European League Against Rheumatism (EULAR). L’attività di malattia sistemica si misura con score clinici come ESSDAI, ESSPRI, FACIT, HADS.
La SjS può interessare vari organi e apparati, incluso il sistema cardiovascolare: essa, infatti, è caratterizzata da un'infiammazione sistemica cronica che può influenzare negativamente la funzione dell’endotelio vascolare, con il risultato di un'accelerazione del processo di aterosclerosi. Diversi studi hanno già evidenziato che i pazienti affetti da SjS presentano una maggiore prevalenza di danni cardiaco e vascolare subclinico che predispongono a ulteriori complicanze cardiache come la disfunzione diastolica e l’ipertrofia ventricolare sinistra. La combinazione della SjS con l'ipertensione arteriosa può aggravare ulteriormente il quadro clinico, poiché l’elevata pressione sanguigna, insieme all’infiammazione cronica, aumenta il rischio di eventi cardiovascolari come l'infarto del miocardio e l'ictus ischemico.
Il presente studio esplora il ruolo della SjS nel danno d'organo cardiaco, con un'attenzione particolare ai pazienti che presentano anche ipertensione arteriosa (IA), una comorbidità comune in questa popolazione. Lo scopo della ricerca è comprendere l'interazione tra SjS e IA e come questa sinergia contribuisca all'incremento del rischio cardiovascolare e al peggioramento del quadro clinico generale.
L'analisi condotta su una popolazione di 21 pazienti con SjS e IA ha rivelato risultati significativi. In particolare, attraverso tecniche di imaging ecocardiografico basate sull’impiego dell’ecocardiografia bidimensionale, M-mode e Doppler tissutale, è stato osservato che i pazienti con entrambe le condizioni presentano una forte incidenza di ipertrofia ventricolare sinistra e disfunzione diastolica. Inoltre, i pazienti con SjS che presentano una maggior attività sistemica di malattia hanno mostrato una altrettanto maggiore prevalenza di danno d'organo subclinico rispetto ai pazienti che presentano un più blando decorso clinico. Dal confronto con pazienti controllo affetti dalla sola IA è emersa una relazione differente tra valori di pressione sistolica e indicatori di disfunzione diastolica delle due coorti, a suggerire il contributo di altri meccanismi correlati alla malattia che possono giocare un ruolo nel danno cardiaco.
I risultati hanno anche evidenziato che l'uso prolungato di corticosteroidi, un trattamento comunemente utilizzato per gestire i sintomi infiammatori della SjS, potrebbe essere associato alla maggior prevalenza di ipertrofica ventricolare sinistra e disfunzione diastolica.
In conclusione, questo studio pilota dimostra come i pazienti affetti da SjS e IA
presentino alterazioni cardiache subcliniche significative. I risultati ottenuti tramite
ecocardiografia hanno permesso di individuare un coinvolgimento cardiaco
subclinico nei pazienti con SjS, in particolare un’associazione tra l'attività di malattia e
i biomarkers di disfunzione diastolica. Lo studio inoltre suggerisce che l'infiammazione
cronica, caratteristica della SjS, potrebbe contribuire al rimodellamento cardiaco e
alla progressione della disfunzione cardiaca subclinica. Oltre ai trattamenti farmacologici, lo studio suggerisce l’importanza di un monitoraggio regolare e multidisciplinare dei pazienti con SjS e IA. Per una corretta stratificazione del rischio cardiovascolare, andrebbero valutati attentamente sia i fattori di rischio tradizionali, come la pressione arteriosa e i livelli di colesterolo, sia quelli specifici della malattia autoimmune, come la presenza di autoanticorpi e l'attività infiammatoria. Morfologia e funzionalità cardiache dovrebbero essere monitorati tramite ecocardiografia e altre tecniche di imaging più innovative per individuare precocemente eventuali segni di danno subclinico e intervenire tempestivamente con adeguati trattamenti preventivi e terapeutici. Infine, viene posto l'accento sulla necessità di condurre ulteriori studi che approfondiscano in dettaglio sia i meccanismi malattia specifici alla base del danno cardiaco sia i possibili meccanismi di danno iatrogeno, correlati all'uso di corticosteroidi; esortando sia a personalizzare il trattamento di questi pazienti sulla base delle loro comorbidità, sia a virare su nuove terapie che siano meno gravate da effetti avversi a lungo termine.
La SjS può interessare vari organi e apparati, incluso il sistema cardiovascolare: essa, infatti, è caratterizzata da un'infiammazione sistemica cronica che può influenzare negativamente la funzione dell’endotelio vascolare, con il risultato di un'accelerazione del processo di aterosclerosi. Diversi studi hanno già evidenziato che i pazienti affetti da SjS presentano una maggiore prevalenza di danni cardiaco e vascolare subclinico che predispongono a ulteriori complicanze cardiache come la disfunzione diastolica e l’ipertrofia ventricolare sinistra. La combinazione della SjS con l'ipertensione arteriosa può aggravare ulteriormente il quadro clinico, poiché l’elevata pressione sanguigna, insieme all’infiammazione cronica, aumenta il rischio di eventi cardiovascolari come l'infarto del miocardio e l'ictus ischemico.
Il presente studio esplora il ruolo della SjS nel danno d'organo cardiaco, con un'attenzione particolare ai pazienti che presentano anche ipertensione arteriosa (IA), una comorbidità comune in questa popolazione. Lo scopo della ricerca è comprendere l'interazione tra SjS e IA e come questa sinergia contribuisca all'incremento del rischio cardiovascolare e al peggioramento del quadro clinico generale.
L'analisi condotta su una popolazione di 21 pazienti con SjS e IA ha rivelato risultati significativi. In particolare, attraverso tecniche di imaging ecocardiografico basate sull’impiego dell’ecocardiografia bidimensionale, M-mode e Doppler tissutale, è stato osservato che i pazienti con entrambe le condizioni presentano una forte incidenza di ipertrofia ventricolare sinistra e disfunzione diastolica. Inoltre, i pazienti con SjS che presentano una maggior attività sistemica di malattia hanno mostrato una altrettanto maggiore prevalenza di danno d'organo subclinico rispetto ai pazienti che presentano un più blando decorso clinico. Dal confronto con pazienti controllo affetti dalla sola IA è emersa una relazione differente tra valori di pressione sistolica e indicatori di disfunzione diastolica delle due coorti, a suggerire il contributo di altri meccanismi correlati alla malattia che possono giocare un ruolo nel danno cardiaco.
I risultati hanno anche evidenziato che l'uso prolungato di corticosteroidi, un trattamento comunemente utilizzato per gestire i sintomi infiammatori della SjS, potrebbe essere associato alla maggior prevalenza di ipertrofica ventricolare sinistra e disfunzione diastolica.
In conclusione, questo studio pilota dimostra come i pazienti affetti da SjS e IA
presentino alterazioni cardiache subcliniche significative. I risultati ottenuti tramite
ecocardiografia hanno permesso di individuare un coinvolgimento cardiaco
subclinico nei pazienti con SjS, in particolare un’associazione tra l'attività di malattia e
i biomarkers di disfunzione diastolica. Lo studio inoltre suggerisce che l'infiammazione
cronica, caratteristica della SjS, potrebbe contribuire al rimodellamento cardiaco e
alla progressione della disfunzione cardiaca subclinica. Oltre ai trattamenti farmacologici, lo studio suggerisce l’importanza di un monitoraggio regolare e multidisciplinare dei pazienti con SjS e IA. Per una corretta stratificazione del rischio cardiovascolare, andrebbero valutati attentamente sia i fattori di rischio tradizionali, come la pressione arteriosa e i livelli di colesterolo, sia quelli specifici della malattia autoimmune, come la presenza di autoanticorpi e l'attività infiammatoria. Morfologia e funzionalità cardiache dovrebbero essere monitorati tramite ecocardiografia e altre tecniche di imaging più innovative per individuare precocemente eventuali segni di danno subclinico e intervenire tempestivamente con adeguati trattamenti preventivi e terapeutici. Infine, viene posto l'accento sulla necessità di condurre ulteriori studi che approfondiscano in dettaglio sia i meccanismi malattia specifici alla base del danno cardiaco sia i possibili meccanismi di danno iatrogeno, correlati all'uso di corticosteroidi; esortando sia a personalizzare il trattamento di questi pazienti sulla base delle loro comorbidità, sia a virare su nuove terapie che siano meno gravate da effetti avversi a lungo termine.
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