Tesi etd-10062024-121339 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
CACCHIONE, CAMILLA
URN
etd-10062024-121339
Titolo
Piastrinopenia immunomediata in età pediatrica e adolescenziale: caratteristiche cliniche, fattori di rischio per forme secondarie e risposta al trattamento in una coorte monocentrica
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Filippi, Luca
correlatore Dott.ssa Casazza, Gabriella
correlatore Dott. Costagliola, Giorgio
correlatore Dott.ssa Casazza, Gabriella
correlatore Dott. Costagliola, Giorgio
Parole chiave
- Autoimmune thrombocytopenia
- Eltrombopag
- IEI
- Immunofenotipo
- Immunophenotype
- Piastrinopenia autoimmune
- Rituximab
Data inizio appello
29/10/2024
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
29/10/2064
Riassunto
Premessa: la piastrinopenia autoimmune, appartenente al gruppo delle piastrinopenie da alterata distruzione periferica, è una condizione caratterizzata da una conta piastrinica inferiore a 100000/mm3, e dalla distruzione immunomediata delle piastrine da parte di anticorpi diretti contro le glicoproteine di membrana, o in misura minore, contro i megacariociti. Distinguiamo una forma idiopatica primitiva, ed una forma secondaria. La forma primitiva, nella maggior parte dei casi, è forma con esordio acuto e si manifesta più frequentemente nei bambini piccoli, legata a fattori di natura virale, inoltre la diagnosi è di esclusione di altre cause di piastrinopenia. La forma secondaria ha un esordio più subdolo, con tendenza al decorso cronico e si manifesta in bambini in età adolescenziale. La forma cronica è legata a disordini linfoproliferativi o a patologia immunologica. Lo studio ha come obiettivo quello di valutare le caratteristiche cliniche della piastrinopenia immunomediata in età pediatrica e adolescenziale, di valutare i fattori di rischio per forme secondarie, e valutare la risposta ai diversi trattamenti.
Materiali e metodi: È stato eseguito uno studio retrospettivo multicentrico su pazienti con diagnosi di ITP seguiti presso la UO Oncoematologia Pediatrica dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana (AOUP) valutati in un periodo di circa dieci anni (2013-2024). Per ogni paziente sono stati raccolti dati comprendenti informazioni anagrafiche, manifestazioni cliniche alla diagnosi e durante il follow-up, esami ematochimici principali, quali l’emocromo alla diagnosi e l’esito di accertamenti eziologici (ricerche virologiche, test di Coombs, ricerche anticorpali, aspirato midollare e biopsia osteomidollare) ed il profilo immunologico di primo livello. Quando eseguito, è stato analizzato anche il fenotipo linfocitario avanzato. Sono stati inoltre raccolti dati riguardo l’esecuzione di ecografia splenica con sonda ad alta frequenza. Sono stati infine valutati dati riguardo l’utilizzo di trattamenti di prima e seconda linea e la risposta al singolo trattamento.
Risultati: Sono stati inclusi 153 pazienti, dei quali 87 di sesso maschile e 66 di sesso femminile, con rapporto M: F=1,32. L’età media alla diagnosi è stata 9 anni. Nella coorte esaminata sono stati identificati 89 pazienti con ITP acuta, 55 con ITP cronica e 9 forme persistenti. Delle croniche, 10 presentavano forme secondarie a IEI, 5 a patologie immunomediate. L’età di esordio delle forme acute è risultata significativamente minore rispetto alla coorte cITP+persistenti (p value<0,0001). La conta piastrinica media all’esordio nelle forme acute è risultata significativamente minore rispetto alla coorte cITP+persistenti (p value=0,0004). L’esordio, nel 79% delle forme acute, ed il 21% delle forme croniche, è stato preceduto da trigger infettivo. Il 79% dei pazienti con aITP presentava manifestazioni emorragiche all’esordio, rispetto al 21% delle forme croniche. All’esordio 25 pazienti presentavano elementi linfoproliferativi (linfoadenopatia, epatosplenomegalia). Riscontrate rispettivamente in 5 ITP-IEI, e 2cITP, mostrando una differenza significativa (p value<0,0001). Il test di Coombs è stato eseguito in 18 pazienti, con positività in 4 acute e 13 croniche (p value=0,001). L’aspirato midollare è stato eseguito in 20 pazienti con aITP, 27 con cITP (di cui 6 IEI), dimostrando una differenza significativa (p value=0,003). 72 dei pazienti con aITP hanno ricevuto terapia con IVIg e 18 con corticosteroidi. Nelle forme croniche 35 hanno ricevuto IVIg e 31 corticosteroidi. 18 pazienti hanno necessitato di terapia di seconda linea. Il farmaco più utilizzato è stato Eltrombopag, con risposta completa in 13, parziale in 4 ed assente in 1. I dati emersi dal confronto IEI- cITP hanno dimostrato come negli IEI abbiamo una maggiore linfoproliferazione (p value=0,004), positività del test di Coombs (p value<0,0001). Per quanto riguarda invece la positività per autoanticorpi e presenza di malattie autoimmuni, non è stata dimostrata una differenza significativa nei due gruppi (rispettivamente p value=0,006, p value=0,12). È stata invece trovata una differenza significativa per la positività agli autoanticorpi e la presenza di malattie autoimmuni nel confronto IEI e la restante coorte, cITP+aITP (rispettivamente p value=0,0002, p value<0,0001).
Conclusioni: Lo studio ha analizzato pazienti pediatrici, rivelando che le forme acute si manifestano in bambini più piccoli, spesso dopo infezioni virali, con bassa conta piastrinica e gravi emorragie, mentre le forme croniche esordiscono più tardi, con conta piastrinica più alta. Per le forme croniche è fondamentale effettuare indagini approfondite per identificare rischi e forme secondarie. Dato importante emerso è che l'ecografia splenica è utile per rilevare linfoproliferazione subclinica. È importante sviluppare nuove terapie per i casi refrattari, evitando combinazioni farmacologiche tossiche.Premise: Autoimmune thrombocytopenia, part of the group of thrombocytopenia due to altered peripheral destruction, is a condition characterized by a platelet count below 100,000/mm³ and immunologically mediated destruction of platelets by antibodies directed against membrane glycoproteins, or to a lesser extent, against megakaryocytes. We distinguish between an idiopathic primary form and a secondary form. The primary form is mostly acute and more commonly manifests in young children, often related to viral factors; diagnosis is based on the exclusion of other causes of thrombocytopenia. The secondary form has a more insidious onset, tends toward chronicity, and appears in adolescents. The chronic form is associated with lymphoproliferative disorders or immunological diseases. This study aims to evaluate the clinical characteristics of immune-mediated thrombocytopenia in pediatric and adolescent patients, assess risk factors for secondary forms, and evaluate responses to various treatments.
Materials and Methods: A retrospective multicenter study was conducted on patients diagnosed with ITP followed at the Pediatric Oncohematology Unit of the Pisa University Hospital (AOUP) over approximately ten years (2013-2024). Data collected included demographic information, clinical manifestations at diagnosis and during follow-up, main laboratory tests (complete blood count at diagnosis and results of etiological assessments such as virological tests, Coombs test, antibody tests, bone marrow aspiration, and osteomedullary biopsy) and first-level immunological profile. When performed, advanced lymphocyte phenotype was also analyzed. Data on splenic ultrasound using a high-frequency probe were also collected. Finally, data on the use of first and second-line treatments and responses to individual treatments were evaluated.
Results: A total of 153 patients were included, with 87 males and 66 females (M: F = 1.32). The mean age at diagnosis was 9 years. In the examined cohort, 89 patients had acute ITP, 55 had chronic ITP, and 9 had persistent forms. Among the chronic cases, 10 had secondary forms due to IEI and 5 due to immunological diseases. The onset age for acute forms was significantly lower compared to the cITP+persistent cohort (p value < 0.0001). The average platelet count at onset in acute forms was significantly lower than in the cITP+persistent cohort (p value = 0.0004). An infectious trigger preceded the onset in 79% of acute forms and 21% of chronic forms. Hemorrhagic manifestations at onset were present in 79% of patients with aITP compared to 21% in chronic forms. At onset, 25 patients exhibited lymphoproliferative elements (lymphadenopathy, hepatosplenomegaly), with 5 found in ITP-IEI and 2 in cITP, showing a significant difference (p value< 0.0001). The Coombs test was performed in 18 patients, positive in 4 acute and 13 chronic cases (p value= 0.001). Bone marrow aspiration was performed in 20 patients with aITP and 27 with cITP (including 6 IEI), showing a significant difference (p value= 0.003). Seventy-two patients with aITP received IVIg therapy and 18 corticosteroids. In chronic forms, 35 received IVIg and 31 corticosteroids. Eighteen patients required second-line therapy, with Eltrombopag being the most used drug, showing complete response in 13, partial in 4, and no response in 1. Comparisons between IEI and cITP showed greater lymphoproliferation in IEI (p value= 0.004) and positivity in the Coombs test (p value< 0.0001). No significant difference was found for autoantibody positivity and autoimmune diseases between the two groups (p value= 0.006 and p value= 0.12, respectively). A significant difference was found in autoantibody positivity and the presence of autoimmune diseases when comparing IEI to the remaining cohort, cITP+aITP (p value= 0.0002 and p value < 0.0001, respectively).
Conclusions: The study analyzed pediatric patients, revealing that acute forms occur in younger children, often following viral infections, with low platelet counts and severe hemorrhages, while chronic forms have a later onset with higher platelet counts. For chronic forms, it is essential to conduct in-depth investigations to identify risks and secondary forms. An important finding is that splenic ultrasound is useful for detecting subclinical lymphoproliferation. It is vital to develop new therapies for refractory cases to avoid toxic pharmacological combinations.
Materiali e metodi: È stato eseguito uno studio retrospettivo multicentrico su pazienti con diagnosi di ITP seguiti presso la UO Oncoematologia Pediatrica dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana (AOUP) valutati in un periodo di circa dieci anni (2013-2024). Per ogni paziente sono stati raccolti dati comprendenti informazioni anagrafiche, manifestazioni cliniche alla diagnosi e durante il follow-up, esami ematochimici principali, quali l’emocromo alla diagnosi e l’esito di accertamenti eziologici (ricerche virologiche, test di Coombs, ricerche anticorpali, aspirato midollare e biopsia osteomidollare) ed il profilo immunologico di primo livello. Quando eseguito, è stato analizzato anche il fenotipo linfocitario avanzato. Sono stati inoltre raccolti dati riguardo l’esecuzione di ecografia splenica con sonda ad alta frequenza. Sono stati infine valutati dati riguardo l’utilizzo di trattamenti di prima e seconda linea e la risposta al singolo trattamento.
Risultati: Sono stati inclusi 153 pazienti, dei quali 87 di sesso maschile e 66 di sesso femminile, con rapporto M: F=1,32. L’età media alla diagnosi è stata 9 anni. Nella coorte esaminata sono stati identificati 89 pazienti con ITP acuta, 55 con ITP cronica e 9 forme persistenti. Delle croniche, 10 presentavano forme secondarie a IEI, 5 a patologie immunomediate. L’età di esordio delle forme acute è risultata significativamente minore rispetto alla coorte cITP+persistenti (p value<0,0001). La conta piastrinica media all’esordio nelle forme acute è risultata significativamente minore rispetto alla coorte cITP+persistenti (p value=0,0004). L’esordio, nel 79% delle forme acute, ed il 21% delle forme croniche, è stato preceduto da trigger infettivo. Il 79% dei pazienti con aITP presentava manifestazioni emorragiche all’esordio, rispetto al 21% delle forme croniche. All’esordio 25 pazienti presentavano elementi linfoproliferativi (linfoadenopatia, epatosplenomegalia). Riscontrate rispettivamente in 5 ITP-IEI, e 2cITP, mostrando una differenza significativa (p value<0,0001). Il test di Coombs è stato eseguito in 18 pazienti, con positività in 4 acute e 13 croniche (p value=0,001). L’aspirato midollare è stato eseguito in 20 pazienti con aITP, 27 con cITP (di cui 6 IEI), dimostrando una differenza significativa (p value=0,003). 72 dei pazienti con aITP hanno ricevuto terapia con IVIg e 18 con corticosteroidi. Nelle forme croniche 35 hanno ricevuto IVIg e 31 corticosteroidi. 18 pazienti hanno necessitato di terapia di seconda linea. Il farmaco più utilizzato è stato Eltrombopag, con risposta completa in 13, parziale in 4 ed assente in 1. I dati emersi dal confronto IEI- cITP hanno dimostrato come negli IEI abbiamo una maggiore linfoproliferazione (p value=0,004), positività del test di Coombs (p value<0,0001). Per quanto riguarda invece la positività per autoanticorpi e presenza di malattie autoimmuni, non è stata dimostrata una differenza significativa nei due gruppi (rispettivamente p value=0,006, p value=0,12). È stata invece trovata una differenza significativa per la positività agli autoanticorpi e la presenza di malattie autoimmuni nel confronto IEI e la restante coorte, cITP+aITP (rispettivamente p value=0,0002, p value<0,0001).
Conclusioni: Lo studio ha analizzato pazienti pediatrici, rivelando che le forme acute si manifestano in bambini più piccoli, spesso dopo infezioni virali, con bassa conta piastrinica e gravi emorragie, mentre le forme croniche esordiscono più tardi, con conta piastrinica più alta. Per le forme croniche è fondamentale effettuare indagini approfondite per identificare rischi e forme secondarie. Dato importante emerso è che l'ecografia splenica è utile per rilevare linfoproliferazione subclinica. È importante sviluppare nuove terapie per i casi refrattari, evitando combinazioni farmacologiche tossiche.Premise: Autoimmune thrombocytopenia, part of the group of thrombocytopenia due to altered peripheral destruction, is a condition characterized by a platelet count below 100,000/mm³ and immunologically mediated destruction of platelets by antibodies directed against membrane glycoproteins, or to a lesser extent, against megakaryocytes. We distinguish between an idiopathic primary form and a secondary form. The primary form is mostly acute and more commonly manifests in young children, often related to viral factors; diagnosis is based on the exclusion of other causes of thrombocytopenia. The secondary form has a more insidious onset, tends toward chronicity, and appears in adolescents. The chronic form is associated with lymphoproliferative disorders or immunological diseases. This study aims to evaluate the clinical characteristics of immune-mediated thrombocytopenia in pediatric and adolescent patients, assess risk factors for secondary forms, and evaluate responses to various treatments.
Materials and Methods: A retrospective multicenter study was conducted on patients diagnosed with ITP followed at the Pediatric Oncohematology Unit of the Pisa University Hospital (AOUP) over approximately ten years (2013-2024). Data collected included demographic information, clinical manifestations at diagnosis and during follow-up, main laboratory tests (complete blood count at diagnosis and results of etiological assessments such as virological tests, Coombs test, antibody tests, bone marrow aspiration, and osteomedullary biopsy) and first-level immunological profile. When performed, advanced lymphocyte phenotype was also analyzed. Data on splenic ultrasound using a high-frequency probe were also collected. Finally, data on the use of first and second-line treatments and responses to individual treatments were evaluated.
Results: A total of 153 patients were included, with 87 males and 66 females (M: F = 1.32). The mean age at diagnosis was 9 years. In the examined cohort, 89 patients had acute ITP, 55 had chronic ITP, and 9 had persistent forms. Among the chronic cases, 10 had secondary forms due to IEI and 5 due to immunological diseases. The onset age for acute forms was significantly lower compared to the cITP+persistent cohort (p value < 0.0001). The average platelet count at onset in acute forms was significantly lower than in the cITP+persistent cohort (p value = 0.0004). An infectious trigger preceded the onset in 79% of acute forms and 21% of chronic forms. Hemorrhagic manifestations at onset were present in 79% of patients with aITP compared to 21% in chronic forms. At onset, 25 patients exhibited lymphoproliferative elements (lymphadenopathy, hepatosplenomegaly), with 5 found in ITP-IEI and 2 in cITP, showing a significant difference (p value< 0.0001). The Coombs test was performed in 18 patients, positive in 4 acute and 13 chronic cases (p value= 0.001). Bone marrow aspiration was performed in 20 patients with aITP and 27 with cITP (including 6 IEI), showing a significant difference (p value= 0.003). Seventy-two patients with aITP received IVIg therapy and 18 corticosteroids. In chronic forms, 35 received IVIg and 31 corticosteroids. Eighteen patients required second-line therapy, with Eltrombopag being the most used drug, showing complete response in 13, partial in 4, and no response in 1. Comparisons between IEI and cITP showed greater lymphoproliferation in IEI (p value= 0.004) and positivity in the Coombs test (p value< 0.0001). No significant difference was found for autoantibody positivity and autoimmune diseases between the two groups (p value= 0.006 and p value= 0.12, respectively). A significant difference was found in autoantibody positivity and the presence of autoimmune diseases when comparing IEI to the remaining cohort, cITP+aITP (p value= 0.0002 and p value < 0.0001, respectively).
Conclusions: The study analyzed pediatric patients, revealing that acute forms occur in younger children, often following viral infections, with low platelet counts and severe hemorrhages, while chronic forms have a later onset with higher platelet counts. For chronic forms, it is essential to conduct in-depth investigations to identify risks and secondary forms. An important finding is that splenic ultrasound is useful for detecting subclinical lymphoproliferation. It is vital to develop new therapies for refractory cases to avoid toxic pharmacological combinations.
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