Tesi etd-10042025-204450 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
LEMMETTI, AURORA
URN
etd-10042025-204450
Titolo
Genitorialità e responsabilità educativa nel sistema digitale: tutela e progressiva autonomia del minore di età
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SOCIOLOGIA E MANAGEMENT DEI SERVIZI SOCIALI
Relatori
relatore Vizzoni, Lavinia
Parole chiave
- best interest of the child
- educazione digitale
- genitore digitale
- minore digitale
- responsabilità genitoriale
- rivoluzione digitale
Data inizio appello
20/10/2025
Consultabilità
Completa
Riassunto
L’elaborato affronta il tema della genitorialità e della responsabilità educativa nel sistema digitale, con particolare attenzione alla tutela e alla progressiva autonomia del minore di età. La rivoluzione digitale ha inciso profondamente sulle relazioni sociali e familiari, ridefinendo le forme di interazione, i percorsi di apprendimento e l’esercizio della responsabilità genitoriale. Bambini e adolescenti crescono oggi in un contesto in cui dimensione fisica e virtuale si intrecciano, aprendo nuove possibilità ma al tempo stesso generando rischi significativi. In tale contesto si colloca la duplice sfida al centro della ricerca: da un lato il diritto, chiamato ad aggiornare categorie e strumenti per garantire una tutela effettiva; dall’altro i genitori, che devono esercitare la loro responsabilità educativa in un ambiente complesso e in costante trasformazione. L’approccio adottato è multidisciplinare, giuridico e sociale, volto a interpretare tali dinamiche alla luce del principio del superiore interesse del minore.
Il primo capitolo del lavoro definisce i concetti base per la comprensione dell’intero elaborato, definendo dunque i principi giuridici e sociali di riferimento a minori, genitori e sistema digitale. L’analisi parte ricostruendo l’attuale condizione del soggetto minore, non più considerato mero destinatario passivo di protezione, ma oggi riconosciuto come individuo attivo, portatore di diritti in evoluzione e meritevole di valorizzazione rispetto la sua capacità di autodeterminazione. In tale quadro trova inoltre spazio la figura del minore emancipato, nonché prima forma di riconoscimento di autonomia giuridica nei confronti di un minore di età. Centrale è il principio del superiore interesse del minore, sancito dall’art. 3 della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo del 1989 e recepito dal nostro ordinamento come clausola generale e dinamica. Tale principio funge da bussola interpretativa per ogni decisione che riguarda il minore stesso e pone in essere specifici principi come quello all’ascolto e della capacità di discernimento, fondamentali per la valorizzazione dell’identità del minore.
Il percorso affronta inoltre l’evoluzione dal modello di potestà genitoriale, incentrato sul potere dell’adulto, alla responsabilità genitoriale, che pone al centro la cura, la tutela e l’accompagnamento del figlio. In tale contesto il dovere di educazione, sancito sia dalla Costituzione che dal Codice civile, si configura non solo come obbligo dei genitori ma anche come diritto fondamentale del minore, strumentale al proprio sviluppo armonico e della sua progressiva autonomia. La riflessione si chiude con l’impatto della rivoluzione digitale, intesa come trasformazione culturale e sociale che ridefinisce categorie concettuali quali tempo, spazio, identità e relazioni e incide dunque direttamente sulla sfera familiare ed educativa, imponendo inoltre nuove sfide per il diritto e per la genitorialità.
Nel secondo capitolo il lavoro si concentra sulla condizione dei minori all’interno del sistema digitale, introducendo la nozione di “minore digitale” e affermando che essa non coincide con quella di “nativo digitale”, poiché non indica semplicemente chi nasce a contatto con le tecnologie, ma chi cresce in un ambiente in cui dimensioni reali e virtuali si intrecciano e si influenzano reciprocamente, condizionando i percorsi educativi, relazionali e identitari dei soggetti. L’analisi successivamente mette in luce le opportunità offerte dal digitale, tra cui l’accesso a nuove forme di apprendimento, creatività, socializzazione e partecipazione ed evidenzia al contempo i rischi a esse connesse, come il cyberbullismo, il grooming, la sovraesposizione di immagini e informazioni personali e l’inadeguato utilizzo dei dati personali. Particolare attenzione è infatti in seguito riservata ai dati biometrici, il cui utilizzo può incidere non solo sulla privacy ma anche sulla costruzione dell’identità del minore, sollevando questioni delicate in termini di dignità e tutela. Segue dunque la ricostruzione del quadro normativo multilivello partendo da quello internazionale, in cui la Convenzione ONU e le linee guida del Consiglio d’Europa fissano principi generali di protezione dei diritti dei minori anche negli ambienti digitali. Sul piano europeo, il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) ha introdotto regole specifiche per il trattamento dei dati personali dei minori, mentre il Digital Services Act e l’Intelligence Artificial Act rafforzano la protezione rispetto ai contenuti online e all’uso delle nuove tecnologie di intelligenza artificiale. Infine, sul versante nazionale, il Codice della privacy e i provvedimenti del Garante per la protezione dei dati personali offrono strumenti di intervento, pur in un quadro ancora frammentato e in evoluzione. L’analisi mette in evidenza come il digitale non sia un mero strumento tecnico, bensì un sistema che intreccia diritto, società ed educazione, richiedendo dunque un approccio interdisciplinare e una rinnovata attenzione all’educazione digitale come processo comunicativo e relazionale.
Il terzo capitolo è invece dedicato al ruolo dei genitori nell’era digitale. La figura del “genitore digitale” evidenzia il divario generazionale che li separa dai figli e le difficoltà connesse all’accompagnamento della loro crescita in un contesto complesso e in costante mutamento. Vengono affrontati gli strumenti a supporto della funzione educativa e di protezione, quali il parental control, il platform control e i patti educativi digitali che, sebbene possano costituire un valido ausilio in un’ottica integrata, poiché vi concorrono genitori, istituzioni e piattaforme digitali stesse, non possono però sostituire il ruolo educativo dei genitori, che permane dunque fondamentale e insostituibile. Centrale rimane poi il dialogo tra genitori e figli, poiché una mediazione attiva, basata su una comunicazione partecipata, si dimostra più efficace di una mediazione esclusivamente restrittiva, favorendo perciò la consapevolezza critica dei figli sul tema del digitale e sulle loro azioni in esso.
Un ulteriore aspetto osservato è infatti quello della responsabilità dei genitori per gli atti illeciti commessi dai figli, disciplinata dall’art. 2048 c.c., secondo cui essi sono responsabili dei danni causati dai minori non emancipati conviventi, salvo che provino di non aver potuto impedire il fatto. Tale previsione si collega ai doveri di educazione e vigilanza, che non hanno dunque solo un valore formale ma costituiscono un presidio sostanziale, con ricadute giuridiche concrete. La prova liberatoria richiede infatti la dimostrazione di aver adempiuto effettivamente a tali doveri, attraverso un’educazione adeguata e una vigilanza proporzionata all’età e alle caratteristiche del figlio, generando dunque un’impostazione che rischia di tradursi in una responsabilità quasi oggettiva, poiché i genitori si trovano a rispondere anche in assenza di una colpa effettiva, assumendo di fatto il “rischio educativo” connesso alla loro posizione.
L’analisi si estende infine ai rischi connessi all’ineducazione degli adulti, emergendo a tal proposito l’emblematico fenomeno dello sharenting, pratica attraverso cui i genitori condividono online immagini e informazioni dei figli, spesso senza consapevolezza delle conseguenze, con potenziali lesioni della loro riservatezza e identità digitale. Si osservano dunque i primi significativi interventi della giurisprudenza italiana e del diritto nazionale in materia. Il Tribunale di Mantova, con il decreto del 2017, ha riconosciuto il diritto all’immagine e alla riservatezza del minore, imponendo ai genitori la rimozione dei contenuti lesivi pubblicati in rete, mentre il Tribunale di Rieti, con le pronunce del 2019 e del 2022, oltre a ribadire il riconoscimento e la prevalenza di tali diritti, apre inoltre alla prospettiva di tutele inibitorie e risarcitorie. Sul piano legislativo, il disegno di legge del 2024 in materia di sharenting e baby influencer rappresenta un ulteriore passo avanti, poiché si pone l’obiettivo di introdurre una disciplina organica che valorizzi la centralità del minore digitale come soggetto di diritti, anche nei confronti delle scelte compiute dai genitori.
Dall’analisi complessiva emerge che la responsabilità genitoriale, reinterpretata alla luce delle sfide del digitale, si conferma il fulcro della tutela del minore. Essa trova concreta espressione nella responsabilità educativa, intesa non come mero obbligo formale ma come compito sostanziale di guida e accompagnamento, indispensabile per bilanciare protezione e autonomia progressiva del soggetto minore di età. Ne consegue dunque che l’educazione digitale sia lo strumento principale per far sì che i rischi legati alla precoce esposizione digitale si trasformino concretamente in opportunità di crescita, apprendimento e socializzazione, mantenendo inoltre il principio del superiore interesse del minore come clausola interpretativa e operativa capace di orientare le scelte familiari, giuridiche e istituzionali. In conclusione il digitale non è dunque visto come solo terreno di rischio, ma anche come spazio in cui il minore possa sviluppare competenze e autonomia, a condizione che la guida educativa dei genitori e il sostegno del diritto e delle istituzioni convergano nel garantire il suo sviluppo armonico e la sua piena dignità in quanto soggetto di diritti, oltre che in formazione e dunque più vulnerabile.
Il primo capitolo del lavoro definisce i concetti base per la comprensione dell’intero elaborato, definendo dunque i principi giuridici e sociali di riferimento a minori, genitori e sistema digitale. L’analisi parte ricostruendo l’attuale condizione del soggetto minore, non più considerato mero destinatario passivo di protezione, ma oggi riconosciuto come individuo attivo, portatore di diritti in evoluzione e meritevole di valorizzazione rispetto la sua capacità di autodeterminazione. In tale quadro trova inoltre spazio la figura del minore emancipato, nonché prima forma di riconoscimento di autonomia giuridica nei confronti di un minore di età. Centrale è il principio del superiore interesse del minore, sancito dall’art. 3 della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo del 1989 e recepito dal nostro ordinamento come clausola generale e dinamica. Tale principio funge da bussola interpretativa per ogni decisione che riguarda il minore stesso e pone in essere specifici principi come quello all’ascolto e della capacità di discernimento, fondamentali per la valorizzazione dell’identità del minore.
Il percorso affronta inoltre l’evoluzione dal modello di potestà genitoriale, incentrato sul potere dell’adulto, alla responsabilità genitoriale, che pone al centro la cura, la tutela e l’accompagnamento del figlio. In tale contesto il dovere di educazione, sancito sia dalla Costituzione che dal Codice civile, si configura non solo come obbligo dei genitori ma anche come diritto fondamentale del minore, strumentale al proprio sviluppo armonico e della sua progressiva autonomia. La riflessione si chiude con l’impatto della rivoluzione digitale, intesa come trasformazione culturale e sociale che ridefinisce categorie concettuali quali tempo, spazio, identità e relazioni e incide dunque direttamente sulla sfera familiare ed educativa, imponendo inoltre nuove sfide per il diritto e per la genitorialità.
Nel secondo capitolo il lavoro si concentra sulla condizione dei minori all’interno del sistema digitale, introducendo la nozione di “minore digitale” e affermando che essa non coincide con quella di “nativo digitale”, poiché non indica semplicemente chi nasce a contatto con le tecnologie, ma chi cresce in un ambiente in cui dimensioni reali e virtuali si intrecciano e si influenzano reciprocamente, condizionando i percorsi educativi, relazionali e identitari dei soggetti. L’analisi successivamente mette in luce le opportunità offerte dal digitale, tra cui l’accesso a nuove forme di apprendimento, creatività, socializzazione e partecipazione ed evidenzia al contempo i rischi a esse connesse, come il cyberbullismo, il grooming, la sovraesposizione di immagini e informazioni personali e l’inadeguato utilizzo dei dati personali. Particolare attenzione è infatti in seguito riservata ai dati biometrici, il cui utilizzo può incidere non solo sulla privacy ma anche sulla costruzione dell’identità del minore, sollevando questioni delicate in termini di dignità e tutela. Segue dunque la ricostruzione del quadro normativo multilivello partendo da quello internazionale, in cui la Convenzione ONU e le linee guida del Consiglio d’Europa fissano principi generali di protezione dei diritti dei minori anche negli ambienti digitali. Sul piano europeo, il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) ha introdotto regole specifiche per il trattamento dei dati personali dei minori, mentre il Digital Services Act e l’Intelligence Artificial Act rafforzano la protezione rispetto ai contenuti online e all’uso delle nuove tecnologie di intelligenza artificiale. Infine, sul versante nazionale, il Codice della privacy e i provvedimenti del Garante per la protezione dei dati personali offrono strumenti di intervento, pur in un quadro ancora frammentato e in evoluzione. L’analisi mette in evidenza come il digitale non sia un mero strumento tecnico, bensì un sistema che intreccia diritto, società ed educazione, richiedendo dunque un approccio interdisciplinare e una rinnovata attenzione all’educazione digitale come processo comunicativo e relazionale.
Il terzo capitolo è invece dedicato al ruolo dei genitori nell’era digitale. La figura del “genitore digitale” evidenzia il divario generazionale che li separa dai figli e le difficoltà connesse all’accompagnamento della loro crescita in un contesto complesso e in costante mutamento. Vengono affrontati gli strumenti a supporto della funzione educativa e di protezione, quali il parental control, il platform control e i patti educativi digitali che, sebbene possano costituire un valido ausilio in un’ottica integrata, poiché vi concorrono genitori, istituzioni e piattaforme digitali stesse, non possono però sostituire il ruolo educativo dei genitori, che permane dunque fondamentale e insostituibile. Centrale rimane poi il dialogo tra genitori e figli, poiché una mediazione attiva, basata su una comunicazione partecipata, si dimostra più efficace di una mediazione esclusivamente restrittiva, favorendo perciò la consapevolezza critica dei figli sul tema del digitale e sulle loro azioni in esso.
Un ulteriore aspetto osservato è infatti quello della responsabilità dei genitori per gli atti illeciti commessi dai figli, disciplinata dall’art. 2048 c.c., secondo cui essi sono responsabili dei danni causati dai minori non emancipati conviventi, salvo che provino di non aver potuto impedire il fatto. Tale previsione si collega ai doveri di educazione e vigilanza, che non hanno dunque solo un valore formale ma costituiscono un presidio sostanziale, con ricadute giuridiche concrete. La prova liberatoria richiede infatti la dimostrazione di aver adempiuto effettivamente a tali doveri, attraverso un’educazione adeguata e una vigilanza proporzionata all’età e alle caratteristiche del figlio, generando dunque un’impostazione che rischia di tradursi in una responsabilità quasi oggettiva, poiché i genitori si trovano a rispondere anche in assenza di una colpa effettiva, assumendo di fatto il “rischio educativo” connesso alla loro posizione.
L’analisi si estende infine ai rischi connessi all’ineducazione degli adulti, emergendo a tal proposito l’emblematico fenomeno dello sharenting, pratica attraverso cui i genitori condividono online immagini e informazioni dei figli, spesso senza consapevolezza delle conseguenze, con potenziali lesioni della loro riservatezza e identità digitale. Si osservano dunque i primi significativi interventi della giurisprudenza italiana e del diritto nazionale in materia. Il Tribunale di Mantova, con il decreto del 2017, ha riconosciuto il diritto all’immagine e alla riservatezza del minore, imponendo ai genitori la rimozione dei contenuti lesivi pubblicati in rete, mentre il Tribunale di Rieti, con le pronunce del 2019 e del 2022, oltre a ribadire il riconoscimento e la prevalenza di tali diritti, apre inoltre alla prospettiva di tutele inibitorie e risarcitorie. Sul piano legislativo, il disegno di legge del 2024 in materia di sharenting e baby influencer rappresenta un ulteriore passo avanti, poiché si pone l’obiettivo di introdurre una disciplina organica che valorizzi la centralità del minore digitale come soggetto di diritti, anche nei confronti delle scelte compiute dai genitori.
Dall’analisi complessiva emerge che la responsabilità genitoriale, reinterpretata alla luce delle sfide del digitale, si conferma il fulcro della tutela del minore. Essa trova concreta espressione nella responsabilità educativa, intesa non come mero obbligo formale ma come compito sostanziale di guida e accompagnamento, indispensabile per bilanciare protezione e autonomia progressiva del soggetto minore di età. Ne consegue dunque che l’educazione digitale sia lo strumento principale per far sì che i rischi legati alla precoce esposizione digitale si trasformino concretamente in opportunità di crescita, apprendimento e socializzazione, mantenendo inoltre il principio del superiore interesse del minore come clausola interpretativa e operativa capace di orientare le scelte familiari, giuridiche e istituzionali. In conclusione il digitale non è dunque visto come solo terreno di rischio, ma anche come spazio in cui il minore possa sviluppare competenze e autonomia, a condizione che la guida educativa dei genitori e il sostegno del diritto e delle istituzioni convergano nel garantire il suo sviluppo armonico e la sua piena dignità in quanto soggetto di diritti, oltre che in formazione e dunque più vulnerabile.
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