Tesi etd-10042024-133128 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CECCHINI, CATERINA
URN
etd-10042024-133128
Titolo
La governance ambientale in tre città europee: sfide e prospettive della transizione ecologica a Milano, Stoccolma e Vienna
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SOCIOLOGIA E MANAGEMENT DEI SERVIZI SOCIALI
Relatori
relatore Prof. Villa, Matteo
Parole chiave
- Cambiamento climatico
- Climate change
- Ecologia
- Ecological vision
- Ecology
- Environmental governance
- European environmental governance
- Governance ambientale
- Governance ambientale europea
- Sustainable development
- Sviluppo sostenibileEcological transition
- Transizione ecologica
- Visione ecologica
Data inizio appello
21/10/2024
Consultabilità
Completa
Riassunto
La presente tesi prende in esame i modelli di governance ambientale urbana nelle città di Milano, Stoccolma e Vienna, con lo scopo di valutare quale di questi abbia maggiore capacità di affrontare le complesse sfide legate alle crisi ecologica. Utilizzando le premesse della visione ecologica delineata da Gregory Bateson, si confrontano le politiche ambientali delle tre realtà urbane per comprendere quali modelli siano più adeguati ad intraprendere una transizione ecologica equa e consapevole. Nel primo capitolo si introducono le premesse fondamentali della visione ecologica, attraverso i contributi dei principali autori come Carson, Leopold e Bateson, per poi sottolineare alcuni degli errori epistemologici che hanno condotto la cultura occidentale a provocare ingenti danni all’ecosistema terrestre.
Nel secondo capitolo lo sguardo si sposta sul contesto europeo: inizialmente si descrivono i complessi scenari derivanti dalla crisi ambientale globale; secondariamente si esaminano dinamiche esistenti tra le istituzioni nazionali e urbane, sottolineando il ruolo chiave rivestito dalle città in qualità di attori chiave per promuovere politiche sostenibili in linea con le direttive dell’Unione Europea e col recente paradigma di governance “multilivello”. Il capitolo offre infine una prima analisi circa la coerenza tra la governance ambientale europea e la visione ecologica, per fornire uno sguardo sul quadro complessivo entro cui le politiche ambientali urbane si delineano e sviluppano.
Il terzo capitolo si dedica ad un’analisi comparativa delle tre città prese in esame, Milano Stoccolma e Vienna. Ogni città viene esaminata da diversi punti di vista: la connotazione morfologica del territorio entro cui è inserita, la governance ambientale nazionale cui fa riferimento, la rete di strutture ed istituzioni competenti in materia ambientale, alcuni esempi concreti di politiche ambientali, i vantaggi e i limiti che queste ultime presentano.
Il quarto ed ultimo capitolo riprende le premesse di Gregory Bateson inerenti alla visione ecologica, nello specifico operativizzando alcuni dei suoi concetti chiave: l’epistemologia cibernetica, il deutero apprendimento e la concezione olistica della realtà. Da questa operativizzazione è stato possibile ricavare i tre parametri attraverso cui valutare le politiche ambientali dei tre casi studio, rispettivamente considerando la capacità di queste ultime di: sviluppare un paradigma partecipativo, adattarsi al cambiamento climatico in atto, realizzare una rete integrata di interventi.
Gli esiti dell’analisi comparativa mettono in luce che la città con risultati più significativi relativi alla transizione ecologica è Vienna: distinguendosi per lo sviluppo di una rete integrata di intervento, in cui le politiche ambientali ben si bilanciano con gli interessi sociali ed economici della città, essa dimostra inoltre di avere buone capacità di comprensione dei feedback provenienti dall’ambiente, come evidenziato dalla continua revisione di piani e progetti per raggiungere la “neutralità climatica” nel breve periodo. Oltre a questo, la capitale austriaca sembra aver sviluppato un modello di governance ambientale sufficientemente aperta alla partecipazione dei cittadini.
Ottimi risultati si riscontrano anche a Stoccolma, dove emerge un particolare atteggiamento di lungimiranza e precocità nel rispondere alla crisi climatica globale. La governance ambientale urbana, particolarmente partecipativa poiché basata sul modello di “consensus governance”, dimostra ottime capacità di revisionare ed aggiornare le proprie politiche urbane per la salvaguardia ambientale, come dimostrato dai costanti progressi nella tassazione energetica. Si ravvisa, tuttavia, ancora una certa fatica nello sviluppare una rete di interventi integrata, complice un’eccessiva settorializzazione degli ambiti di competenza.
Infine, Milano si presenta come la città meno virtuosa dal punto di vista della tutela dell’ecosistema locale. Nonostante lo sviluppo di un modello di governance ambientale urbano altamente partecipativo, le strategie ambientali realizzate appaiono ancora frammentate e poco coordinate, con alcuni casi di politiche non ancora in fase di attuazione: complici di questa frammentarietà sono i rapporti prevalentemente conflittuali tra l’amministrazione comunale e il governo regionale lombardo, appartenenti a schieramenti politici diversi e poco inclini ad un dialogo costruttivo in materia. Oltre a, e forse anche a causa di, questa mancata comunicazione tra i vari livelli di governo, il capoluogo lombardo non sembra cogliere pienamente i negativi feedback provenienti dall’ambiente, dimostrando una scarsa capacità di apprendere e migliorare le proprie strategie in favore dell’ecosistema terrestre.
La tesi si conclude con alcune riflessioni circa la necessità di seguire l’esempio di realtà urbane ecologicamente virtuose: non in termini di riprodurre asetticamente i medesimi interventi, quanto piuttosto di sviluppare una capacità di apprendere tale da garantire una transizione ecologica in linea con le condizioni ambientali sociali economiche e politiche peculiari di ogni contesto urbano. È probabile che sia questa la chiave per una transizione ecologica equa che conduca ad un futuro finalmente sostenibile e, forse, un futuro in generale. Non Si sottolinea infine l’importanza rivestita dalle ricerche sul futuro: dal momento che la crisi climatica è un fenomeno in continua evoluzione, e che l’umanità non è in grado di prevedere l’esito dei processi non lineari che compongono il mondo biofisico, esercitarsi ad immaginare una società diversa, in armonia col proprio habitat, potrebbe essere utile per delineare possibili e più promettenti scenari futuri. D’altro canto, la creatura che la spunta contro il suo ambiente, distrugge sé stessa (Bateson, 1972).
This thesis examines urban environmental governance models in the cities of Milan, Stockholm and Vienna, with the aim of assessing which of these has greater capacity to address the complex challenges associated with ecological crises. Using the premises of the ecological vision outlined by Gregory Bateson, the environmental policies of the three urban settings are compared in order to understand which models are most appropriate for undertaking an equitable and conscious ecological transition. The first chapter introduces the basic premises of the ecological vision, through the contributions of leading authors such as Carson, Leopold and Bateson, and then highlights some of the epistemological errors that have led Western culture to cause massive damage to the Earth's ecosystem.
In the second chapter, the gaze shifts to the European context: initially, the complex scenarios resulting from the global environmental crisis are described; secondly, existing dynamics between national and urban institutions are examined, emphasizing the key role played by cities as key actors in promoting sustainable policies in line with European Union directives and the recent “multilevel” governance paradigm. Finally, the chapter offers an initial analysis about the coherence between European environmental governance and the ecological vision, to provide a glimpse of the overall framework within which urban environmental policies are shaped and developed.
The third chapter is devoted to a comparative analysis of the three cities examined, Milan Stockholm and Vienna. Each city is examined from different points of view: the morphological connotation of the area within which it is located, the national environmental governance to which it refers, the network of structures and institutions responsible for environmental matters, some concrete examples of environmental policies, and their advantages and limitations.
The fourth and final chapter takes up Gregory Bateson's premises inherent in the ecological vision, specifically operationalizing some of his key concepts: cybernetic epistemology, deutero learning and the holistic conception of reality. From this operationalization, it was possible to derive the three parameters through which to evaluate the environmental policies of the three case studies, respectively considering their ability to: develop a participatory paradigm, adapt to ongoing climate change, and implement an integrated network of interventions. The results of the comparative analysis highlight that the city with the most significant achievements related to the ecological transition is Vienna: distinguished by the development of an integrated network of intervention, in which environmental policies are well balanced with the city's social and economic interests, it also demonstrates good understanding of feedback from the environment, as evidenced by the continuous revision of plans and projects to achieve “climate neutrality” in the short term. In addition to this, the Austrian capital seems to have developed a model of environmental governance that is sufficiently open to citizen participation.
Excellent results are also found in Stockholm, where a particular forward-looking and precocious attitude in responding to the global climate crisis emerges. Urban environmental governance, which is particularly participatory since it is based on the “consensus governance” model, demonstrates excellent capacities to revise and update its urban policies for environmental protection, as evidenced by steady progress in energy taxation. There is, however, still some difficulty in developing an integrated network of interventions, aided by excessive sectorization of areas of competence.
Finally, Milan presents itself as the least virtuous city in terms of protecting the local ecosystem. Despite the development of a highly participatory model of urban environmental governance, the environmental strategies implemented still appear fragmented and uncoordinated, with some cases of policies not yet being implemented: complicit in this fragmentariness are the predominantly conflictual relations between the municipal administration and the Lombardy regional government, belonging to different political alignments and little inclined to constructive dialogue on the subject. In addition to, and perhaps also because of, this lack of communication between the various levels of government, the Lombard capital does not seem to fully grasp the negative feedback from the environment, demonstrating a poor ability to learn and improve its strategies in favor of the Earth's ecosystem.
The thesis concludes with some reflections about the need to follow the example of ecologically virtuous urban realities: not in terms of aseptically reproducing the same interventions, but rather in terms of developing a learning capacity such that an ecological transition in line with the environmental social economic and political conditions peculiar to each urban context is guaranteed. This is likely to be the key to an equitable ecological transition leading to a finally sustainable future and, perhaps, a future in general. Finally, the importance of future research is not underlined: since the climate crisis is an ever-evolving phenomenon, and humanity is unable to predict the outcome of the nonlinear processes that make up the biophysical world, practicing imagining a different society, in harmony with its habitat, could be useful in outlining possible and more promising future scenarios. On the other hand, the creature that ticks it off against its environment destroys itself (Bateson, 1972).
Nel secondo capitolo lo sguardo si sposta sul contesto europeo: inizialmente si descrivono i complessi scenari derivanti dalla crisi ambientale globale; secondariamente si esaminano dinamiche esistenti tra le istituzioni nazionali e urbane, sottolineando il ruolo chiave rivestito dalle città in qualità di attori chiave per promuovere politiche sostenibili in linea con le direttive dell’Unione Europea e col recente paradigma di governance “multilivello”. Il capitolo offre infine una prima analisi circa la coerenza tra la governance ambientale europea e la visione ecologica, per fornire uno sguardo sul quadro complessivo entro cui le politiche ambientali urbane si delineano e sviluppano.
Il terzo capitolo si dedica ad un’analisi comparativa delle tre città prese in esame, Milano Stoccolma e Vienna. Ogni città viene esaminata da diversi punti di vista: la connotazione morfologica del territorio entro cui è inserita, la governance ambientale nazionale cui fa riferimento, la rete di strutture ed istituzioni competenti in materia ambientale, alcuni esempi concreti di politiche ambientali, i vantaggi e i limiti che queste ultime presentano.
Il quarto ed ultimo capitolo riprende le premesse di Gregory Bateson inerenti alla visione ecologica, nello specifico operativizzando alcuni dei suoi concetti chiave: l’epistemologia cibernetica, il deutero apprendimento e la concezione olistica della realtà. Da questa operativizzazione è stato possibile ricavare i tre parametri attraverso cui valutare le politiche ambientali dei tre casi studio, rispettivamente considerando la capacità di queste ultime di: sviluppare un paradigma partecipativo, adattarsi al cambiamento climatico in atto, realizzare una rete integrata di interventi.
Gli esiti dell’analisi comparativa mettono in luce che la città con risultati più significativi relativi alla transizione ecologica è Vienna: distinguendosi per lo sviluppo di una rete integrata di intervento, in cui le politiche ambientali ben si bilanciano con gli interessi sociali ed economici della città, essa dimostra inoltre di avere buone capacità di comprensione dei feedback provenienti dall’ambiente, come evidenziato dalla continua revisione di piani e progetti per raggiungere la “neutralità climatica” nel breve periodo. Oltre a questo, la capitale austriaca sembra aver sviluppato un modello di governance ambientale sufficientemente aperta alla partecipazione dei cittadini.
Ottimi risultati si riscontrano anche a Stoccolma, dove emerge un particolare atteggiamento di lungimiranza e precocità nel rispondere alla crisi climatica globale. La governance ambientale urbana, particolarmente partecipativa poiché basata sul modello di “consensus governance”, dimostra ottime capacità di revisionare ed aggiornare le proprie politiche urbane per la salvaguardia ambientale, come dimostrato dai costanti progressi nella tassazione energetica. Si ravvisa, tuttavia, ancora una certa fatica nello sviluppare una rete di interventi integrata, complice un’eccessiva settorializzazione degli ambiti di competenza.
Infine, Milano si presenta come la città meno virtuosa dal punto di vista della tutela dell’ecosistema locale. Nonostante lo sviluppo di un modello di governance ambientale urbano altamente partecipativo, le strategie ambientali realizzate appaiono ancora frammentate e poco coordinate, con alcuni casi di politiche non ancora in fase di attuazione: complici di questa frammentarietà sono i rapporti prevalentemente conflittuali tra l’amministrazione comunale e il governo regionale lombardo, appartenenti a schieramenti politici diversi e poco inclini ad un dialogo costruttivo in materia. Oltre a, e forse anche a causa di, questa mancata comunicazione tra i vari livelli di governo, il capoluogo lombardo non sembra cogliere pienamente i negativi feedback provenienti dall’ambiente, dimostrando una scarsa capacità di apprendere e migliorare le proprie strategie in favore dell’ecosistema terrestre.
La tesi si conclude con alcune riflessioni circa la necessità di seguire l’esempio di realtà urbane ecologicamente virtuose: non in termini di riprodurre asetticamente i medesimi interventi, quanto piuttosto di sviluppare una capacità di apprendere tale da garantire una transizione ecologica in linea con le condizioni ambientali sociali economiche e politiche peculiari di ogni contesto urbano. È probabile che sia questa la chiave per una transizione ecologica equa che conduca ad un futuro finalmente sostenibile e, forse, un futuro in generale. Non Si sottolinea infine l’importanza rivestita dalle ricerche sul futuro: dal momento che la crisi climatica è un fenomeno in continua evoluzione, e che l’umanità non è in grado di prevedere l’esito dei processi non lineari che compongono il mondo biofisico, esercitarsi ad immaginare una società diversa, in armonia col proprio habitat, potrebbe essere utile per delineare possibili e più promettenti scenari futuri. D’altro canto, la creatura che la spunta contro il suo ambiente, distrugge sé stessa (Bateson, 1972).
This thesis examines urban environmental governance models in the cities of Milan, Stockholm and Vienna, with the aim of assessing which of these has greater capacity to address the complex challenges associated with ecological crises. Using the premises of the ecological vision outlined by Gregory Bateson, the environmental policies of the three urban settings are compared in order to understand which models are most appropriate for undertaking an equitable and conscious ecological transition. The first chapter introduces the basic premises of the ecological vision, through the contributions of leading authors such as Carson, Leopold and Bateson, and then highlights some of the epistemological errors that have led Western culture to cause massive damage to the Earth's ecosystem.
In the second chapter, the gaze shifts to the European context: initially, the complex scenarios resulting from the global environmental crisis are described; secondly, existing dynamics between national and urban institutions are examined, emphasizing the key role played by cities as key actors in promoting sustainable policies in line with European Union directives and the recent “multilevel” governance paradigm. Finally, the chapter offers an initial analysis about the coherence between European environmental governance and the ecological vision, to provide a glimpse of the overall framework within which urban environmental policies are shaped and developed.
The third chapter is devoted to a comparative analysis of the three cities examined, Milan Stockholm and Vienna. Each city is examined from different points of view: the morphological connotation of the area within which it is located, the national environmental governance to which it refers, the network of structures and institutions responsible for environmental matters, some concrete examples of environmental policies, and their advantages and limitations.
The fourth and final chapter takes up Gregory Bateson's premises inherent in the ecological vision, specifically operationalizing some of his key concepts: cybernetic epistemology, deutero learning and the holistic conception of reality. From this operationalization, it was possible to derive the three parameters through which to evaluate the environmental policies of the three case studies, respectively considering their ability to: develop a participatory paradigm, adapt to ongoing climate change, and implement an integrated network of interventions. The results of the comparative analysis highlight that the city with the most significant achievements related to the ecological transition is Vienna: distinguished by the development of an integrated network of intervention, in which environmental policies are well balanced with the city's social and economic interests, it also demonstrates good understanding of feedback from the environment, as evidenced by the continuous revision of plans and projects to achieve “climate neutrality” in the short term. In addition to this, the Austrian capital seems to have developed a model of environmental governance that is sufficiently open to citizen participation.
Excellent results are also found in Stockholm, where a particular forward-looking and precocious attitude in responding to the global climate crisis emerges. Urban environmental governance, which is particularly participatory since it is based on the “consensus governance” model, demonstrates excellent capacities to revise and update its urban policies for environmental protection, as evidenced by steady progress in energy taxation. There is, however, still some difficulty in developing an integrated network of interventions, aided by excessive sectorization of areas of competence.
Finally, Milan presents itself as the least virtuous city in terms of protecting the local ecosystem. Despite the development of a highly participatory model of urban environmental governance, the environmental strategies implemented still appear fragmented and uncoordinated, with some cases of policies not yet being implemented: complicit in this fragmentariness are the predominantly conflictual relations between the municipal administration and the Lombardy regional government, belonging to different political alignments and little inclined to constructive dialogue on the subject. In addition to, and perhaps also because of, this lack of communication between the various levels of government, the Lombard capital does not seem to fully grasp the negative feedback from the environment, demonstrating a poor ability to learn and improve its strategies in favor of the Earth's ecosystem.
The thesis concludes with some reflections about the need to follow the example of ecologically virtuous urban realities: not in terms of aseptically reproducing the same interventions, but rather in terms of developing a learning capacity such that an ecological transition in line with the environmental social economic and political conditions peculiar to each urban context is guaranteed. This is likely to be the key to an equitable ecological transition leading to a finally sustainable future and, perhaps, a future in general. Finally, the importance of future research is not underlined: since the climate crisis is an ever-evolving phenomenon, and humanity is unable to predict the outcome of the nonlinear processes that make up the biophysical world, practicing imagining a different society, in harmony with its habitat, could be useful in outlining possible and more promising future scenarios. On the other hand, the creature that ticks it off against its environment destroys itself (Bateson, 1972).
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