Tesi etd-10042024-133051 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
CIPOLLI NESTI, CLARISSA
URN
etd-10042024-133051
Titolo
Identificazione dei fattori clinici e radiologici di progressione precoce in pazienti con epatocarcinoma sottoposti a trattamento di prima linea con Atezolizumab e Bevacizumab
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Masi, Gianluca
correlatore Dott.ssa Vivaldi, Caterina
correlatore Dott.ssa Vivaldi, Caterina
Parole chiave
- atezolizumab
- bevacizumab
- epatocarcinoma
- fattori clinici
- fattori radiologici
- resistenza
Data inizio appello
29/10/2024
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
29/10/2094
Riassunto
I pazienti che ricevono Atezolizumab e Bevacizumab (AtezoBev) per il trattamento dell’epatocarcinoma avanzato possono essere suddivisi in PP (Primary Progressors) se la malattia presenta una progressione alla prima TC, DC (Disease Controlled) se raggiungono una risposta completa, parziale o una stabilità di malattia e DR (Disease Responders) se raggiungono una risposta completa o parziale.
L’identificazione dei pazienti PP è attualmente una sfida; lo scopo di questo studio è l’identificazione di fattori clinici e radiologici come potenziali fattori predittivi di resistenza alla combinazione AtezoBev.
È stata eseguita un’analisi prospettica includendo 212 pazienti trattati con AtezoBev da Ottobre 2020 a Novembre 2023 in un contesto real-life e inseriti nel database italiano multicentrico ARTE (coorte ARTE); sono state considerate le caratteristiche cliniche basali dei pazienti per identificare un’associazione con la risposta radiologica.
Nella coorte ARTE dopo un follow-up mediano di 14,57 mesi (95% CI: 14,19 – 17,28) la mOS (median Overall Survival) è di 19,70 mesi (95% CI: 15,26 – 29,47); la mOS dei DR non è stata ottenuta, i pazienti con stabilità di malattia hanno raggiunto una mOS di 27,80 mesi (95% CI: 26,61 – 30,10) e i PP una mOS di 6,12 mesi (95% CI: 4,24 – 7,80).
I PP (n = 74) rispetto ai DC (n = 138) hanno una maggior prevalenza di aFP 400 ng/mL, stadio BCLC-C ed età < 65 anni, mentre hanno una minor prevalenza di MetALD (p < 0,05). Nell’analisi univariata della OS sono state trovate differenze statisticamente significative solo relativamente ai livelli di aFP e allo stadio BCLC (p < 0,05).
I DR (n = 40) differiscono in modo statisticamente significativo dai PP in termini di stadio BCLC, prevalenza di MetALD e presenza di malattia extra-epatica (p < 0,05). Nell’analisi univariata della OS soltanto lo stadio BCLC si è rivelato un fattore prognostico (p = 0,008).
È stato, poi, eseguito uno studio retrospettivo su un singolo istituto per indagare i fattori clinici e radiologici connessi alla resistenza primaria ad AtezoBev (coorte Pisa): sono stati inclusi 37 pazienti in trattamento con AtezoBev e 34 pazienti in trattamento con Lenvatinib (Lenv) come gruppo di controllo tra Settembre 2019 e Febbraio 2024. Le immagini TC sono state revisionate da radiologi indipendenti della AOUP – Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana.
Nella coorte Pisa dopo un follow-up mediano di 24,51 mesi (95% CI: 17,43 – 37,96) non sono state registrate differenze statisticamente significative tra i gruppi AtezoBev e Lenv in termini di mOS (15,79 mesi contro 18,75 mesi rispettivamente, p = 0,95).
Nel gruppo AtezoBev sono stati identificati i PP (n = 14) e i DC (n = 23); i PP rispetto ai DC hanno una maggior prevalenza di sesso femminile, età < 65 anni, aFP >= 400 ng/mL, utilizzo degli oppioidi come terapia aggiuntiva e IDTS (Intervallo tra Diagnosi e inizio del Trattamento Sistemico) < 12 mesi (p < 0,05).
Non sono state osservate differenze nei fattori radiologici.
L’IDTS con AtezoBev e i livelli di aFP sono risultati ambedue statisticamente significativi sia all’analisi univariata che all’analisi multivariata della OS (p = 0,003).
I PP differiscono dai DR (n = 3) solo relativamente all’IDTS (p = 0,01).
Il gruppo Lenv è omogeneo in termini di caratteristiche cliniche rispetto al gruppo AtezoBev, eccezion fatta per la presenza di più pazienti con cirrosi e eziologia non virale (p < 0,05).
Non ci sono differenze significative tra AtezoBev e Lenv in termini di IDTS (p = 0,48).
Nel gruppo AtezoBev i pazienti con IDTS < 12 mesi hanno una minore OS (9,34 mesi) rispetto ai pazienti con IDTS >= 12 mesi (37,76 mesi) (p < 0,05); nel gruppo Lenv, invece, non ci sono differenze in termini di OS nei due gruppi (14,80 mesi contro 18,75 mesi, p = 0,68). Tuttavia, confrontando la OS dei pazienti con IDTS < 12 mesi nei gruppi AtezoBev e Lenv, non sono state riscontrate differenze significative tra i gruppi (14,8 mesi contro 9,34 mesi, p = 0,09).
In conclusione, IDTS potrebbe essere un potenziale fattore predittivo di risposta ad AtezoBev. Da ciò se ne deduce che i pazienti con una malattia più aggressiva (IDTS < 12 mesi) possano trarre meno beneficio dal trattamento con AtezoBev. Né i restanti fattori clinici né i fattori radiologici analizzati si sono rivelati di aiuto nel discriminare i pazienti PP dai DC.
In definitiva, uno studio su larga scala è necessario per confermare l’utilità di IDTS nel predire la risposta ad AtezoBev come prima linea negli HCC avanzati.
L’identificazione dei pazienti PP è attualmente una sfida; lo scopo di questo studio è l’identificazione di fattori clinici e radiologici come potenziali fattori predittivi di resistenza alla combinazione AtezoBev.
È stata eseguita un’analisi prospettica includendo 212 pazienti trattati con AtezoBev da Ottobre 2020 a Novembre 2023 in un contesto real-life e inseriti nel database italiano multicentrico ARTE (coorte ARTE); sono state considerate le caratteristiche cliniche basali dei pazienti per identificare un’associazione con la risposta radiologica.
Nella coorte ARTE dopo un follow-up mediano di 14,57 mesi (95% CI: 14,19 – 17,28) la mOS (median Overall Survival) è di 19,70 mesi (95% CI: 15,26 – 29,47); la mOS dei DR non è stata ottenuta, i pazienti con stabilità di malattia hanno raggiunto una mOS di 27,80 mesi (95% CI: 26,61 – 30,10) e i PP una mOS di 6,12 mesi (95% CI: 4,24 – 7,80).
I PP (n = 74) rispetto ai DC (n = 138) hanno una maggior prevalenza di aFP 400 ng/mL, stadio BCLC-C ed età < 65 anni, mentre hanno una minor prevalenza di MetALD (p < 0,05). Nell’analisi univariata della OS sono state trovate differenze statisticamente significative solo relativamente ai livelli di aFP e allo stadio BCLC (p < 0,05).
I DR (n = 40) differiscono in modo statisticamente significativo dai PP in termini di stadio BCLC, prevalenza di MetALD e presenza di malattia extra-epatica (p < 0,05). Nell’analisi univariata della OS soltanto lo stadio BCLC si è rivelato un fattore prognostico (p = 0,008).
È stato, poi, eseguito uno studio retrospettivo su un singolo istituto per indagare i fattori clinici e radiologici connessi alla resistenza primaria ad AtezoBev (coorte Pisa): sono stati inclusi 37 pazienti in trattamento con AtezoBev e 34 pazienti in trattamento con Lenvatinib (Lenv) come gruppo di controllo tra Settembre 2019 e Febbraio 2024. Le immagini TC sono state revisionate da radiologi indipendenti della AOUP – Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana.
Nella coorte Pisa dopo un follow-up mediano di 24,51 mesi (95% CI: 17,43 – 37,96) non sono state registrate differenze statisticamente significative tra i gruppi AtezoBev e Lenv in termini di mOS (15,79 mesi contro 18,75 mesi rispettivamente, p = 0,95).
Nel gruppo AtezoBev sono stati identificati i PP (n = 14) e i DC (n = 23); i PP rispetto ai DC hanno una maggior prevalenza di sesso femminile, età < 65 anni, aFP >= 400 ng/mL, utilizzo degli oppioidi come terapia aggiuntiva e IDTS (Intervallo tra Diagnosi e inizio del Trattamento Sistemico) < 12 mesi (p < 0,05).
Non sono state osservate differenze nei fattori radiologici.
L’IDTS con AtezoBev e i livelli di aFP sono risultati ambedue statisticamente significativi sia all’analisi univariata che all’analisi multivariata della OS (p = 0,003).
I PP differiscono dai DR (n = 3) solo relativamente all’IDTS (p = 0,01).
Il gruppo Lenv è omogeneo in termini di caratteristiche cliniche rispetto al gruppo AtezoBev, eccezion fatta per la presenza di più pazienti con cirrosi e eziologia non virale (p < 0,05).
Non ci sono differenze significative tra AtezoBev e Lenv in termini di IDTS (p = 0,48).
Nel gruppo AtezoBev i pazienti con IDTS < 12 mesi hanno una minore OS (9,34 mesi) rispetto ai pazienti con IDTS >= 12 mesi (37,76 mesi) (p < 0,05); nel gruppo Lenv, invece, non ci sono differenze in termini di OS nei due gruppi (14,80 mesi contro 18,75 mesi, p = 0,68). Tuttavia, confrontando la OS dei pazienti con IDTS < 12 mesi nei gruppi AtezoBev e Lenv, non sono state riscontrate differenze significative tra i gruppi (14,8 mesi contro 9,34 mesi, p = 0,09).
In conclusione, IDTS potrebbe essere un potenziale fattore predittivo di risposta ad AtezoBev. Da ciò se ne deduce che i pazienti con una malattia più aggressiva (IDTS < 12 mesi) possano trarre meno beneficio dal trattamento con AtezoBev. Né i restanti fattori clinici né i fattori radiologici analizzati si sono rivelati di aiuto nel discriminare i pazienti PP dai DC.
In definitiva, uno studio su larga scala è necessario per confermare l’utilità di IDTS nel predire la risposta ad AtezoBev come prima linea negli HCC avanzati.
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