Tesi etd-10032024-161034 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
MASCIOLETTI, MARIO
URN
etd-10032024-161034
Titolo
Pseudo-Demostene 47, "Contro Evergo e Mnesibulo, per falsa testimonianza". Introduzione, traduzione e commento storico
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
FILOLOGIA E STORIA DELL'ANTICHITA'
Relatori
relatore Prof. Battistoni, Filippo
relatore Prof. Taddei, Andrea
relatore Prof. Canevaro, Mirko
relatore Prof. Taddei, Andrea
relatore Prof. Canevaro, Mirko
Parole chiave
- Apollodoro
- dike aikeias
- dike pseudomarturion
- legge di Draconte
- legge di Periandro
- pseudo-Demostene
- rule of law
- simmorie
- trierarchie
Data inizio appello
08/11/2024
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
08/11/2027
Riassunto
Il lavoro consiste in una traduzione italiana e commento storico all’orazione pseudodemostenica “Contro Evergo e Mnesibulo”, la numero 47 del corpus, corredati da un lungo saggio introduttivo che offre un’esposizione estesa e complessiva di ciascuna delle più significative tesi e interpretazioni sviluppate dalla lettura del testo proposta dal candidato. La detta INTRODUZIONE è articolata in tre capitoli.
Il Capitolo Primo, suddiviso in 12 paragrafi, è dedicato alla trattazione dei tecnicismi procedurali relativi all’annosa e articolata vicenda giudiziaria esposta nel testo e comprendente sintesi esaustive di ciascuno degli episodi esaminati. I principali contenuti sono di seguito elencati: analisi delle procedure di diadikasia e di eisangelia in rapporto al contesto; informazioni sull’arbitrato privato; riesame della supposta procedura di “controazione”; discussione di alcuni punti controversi della cronologia degli eventi descritti nel testo; definizione di dike aikeias e reinterpretazione delle ragioni per cui una l’anonimo relatore dell’orazione in oggetto è risultato soccombente da convenuto in un tale processo¬; definizione di dike pseudomarturion; analisi delle argomentazioni adoperate dall’anonimo a sostegno della causa, di quest’ultimo tipo, per cui il discorso è scritto; trattazione storco-giuridica con cenni antropologici di un caso di omicidio non perseguibile per cavilli formali. Le principali conclusioni sono le seguenti: (a) la cosiddetta “controazione”, ravvisata da alcuni studiosi nella presente orazione e in altri testi antichi, non è sufficientemente supportata da alcun testo e non ha, dunque, ragione di esistere nell’Atene classica, né nel mondo greco antico in generale; (b) la cronologia di determinati punti critici non è quella cui l’anonimo relatore allude tendenziosamente – e invariabilmente recepita da chi finora ha curato il testo –, ma una diversa, ricavabile da un’attenta sinossi di alcune informazioni fornite dal testo stesso; (c) le ragioni addotte dall’anonimo per la sconfitta nella dike aikeias sono parziali e insufficienti, ma uno studio dei dati del testo confrontato con un’evidenza epigrafica (IG I3 236) consente di ricostruirne un quadro più verosimile e convincente, nel quale è possibile osservare in funzione i concetti di “dominio della legge” (in letteratura anglosassone “rule of law”) e di “interpretazione convenuta”, fruttuosamente applicati da una parte della ricerca al diritto greco negli ultimi due decenni; (d) l’argomentazione dell’anonimo relativa al nodo della dike pseudomarturion, da sempre ritenuta scarsa, speciosa e inconcludente, risulta effettivamente fallace e segue un filo “antilogico” minuzionsamente rintracciabile, consistente nell’alludere ed evitare la conclusione logicamente corretta, divergendo su un piano differente attraverso la distorsione sofistica dei concetti di “falso” e “menzognero, fraudolento” (entrambi espressi dal greco pseudes); (e) il testo dell’orazione offre un’interessante opportunità, non ravvisata finora, di integrazione alla Legge di Draconte, nota grazie a un lungo frammento epigrafico (IG I3 104) – integrazione indubbiamente da proporre in forma di testimonium, plausibilmente addirittura di fragmentum contenente degli ipsissima verba della fonte.
Il Capitolo Secondo dell’INTRODUZIONE è suddiviso in tre paragrafi. Nel primo è analizzata la struttura di composizione dell’orazione e ne è offerta in coda una valutazione che si distacca da quelle tradizionali, inclini a criticare l’eccezionale estensione della porzione narrativa e si avvicina maggiormente a una revisione più positiva che ne è stata recentemente offerta. Nel secondo paragrafo è fatto il punto di un risultato ormai assodato dalla critica e da non porre in discussione, ovvero la paternità di Apollodoro, figlio di Pasione. Nel terzo paragrafo è proposto un confronto con Dem. 45, l’unica orazione da riconoscere autenticamente demostenica fra quelle declamate da Apollodoro: qui è sostenuta la tesi che la profonda affinità dell’argomentazione “antilogica” con quella analizzata per [Dem.] 47 sia indice del fatto che anche per anche per l’orazione di stesura demostenica debba essere individuata la mano di Apollodoro per la costruzione degli argomenti.
Il Capitolo Terzo approfondisce un argomento storico-istituzionale alla luce dei dati offerti dall’orazione in oggetto: la riforma trierarchica del medio IV secolo che porta il nome del proponente Periandro. Un primo paragrafo è riservato all’annosa disputa, con ogni probabilità ormai chiusa, sulla natura delle simmorie e ne esplora inoltre le possibilità di funzionamento. Il secondo paragrafo sviluppa alcuni spunti dell’orazione ancora mai sviscerati in maniera soddisfacente e, sulla base del confronto con dati epigrafici dei registri navali, propone una visione complessiva e articolata di come lo stato ateniese tentasse, attraverso la suddetta riforma, di ingabbiare la classe trierarchica entro uno schema più rigido per migliorare l’efficienza del servizio. Il terzo paragrafo valuta l’efficacia di quella riforma in termini ben più positivi di quelli precedentemente offerti dalla critica. Il quarto paragrafo raccoglie e analizza alcuni altri dati offerti dall’orazione sui meccanismi trierarchici.
La TRADUZIONE – la prima in italiano nella storia degli studi – si discosta in alcuni punti dalle precedenti francese e inglesi, offrendo significativi miglioramenti. Essa è corredata di alcune note a piè di pagina per spiegare delle scelte operate.
Il COMMENTO STORICO è il secondo mai elaborato in forma estesa, dopo quello di Eleni Volonaki uscito nello stesso 2024. Viste le dimensioni limitate del lavoro, il commento non risulta egualmente denso per ciascuna porzione di testo: maggiore rilievo è dato agli argomenti trattati nell’INTRODUZIONE. Il commento è una guida indispensabile alla lettura e interpretazione puntuale dei passi del discorso e, perciò, a puntellare le conclusioni del saggio introduttivo. Nonostante il taglio principalmente storico-giuridico e storico-istituzionale, non si rinuncia a discussioni filologicamente approfondite del testo, ove necessario.
Il Capitolo Primo, suddiviso in 12 paragrafi, è dedicato alla trattazione dei tecnicismi procedurali relativi all’annosa e articolata vicenda giudiziaria esposta nel testo e comprendente sintesi esaustive di ciascuno degli episodi esaminati. I principali contenuti sono di seguito elencati: analisi delle procedure di diadikasia e di eisangelia in rapporto al contesto; informazioni sull’arbitrato privato; riesame della supposta procedura di “controazione”; discussione di alcuni punti controversi della cronologia degli eventi descritti nel testo; definizione di dike aikeias e reinterpretazione delle ragioni per cui una l’anonimo relatore dell’orazione in oggetto è risultato soccombente da convenuto in un tale processo¬; definizione di dike pseudomarturion; analisi delle argomentazioni adoperate dall’anonimo a sostegno della causa, di quest’ultimo tipo, per cui il discorso è scritto; trattazione storco-giuridica con cenni antropologici di un caso di omicidio non perseguibile per cavilli formali. Le principali conclusioni sono le seguenti: (a) la cosiddetta “controazione”, ravvisata da alcuni studiosi nella presente orazione e in altri testi antichi, non è sufficientemente supportata da alcun testo e non ha, dunque, ragione di esistere nell’Atene classica, né nel mondo greco antico in generale; (b) la cronologia di determinati punti critici non è quella cui l’anonimo relatore allude tendenziosamente – e invariabilmente recepita da chi finora ha curato il testo –, ma una diversa, ricavabile da un’attenta sinossi di alcune informazioni fornite dal testo stesso; (c) le ragioni addotte dall’anonimo per la sconfitta nella dike aikeias sono parziali e insufficienti, ma uno studio dei dati del testo confrontato con un’evidenza epigrafica (IG I3 236) consente di ricostruirne un quadro più verosimile e convincente, nel quale è possibile osservare in funzione i concetti di “dominio della legge” (in letteratura anglosassone “rule of law”) e di “interpretazione convenuta”, fruttuosamente applicati da una parte della ricerca al diritto greco negli ultimi due decenni; (d) l’argomentazione dell’anonimo relativa al nodo della dike pseudomarturion, da sempre ritenuta scarsa, speciosa e inconcludente, risulta effettivamente fallace e segue un filo “antilogico” minuzionsamente rintracciabile, consistente nell’alludere ed evitare la conclusione logicamente corretta, divergendo su un piano differente attraverso la distorsione sofistica dei concetti di “falso” e “menzognero, fraudolento” (entrambi espressi dal greco pseudes); (e) il testo dell’orazione offre un’interessante opportunità, non ravvisata finora, di integrazione alla Legge di Draconte, nota grazie a un lungo frammento epigrafico (IG I3 104) – integrazione indubbiamente da proporre in forma di testimonium, plausibilmente addirittura di fragmentum contenente degli ipsissima verba della fonte.
Il Capitolo Secondo dell’INTRODUZIONE è suddiviso in tre paragrafi. Nel primo è analizzata la struttura di composizione dell’orazione e ne è offerta in coda una valutazione che si distacca da quelle tradizionali, inclini a criticare l’eccezionale estensione della porzione narrativa e si avvicina maggiormente a una revisione più positiva che ne è stata recentemente offerta. Nel secondo paragrafo è fatto il punto di un risultato ormai assodato dalla critica e da non porre in discussione, ovvero la paternità di Apollodoro, figlio di Pasione. Nel terzo paragrafo è proposto un confronto con Dem. 45, l’unica orazione da riconoscere autenticamente demostenica fra quelle declamate da Apollodoro: qui è sostenuta la tesi che la profonda affinità dell’argomentazione “antilogica” con quella analizzata per [Dem.] 47 sia indice del fatto che anche per anche per l’orazione di stesura demostenica debba essere individuata la mano di Apollodoro per la costruzione degli argomenti.
Il Capitolo Terzo approfondisce un argomento storico-istituzionale alla luce dei dati offerti dall’orazione in oggetto: la riforma trierarchica del medio IV secolo che porta il nome del proponente Periandro. Un primo paragrafo è riservato all’annosa disputa, con ogni probabilità ormai chiusa, sulla natura delle simmorie e ne esplora inoltre le possibilità di funzionamento. Il secondo paragrafo sviluppa alcuni spunti dell’orazione ancora mai sviscerati in maniera soddisfacente e, sulla base del confronto con dati epigrafici dei registri navali, propone una visione complessiva e articolata di come lo stato ateniese tentasse, attraverso la suddetta riforma, di ingabbiare la classe trierarchica entro uno schema più rigido per migliorare l’efficienza del servizio. Il terzo paragrafo valuta l’efficacia di quella riforma in termini ben più positivi di quelli precedentemente offerti dalla critica. Il quarto paragrafo raccoglie e analizza alcuni altri dati offerti dall’orazione sui meccanismi trierarchici.
La TRADUZIONE – la prima in italiano nella storia degli studi – si discosta in alcuni punti dalle precedenti francese e inglesi, offrendo significativi miglioramenti. Essa è corredata di alcune note a piè di pagina per spiegare delle scelte operate.
Il COMMENTO STORICO è il secondo mai elaborato in forma estesa, dopo quello di Eleni Volonaki uscito nello stesso 2024. Viste le dimensioni limitate del lavoro, il commento non risulta egualmente denso per ciascuna porzione di testo: maggiore rilievo è dato agli argomenti trattati nell’INTRODUZIONE. Il commento è una guida indispensabile alla lettura e interpretazione puntuale dei passi del discorso e, perciò, a puntellare le conclusioni del saggio introduttivo. Nonostante il taglio principalmente storico-giuridico e storico-istituzionale, non si rinuncia a discussioni filologicamente approfondite del testo, ove necessario.
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