Tesi etd-09292025-210334 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
FERRANTE, ANTONINO
URN
etd-09292025-210334
Titolo
Strategie fiscali e responsabilità sociale d'impresa: approfondimenti su alcune voci di bilancio
Dipartimento
ECONOMIA E MANAGEMENT
Corso di studi
STRATEGIA, MANAGEMENT E CONTROLLO
Relatori
relatore Talarico, Lucia
Parole chiave
- Strategia fiscale
Data inizio appello
16/10/2025
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
Nel sistema economico contemporaneo, in cui le relazioni tra impresa e istituzioni pubbliche diventano sempre più complesse e interdipendenti, il concetto di reddito rappresenta uno dei punti di contatto più significativi - e controversi - tra la dimensione aziendale e l’ordinamento giuridico. La definizione, la misurazione e l’interpretazione del reddito assumono, infatti, significati differenti a seconda del contesto in cui vengono considerati: economico, civilistico, tributario. Se da un lato il reddito civilistico risponde all’esigenza di rappresentare fedelmente la situazione patrimoniale e finanziaria dell’impresa, dall’altro il reddito fiscale è orientato a soddisfare finalità pubblicistiche, connesse alla ripartizione del carico tributario e alla garanzia dell’equità del sistema . Questa pluralità di approcci non è priva di conseguenze pratiche: l’esistenza di regole diverse per la determinazione del reddito comporta la necessità di operare continui aggiustamenti, generando una distanza più o meno marcata tra il risultato contabile e la base imponibile ai fini fiscali. Questo scollamento, spesso definito in dottrina come “doppio binario”, produce ricadute significative non solo in termini di oneri amministrativi per le imprese, ma anche sotto il profilo dell’attività di controllo fiscale e accertamento tributario. Le differenze tra i due regimi di determinazione del reddito possono, infatti, diventare terreno fertile per l’insorgere di contestazioni, incertezze interpretative e contenzioso tributario.
La presente tesi nasce dalla volontà di analizzare in chiave critica questo fenomeno, indagando il rapporto tra reddito civilistico e reddito fiscale con particolare riferimento al ruolo che tale relazione assume nell’ambito delle verifiche fiscali e dei procedimenti accertativi. L’obiettivo è duplice: da un lato, ricostruire il quadro normativo e sistematico che regola le due nozioni di reddito, evidenziandone le divergenze e i punti di contatto; dall’altro, esaminare le implicazioni pratiche che queste differenze generano nelle attività di controllo da parte dell’Amministrazione finanziaria, valutando anche i profili di legittimità, coerenza e proporzionalità degli strumenti utilizzati. A partire da queste premesse, il lavoro è stato articolato in cinque capitoli. Il primo capitolo affronta la genesi concettuale del reddito, distinguendo la sua configurazione nel diritto civile - con riferimento ai principi del bilancio d’esercizio - da quella in ambito fiscale, disciplinata dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi. Viene dedicata particolare attenzione al principio di derivazione, che rappresenta il principale ponte normativo tra i due ambiti.
Il secondo capitolo approfondisce le principali divergenze strutturali tra reddito civilistico e fiscale, attraverso un’analisi tematica delle aree in cui si concentrano le differenze (deducibilità dei costi, ammortamenti, fondi, plusvalenze, deroghe contabili). L’obiettivo è far emergere la logica sottesa alle scelte legislative, non sempre pienamente coerente con la razionalità economica. Nel terzo capitolo si passa all’analisi del sistema dei controlli fiscali, con attenzione ai poteri istruttori dell’Amministrazione, alla normativa di riferimento, al ruolo della contabilità come elemento probatorio, e ai diritti del contribuente nel contraddittorio. Il quarto capitolo è dedicato al ruolo del reddito civilistico nelle operazioni di accertamenti fiscale, con particolare attenzione ai limiti della sua attendibilità presunta e alle condizioni in cui l’Amministrazione finanziaria può metterne in discussione i contenuti. Infine, nel quinto ed ultimo capitolo vengono sviluppate riflessioni critiche e prospettiche, con particolare attenzione alle ipotesi di riforma, agli impatti sulle PMI, al ruolo dei professionisti e alle strategie fiscali adottate tanto dalle imprese quanto dall’Amministrazione finanziaria. La conclusione del percorso riflette sulla possibilità di superare l’attuale dualismo attraverso una maggiore integrazione normativa e procedurale, capace di garantire un migliore equilibrio tra trasparenza contabile e giustizia tributaria.
In un contesto economico in rapida evoluzione, segnato dalla digitalizzazione, dalla globalizzazione e dalla crescente attenzione alla responsabilità fiscale, comprendere e gestire in modo consapevole il rapporto tra reddito civilistico e reddito fiscale diventa una sfida cruciale per l’impresa, il legislatore e l’interprete. Questa tesi si propone di offrire un contributo in tal senso, con un approccio che coniuga analisi economico-aziendale, approfondimento giuridico e riflessione critica sul funzionamento del sistema.
Il percorso sviluppato nei cinque capitoli della presente tesi ha avuto l’obiettivo di indagare criticamente le relazioni, le frizioni e le implicazioni operative tra il reddito civilistico - così come rappresentato nel bilancio d’esercizio - e il reddito fiscale - quale base imponibile rilevante ai fini tributari. Questo rapporto, solo apparentemente lineare, si è rivelato in realtà complesso, articolato e spesso ambivalente, assumendo un ruolo centrale non solo nella fase dichiarativa, ma anche, e soprattutto, nell’attività di accertamento fiscale e nei controlli da parte dell’Amministrazione finanziaria.
A partire dall’analisi concettuale del reddito in ambito civilistico e fiscale, è emerso come i due ordinamenti - pur condividendo alcuni principi generali, quali la competenza economica e la rappresentazione veritiera - perseguano finalità distinte: informativa e patrimoniale nel primo caso, impositiva e redistributiva nel secondo. Il legislatore tributario, pur attingendo al bilancio civilistico quale punto di riferimento, ha previsto nel tempo numerose eccezioni e rettifiche, costruendo un corpus normativo autonomo, non sempre coerente con la logica contabile sottostante.
Sono state affrontate le principali divergenze tra reddito civilistico e reddito fiscale, riconducibili sia a limiti oggettivi (costi non deducibili, ammortamenti, accantonamenti) sia a finalità antielusive o anticicliche. La casistica esaminata ha messo in luce come tali differenze non siano soltanto tecniche, ma abbiano riflessi rilevanti sulla pianificazione fiscale, sulla determinazione del carico tributario e sulla compliance del contribuente.
Si è posta attenzione, in chiave giuridico-operativa, al tema delle verifiche fiscali e degli strumenti a disposizione dell’Amministrazione finanziaria e si è mostrato come la contabilità - pur non costituendo di per sé una prova vincolante - rappresenti un elemento di riferimento primario nelle attività ispettive, ponendo il contribuente nella posizione di dover dimostrare l’attendibilità e la coerenza dei dati dichiarati, anche in presenza di legittime variazioni extracontabili.
Tale funzione di controllo è stata approfondita analizzando il ruolo del reddito civilistico nell’accertamento tributario. Si è visto come il bilancio d’esercizio sia spesso utilizzato dall’Amministrazione come indicatore della capacità contributiva, ma anche come base di partenza per l’analisi del rischio e per la ricostruzione induttiva del reddito, soprattutto nei casi in cui emergano scostamenti significativi o irregolarità formali. Tuttavia, sono stati esaminati anche i limiti e i rischi connessi a un uso selettivo o strumentale dei dati contabili, soprattutto laddove essi siano utilizzati fuori contesto o senza adeguata considerazione delle regole di formazione del bilancio stesso.
Nel capitolo finale si è cercato di proporre una riflessione sistemica, ponendo l’accento sulla necessità di superare le criticità legate al “doppio binario” tra contabilità e fisco. È emersa una tensione tra esigenze di semplificazione, armonizzazione e certezza del diritto da un lato, e finalità pubbliche legate all’effettività dell’imposizione dall’altro. Si è evidenziato il ruolo della giurisprudenza e della dottrina nel ricercare un punto di equilibrio, soprattutto a fronte delle trasformazioni digitali, delle nuove strategie fiscali (tanto pubbliche quanto aziendali) e delle crescenti responsabilità attribuite ai professionisti nell’assistere le imprese nel rapporto con il Fisco.
In conclusione, l’indagine ha dimostrato come non esista una soluzione univoca o perfettamente bilanciata tra rappresentazione economica e imposizione fiscale. Tuttavia, il sistema può evolversi verso un assetto più coerente e funzionale attraverso:
• una maggiore integrazione normativa, con regole che riducano il numero di disallineamenti non giustificati;
• una valorizzazione dell’attendibilità del bilancio, senza assumerlo come fonte impositiva automatica;
• un rafforzamento del dialogo istituzionale e collaborativo tra Fisco e contribuente, basato su trasparenza, prevenzione e fiducia reciproca;
• l’investimento in digitalizzazione intelligente, finalizzata non solo al controllo, ma anche al supporto dell’adempimento spontaneo.
In un’economia complessa e interconnessa come quella attuale, è sempre più urgente che il diritto tributario non si limiti a inseguire la realtà economica, ma impari a dialogarvi strutturalmente, utilizzando la contabilità non solo come strumento tecnico, ma anche come interfaccia tra impresa e Stato, tra legalità e capacità contributiva.
La presente tesi nasce dalla volontà di analizzare in chiave critica questo fenomeno, indagando il rapporto tra reddito civilistico e reddito fiscale con particolare riferimento al ruolo che tale relazione assume nell’ambito delle verifiche fiscali e dei procedimenti accertativi. L’obiettivo è duplice: da un lato, ricostruire il quadro normativo e sistematico che regola le due nozioni di reddito, evidenziandone le divergenze e i punti di contatto; dall’altro, esaminare le implicazioni pratiche che queste differenze generano nelle attività di controllo da parte dell’Amministrazione finanziaria, valutando anche i profili di legittimità, coerenza e proporzionalità degli strumenti utilizzati. A partire da queste premesse, il lavoro è stato articolato in cinque capitoli. Il primo capitolo affronta la genesi concettuale del reddito, distinguendo la sua configurazione nel diritto civile - con riferimento ai principi del bilancio d’esercizio - da quella in ambito fiscale, disciplinata dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi. Viene dedicata particolare attenzione al principio di derivazione, che rappresenta il principale ponte normativo tra i due ambiti.
Il secondo capitolo approfondisce le principali divergenze strutturali tra reddito civilistico e fiscale, attraverso un’analisi tematica delle aree in cui si concentrano le differenze (deducibilità dei costi, ammortamenti, fondi, plusvalenze, deroghe contabili). L’obiettivo è far emergere la logica sottesa alle scelte legislative, non sempre pienamente coerente con la razionalità economica. Nel terzo capitolo si passa all’analisi del sistema dei controlli fiscali, con attenzione ai poteri istruttori dell’Amministrazione, alla normativa di riferimento, al ruolo della contabilità come elemento probatorio, e ai diritti del contribuente nel contraddittorio. Il quarto capitolo è dedicato al ruolo del reddito civilistico nelle operazioni di accertamenti fiscale, con particolare attenzione ai limiti della sua attendibilità presunta e alle condizioni in cui l’Amministrazione finanziaria può metterne in discussione i contenuti. Infine, nel quinto ed ultimo capitolo vengono sviluppate riflessioni critiche e prospettiche, con particolare attenzione alle ipotesi di riforma, agli impatti sulle PMI, al ruolo dei professionisti e alle strategie fiscali adottate tanto dalle imprese quanto dall’Amministrazione finanziaria. La conclusione del percorso riflette sulla possibilità di superare l’attuale dualismo attraverso una maggiore integrazione normativa e procedurale, capace di garantire un migliore equilibrio tra trasparenza contabile e giustizia tributaria.
In un contesto economico in rapida evoluzione, segnato dalla digitalizzazione, dalla globalizzazione e dalla crescente attenzione alla responsabilità fiscale, comprendere e gestire in modo consapevole il rapporto tra reddito civilistico e reddito fiscale diventa una sfida cruciale per l’impresa, il legislatore e l’interprete. Questa tesi si propone di offrire un contributo in tal senso, con un approccio che coniuga analisi economico-aziendale, approfondimento giuridico e riflessione critica sul funzionamento del sistema.
Il percorso sviluppato nei cinque capitoli della presente tesi ha avuto l’obiettivo di indagare criticamente le relazioni, le frizioni e le implicazioni operative tra il reddito civilistico - così come rappresentato nel bilancio d’esercizio - e il reddito fiscale - quale base imponibile rilevante ai fini tributari. Questo rapporto, solo apparentemente lineare, si è rivelato in realtà complesso, articolato e spesso ambivalente, assumendo un ruolo centrale non solo nella fase dichiarativa, ma anche, e soprattutto, nell’attività di accertamento fiscale e nei controlli da parte dell’Amministrazione finanziaria.
A partire dall’analisi concettuale del reddito in ambito civilistico e fiscale, è emerso come i due ordinamenti - pur condividendo alcuni principi generali, quali la competenza economica e la rappresentazione veritiera - perseguano finalità distinte: informativa e patrimoniale nel primo caso, impositiva e redistributiva nel secondo. Il legislatore tributario, pur attingendo al bilancio civilistico quale punto di riferimento, ha previsto nel tempo numerose eccezioni e rettifiche, costruendo un corpus normativo autonomo, non sempre coerente con la logica contabile sottostante.
Sono state affrontate le principali divergenze tra reddito civilistico e reddito fiscale, riconducibili sia a limiti oggettivi (costi non deducibili, ammortamenti, accantonamenti) sia a finalità antielusive o anticicliche. La casistica esaminata ha messo in luce come tali differenze non siano soltanto tecniche, ma abbiano riflessi rilevanti sulla pianificazione fiscale, sulla determinazione del carico tributario e sulla compliance del contribuente.
Si è posta attenzione, in chiave giuridico-operativa, al tema delle verifiche fiscali e degli strumenti a disposizione dell’Amministrazione finanziaria e si è mostrato come la contabilità - pur non costituendo di per sé una prova vincolante - rappresenti un elemento di riferimento primario nelle attività ispettive, ponendo il contribuente nella posizione di dover dimostrare l’attendibilità e la coerenza dei dati dichiarati, anche in presenza di legittime variazioni extracontabili.
Tale funzione di controllo è stata approfondita analizzando il ruolo del reddito civilistico nell’accertamento tributario. Si è visto come il bilancio d’esercizio sia spesso utilizzato dall’Amministrazione come indicatore della capacità contributiva, ma anche come base di partenza per l’analisi del rischio e per la ricostruzione induttiva del reddito, soprattutto nei casi in cui emergano scostamenti significativi o irregolarità formali. Tuttavia, sono stati esaminati anche i limiti e i rischi connessi a un uso selettivo o strumentale dei dati contabili, soprattutto laddove essi siano utilizzati fuori contesto o senza adeguata considerazione delle regole di formazione del bilancio stesso.
Nel capitolo finale si è cercato di proporre una riflessione sistemica, ponendo l’accento sulla necessità di superare le criticità legate al “doppio binario” tra contabilità e fisco. È emersa una tensione tra esigenze di semplificazione, armonizzazione e certezza del diritto da un lato, e finalità pubbliche legate all’effettività dell’imposizione dall’altro. Si è evidenziato il ruolo della giurisprudenza e della dottrina nel ricercare un punto di equilibrio, soprattutto a fronte delle trasformazioni digitali, delle nuove strategie fiscali (tanto pubbliche quanto aziendali) e delle crescenti responsabilità attribuite ai professionisti nell’assistere le imprese nel rapporto con il Fisco.
In conclusione, l’indagine ha dimostrato come non esista una soluzione univoca o perfettamente bilanciata tra rappresentazione economica e imposizione fiscale. Tuttavia, il sistema può evolversi verso un assetto più coerente e funzionale attraverso:
• una maggiore integrazione normativa, con regole che riducano il numero di disallineamenti non giustificati;
• una valorizzazione dell’attendibilità del bilancio, senza assumerlo come fonte impositiva automatica;
• un rafforzamento del dialogo istituzionale e collaborativo tra Fisco e contribuente, basato su trasparenza, prevenzione e fiducia reciproca;
• l’investimento in digitalizzazione intelligente, finalizzata non solo al controllo, ma anche al supporto dell’adempimento spontaneo.
In un’economia complessa e interconnessa come quella attuale, è sempre più urgente che il diritto tributario non si limiti a inseguire la realtà economica, ma impari a dialogarvi strutturalmente, utilizzando la contabilità non solo come strumento tecnico, ma anche come interfaccia tra impresa e Stato, tra legalità e capacità contributiva.
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