Tesi etd-09292023-095452 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
PERRI, ARIANNA
URN
etd-09292023-095452
Titolo
Punizione e prevenzione nella costruzione della sicurezza pubblica. Riflessioni critiche.
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SOCIOLOGIA E MANAGEMENT DEI SERVIZI SOCIALI
Relatori
relatore Salvini, Andrea
Parole chiave
- coercizione
- Federico Aldrovandi
- forze dell'ordine
- g8
- politiche criminali
- politiche di sicurezza
- politiche penali
- prevenzione
- punizione
- Stefano Cucchi
Data inizio appello
23/10/2023
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
23/10/2093
Riassunto
Il lavoro proposto vuole costituire un’occasione di esplorazione dei cambiamenti che, nel tempo, hanno attraversato le politiche di sicurezza, penali e criminali, fin dal primo patto hobbesiano, per arrivare ai giorni nostri. La ricostruzione viene operata con particolare focus sull’ordinamento italiano e sui suoi mutamenti, effettuando in più tratti, occasioni di confronto con la dimensione internazionale.
Il percorso si snoda nei primi capitoli, attraverso alcune argomentazioni che, negli anni, sono state più volte oggetto di dibattito e di attenzione mediatica nel nostro Paese, come la prevenzione coercitiva, la custodia cautelare e il principio di presunzione di innocenza. Questi aspetti vengono analizzati secondo diverse prospettive, da quelle maggiormente punitive ad altre, ispirate a modelli prettamente preventivi.
Elemento di imprescindibile trasversalità rispetto all’analisi della prevenzione coercitiva, che viene analizzato tra il secondo e il terzo capitolo del lavoro, è il potere di polizia, in quanto integra l’attività preventiva su tutti i suoi possibili livelli e rappresenta, nel nostro Paese, il primo sistema legato all’obiettivo di prevenzione dei pericoli, a tutela della sicurezza dello Stato e della persona.
Nell’elaborazione si è optato per un’analisi focalizzata principalmente su questo dispositivo, sulla cultura in esso dominante, sulle sue dinamiche tipiche, e soprattutto, sul suo potere, caratterizzato da una certa discrezionalità. Si tratta di una discrezionalità che acquista una connotazione prettamente negativa nei casi in cui venga utilizzata come mezzo di discolpa e/o giustifica della violenza, quando questa viene messa in atto dallo stesso organismo nel perseguire l’obiettivo di sventarla.
Il lavoro propone infatti, con il suo terzo ed ultimo capitolo, diversi fatti di cronaca nera avvenuti nel nostro Paese, caratterizzati da un ampio risuono mediatico per la radicalità che li ha contraddistinti. Radicalità che acquista ancor più rilevanza dal momento che gli autori si ritrovano proprio in quell’organismo che nasce e si sviluppa a protezione della tutela dei cittadini.
Di questi casi si evidenziano le similitudini, sia nei fatti che nelle rielaborazioni successive, ma anche nei tentativi di depistaggio e nelle omissioni.
Da quanto analizzato si evince, in modo inderogabile, la necessità di una nuova riforma del dispositivo poliziesco, di una diversa istruzione dei suoi apparati, e dell’istituzione di un’autorità indipendente, già esistente in altri paesi, volta al controllo dell’operato di questo sistema; non solo, emerge il fondamentale ruolo svolto dalla rete di risonanza, come unico strumento, antidoto, per l’ottenimento della verità, in grado di orientare la percezione dell’opinione pubblica e di dare alla luce una nuova narrativa di denuncia, presentandosi così, come diretta antagonista di qualsiasi condotta omertosa.
Il percorso si snoda nei primi capitoli, attraverso alcune argomentazioni che, negli anni, sono state più volte oggetto di dibattito e di attenzione mediatica nel nostro Paese, come la prevenzione coercitiva, la custodia cautelare e il principio di presunzione di innocenza. Questi aspetti vengono analizzati secondo diverse prospettive, da quelle maggiormente punitive ad altre, ispirate a modelli prettamente preventivi.
Elemento di imprescindibile trasversalità rispetto all’analisi della prevenzione coercitiva, che viene analizzato tra il secondo e il terzo capitolo del lavoro, è il potere di polizia, in quanto integra l’attività preventiva su tutti i suoi possibili livelli e rappresenta, nel nostro Paese, il primo sistema legato all’obiettivo di prevenzione dei pericoli, a tutela della sicurezza dello Stato e della persona.
Nell’elaborazione si è optato per un’analisi focalizzata principalmente su questo dispositivo, sulla cultura in esso dominante, sulle sue dinamiche tipiche, e soprattutto, sul suo potere, caratterizzato da una certa discrezionalità. Si tratta di una discrezionalità che acquista una connotazione prettamente negativa nei casi in cui venga utilizzata come mezzo di discolpa e/o giustifica della violenza, quando questa viene messa in atto dallo stesso organismo nel perseguire l’obiettivo di sventarla.
Il lavoro propone infatti, con il suo terzo ed ultimo capitolo, diversi fatti di cronaca nera avvenuti nel nostro Paese, caratterizzati da un ampio risuono mediatico per la radicalità che li ha contraddistinti. Radicalità che acquista ancor più rilevanza dal momento che gli autori si ritrovano proprio in quell’organismo che nasce e si sviluppa a protezione della tutela dei cittadini.
Di questi casi si evidenziano le similitudini, sia nei fatti che nelle rielaborazioni successive, ma anche nei tentativi di depistaggio e nelle omissioni.
Da quanto analizzato si evince, in modo inderogabile, la necessità di una nuova riforma del dispositivo poliziesco, di una diversa istruzione dei suoi apparati, e dell’istituzione di un’autorità indipendente, già esistente in altri paesi, volta al controllo dell’operato di questo sistema; non solo, emerge il fondamentale ruolo svolto dalla rete di risonanza, come unico strumento, antidoto, per l’ottenimento della verità, in grado di orientare la percezione dell’opinione pubblica e di dare alla luce una nuova narrativa di denuncia, presentandosi così, come diretta antagonista di qualsiasi condotta omertosa.
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