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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-09252024-185912


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
LECHIARA, PIETRO PAOLO
URN
etd-09252024-185912
Titolo
La Strada per la Schiavitù Culturale: Cultura d’Eccezione e Cultura Pianificata
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
relatore Mori, Luca
controrelatore Iacono, Alfonso Maurizio
Parole chiave
  • Agamben
  • cultura d'eccezione
  • cultura pianificata
  • Girard
  • Hayek
  • Hobbes
  • Occidente
  • ordine
  • pianificazione
  • politicamente corretto
  • sacrificio
  • stato d'eccezione
  • Unione Sovietica
  • violenza
  • Weimar
Data inizio appello
08/11/2024
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
08/11/2064
Riassunto
Questa tesi affronta il problema delle relazioni necessarie e sufficienti tra l'ordine e le diverse possibili varianti della violenza. Nell'affrontarlo vengono prese principalmente in considerazione le posizioni di Girard, Hobbes, Schmitt e Hayek.
Girard viene invocato per evidenziare l'importanza del religioso, del sacrificio, eventualmente della violenza, dell'ordinamento involontario, o perlomeno per avvertire di non negare, o credere di potere sopraffare, queste forze.
Hobbes viene poi invocato per evidenziare la cruciale relazione che deve sussistere tra il diritto e la responsabilità per la fioritura di una società: sia un diritto concesso se e solo se al contempo sono imposte le adeguate responsabilità che facciano sì che chi lo detenga non si comporti in modo infantile o tirannico; e sia una responsabilità imposta a chi e solo a chi detenga dei diritti sufficientemente e necessariamente potenti ed efficaci per poterla adempiere.
Schmitt e Agamben vengono invocati per discutere il fenomeno dello stato d'eccezione e del rischio, insito in ogni regime politico, di feste anomiche o teologiche.
Infine, Hayek viene invocato per discutere i motivi delle disuguaglianze e i rischi che si corrono quando si tenta di appaiarle per mezzo di teorie raffazzonate e intenti, quando non rancorosi e malevoli, virtuosi. La sua tesi sulla pianificazione economica come strada per la schiavitù viene rivisitata partendo prima da Schmitt e Agamben per interpretare il fenomeno del politicamente corretto occidentale come la forma culturale dello stato d'eccezione innanzitutto, e quindi come per metà una cultura d'eccezione, e poi come la forma culturale dell'economia pianificata, e quindi per l'altra metà una cultura pianificata. Questa forma fittizia e innaturale di ordine colpì la seconda volta l’Est Europa, la terza volta la Cina, la quarta volta l’Occidente e la prima volta la repubblica di Weimar, e di essa la nostra società è una gigantesca e replica che sta respirando artificialmente - e che rischia di esplodere in una guerra civile mondiale. Sotto il vincolo dei limiti che le società odierne pongono ad alcune tendenze statalistiche, e se il commercio delle idee funziona come ogni altro tipo di commercio, allora, il politicamente corretto occidentale, che ha parassitato le norme di mera condotta, e che consiste di tutto ciò che si è dolcemente obbligati a pensare, sarà forse la nostra nuova via culturale per la schiavitù.
Aldilà di questo proseguimento della teoria di Hayek, con il quale si conclude la tesi, ricerche future dovrebbero concentrarsi su come non solo in economia, come accadde nel marxismo, ma ora anche nella cultura, la natura umana tenda a produrre spontaneamente artefatti propri della mentalità primitiva di cui scriveva Lèvy-Bruhl, e del pensiero selvaggio di cui scriveva Lèvi-Strauss, con, al posto dei mitemi, i secolaremi, atomi secolarizzati del pensiero teologico che compongono le infinite narrative ora in voga nelle facoltà di filosofia e sociologia, che vedono la società, senza l’evidenza empirica necessaria ma bensì con ideazioni frettolose e imposte con censura e meccanismi psicologico-sociologici più che argomentativi, come una cacofonia di conflitti tra gruppi: ergo, la teoria dell'intersezionalismo con il correlato bagaglio di teorie postmoderne e neomarxiste. I secolaremi, come i mitemi, possono essere combinati a piacere per affermare ogni cosa o il suo contrario, e il pensiero prelogico impedisce qualsiasi falsificazione: la mente delle persone che usa i secolaremi è una mente prigioniera. La distinzione tra l'amico e il nemico è così inserita in una escatologia travestita di secolare: ma le scienze sociali odierne non sanno nascondere a tutti di essere delle teologie. Queste ricerche future dovrebbero ammettere l’esistenza della natura umana e pensare a come tenere a bada la mentalità primitiva e il pensiero selvaggio che si stanno proprio ora, purtroppo, facendo strada nella nostra società: nella quale le persone che non sanno o non vogliono sapere da dove si sia giunti sono le stesse che vogliono pretendere di guidarla e prevedere dove portarla. La società deve essere difesa da tutto questo: non da ciò che possiamo comodamente incolpare perché sopra e fuori noi, ma da ciò che ci sta dentro: dalla natura umana.
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