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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-09252018-145801


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
IACONA, ASTRID
URN
etd-09252018-145801
Titolo
La Tunisia dalla vigilia della Rivoluzione dei Gelsomini a oggi: eventi storico-politici e dinamiche sociali.
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
STUDI INTERNAZIONALI
Relatori
relatore Prof. Tamburini, Francesco
Parole chiave
  • Costituzione
  • Rivoluzione dei gelsomini
  • transizione
  • Tunisia
Data inizio appello
22/10/2018
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
22/10/2088
Riassunto
Un’analisi delle reali condizioni del popolo tunisino sotto il giogo del sistema politico arbitrario e illiberale di Ben Ali risulta imprescindibile per la comprensione delle cause che hanno concorso al deflagrare della “Rivoluzione dei gelsomini” nelle zone più misere e arretrate del paese, afflitte dall’alto tasso di disoccupazione e spesso prive delle più elementari infrastrutture igienico-sanitarie. Nonostante le proteste siano iniziate dalle rivendicazioni delle regioni emarginate, attraverso le quali la popolazione chiedeva occupazione e migliori condizioni di vita, la rivolta si estese anche nelle aree più evolute e bene organizzate, dove i manifestanti avanzavano più che altro richieste di tipo politico: il rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e la fine dei privilegi di un élite corrotta. Anche le donne scesero in piazza, rivendicando lo spazio pubblico che per molto tempo era stato loro negato. Uomini e donne, gli uni accanto alle altre, si mobilitavano contro il caro vita, la disoccupazione, la mancanza di libertà di espressione, la corruzione e i meccanismi di tipo mafioso di un regime in cui il clientelismo e il nepotismo costituivano il canale preferenziale per la distribuzione del lavoro. Quanto argomentato è supportato da un’indagine sociologica strutturata da un questionario somministrato a 100 tunisini, residenti a Mazara del Vallo, e da tre interviste dirette. La Tunisia, con Ben Ali al potere, non rispettava gli impegni presi con l’Unione Europea in materia di diritti umani, ma l’Europa, vedendo nel presidente tunisino uno straordinario alleato contro il terrorismo e l’emigrazione clandestina, pose in subordine la tutela dei diritti umani e i crimini perpetrati anche attraverso il ricorso alla tortura. Conseguentemente alla fuga del presidente, determinata dalle pressanti manifestazioni antigovernative, e dalla decisione da parte dell’esercito di schierarsi con i rivoltosi, il paese inaugurava la fase della transizione democratica che ebbe come protagonista, tra le diverse forze in campo, una società civile particolarmente partecipe nell’istituzione di spazi concreti di libertà e di un potere garante delle libertà fondamentali e dell’equità. Guidata da un governo ad interim, la Tunisia sperimentava, il 23 ottobre 2011, le prime elezioni libere e democratiche che condussero alla formazione di un’Assemblea Nazionale Costituente e alla vittoria di an-Nahda, il partito islamico moderato, che, non avendo ottenuto la maggioranza assoluta, fu indotto a sottoscrivere una coalizione, la cosi detta Troijka, con due partiti secolari: il CPR (Congresso per la Repubblica) e l’FDTL (Partito Socialista Democratico per il Lavoro e le Libertà), noto come Ettakatol. Nonostante il clima di profondo turbamento, segnato da una scia di sangue, dalle violenze dei gruppi estremisti di stampo salafita, da un’impasse politica e dalla profonda incertezza economica, che continuava a fare da contraltare a continue proteste popolari, il popolo tunisino, il 27 gennaio 2014, vide approvata la sua nuova Costituzione, che fu acclamata come esempio di possibile compatibilità tra cultura islamica e sistema democratico. Considerata come l’unico successo nello scenario della Primavera araba, l’attuale Tunisia presenta ancora un quadro socio-economico non affatto roseo: la disoccupazione, la diffusa povertà, l’estremismo islamico, che fa delle zone più povere una fucina di foreign fighters, e l’emigrazione clandestina di giovani senza speranze, privi di qualsiasi possibilità di riscatto, rischiano di metterne a repentaglio la stabilità. Per poter risollevare il paese dalla difficile situazione in cui oggi versa, la classe politica deve necessariamente far fronte alla sua sfida più grande che consiste nell’arginare il disagio dei giovani e la loro sfiducia verso le istituzioni, che gioco forza facilitano la diffusione della propaganda jihadista e il racket degli sbarchi fantasma, che purtroppo, costituiscono una serie minaccia per la democrazia del paese e per la sicurezza internazionale.
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