Tesi etd-09232025-095638 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
GRIECO, GIANLUCA
URN
etd-09232025-095638
Titolo
La Global Minimum Tax: il Pillar II tra armonizzazione e sovranità
Dipartimento
ECONOMIA E MANAGEMENT
Corso di studi
CONSULENZA PROFESSIONALE ALLE AZIENDE
Relatori
relatore Dott. Zanotti, Nicolò
Parole chiave
- Global Minimum Tax
- Pillar 2
Data inizio appello
16/10/2025
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
La presente tesi si colloca nel quadro del processo di riforma fiscale internazionale promosso dall’OCSE/G20 nell’ambito del progetto BEPS 2.0, con particolare riferimento al Pillar II e all’introduzione di una Global Minimum Tax (GMT) del 15% sui profitti dei gruppi multinazionali con ricavi superiori a 750 milioni di euro. L’analisi prende le mosse dalla constatazione che il diritto tributario internazionale stia attraversando una fase di trasformazione profonda, caratterizzata da un crescente coordinamento multilaterale e da una progressiva erosione degli spazi tradizionali di sovranità fiscale degli Stati.
Il primo capitolo ricostruisce il contesto teorico e normativo del Pillar II. Vengono analizzate le origini del progetto BEPS, le finalità di contrasto all’erosione della base imponibile e al profit shifting e le principali regole GloBE (Income Inclusion Rule, Undertaxed Profits Rule e Qualified Domestic Minimum Top-up Tax). Particolare attenzione è riservata alla Direttiva (UE) 2022/2523, che ha recepito il modello OCSE nel contesto europeo, e al decreto legislativo italiano n. 209/2023, che ne ha attuato le disposizioni a livello nazionale. L’approfondimento mette in luce come il GMT si ponga non solo come misura anti-elusiva, ma come strumento di armonizzazione fiscale volto a limitare la concorrenza dannosa tra Stati.
Il secondo capitolo è dedicato agli aspetti tecnici e applicativi della Global Minimum Tax. Vengono illustrate le modalità di calcolo dell’Effective Tax Rate, le esclusioni (carve-outs), i meccanismi di attribuzione della top-up tax e le semplificazioni previste in fase transitoria (Safe Harbours). L’analisi affronta inoltre le problematiche contabili legate al trattamento delle imposte GloBE secondo gli standard internazionali: lo IASB, con l’emendamento del maggio 2023 allo IAS 12, ha stabilito che le imposte dovute ai sensi del Pillar II rientrino nel perimetro delle imposte sul reddito, introducendo una temporary exception per le imposte differite e nuovi obblighi di disclosure. Ciò conferma la natura trasversale della riforma, che non si limita alla fiscalità, ma investe anche il diritto contabile e l’informativa societaria.
Il terzo capitolo sviluppa un’analisi prospettica, ponendo in evidenza le criticità e gli scenari futuri. Una prima linea di riflessione riguarda gli effetti sulla sovranità fiscale e sulla concorrenza tra Stati. Da un lato, il GMT mira a porre fine alla competizione al ribasso sulle aliquote e sugli incentivi fiscali; dall’altro, rischia di produrre una progressiva omologazione dei sistemi tributari nazionali. Ne deriva una tensione tra l’obiettivo di maggiore equità fiscale globale e la necessità di preservare margini di autonomia decisionale per i singoli ordinamenti.
Un secondo ambito di analisi riguarda gli effetti per i gruppi multinazionali. La GMT implica un aumento degli oneri di compliance e di reporting, in particolare con l’introduzione del GloBE Information Return, dichiarazione standardizzata che impone alle imprese di comunicare i dati necessari al calcolo dell’ETR per ciascuna giurisdizione. Ciò comporta una riorganizzazione dei sistemi interni di raccolta e gestione delle informazioni, con la creazione di team dedicati, l’adozione di software specializzati e la predisposizione di procedure di audit volte a garantire coerenza e trasparenza. Alcuni grandi gruppi hanno già iniziato a trattare la GMT come un vincolo strutturale, integrandolo nelle proprie strategie di governance e pianificazione finanziaria.
Il capitolo affronta poi le interazioni tra Pillar II e la fiscalità digitale del Pillar I, evidenziando le complementarità e le possibili sovrapposizioni tra le due riforme. Viene inoltre considerato il ruolo dei Paesi in via di sviluppo, che rivendicano una più equa distribuzione dei diritti impositivi e vedono nel GMT una potenziale occasione per aumentare il proprio gettito, pur con il rischio di restare vincolati da regole complesse e difficilmente gestibili.
Un aspetto cruciale riguarda la sostenibilità politica e istituzionale del nuovo sistema. Se da un lato il Global Minimum Tax garantisce maggiore stabilità e prevedibilità, dall’altro solleva interrogativi sulla sua legittimazione democratica. La fissazione di uno standard uniforme limita la discrezionalità dei Parlamenti nazionali e concentra il potere decisionale in sedi sovranazionali, ponendo questioni delicate di equilibrio costituzionale e di rappresentanza politica. La posizione degli Stati Uniti, che hanno assunto un atteggiamento ambivalente rispetto al progetto, rappresenta un ulteriore fattore di incertezza: un loro eventuale ritiro o il ricorso a misure unilaterali potrebbe compromettere la coesione dell’intero impianto multilaterale.
In conclusione, la ricerca evidenzia come la Global Minimum Tax costituisca una delle riforme più ambiziose e dirompenti mai introdotte in materia tributaria internazionale. Essa rappresenta un passo importante verso un sistema più equo e coordinato, ma comporta al contempo rilevanti sfide, tanto per gli Stati quanto per le imprese. La riduzione della sovranità fiscale, l’aumento degli oneri di compliance, il rischio di omologazione dei sistemi tributari e le incertezze legate alla stabilità politica internazionale rendono la sostenibilità del nuovo assetto un tema ancora aperto.
La tesi contribuisce dunque al dibattito dottrinale e politico sul futuro del diritto tributario internazionale, mettendo in luce come la Global Minimum Tax non sia soltanto una misura tecnica di contrasto all’elusione, ma un vero e proprio nuovo paradigma che ridefinisce i rapporti tra Stati, imprese e istituzioni sovranazionali, con implicazioni profonde sul piano giuridico, economico e democratico.
Il primo capitolo ricostruisce il contesto teorico e normativo del Pillar II. Vengono analizzate le origini del progetto BEPS, le finalità di contrasto all’erosione della base imponibile e al profit shifting e le principali regole GloBE (Income Inclusion Rule, Undertaxed Profits Rule e Qualified Domestic Minimum Top-up Tax). Particolare attenzione è riservata alla Direttiva (UE) 2022/2523, che ha recepito il modello OCSE nel contesto europeo, e al decreto legislativo italiano n. 209/2023, che ne ha attuato le disposizioni a livello nazionale. L’approfondimento mette in luce come il GMT si ponga non solo come misura anti-elusiva, ma come strumento di armonizzazione fiscale volto a limitare la concorrenza dannosa tra Stati.
Il secondo capitolo è dedicato agli aspetti tecnici e applicativi della Global Minimum Tax. Vengono illustrate le modalità di calcolo dell’Effective Tax Rate, le esclusioni (carve-outs), i meccanismi di attribuzione della top-up tax e le semplificazioni previste in fase transitoria (Safe Harbours). L’analisi affronta inoltre le problematiche contabili legate al trattamento delle imposte GloBE secondo gli standard internazionali: lo IASB, con l’emendamento del maggio 2023 allo IAS 12, ha stabilito che le imposte dovute ai sensi del Pillar II rientrino nel perimetro delle imposte sul reddito, introducendo una temporary exception per le imposte differite e nuovi obblighi di disclosure. Ciò conferma la natura trasversale della riforma, che non si limita alla fiscalità, ma investe anche il diritto contabile e l’informativa societaria.
Il terzo capitolo sviluppa un’analisi prospettica, ponendo in evidenza le criticità e gli scenari futuri. Una prima linea di riflessione riguarda gli effetti sulla sovranità fiscale e sulla concorrenza tra Stati. Da un lato, il GMT mira a porre fine alla competizione al ribasso sulle aliquote e sugli incentivi fiscali; dall’altro, rischia di produrre una progressiva omologazione dei sistemi tributari nazionali. Ne deriva una tensione tra l’obiettivo di maggiore equità fiscale globale e la necessità di preservare margini di autonomia decisionale per i singoli ordinamenti.
Un secondo ambito di analisi riguarda gli effetti per i gruppi multinazionali. La GMT implica un aumento degli oneri di compliance e di reporting, in particolare con l’introduzione del GloBE Information Return, dichiarazione standardizzata che impone alle imprese di comunicare i dati necessari al calcolo dell’ETR per ciascuna giurisdizione. Ciò comporta una riorganizzazione dei sistemi interni di raccolta e gestione delle informazioni, con la creazione di team dedicati, l’adozione di software specializzati e la predisposizione di procedure di audit volte a garantire coerenza e trasparenza. Alcuni grandi gruppi hanno già iniziato a trattare la GMT come un vincolo strutturale, integrandolo nelle proprie strategie di governance e pianificazione finanziaria.
Il capitolo affronta poi le interazioni tra Pillar II e la fiscalità digitale del Pillar I, evidenziando le complementarità e le possibili sovrapposizioni tra le due riforme. Viene inoltre considerato il ruolo dei Paesi in via di sviluppo, che rivendicano una più equa distribuzione dei diritti impositivi e vedono nel GMT una potenziale occasione per aumentare il proprio gettito, pur con il rischio di restare vincolati da regole complesse e difficilmente gestibili.
Un aspetto cruciale riguarda la sostenibilità politica e istituzionale del nuovo sistema. Se da un lato il Global Minimum Tax garantisce maggiore stabilità e prevedibilità, dall’altro solleva interrogativi sulla sua legittimazione democratica. La fissazione di uno standard uniforme limita la discrezionalità dei Parlamenti nazionali e concentra il potere decisionale in sedi sovranazionali, ponendo questioni delicate di equilibrio costituzionale e di rappresentanza politica. La posizione degli Stati Uniti, che hanno assunto un atteggiamento ambivalente rispetto al progetto, rappresenta un ulteriore fattore di incertezza: un loro eventuale ritiro o il ricorso a misure unilaterali potrebbe compromettere la coesione dell’intero impianto multilaterale.
In conclusione, la ricerca evidenzia come la Global Minimum Tax costituisca una delle riforme più ambiziose e dirompenti mai introdotte in materia tributaria internazionale. Essa rappresenta un passo importante verso un sistema più equo e coordinato, ma comporta al contempo rilevanti sfide, tanto per gli Stati quanto per le imprese. La riduzione della sovranità fiscale, l’aumento degli oneri di compliance, il rischio di omologazione dei sistemi tributari e le incertezze legate alla stabilità politica internazionale rendono la sostenibilità del nuovo assetto un tema ancora aperto.
La tesi contribuisce dunque al dibattito dottrinale e politico sul futuro del diritto tributario internazionale, mettendo in luce come la Global Minimum Tax non sia soltanto una misura tecnica di contrasto all’elusione, ma un vero e proprio nuovo paradigma che ridefinisce i rapporti tra Stati, imprese e istituzioni sovranazionali, con implicazioni profonde sul piano giuridico, economico e democratico.
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