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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-09222014-104852


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
NICOLETTA, DARIO
URN
etd-09222014-104852
Titolo
Ruolo del trattamento primario con chemioterapia e trastuzumab nel carcinoma mammario HER-2 positivo: un'analisi retrospettiva.
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Falcone, Alfredo
Parole chiave
  • analisi retrospettiva
  • carcinoma mammario
  • HER-2+
  • trastuzumab
  • Trattamento primario
Data inizio appello
14/10/2014
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il carcinoma della mammella è per frequenza il primo tra i tumori nel sesso femminile, rappresentando circa il 29% di questi. Il numero di casi di carcinoma mammario è aumentato in modo significativo a partire dagli anni settanta e l'introduzione della mammografia ci ha permesso di diagnosticare tumori che prima non erano evidenti. Questa neoplasia rappresenta la prima causa di mortalità oncologica nel sesso femminile.

Il trattamento dipende da più fattori. In particolare dipende dallo stadio in cui il tumore si trova alla diagnosi : si imposta una terapia differente a seconda che si tratti di un carcinoma in stadio precoce, localmente avanzato oppure con presenza di metastasi già alla diagnosi. Anche le caratteristiche istologiche e biomolecolari condizionano la scelta terapeutica, soprattutto lo stato dei recettori ormonali steroidei e la presenza o meno di HER-2 positività.

Il nostro studio si concentra sulla terapia neoadiuvante nei carcinomi HER-2+ localmente avanzati. Vi sono numerosi studi in letteratura a favore dell'utilizzo di trastuzumab associato a chemioterapia nel trattamento primario. E' stato visto che questa associazione garantisce un sensibile incremento dei tassi di risposte patologiche complete. Fra i più importanti ritroviamo lo studio pubblicato nel 2005 da parte di Buzdar et al., e lo studio NOAH.

L'obiettivo di questo studio è stato di investigare se l'associazione di trastuzumab e chemioterapia neoadiuvante nella pratica clinica garantisca gli stessi risultati ottenuti negli studi randomizzati. Questo in relazione al fatto che è stata riportata un'alta variabilità del tasso di pCR, insieme alla scarsa letteratura riferita alla pratica clinica.

Abbiamo analizzato retrospettivamente 205 pazienti con cancro mammario HER-2+ trattati in 10 centri italiani di Oncologia Medica tra luglio 2003 e ottobre 2011. Tutti i pazienti hanno ricevuto terapia sistemica neoadiuvante con trastuzumab e chemioterapia. Sono stati utilizzati diversi regimi chemioterapici, anche se il 90% dei pazienti ha ricevuto schemi comprendenti antracicline e il 99% ha ricevuto taxani. Il trattamento primario è stato somministrato per più di 21 settimane (media: 24) a 130/205 (63,4%) pazienti, mentre il trastuzumab è stato somministrato per più di 12 settimane (media: 12 settimane) a 101/205 (49.3%) pazienti. E' stata definita risposta patologica completa (pCR/0) l'assenza di carcinoma invasivo e non invasivo a livello di mammella e linfonodi (ypT0 + ypN0). La pCR/is è stata definita come l'assenza di carcinoma invasivo a livello della ghiandola mammaria e dei linfonodi (ypT0/is + ypN0).

pCR/0 è stata ottenuta nel 24,8% e pCR/is nel 46.8% dei pazienti. Sia il sottotipo tumorale nonluminal/HER-2+ (p<0.0001) che una durata di trattamento neoadiuvante con trastuzumab maggiore di 12 settimane (p= 0.03) sono risultati predittori indipendenti di pCR/0. La sopravvivenza media libera da malattia (DFS) e la sopravvivenza cancro-specifica (CSS) non sono state raggiunte al momento dell'analisi. All'analisi multivariata, sia la sottoclasse di tumori nonluminal/HER-2+ (DFS: P = 0.01 e CSS: p = 0,01) che lo stadio patologico II-III all'intervento chirurgico (DFS: p <0.0001 e CSS: p = 0.001) sono risultate le uniche variabili significativamente associate ad un peggior outcome a lungo termine.

Attraverso i nostri dati sia le diverse sottoclassi molecolari che le dimensioni del residuo tumorale dopo terapia neoadiuvante sono risultati i fattori prognostici più rilevanti per la sopravvivenza in questa coorte di pazienti.
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