Tesi etd-09182025-161428 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
DONATI, IRENE
URN
etd-09182025-161428
Titolo
La dirigenza infermieristica come leva strategica nei processi di Human Resource Management: dalla selezione alla retention
Dipartimento
MEDICINA CLINICA E SPERIMENTALE
Corso di studi
SCIENZE INFERMIERISTICHE E OSTETRICHE
Relatori
relatore De Feo, Nunzio
Parole chiave
- Colloquio pre-assuntivo
- Inclinazioni personali
- Retention
- Selezione del personale
- Turnover
Data inizio appello
21/10/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
21/10/2065
Riassunto
Questa tesi affronta un tema cruciale per il sistema sanitario odierno: la gestione e la valorizzazione del personale infermieristico. La cronica carenza di infermieri, unita a un turnover crescente, non costituisce solamente un problema organizzativo, ma incide direttamente sulla qualità delle cure e sulla sicurezza dei pazienti. Non è quindi solo una questione di numeri e bilanci, bensì di persone che quotidianamente assicurano il funzionamento dei reparti. Pertanto, si è scelto di analizzare due momenti fondamentali nella gestione delle risorse umane: la selezione e la retention, ovvero la capacità di trattenere nel tempo i professionisti.
La ricerca si focalizza, da un lato, sull'analisi dei meccanismi di selezione del personale sanitario, con un'attenzione particolare alla valutazione delle inclinazioni personali oltre che dei titoli di studio e delle competenze tecniche; dall'altro, sullo studio delle pratiche di retention, intese come strategie organizzative per ridurre l'abbandono, aumentare la soddisfazione lavorativa e garantire continuità e qualità nell'assistenza.
L'obiettivo principale della tesi è dimostrare come una selezione mirata e una gestione accurata delle risorse umane, supportate dalla dirigenza infermieristica, possano avere un impatto decisivo sulla qualità assistenziale e sull'efficienza organizzativa, riducendo i costi economici e sociali associati al turnover. In questa prospettiva, la dirigenza infermieristica non è vista solo come un organo gestionale, ma come un attore strategico in grado di orientare le scelte organizzative, interpretare i fabbisogni dei reparti e facilitare un allineamento ottimale tra le caratteristiche dei professionisti e il contesto lavorativo.
L'elaborato si basa su un'ampia revisione della letteratura internazionale, con il supporto di fonti istituzionali, studi empirici e revisioni sistematiche. Questo approccio ha permesso di connettere il quadro globale e nazionale della carenza di personale con l'analisi delle pratiche correnti di selezione e la riflessione sulle potenzialità future di una gestione più moderna e strategica delle risorse umane in sanità.
Si intende sottolineare come l'attuale modello, basato soprattutto sui concorsi pubblici, pur garantendo trasparenza e uniformità, si riveli spesso lento e incapace di cogliere gli aspetti più qualitativi dei candidati, come le inclinazioni personali, le attitudini relazionali, l'empatia o la resilienza. Questi elementi, difficilmente emergenti da un curriculum o una prova scritta, sono invece cruciali per affrontare la complessità del lavoro infermieristico e per contribuire al benessere del gruppo e dei pazienti. Il colloquio pre-assuntivo, se ben condotto, può offrire spunti utili in questa direzione, ma in Italia rimane uno strumento limitato e poco strutturato rispetto ad altri paesi, dove si utilizzano interviste comportamentali, assessment center e simulazioni cliniche.
Accanto alla selezione, viene affrontato il tema della retention, ovvero la capacità delle organizzazioni di mantenere i professionisti nei reparti. È ormai dimostrato che, dove il turnover è elevato, peggiorano la continuità assistenziale, la motivazione dei team e gli esiti clinici. La stabilità, al contrario, favorisce un clima positivo, riduce il rischio di errori e contribuisce a costruire relazioni di fiducia con i pazienti. La retention non dipende da un solo fattore, ma da un insieme di condizioni: leadership efficace, possibilità di crescita, riconoscimento del lavoro svolto, equilibrio tra vita privata e professionale. In questo senso, programmi di mentoring, opportunità di formazione continua e attenzione al benessere organizzativo possono fare la differenza.
Il confronto con i modelli internazionali rivela che esistono approcci più dinamici e predittivi di quelli italiani. In Paesi come il Regno Unito, il Canada, l'Australia e i Paesi Bassi, la selezione è considerata un processo più ampio e articolato, che tiene conto non solo delle competenze tecniche, ma anche delle qualità personali. Allo stesso modo, le politiche di retention vengono considerate come un investimento e non una spesa, mirato a garantire stabilità al personale e migliorare gli esiti per i pazienti.
Dalla riflessione emerge con forza il ruolo cruciale della dirigenza infermieristica, posizionata in modo strategico per interpretare i bisogni dei reparti, guidare i processi di selezione e dirigere le strategie di retention. Valorizzare il capitale umano, infatti, significa mettere le persone al centro, riconoscere le loro capacità e accompagnarle nel loro percorso professionale. In un momento storico in cui la scarsità di personale rischia di compromettere l'intero sistema sanitario, investire in selezione mirata e in politiche di retention efficaci è diventato una necessità irrinunciabile.
La ricerca si focalizza, da un lato, sull'analisi dei meccanismi di selezione del personale sanitario, con un'attenzione particolare alla valutazione delle inclinazioni personali oltre che dei titoli di studio e delle competenze tecniche; dall'altro, sullo studio delle pratiche di retention, intese come strategie organizzative per ridurre l'abbandono, aumentare la soddisfazione lavorativa e garantire continuità e qualità nell'assistenza.
L'obiettivo principale della tesi è dimostrare come una selezione mirata e una gestione accurata delle risorse umane, supportate dalla dirigenza infermieristica, possano avere un impatto decisivo sulla qualità assistenziale e sull'efficienza organizzativa, riducendo i costi economici e sociali associati al turnover. In questa prospettiva, la dirigenza infermieristica non è vista solo come un organo gestionale, ma come un attore strategico in grado di orientare le scelte organizzative, interpretare i fabbisogni dei reparti e facilitare un allineamento ottimale tra le caratteristiche dei professionisti e il contesto lavorativo.
L'elaborato si basa su un'ampia revisione della letteratura internazionale, con il supporto di fonti istituzionali, studi empirici e revisioni sistematiche. Questo approccio ha permesso di connettere il quadro globale e nazionale della carenza di personale con l'analisi delle pratiche correnti di selezione e la riflessione sulle potenzialità future di una gestione più moderna e strategica delle risorse umane in sanità.
Si intende sottolineare come l'attuale modello, basato soprattutto sui concorsi pubblici, pur garantendo trasparenza e uniformità, si riveli spesso lento e incapace di cogliere gli aspetti più qualitativi dei candidati, come le inclinazioni personali, le attitudini relazionali, l'empatia o la resilienza. Questi elementi, difficilmente emergenti da un curriculum o una prova scritta, sono invece cruciali per affrontare la complessità del lavoro infermieristico e per contribuire al benessere del gruppo e dei pazienti. Il colloquio pre-assuntivo, se ben condotto, può offrire spunti utili in questa direzione, ma in Italia rimane uno strumento limitato e poco strutturato rispetto ad altri paesi, dove si utilizzano interviste comportamentali, assessment center e simulazioni cliniche.
Accanto alla selezione, viene affrontato il tema della retention, ovvero la capacità delle organizzazioni di mantenere i professionisti nei reparti. È ormai dimostrato che, dove il turnover è elevato, peggiorano la continuità assistenziale, la motivazione dei team e gli esiti clinici. La stabilità, al contrario, favorisce un clima positivo, riduce il rischio di errori e contribuisce a costruire relazioni di fiducia con i pazienti. La retention non dipende da un solo fattore, ma da un insieme di condizioni: leadership efficace, possibilità di crescita, riconoscimento del lavoro svolto, equilibrio tra vita privata e professionale. In questo senso, programmi di mentoring, opportunità di formazione continua e attenzione al benessere organizzativo possono fare la differenza.
Il confronto con i modelli internazionali rivela che esistono approcci più dinamici e predittivi di quelli italiani. In Paesi come il Regno Unito, il Canada, l'Australia e i Paesi Bassi, la selezione è considerata un processo più ampio e articolato, che tiene conto non solo delle competenze tecniche, ma anche delle qualità personali. Allo stesso modo, le politiche di retention vengono considerate come un investimento e non una spesa, mirato a garantire stabilità al personale e migliorare gli esiti per i pazienti.
Dalla riflessione emerge con forza il ruolo cruciale della dirigenza infermieristica, posizionata in modo strategico per interpretare i bisogni dei reparti, guidare i processi di selezione e dirigere le strategie di retention. Valorizzare il capitale umano, infatti, significa mettere le persone al centro, riconoscere le loro capacità e accompagnarle nel loro percorso professionale. In un momento storico in cui la scarsità di personale rischia di compromettere l'intero sistema sanitario, investire in selezione mirata e in politiche di retention efficaci è diventato una necessità irrinunciabile.
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