Tesi etd-09162025-094214 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
SCARANGELLI, MICHELE
URN
etd-09162025-094214
Titolo
Innovazione e crescita economica: il contesto globale e la prospettiva italiana
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
COMUNICAZIONE D'IMPRESA E POLITICA DELLE RISORSE UMANE
Relatori
relatore Prof.ssa Franco, Chiara
Parole chiave
- crescita
- crescita e innovazione
- innovazione
Data inizio appello
20/10/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
20/10/2095
Riassunto
Il lavoro di ricerca affronta il tema del rapporto tra innovazione e crescita economica, analizzandolo attraverso tre prospettive complementari: i fondamenti teorici, le strategie europee con particolare attenzione al Piano Draghi, e il caso italiano nel confronto con altri sistemi economici. L’obiettivo è mettere in luce come l’innovazione si configuri come motore fondamentale di sviluppo, ma anche come la sua efficacia dipenda da politiche adeguate, da un ecosistema favorevole e dalle specificità strutturali dei singoli paesi.
Il primo capitolo si concentra sul quadro teorico, ricostruendo l’evoluzione del pensiero economico in merito al ruolo dell’innovazione. A partire dalle intuizioni di Adam Smith sul progresso tecnico, fino agli studi di Solow che hanno evidenziato il contributo residuo della tecnologia alla crescita, la letteratura economica ha progressivamente approfondito la relazione tra conoscenza e sviluppo. Con la teoria della crescita endogena di Romer e Lucas, l’innovazione viene intesa come fattore interno al sistema economico, guidato da ricerca e sviluppo e capitale umano. La conoscenza, considerata bene non rivale e parzialmente escludibile, diventa la base per rendimenti crescenti e spillover positivi. In questa prospettiva, le politiche pubbliche e le scelte aziendali giocano un ruolo decisivo nel determinare i percorsi di crescita di lungo periodo.
Il secondo capitolo analizza il contesto europeo attraverso il documento “The Future of European Competitiveness” redatto da Mario Draghi. Il rapporto evidenzia come l’Unione Europea soffra di un crescente divario rispetto a Stati Uniti e Cina, dovuto a investimenti insufficienti in ricerca e sviluppo, difficoltà nel trasferimento tecnologico e una struttura industriale troppo ancorata ai settori tradizionali, in particolare l’automotive. L’innovazione è indicata come pilastro essenziale per rilanciare la competitività, con tre aree strategiche di intervento: energia, sanità e intelligenza artificiale. L’energia rappresenta una condizione imprescindibile per la crescita, con la necessità di politiche pragmatiche e tecnologicamente neutrali per garantire transizione e sicurezza. L’innovazione sanitaria è descritta come moltiplicatore economico, capace di ridurre costi, aumentare produttività e creare nuovi settori industriali. Infine, l’intelligenza artificiale, riconosciuta come tecnologia di portata generale, può trasformare interi comparti e generare spillover tecnologici, ma richiede un aumento degli investimenti per colmare il divario con le grandi potenze tecnologiche.
Il terzo capitolo approfondisce il caso italiano, caratterizzato da un quadro normativo articolato che, dagli anni 2010 in poi, ha introdotto strumenti specifici a sostegno dell’innovazione: il Decreto-legge 179/2012 sulle startup innovative, i piani Transizione 4.0 e 5.0, il nuovo Patent Box e la riforma del Codice della Proprietà Industriale. Tuttavia, la burocrazia, la lentezza della giustizia civile e la volatilità degli incentivi ne limitano l’efficacia. Un elemento strutturale rilevante è la forte presenza di piccole e medie imprese, che rappresentano la spina dorsale del sistema produttivo ma faticano a investire stabilmente in ricerca e sviluppo. I dati confermano un divario marcato tra grandi imprese, più propense all’innovazione, e PMI, più vulnerabili e soggette a instabilità. Nonostante ciò, l’Italia mostra segnali di dinamismo, con una crescita della spesa privata in R&S e con settori come l’informatica e il software in forte espansione.
Nel confronto internazionale, l’Italia resta distante dai principali partner europei e dalle economie più avanzate in termini di intensità di investimenti in ricerca e sviluppo, pur beneficiando di un quadro normativo favorevole. Le sfide principali riguardano la stabilità degli investimenti, la qualità delle attività innovative e l’integrazione tra pubblico e privato. La prospettiva futura è legata alla capacità di trasformare le peculiarità del tessuto imprenditoriale italiano, basato sulle PMI, in un vantaggio competitivo, sfruttando le opportunità offerte dalla digitalizzazione e dai nuovi paradigmi produttivi.
Il primo capitolo si concentra sul quadro teorico, ricostruendo l’evoluzione del pensiero economico in merito al ruolo dell’innovazione. A partire dalle intuizioni di Adam Smith sul progresso tecnico, fino agli studi di Solow che hanno evidenziato il contributo residuo della tecnologia alla crescita, la letteratura economica ha progressivamente approfondito la relazione tra conoscenza e sviluppo. Con la teoria della crescita endogena di Romer e Lucas, l’innovazione viene intesa come fattore interno al sistema economico, guidato da ricerca e sviluppo e capitale umano. La conoscenza, considerata bene non rivale e parzialmente escludibile, diventa la base per rendimenti crescenti e spillover positivi. In questa prospettiva, le politiche pubbliche e le scelte aziendali giocano un ruolo decisivo nel determinare i percorsi di crescita di lungo periodo.
Il secondo capitolo analizza il contesto europeo attraverso il documento “The Future of European Competitiveness” redatto da Mario Draghi. Il rapporto evidenzia come l’Unione Europea soffra di un crescente divario rispetto a Stati Uniti e Cina, dovuto a investimenti insufficienti in ricerca e sviluppo, difficoltà nel trasferimento tecnologico e una struttura industriale troppo ancorata ai settori tradizionali, in particolare l’automotive. L’innovazione è indicata come pilastro essenziale per rilanciare la competitività, con tre aree strategiche di intervento: energia, sanità e intelligenza artificiale. L’energia rappresenta una condizione imprescindibile per la crescita, con la necessità di politiche pragmatiche e tecnologicamente neutrali per garantire transizione e sicurezza. L’innovazione sanitaria è descritta come moltiplicatore economico, capace di ridurre costi, aumentare produttività e creare nuovi settori industriali. Infine, l’intelligenza artificiale, riconosciuta come tecnologia di portata generale, può trasformare interi comparti e generare spillover tecnologici, ma richiede un aumento degli investimenti per colmare il divario con le grandi potenze tecnologiche.
Il terzo capitolo approfondisce il caso italiano, caratterizzato da un quadro normativo articolato che, dagli anni 2010 in poi, ha introdotto strumenti specifici a sostegno dell’innovazione: il Decreto-legge 179/2012 sulle startup innovative, i piani Transizione 4.0 e 5.0, il nuovo Patent Box e la riforma del Codice della Proprietà Industriale. Tuttavia, la burocrazia, la lentezza della giustizia civile e la volatilità degli incentivi ne limitano l’efficacia. Un elemento strutturale rilevante è la forte presenza di piccole e medie imprese, che rappresentano la spina dorsale del sistema produttivo ma faticano a investire stabilmente in ricerca e sviluppo. I dati confermano un divario marcato tra grandi imprese, più propense all’innovazione, e PMI, più vulnerabili e soggette a instabilità. Nonostante ciò, l’Italia mostra segnali di dinamismo, con una crescita della spesa privata in R&S e con settori come l’informatica e il software in forte espansione.
Nel confronto internazionale, l’Italia resta distante dai principali partner europei e dalle economie più avanzate in termini di intensità di investimenti in ricerca e sviluppo, pur beneficiando di un quadro normativo favorevole. Le sfide principali riguardano la stabilità degli investimenti, la qualità delle attività innovative e l’integrazione tra pubblico e privato. La prospettiva futura è legata alla capacità di trasformare le peculiarità del tessuto imprenditoriale italiano, basato sulle PMI, in un vantaggio competitivo, sfruttando le opportunità offerte dalla digitalizzazione e dai nuovi paradigmi produttivi.
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