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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-09112025-105915


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
PROVINCIALI, LORENZO
URN
etd-09112025-105915
Titolo
Celebrazione e denuncia del progetto imperialistico occidentale: un'analisi di King Solomon's Mines di R.H. Haggard, Kim di Rudyard Kipling e Heart of Darkness di Joseph Conrad
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
LINGUE, LETTERATURE E FILOLOGIE EURO - AMERICANE
Relatori
relatore Giovannelli, Laura
Parole chiave
  • colonialismo
  • Conrad
  • critica anticolonialista
  • Haggard
  • imperialismo britannico
  • Kipling
  • propaganda
Data inizio appello
03/10/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
03/10/2028
Riassunto
Il tema dell’imperialismo, soprattutto quello britannico, ha rappresentato un filone di ricerca di particolare interesse nel mio percorso accademico, anche in relazione al suo stretto legame con la letteratura inglese. La scelta di questo tema come nucleo della tesi è stata stimolata dall’analisi condotta in classe di The War of Worlds (1898) di H.G. Wells, opera che, attraverso la metafora di un’invasione aliena, articola un discorso critico nei confronti dell’espansionismo britannico nei territori coloniali.

La rinnovata consapevolezza riguardo l’esistenza di un discorso di denuncia delle mire e delle strategie politiche dell’Impero britannico, anche negli anni antecedenti al processo di decolonizzazione, ha accresciuto il mio interesse verso questo tema, spingendomi quindi ad osservare il progressivo passaggio, in seno alla società inglese stessa, da una visione celebrativa delle conquiste imperiali a un approccio più critico. Per condurre questa analisi, ho deciso di focalizzarmi sugli sviluppi del romanzo d’avventura di taglio imperialista, genere in grado di fotografare allegoricamente le cifre di una determinata visione dell’Impero da parte dello scrittore e, indirettamente, del pubblico. In considerazione dell’ampiezza della produzione letteraria di questo tipo, la tesi si concentra principalmente sul tre romanzi canonici pubblicati tra la seconda metà dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, attraverso i quali è possibile registrare i cambiamenti della visione inerente alle conquiste coloniali, in una parabola che dall’avventura autocelebrativa passa a una descrizione più problematizzata e, infine, a un discorso di denuncia.

La tesi si articola in quattro capitoli. Nel primo capitolo ci si è soffermati sulla genesi storica dell’Impero britannico, con uno sguardo rivolto anche all’organizzazione sociale dei diversi territori, dedicando una sezione significativa al sistema dei dominion inglesi, come l’India. Successivamente, si è entrati nel merito dell’ideologia imperialista stessa, vista come una mentalità politica in grado di influenzare profondamente la società inglese e parte del panorama letterario, incluso appunto il genere del romanzo d’avventura esotica ispirato alle missioni coloniali.

Le parti successive sono state dedicate a un’analisi approfondita dei tre romanzi selezionati. Nel secondo capitolo, l’oggetto di studio è stato King Solomon’s Mines (1885), forse l’opera più celebre di Henry R. Haggard, generalmente riconosciuto come il principale capostipite del genere. Una volta delineate la biografia dell’autore e la trama del romanzo,

ci si è focalizzati sulle soluzioni narrative e sui modelli di riferimento dell’autore, che evidenziano chiaramente la presenza di richiami all’ideologia all’epoca dominante, volta ad esaltare l’operato coloniale. Si è mostrato come Haggard attinga a una mappatura tipologica in cui il colonizzatore è ritratto come un eroe coraggioso e temprato, in grado di affrontare difficoltà rocambolesche in un mondo da domare e possedere, in cui il soggetto femminile è sostanzialmente assente. Si è altresì messo in luce il ricorso a topoi nella rappresentazione sminuente degli indigeni nel romanzo, ritratti secondo strategie retoriche che miravano a giustificare l’opportunità di una presenza europea in quei territori.

Il terzo capitolo si concentra su Kim (1901), il secondo romanzo scritto da Rudyard Kipling. Nella prima parte, si è delineata la cornice storica in cui l’autore operò, un periodo di forte instabilità politica per l’Impero causata dalle rivolte scoppiate nei territori coloniali (come il noto Indian Mutiny), circostanze che generarono un senso di incertezza e dubbio tra i lettori e che Kipling non mancò di recepire. Dopo una breve sintesi della trama del romanzo, si è condotta un’analisi approfondita della personalità del protagonista omonimo, al fine di dimostrare come l’autore intendesse rassicurare il pubblico avvalorando il modello dell’“ufficiale imperiale”, concepito come una figura di riferimento in grado di misurarsi con il periodo di incertezza causato dai recenti eventi storici. Si è altresì ritenuto opportuno illustrare le modalità con cui Kipling affrontò nel romanzo il tema dell’educazione, inteso all’epoca come uno strumento fondamentale per la formazione di un ufficiale imperiale. Nell’ultima parte del capitolo si è anche evidenziato come la rappresentazione dell’India sotto il dominio britannico risulti nel testo ancora in linea con una visione tradizionale dei territori coloniali, secondo cui la colonia avrebbe comunque tratto vantaggi dalla presenza occidentale sul piano del progresso e della civilizzazione.

Nel capitolo finale della presente dissertazione è stata condotta un’analisi di Heart of Darkness (1899) di Joseph Conrad, al fine di mettere in luce l’evidente cambiamento di direzione e la sostanziale decostruzione dei presupposti ideologici del romanzo imperialista. In apertura della sezione, si è fornita una breve descrizione del quadro storico che ha ispirato l’autore per la composizione del romanzo, ovvero la colonizzazione del Congo da parte del governo belga, il cui ricorso a forme di violenza spietata contribuì ad alimentare una crescente consapevolezza nel pubblico europeo riguardo ai crimini coloniali. Nel secondo segmento del capitolo, ci si è focalizzati sui tratti distintivi dello stile e dell’argomentazione conradiana nell’ottica di un discorso fortemente critico verso l’ideologia imperialista, in un’epoca caratterizzata da profondi mutamenti sociali e culturali. Per questa ragione, è stata rivolta ad esempio un’attenzione specifica al concetto di “efficienza”, che nel romanzo non emerge più come qualità positiva dell’agente coloniale, ma come una maschera ingannevole

e potenzialmente dannosa per i rapporti intercomunitari e la psiche umana. Al fine di evidenziare come Conrad avesse istituito un dialogo importante con l’episteme di quel periodo, si è dedicato uno spazio anche al paradigma pseudo-biologico del going native, ossia al timore che il soggetto occidentale potesse regredire ad uno stadio primitivo e pre-civilizzato, in un ribaltamento della linearità evolutiva. Nel complesso, con quest’ultimo capitolo la tesi si è proposta di illustrare con chiarezza gli stadi dell’insorgere di un crescente scetticismo verso la propaganda e l’operato imperialista, attraverso le testimonianze e gli sforzi interpretativi di Marlow e della sua spedizione in Africa, alla ricerca di Kurtz.
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