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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-09092022-180157


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
PIDATELLA, DANIELA GIUSEPPA
URN
etd-09092022-180157
Titolo
I Disturbi dello spettro autistico come paradigma dell’Alterità
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
relatore Prof.ssa Fantozzi, Donatella
Parole chiave
  • Alterità
  • Autismo
  • Bisogni educativi speciali
  • DIR
  • Disturbi del neurosviluppo
  • Disturbi dello spettro autistico
  • Emozioni
  • Floortime
  • Pedagogia speciale
  • Relazionalità
  • Stanley Greenspan
  • Teoria della mente
Data inizio appello
26/09/2022
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
26/09/2062
Riassunto
Il lavoro di tesi si pone l’obiettivo di mostrare come i disturbi dello spettro autistico possano costituire una possibilità di riflessione teorica e pratica, in cui è possibile rintracciare un nuovo modo di considerare l’Altro nella relazionalità, in particolar modo nella relazione di intervento psicoeducativo con persone portatrici di Bisogni Educativi Speciali e, tra queste, con disturbi dello spettro autistico. Il primo capitolo è incentrato sui primi tentativi teorici - a partire dalla prima metà del XX secolo - di delineazione dell’autismo come sindrome specifica e sul concomitante avanzamento delle teorie psicodinamiche. Tali teorie pongono la causa principale in un’alterata dimensione affettiva e relazionale con le figure di accudimento. Vengono presi in esame il pensiero e gli studi di Kanner, Asperger, Mahler, Tustin e Bettelheim. Nel secondo capitolo si tiene conto del superamento delle teorie psicodinamiche, con la riqualificazione del ruolo genitoriale e la presa di consapevolezza dell’importanza dei fattori biologici nel determinare tali condizioni. Allo stesso tempo, si cerca di porre tale evoluzione teorica - della consapevolezza relativa alle cause - nei termini di dialogo interdisciplinare per evitare il rischio di arroccamento su posizioni “riduzioniste”. Sempre in questo capitolo si parla dei progressi in ambito tecnico-scientifico, che consentirono l’acquisizione di importanti evidenze sul funzionamento cerebrale, e il concomitante avanzamento delle Scienze cognitive. A questo filone di studi si ricollegano le teorie che postulano un deficit a livello della teoria della mente, della coerenza centrale e delle funzioni esecutive. Relativamente a queste teorie, si prendono in considerazione gli studi di Frith, Happè, Baron-Cohen e Ozonoff. Infine, viene presa in esame l’ipotesi di Vittorio Gallese relativa ad un deficit nel meccanismo della simulazione incarnata nei disturbi dello spettro autistico. Alla base di questa condizione vi sarebbe una malfunzionamento dei neuroni specchio, una recente scoperta in ambito neuroscientifico. Nel terzo capitolo sono approfonditi i principali aspetti comportamentali e sintomatologici così come sono indicati nel DSM-5. Vengono anche riportate alcune narrazioni in prima persona di individui con disturbi dello spettro autistico. Queste narrazioni stanno sempre più aiutando a comprendere come tale condizione venga vissuta dal “di dentro”, influenzando sovente la stessa ricerca scientifica e ridefinendo i criteri diagnostici. È il caso del crescente interesse per la peculiare dimensione sensoriale nell’autismo, che di fatto è stata inserita nei Criteri B del DSM-5. Infine, il quarto ed ultimo capitolo, pone l’attenzione sulle pratiche di intervento psicoeducativo per le persone con Bisogni Educativi Speciali, e in particolare con disturbi dello spettro autistico. Prendendo preliminarmente in considerazione gli approcci metodologici basati sui principi comportamentisti, tra i quali il più famoso è il metodo ABA di Lovaas, si giunge ad approfondire il pensiero e la pratica psicoeducativa di Stanley Greenspan. Costui, col suo modello DIR (Developmental, Individual-difference, Relationship-based model) e il metodo Floortime, supera la concezione dell’intervento psicoeducativo come mero addestramento, atto all’acquisizione di mere abilità funzionali, ristrette e specifiche. Col modello DIR viene promossa la crescita globale della persona prendendo soprattutto in considerazione la soggettività della stessa (motivazioni, interessi, emozioni). La dimensione emotiva dell’essere umano, nel pensiero di Greenspan, è strettamente intrecciata con quella cognitiva, e risulta di particolare importanza per le varie tappe dello sviluppo. L’affettività è quindi un ingrediente fondamentale per edificare piani di intervento efficaci, anche per quelle situazioni in cui lo sviluppo sembra essere alterato o bloccato, come nei disturbi dello spettro autistico.
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