Tesi etd-09022025-180048 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
SIGNORINI, GIULIA MARIA
URN
etd-09022025-180048
Titolo
Analisi retrospettiva dei fattori predittivi di risposta prolungata al trattamento anti-HER-2 in pazienti con carcinoma mammario metastatico HER-2 positivo
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Masi, Gianluca
correlatore Prof. Bengala, Carmelo
correlatore Prof. Bengala, Carmelo
Parole chiave
- carcinoma mammario
- HER-2
- progression-free survival
- terapia anti-HER2
Data inizio appello
23/09/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
23/09/2095
Riassunto
Il carcinoma mammario è la neoplasia più frequente nelle donne e una delle principali cause di morte oncologica a livello mondiale. La sua incidenza varia in base all’area geografica, passando da meno di 30 casi ogni 100.000 abitanti nell’Africa sub-sahariana a oltre 70 in Nord America ed Europa occidentale. In Italia rappresenta il tumore più diffuso tra le donne, con circa 55.000 nuovi casi all’anno e 12.300 decessi; la sopravvivenza a 5 anni è del 87%, una delle più alte in Europa. Alla diagnosi circa il 6-7% delle pazienti presenta malattia metastatica, prevalentemente a livello osseo, epatico, polmonare o cerebrale. Presenta diversi fattori di rischio che si distinguono in fattori non modificabili (sesso femminile, familiarità, mutazioni genetiche, storia riproduttiva e ormonale, densità mammaria, pregresse patologie o radioterapia) e modificabili (terapie ormonali, obesità, alcol, inattività fisica e dieta squilibrata). In Italia, è attivo un programma di screening mammografico biennale rivolto a tutte le donne fra i 50 e i 69 anni, che ha aumentato il numero di diagnosi precoci e ridotto la mortalità del 10-22%. Nelle donne ad alto rischio genetico si utilizzano dei protocolli specifici che prevedono ecografia, mammografia e risonanza magnetica. Per fare diagnosi vera e propria di carcinoma mammario è necessario l’esame clinico, l’imaging e la conferma istologica.
Dal punto di vista immunoistochimico, il carcinoma mammario può essere distinto in quattro sottotipi, luminale A, luminale B, HER2 – positivo e triplo negativo, ciascuno caratterizzato da prognosi e risposte terapeutiche differenti. Il sottotipo HER2 – positivo determina un fenotipo più aggressivo di carcinoma, ma la sua prognosi è migliorata molto grazie alle terapie target anti-HER2. La determinazione dello status di HER2 si effettua con immunoistochimica e ISH, distinguendo tumori HER2 – negativi e HER2 – positivi, a loro volta classificati in HER2 3+ e HER2 2+ con SISH positivo.
Le strategie terapeutiche variano in base allo stadio della malattia. Negli stadi iniziali si ricorre a terapie neoadiuvanti e adiuvanti, mentre nella malattia metastatica lo standard di prima linea è il trastuzumab + pertuzumab + taxano. In seconda linea il T-Dxd ha sostituito il TDM1, dimostrandosi più efficace in termini di overall survival (OS) e progression free survival (PFS). In determinati casi possono essere utilizzate anche terapie locoregionali: la chirurgia sul tumore primitivo o sulle metastasi può essere utile nelle forme oligometastatiche, mentre la radioterapia può essere utilizzata sia a scopo palliativo che curativo, in particolare per le metastasi cerebrali.
In questo scenario si colloca questo studio retrospettivo condotto presso l’AUO di Pisa con l’obiettivo di valutare una possibile associazione tra variabili clinico-patologiche e la progression free survival (PFS), analizzata sia come variabile continua in mesi, sia come variabile dicotomica, suddividendo la popolazione in long term responders (LTR, progressione>24 mesi) e short term responders (STR, progressione<24 mesi), nelle pazienti con carcinoma mammario metastatico HER2 positivo che sono andate incontro ad una prima linea di trattamento anti-HER2. Le variabili considerate includevano: età alla diagnosi, stato menopausale, malattia metastatica de novo o secondaria, esposizione a precedente terapia anti-HER2, stato recettoriale ormonale, espressione di HER2, sedi e numero delle sedi metastatiche, tipo di terapia anti-HER2, chirurgia sul primitivo o sulle metastasi, radioterapia e best response. Dall’analisi statistica è emerso che l’espressione di HER2 3+ rappresenta un fattore protettivo nei confronti della progressione, confermandosi come parametro predittivo indipendente di migliore PFS. Inoltre, la radioterapia su metastasi si è rilevata significatamente associata ad una riduzione del rischio di progressione precoce, suggerendo un potenziale beneficio. Altri fattori, come la presenza di metastasi alla diagnosi, la precedente terapia anti-HER2, o la chirurgia sulle metastasi, hanno mostrato solo una tendenza ad essere associati alla PFS senza raggiungere la significatività statistica.
Questi risultati, in linea con quanto riportato in letteratura, suggeriscono come specifiche caratteristiche biologiche, come l’espressione di HER2, e alcuni interventi locoregionali, come la radioterapia su metastasi, potrebbero contribuire a prolungare la PFS nelle pazienti trattate con terapia anti-HER2.
Dal punto di vista immunoistochimico, il carcinoma mammario può essere distinto in quattro sottotipi, luminale A, luminale B, HER2 – positivo e triplo negativo, ciascuno caratterizzato da prognosi e risposte terapeutiche differenti. Il sottotipo HER2 – positivo determina un fenotipo più aggressivo di carcinoma, ma la sua prognosi è migliorata molto grazie alle terapie target anti-HER2. La determinazione dello status di HER2 si effettua con immunoistochimica e ISH, distinguendo tumori HER2 – negativi e HER2 – positivi, a loro volta classificati in HER2 3+ e HER2 2+ con SISH positivo.
Le strategie terapeutiche variano in base allo stadio della malattia. Negli stadi iniziali si ricorre a terapie neoadiuvanti e adiuvanti, mentre nella malattia metastatica lo standard di prima linea è il trastuzumab + pertuzumab + taxano. In seconda linea il T-Dxd ha sostituito il TDM1, dimostrandosi più efficace in termini di overall survival (OS) e progression free survival (PFS). In determinati casi possono essere utilizzate anche terapie locoregionali: la chirurgia sul tumore primitivo o sulle metastasi può essere utile nelle forme oligometastatiche, mentre la radioterapia può essere utilizzata sia a scopo palliativo che curativo, in particolare per le metastasi cerebrali.
In questo scenario si colloca questo studio retrospettivo condotto presso l’AUO di Pisa con l’obiettivo di valutare una possibile associazione tra variabili clinico-patologiche e la progression free survival (PFS), analizzata sia come variabile continua in mesi, sia come variabile dicotomica, suddividendo la popolazione in long term responders (LTR, progressione>24 mesi) e short term responders (STR, progressione<24 mesi), nelle pazienti con carcinoma mammario metastatico HER2 positivo che sono andate incontro ad una prima linea di trattamento anti-HER2. Le variabili considerate includevano: età alla diagnosi, stato menopausale, malattia metastatica de novo o secondaria, esposizione a precedente terapia anti-HER2, stato recettoriale ormonale, espressione di HER2, sedi e numero delle sedi metastatiche, tipo di terapia anti-HER2, chirurgia sul primitivo o sulle metastasi, radioterapia e best response. Dall’analisi statistica è emerso che l’espressione di HER2 3+ rappresenta un fattore protettivo nei confronti della progressione, confermandosi come parametro predittivo indipendente di migliore PFS. Inoltre, la radioterapia su metastasi si è rilevata significatamente associata ad una riduzione del rischio di progressione precoce, suggerendo un potenziale beneficio. Altri fattori, come la presenza di metastasi alla diagnosi, la precedente terapia anti-HER2, o la chirurgia sulle metastasi, hanno mostrato solo una tendenza ad essere associati alla PFS senza raggiungere la significatività statistica.
Questi risultati, in linea con quanto riportato in letteratura, suggeriscono come specifiche caratteristiche biologiche, come l’espressione di HER2, e alcuni interventi locoregionali, come la radioterapia su metastasi, potrebbero contribuire a prolungare la PFS nelle pazienti trattate con terapia anti-HER2.
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