Tesi etd-08312025-170555 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CURCIO, MICHELA
URN
etd-08312025-170555
Titolo
Simboli e potere nel Rinascimento: ipotesi per il programma iconografico del Cortile delle Colonne di Palazzo Medici
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Prof. Farinella, Vincenzo
Parole chiave
- Bertoldo di Giovanni
- Cortile delle Colonne
- Donatello
- Palazzo Medici
- Rinascimento
Data inizio appello
03/10/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
03/10/2028
Riassunto
L’arte ha da sempre accompagnato la storia e l’evoluzione dell’uomo, divenendo espressione e mezzo di comunicazione, custode della memoria degli eventi passati e veicolo di bellezza e meraviglia.
Nel XV secolo la famiglia de’ Medici si fece portavoce di questa complessa realtà, utilizzando il linguaggio artistico per parlare al popolo di Firenze. Attraverso l’arte, i Medici celavano le proprie ambizioni dietro forme innovative e sublimi, presentandosi al tempo stesso come interpreti della volontà divina e difensori della Repubblica fiorentina.
Il presente lavoro non ha come obiettivo comprendere come, quando e in che modo sono state realizzate le opere volute dai Medici, quanto il perché sono state commissionate e quale significato hanno assunto per la famiglia e, di conseguenza, per il loro popolo.
I messaggi che si celavano dietro le opere e le strutture medicee erano e rimangono a volte complessi, differendo a seconda di chi li osservava. La manipolazione dell’arte e dell’architettura camminava di pari passo con le diverse classi sociali dei cittadini fiorentini, assumendo significati diversi in base al bagaglio culturale di chi le osservava.
L’elaborato ha come obiettivo principale avanzare una plausibile ipotesi sul messaggio e sul programma iconografico celato dietro i tondi ideati da Donatello e realizzati da Bertoldo di Giovanni per il Cortile delle Colonne di Palazzo Medici.
In tale prospettiva, si è ritenuto fondamentale considerare il fenomeno del collezionismo mediceo, osservando come il possesso di oggetti e opere d’arte del mondo antico abbia conferito prestigio, credibilità e potere nella figura di Cosimo de’ Medici e dei suoi discendenti.
Al fine di uno studio completo sui tondi, è stato necessario approfondire anche la realizzazione di Palazzo Medici – non solo dimora della famiglia medicea ma anche simbolo del loro potere e delle loro ambizioni politiche e sociali. In tale contesto, il David e la Giuditta di Donatello si configurano quali presenze centrali del Cortile delle Colonne e del giardino mediceo. Senza la loro considerazione, risulta infatti arduo interpretare appieno i medaglioni che corrono lungo il Cortile delle Colonne: è quindi imprescindibile valutare le molteplici prospettive di significato offerte dalle due sculture bronzee realizzate da Donatello.
È parso inoltre opportuno includere nell’analisi le opere collocate nel giardino di Palazzo Medici.
Nel corso dell’elaborato saranno approfondite le opere che affiancavano la Giuditta di Donatello e, successivamente, i medaglioni disposti lungo le pareti che accoglievano il David.
L’obiettivo è ricostruire ciò che appariva al popolo e agli ospiti, indagando come le opere circostanti contribuissero a definire un messaggio unitario.
L’ipotesi di un probabile progetto iconografico prende inevitabilmente forma a seguito di un’attenta analisi di ogni singolo medaglione: si inizia, dunque, da una osservazione generale del cortile, proseguendo con il confronto delle diverse letture iconografiche proposte dagli studiosi e concludendo con l’esame puntuale di ciascun tondo. Da quest’ultima analisi emerge anzitutto un primo dato: tralasciando gli stemmi araldici che si alternano a coppie sulle pareti del cortile, ogni tondo – tutti eccetto uno – raffigura una scena mitologica. L’unico che si discosta da questo schema rappresenta invece una scena storica e, tuttavia, non si differenzia soltanto per il tema ma anche per la fonte. Tutti i medaglioni collocati nel Cortile delle Colonne traggono ispirazione da gemme antiche, ad eccezione – ancora una volta – di quel medaglione difforme, che non si rifà a una gemma bensì a un sarcofago romano.
È proprio su questa particolarità che si fonda il presente elaborato: essa permette infatti di mettere in dubbio la volontà dei Medici e degli artisti di limitarsi a una semplice esercitazione archeologica o a un omaggio alla collezione di famiglia. Forse vi era un motivo preciso se, tra i numerosi possedimenti, i Medici decisero di interrompere la continuità dei medaglioni ispirati alle gemme scegliendo un sarcofago non appartenente ai loro beni. La tesi si concentra dunque sul significato di tale scelta, nella ricerca di un ipotetico messaggio che la famiglia Medici intendeva trasmettere al popolo fiorentino.
Nel XV secolo la famiglia de’ Medici si fece portavoce di questa complessa realtà, utilizzando il linguaggio artistico per parlare al popolo di Firenze. Attraverso l’arte, i Medici celavano le proprie ambizioni dietro forme innovative e sublimi, presentandosi al tempo stesso come interpreti della volontà divina e difensori della Repubblica fiorentina.
Il presente lavoro non ha come obiettivo comprendere come, quando e in che modo sono state realizzate le opere volute dai Medici, quanto il perché sono state commissionate e quale significato hanno assunto per la famiglia e, di conseguenza, per il loro popolo.
I messaggi che si celavano dietro le opere e le strutture medicee erano e rimangono a volte complessi, differendo a seconda di chi li osservava. La manipolazione dell’arte e dell’architettura camminava di pari passo con le diverse classi sociali dei cittadini fiorentini, assumendo significati diversi in base al bagaglio culturale di chi le osservava.
L’elaborato ha come obiettivo principale avanzare una plausibile ipotesi sul messaggio e sul programma iconografico celato dietro i tondi ideati da Donatello e realizzati da Bertoldo di Giovanni per il Cortile delle Colonne di Palazzo Medici.
In tale prospettiva, si è ritenuto fondamentale considerare il fenomeno del collezionismo mediceo, osservando come il possesso di oggetti e opere d’arte del mondo antico abbia conferito prestigio, credibilità e potere nella figura di Cosimo de’ Medici e dei suoi discendenti.
Al fine di uno studio completo sui tondi, è stato necessario approfondire anche la realizzazione di Palazzo Medici – non solo dimora della famiglia medicea ma anche simbolo del loro potere e delle loro ambizioni politiche e sociali. In tale contesto, il David e la Giuditta di Donatello si configurano quali presenze centrali del Cortile delle Colonne e del giardino mediceo. Senza la loro considerazione, risulta infatti arduo interpretare appieno i medaglioni che corrono lungo il Cortile delle Colonne: è quindi imprescindibile valutare le molteplici prospettive di significato offerte dalle due sculture bronzee realizzate da Donatello.
È parso inoltre opportuno includere nell’analisi le opere collocate nel giardino di Palazzo Medici.
Nel corso dell’elaborato saranno approfondite le opere che affiancavano la Giuditta di Donatello e, successivamente, i medaglioni disposti lungo le pareti che accoglievano il David.
L’obiettivo è ricostruire ciò che appariva al popolo e agli ospiti, indagando come le opere circostanti contribuissero a definire un messaggio unitario.
L’ipotesi di un probabile progetto iconografico prende inevitabilmente forma a seguito di un’attenta analisi di ogni singolo medaglione: si inizia, dunque, da una osservazione generale del cortile, proseguendo con il confronto delle diverse letture iconografiche proposte dagli studiosi e concludendo con l’esame puntuale di ciascun tondo. Da quest’ultima analisi emerge anzitutto un primo dato: tralasciando gli stemmi araldici che si alternano a coppie sulle pareti del cortile, ogni tondo – tutti eccetto uno – raffigura una scena mitologica. L’unico che si discosta da questo schema rappresenta invece una scena storica e, tuttavia, non si differenzia soltanto per il tema ma anche per la fonte. Tutti i medaglioni collocati nel Cortile delle Colonne traggono ispirazione da gemme antiche, ad eccezione – ancora una volta – di quel medaglione difforme, che non si rifà a una gemma bensì a un sarcofago romano.
È proprio su questa particolarità che si fonda il presente elaborato: essa permette infatti di mettere in dubbio la volontà dei Medici e degli artisti di limitarsi a una semplice esercitazione archeologica o a un omaggio alla collezione di famiglia. Forse vi era un motivo preciso se, tra i numerosi possedimenti, i Medici decisero di interrompere la continuità dei medaglioni ispirati alle gemme scegliendo un sarcofago non appartenente ai loro beni. La tesi si concentra dunque sul significato di tale scelta, nella ricerca di un ipotetico messaggio che la famiglia Medici intendeva trasmettere al popolo fiorentino.
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