Tesi etd-08312016-103804 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
CALDARARO, RAFFAELE
URN
etd-08312016-103804
Titolo
Ruolo dei microRNA plasmatici nel remodeling cardiaco in pazienti con stenosi valvola aortica severa.
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Naccarato, Antonio Giuseppe
Parole chiave
- microRNA
- remodeling cardiaco
- stenosi valvola aortica.
Data inizio appello
20/09/2016
Consultabilità
Completa
Riassunto
La Stenosi Valvolare Aortica (SVA) calficica-degenerativa rappresenta la più comune valvulopatia nei paesi occidentali, l’incidenza è destinata ad aumentare a causa del progressivo incremento della durata media di vita e per il concomitante aumento della malattia aterosclerotica, cui è eziologicamente correlata.
La progressione dalle forme di ostruzione lieve a severa è spesso graduale e si accompagna al lento instaurarsi di alterazioni fisiopatologiche a livello ventricolare sinistro, dovute al sovraccarico pressorio, quali ipertrofia concentrica e progressiva fibrosi tissutale. Sono implicati in questo processo tanto trigger meccanici quanto fattori genetici. In particolare, la fibrosi sostitutiva contribuisce a determinare l’insorgere di disfunzione diastolica e al progressivo scadimento dell’inotropismo che sfocia in uno stato di scompenso cardiaco cronico.
Attualmente le indicazioni ad intervento di sostituzione valvolare sono poste in presenza di SVA di entità severa, all’insorgere di sintomi tipici o al manifestarsi di una riduzione della Frazione di Eiezione (FE<50%). Tuttavia, la comparsa di sintomi e la riduzione della FE si associano ad alterazioni della contrattilità e modificazioni del tessuto miocardico a volte non reversibili dopo intervento.
Inoltre, i parametri emodinamici in uso per definire la severità della SVA sembrano essere limitati per la flusso-dipendenza e spesso discordanti, la FE non è un indicatore abbastanza sensibile di funzionalità sistolica e nel paziente anziano per la presenza di comorbidità è difficile correlare i sintomi alla malattia.
Un valido contributo, per poter meglio gestire i pazienti con SVA, potrebbe essere dato dalle nuove metodiche d’imaging e dai biomarcatori plasmatici in grado di valutare l’entità di compromissione miocardica e il remodeling da SVA sin dalle fasi precoci.
La biopsia endomiocardica è il gold-standard per la quantizzazione del contenuto di collagene miocardico. Tuttavia, le moderne metodiche d’imaging ecocardiografico come lo Speckle Tracking Imaging (2D-STI) consentono una valutazione accurata della deformazione miocardica e indirettamente delle alterazioni tissutali che caratterizzano questi pazienti, con buona correlazione con i dati istologici.
Tra i più recenti e attuali biomarcatori valutabili a livello plasmatico rientrano i microRNA (miRNA), piccoli RNA non codificanti messi in circolo tramite microvescicole, che costituiscono il pool circolante di una componente tissutale espressa in vari apparati, compreso il sistema cardiovascolare. I miRNA agiscono da modulatori negativi dell’espressione genica mediante l’inibizione della traduzione proteica per interferenza con l’RNA messaggero e dato che il loro profilo di espressione risulta alterato in diversi processi fisiopatologici inclusa la fibrogenesi, è stato supposto il loro ruolo come potenziali biomarcatori.
Poichè il decadimento progressivo della funzionalità ventricolare è correlato alla progressiva ipertrofia miocardica e alla fibrosi, l’utilizzo del 2D-STI e dei miRNA quali marker di fibrosi permette in maniera rapida e non invasiva di identificare sin dalle fasi precoci le lesioni tissutali. In questo modo si pone attenzione non solo agli indici valvolari o flusso-dipedenti, ma anche al miocardio e alle sue alterazioni, per ottimizzare la gestione e il trattamento dei pazienti con SVA severa.
La progressione dalle forme di ostruzione lieve a severa è spesso graduale e si accompagna al lento instaurarsi di alterazioni fisiopatologiche a livello ventricolare sinistro, dovute al sovraccarico pressorio, quali ipertrofia concentrica e progressiva fibrosi tissutale. Sono implicati in questo processo tanto trigger meccanici quanto fattori genetici. In particolare, la fibrosi sostitutiva contribuisce a determinare l’insorgere di disfunzione diastolica e al progressivo scadimento dell’inotropismo che sfocia in uno stato di scompenso cardiaco cronico.
Attualmente le indicazioni ad intervento di sostituzione valvolare sono poste in presenza di SVA di entità severa, all’insorgere di sintomi tipici o al manifestarsi di una riduzione della Frazione di Eiezione (FE<50%). Tuttavia, la comparsa di sintomi e la riduzione della FE si associano ad alterazioni della contrattilità e modificazioni del tessuto miocardico a volte non reversibili dopo intervento.
Inoltre, i parametri emodinamici in uso per definire la severità della SVA sembrano essere limitati per la flusso-dipendenza e spesso discordanti, la FE non è un indicatore abbastanza sensibile di funzionalità sistolica e nel paziente anziano per la presenza di comorbidità è difficile correlare i sintomi alla malattia.
Un valido contributo, per poter meglio gestire i pazienti con SVA, potrebbe essere dato dalle nuove metodiche d’imaging e dai biomarcatori plasmatici in grado di valutare l’entità di compromissione miocardica e il remodeling da SVA sin dalle fasi precoci.
La biopsia endomiocardica è il gold-standard per la quantizzazione del contenuto di collagene miocardico. Tuttavia, le moderne metodiche d’imaging ecocardiografico come lo Speckle Tracking Imaging (2D-STI) consentono una valutazione accurata della deformazione miocardica e indirettamente delle alterazioni tissutali che caratterizzano questi pazienti, con buona correlazione con i dati istologici.
Tra i più recenti e attuali biomarcatori valutabili a livello plasmatico rientrano i microRNA (miRNA), piccoli RNA non codificanti messi in circolo tramite microvescicole, che costituiscono il pool circolante di una componente tissutale espressa in vari apparati, compreso il sistema cardiovascolare. I miRNA agiscono da modulatori negativi dell’espressione genica mediante l’inibizione della traduzione proteica per interferenza con l’RNA messaggero e dato che il loro profilo di espressione risulta alterato in diversi processi fisiopatologici inclusa la fibrogenesi, è stato supposto il loro ruolo come potenziali biomarcatori.
Poichè il decadimento progressivo della funzionalità ventricolare è correlato alla progressiva ipertrofia miocardica e alla fibrosi, l’utilizzo del 2D-STI e dei miRNA quali marker di fibrosi permette in maniera rapida e non invasiva di identificare sin dalle fasi precoci le lesioni tissutali. In questo modo si pone attenzione non solo agli indici valvolari o flusso-dipedenti, ma anche al miocardio e alle sue alterazioni, per ottimizzare la gestione e il trattamento dei pazienti con SVA severa.
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Thesis_R...araro.pdf | 5.27 Mb |
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