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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-08272024-160908


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
GUADAGNI, LEONARDO
URN
etd-08272024-160908
Titolo
Osservazioni sul Relitto del Pozzino 'B' di Baratti (Piombino - LI) e sul ritrovamento di strumentazione medica a bordo
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
ARCHEOLOGIA
Relatori
relatore Prof.ssa Menchelli, Simonetta
Parole chiave
  • archeologia
  • subacquea
Data inizio appello
01/10/2024
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
01/10/2027
Riassunto
Quello del naufragio rimane un evento abbastanza ricorrente nel panorama della navigazione nell’antichità, in quanto le imbarcazioni non sempre si rivelavano in grado di resistere a vènti forti e alla furia del mare. Spesso queste tendevano a navigare dove i fondali erano più bassi o a rifugiarsi nelle insenature e nei golfi. Durante i periodi invernali le imbarcazioni dovevano sospendere ogni tipo di attività commerciale e non solo, a causa del mutevole clima mediterraneo. Le acque marine erano soggette a tempeste, determinando così una scarsa visibilità delle stelle e riducendo l’orientamento, generando naufragi. Secondo le analisi dendrocronologiche effettuate su un campione ligneo, il relitto cosiddetto “del Pozzino” (o relitto “B”) è da inserire in un lasso di tempo assai ristretto ed è stata ipotizzata una datazione conducibile alla seconda metà del II secolo a.C., più esattamente compresa tra il 140 e il 120 a.C. Si tratta di un’imbarcazione romana oneraria rinvenuta ad una profondità di 18 metri, oggi ancora esistente grazie alla copertura con sacchi di sabbia, funzionali anche per assicurare protezione dagli atti di saccheggio da parte di esterni. Infine, nel 1990 Nicosia puntualizzava che erano “ancora in corso il restauro e lo studio complessivo di tutti i materiali”. Tra il carico della nave, sono stati rinvenuti alcuni strumenti a scopo chirurgico e oftalmico, quali uno strumento medico uncinato in ferro detto specillo (campagna di scavo 1982), una bocchetta di stagno con filtro alla bocca e beccuccio laterale (campagna 1989) e una Σικύα, cioè una ventosa bronzea per salassi o “anche per curare con applicazioni di aria calda le parti dolenti del corpo”, la cui forma si mantenne dalla fine del VI sec. a.C. fino al periodo imperiale romano (I sec. a.C. – V sec. d.C.): il rinvenimento dello specillo e la scoperta di un mortarium in pietra rosa nelle vicinanze della cucurbitae fanno riaffiorare la “quaestio” relativa alla presenza o meno di un medico a bordo . Da segnalare anche il rinvenimento di una piccola pisside cilindrica in stagno A/6, ancora sigillata, contenente cinque κολλύρα, cioè cinque panetti rotondi, utilizzati per uso medico oftalmico.
La ricerca condotta per la stesura di questa tesi si basa essenzialmente su tre ‘quaestiones’, emerse dai dati e dai materiali che sono messi in luce dalle campagne subacquee effettuate nell’area del relitto.
I dati raccolti consentono di avviare la formulazione di alcune ipotesi che gravitano attorno ai traffici marittimi, agli strumenti medici e alle spezie trasportate (“erano parte delle merci commerciate dalla nave?”); all’armamentario, se fosse inviato “mediante la nave ad un medico”; ovvero alla presenza o meno di un medico, “che viaggiava per traslocare, o esercitava la sua professione viaggiando”.
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