Tesi etd-08242025-115243 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
MARCHETTI, NICOLÒ
URN
etd-08242025-115243
Titolo
L'infermità mentale tra diritto vivente, neuroscienze e prospettive di riforma
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Gargani, Alberto
Parole chiave
- imputabilità
- neuroscienze
- perizia psichiatrica
- prospettive di riforma
- vizio di mente
Data inizio appello
15/09/2025
Consultabilità
Completa
Riassunto
Nel presente elaborato ci si propone di esaminare il vizio di mente quale principale causa di esclusione dell’imputabilità. Si tratta di un tema estremamente interessante, se non altro per gli immediati risvolti pratico-applicativi che esso presenta, rispetto ad altri istituti giuridici ma anche rispetto ad altre branche del sapere.
La trattazione, suddivisa in quattro capitoli, prenderà le mosse dagli aspetti più strettamente normativi per poi concentrarsi sulla situazione attuale del diritto vivente ed infine prendere in considerazione le principali prospettive di riforma sul tema.
I primi paragrafi del primo capitolo assolveranno ad una funzione di inquadramento. Dopo aver sommariamente illustrato l’istituto dell’imputabilità, si passerà ad analizzare la disciplina relativa al vizio di mente, adottando una prospettiva diacronica, idonea ad evidenziare le principali novità che sono state introdotte con il passaggio dal codice Zanardelli al codice Rocco.
Successivamente si entrerà nel cuore della questione, ricostruendo il travagliato processo di elaborazione scientifica, dogmatica e giurisprudenziale che ha riguardato la definizione di infermità mentale penalmente rilevante.
Da ultimo, si evidenzierà la problematicità dell’attuale disciplina in materia di stati emotivi e passionali.
Il secondo capitolo sarà interamente dedicato allo studio del principale caposaldo giurisprudenziale in materia di vizio di mente: la sentenza “Raso” delle Sezioni Unite. Pertanto – dopo aver richiamato la “mancata occasione” rappresentata dalla sentenza della Corte costituzionale, 2 dicembre 2004, n. 433 – verranno approfonditi il caso di specie, lo svolgimento della vicenda giudiziaria ed i motivi della storica decisione pronunciata dalla Corte Suprema. Il capitolo si chiuderà, poi, con la valutazione del livello di effettività che il principio di diritto sancito dai giudici di legittimità ha avuto nella giurisprudenza successiva.
Nel terzo capitolo, suddiviso a sua volta in due sezioni, si approfondirà il tema relativo all’accertamento dello stato di incapacità dell’imputato. Nella prima sezione si cercherà di mettere in luce i principali limiti dell’attuale metodologia peritale, valutando altresì le soluzioni prospettate dalla dottrina al fine di porre rimedio al fenomeno che vede sempre più periti rifiutarsi di mettere la propria conoscenza al servizio del giudice.
La seconda sezione, invece, sarà incentrata sulle neuroscienze, un gruppo di discipline scientifiche che ha vissuto un notevole sviluppo negli ultimi anni e che, studiando il legame tra cervello e comportamento umano, è in grado di offrire un contributo importante in direzione dell’oggettivizzazione del giudizio di imputabilità.
Dopo una sintetica disamina delle tecniche di esplorazione cerebrale e degli studi di genetica comportamentale, la trattazione si soffermerà sul loro impiego nel processo penale, esaminando dapprima l’esperienza americana e poi quella italiana.
Infine, verranno richiamate le linee guida elaborate dalla dottrina al fine di consentire un utilizzo virtuoso di questi strumenti.
Il quarto, e ultimo, capitolo avrà ad oggetto l’analisi delle più importanti prospettive di riforma in tema di vizio di mente. Pertanto, una volta scartata la soluzione abolizionista dell’imputabilità, si focalizzerà l’attenzione sugli ultimi progetti di riforma del codice penale, di cui saranno evidenziate le novità proposte relativamente al profilo definitorio dell’infermità mentale ed alla disciplina in materia di stati emotivi e passionali.
Nel cercare di comprendere le possibili conseguenze di tali proposte, poi, risulterà utile svolgere un’indagine comparatistica, volta a chiarire l’impatto che le stesse hanno avuto in altri ordinamenti.
Infine, verranno illustrate quelle che vengono comunemente considerate le nuove frontiere dell’infermità mentale, vale a dire la ludopatia e la dipendenza da alcool o da sostanze stupefacenti. In entrambi i campi si avrà modo di notare come le risultanze neuroscientifiche fatichino ancora a trovare considerazione da parte dei giudici.
La trattazione, suddivisa in quattro capitoli, prenderà le mosse dagli aspetti più strettamente normativi per poi concentrarsi sulla situazione attuale del diritto vivente ed infine prendere in considerazione le principali prospettive di riforma sul tema.
I primi paragrafi del primo capitolo assolveranno ad una funzione di inquadramento. Dopo aver sommariamente illustrato l’istituto dell’imputabilità, si passerà ad analizzare la disciplina relativa al vizio di mente, adottando una prospettiva diacronica, idonea ad evidenziare le principali novità che sono state introdotte con il passaggio dal codice Zanardelli al codice Rocco.
Successivamente si entrerà nel cuore della questione, ricostruendo il travagliato processo di elaborazione scientifica, dogmatica e giurisprudenziale che ha riguardato la definizione di infermità mentale penalmente rilevante.
Da ultimo, si evidenzierà la problematicità dell’attuale disciplina in materia di stati emotivi e passionali.
Il secondo capitolo sarà interamente dedicato allo studio del principale caposaldo giurisprudenziale in materia di vizio di mente: la sentenza “Raso” delle Sezioni Unite. Pertanto – dopo aver richiamato la “mancata occasione” rappresentata dalla sentenza della Corte costituzionale, 2 dicembre 2004, n. 433 – verranno approfonditi il caso di specie, lo svolgimento della vicenda giudiziaria ed i motivi della storica decisione pronunciata dalla Corte Suprema. Il capitolo si chiuderà, poi, con la valutazione del livello di effettività che il principio di diritto sancito dai giudici di legittimità ha avuto nella giurisprudenza successiva.
Nel terzo capitolo, suddiviso a sua volta in due sezioni, si approfondirà il tema relativo all’accertamento dello stato di incapacità dell’imputato. Nella prima sezione si cercherà di mettere in luce i principali limiti dell’attuale metodologia peritale, valutando altresì le soluzioni prospettate dalla dottrina al fine di porre rimedio al fenomeno che vede sempre più periti rifiutarsi di mettere la propria conoscenza al servizio del giudice.
La seconda sezione, invece, sarà incentrata sulle neuroscienze, un gruppo di discipline scientifiche che ha vissuto un notevole sviluppo negli ultimi anni e che, studiando il legame tra cervello e comportamento umano, è in grado di offrire un contributo importante in direzione dell’oggettivizzazione del giudizio di imputabilità.
Dopo una sintetica disamina delle tecniche di esplorazione cerebrale e degli studi di genetica comportamentale, la trattazione si soffermerà sul loro impiego nel processo penale, esaminando dapprima l’esperienza americana e poi quella italiana.
Infine, verranno richiamate le linee guida elaborate dalla dottrina al fine di consentire un utilizzo virtuoso di questi strumenti.
Il quarto, e ultimo, capitolo avrà ad oggetto l’analisi delle più importanti prospettive di riforma in tema di vizio di mente. Pertanto, una volta scartata la soluzione abolizionista dell’imputabilità, si focalizzerà l’attenzione sugli ultimi progetti di riforma del codice penale, di cui saranno evidenziate le novità proposte relativamente al profilo definitorio dell’infermità mentale ed alla disciplina in materia di stati emotivi e passionali.
Nel cercare di comprendere le possibili conseguenze di tali proposte, poi, risulterà utile svolgere un’indagine comparatistica, volta a chiarire l’impatto che le stesse hanno avuto in altri ordinamenti.
Infine, verranno illustrate quelle che vengono comunemente considerate le nuove frontiere dell’infermità mentale, vale a dire la ludopatia e la dipendenza da alcool o da sostanze stupefacenti. In entrambi i campi si avrà modo di notare come le risultanze neuroscientifiche fatichino ancora a trovare considerazione da parte dei giudici.
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