• artrite post streptococcica
• malattia reumatica
• faringite post streptococcica
• streptococco beta emolitico di gruppo A
• titolo antistreptolisinico
• limite superiore di normalità

L'infezione da Streptococco beta emolitico di gruppo A risulta essere estremamente diffusa, in particolar modo nella popolazione pediatrica. Clinicamente, oltre alla faringite acuta, può dare patologie post streptococciche immuno mediate gravi, quali la Febbre Reumatica Acuta (ARF) e l'Artrite post streptococcica. A seguito del processo infettivo viene sviluppata una risposta anticorpale specifica, rappresentata dall’elevazione del titolo anti streptolisinico (ASLO) che permette di evidenziare il contatto del soggetto con il batterio; perciò risulta essere estremamente importante studiare l’andamento del titolo ASLO e la sua relativa elevazione nelle patologie acute da infezione da SBEGA e nelle sequele post-streptococciche, oltre che in due malattie con eziopatogenesi di verosimile natura streptococcica, rappresentate da Porpora di Shoenlein-Henoch ed Eritema Nodoso.
Infatti, il presupposto per la diagnosi di ARF è la dimostrazione di un contatto con lo SBEGA, inoltre, quest’ultimo potrebbe rivestire un ruolo anche per la diagnosi dell’artrite post-streptococcica ed essere un’indicazione alla diagnosi eziologica nei casi di Porpora di Shoenlein-Henoch ed Eritema Nodoso, mentre nei casi di faringite acuta risulta essere di minore utilità essendo quest’ultima un fenomeno acuto ed autolimitantesi.
Altro obiettivo affrontato, è stato procedere ad indagare quale sia il cut-off del titolo ASLO (ovvero il limite superiore di normalità) in una coorte di bambini sani di età compresa fra i 2 e i 17 anni residente in Toscana, al fine di identificare e stratificare quei valori sierologici sicuramente patologici da quelli borderline o francamente nei limiti della norma. Per tal motivo è estremamente importante definire degli appropriati limiti superiori di normalità ed analizzare l’andamento del titolo ASLO nei diversi gruppi patologici confrontandoli con il gruppo dei controlli sani. Non è mai stato realizzato nessuno studio di questo genere in Italia, ciò comporta che i valori di normalità che tutt’oggi vengono utilizzati provengano da studi svolti in altri Paesi e considerando l’estrema variabilità geografica del LSN il rischio è che questi non siano adeguati alla popolazione italiana.