Tesi etd-08062025-165244 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
COSCIA, EDOARDO
URN
etd-08062025-165244
Titolo
Un'antiquata garanzia per il creditore. Contratto di anticresi e pericolo di usura nella riflessione dell'École de l'exégèse
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Landi, Andrea
Parole chiave
- Anticresi
- Scuola dell'esegesi
Data inizio appello
15/09/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
15/09/2065
Riassunto
La tesi analizza l’anticresi come istituto giuridico antico, a lungo trascurato, ma emblematico del delicato equilibrio tra garanzia del credito e protezione del debitore. Nato nel diritto romano come patto accessorio al pegno, l’anticresi permetteva al creditore di percepire i frutti di un bene immobile del debitore per compensare gli interessi o ridurre il capitale. Nonostante la sua marginalità nella prassi moderna, l’anticresi rivela tensioni profonde del diritto privato, in particolare il conflitto tra forma contrattuale e giustizia sostanziale. Questa “garanzia inquieta” rappresenta un punto di osservazione privilegiato per studiare la dialettica tra libertà negoziale e rischio di abuso. Nel corso dei secoli, l’anticresi è stata al centro di un acceso dibattito giuridico e morale. Durante il Medioevo, la sua legittimità fu messa in discussione dalla Chiesa, che, condannando l’usura, sospettava che la percezione dei frutti potesse mascherare un prestito a interesse. L’istituto fu spesso assimilato al “pegno morto”, figura ritenuta illecita proprio perché non prevedeva l’imputazione dei frutti al debito. Tuttavia, con l’avvento delle codificazioni moderne, in particolare il Code Napoléon del 1804, l’anticresi venne riordinata e regolata con maggiore precisione, distinguendola nettamente da pegno e ipoteca e restituendole una funzione garantista, seppur limitata. Il fulcro della tesi risiede nello studio dell’anticresi alla luce del pensiero della Scuola dell’Esegesi, dominante nel XIX secolo in Francia e in Belgio. Questa scuola, fedele al principio della completa autosufficienza del Codice, interpretava il diritto come applicazione rigorosa del testo legislativo. All’interno di questo paradigma si svilupparono letture differenti dell’anticresi. Giuristi come Duranton e Marcadé ne sottolinearono la coerenza formale con il sistema codificato e la sua funzionalità come garanzia regolata. Tuttavia, fu il contrasto tra Troplong e Laurent a segnare il dibattito più profondo: il primo, con un’impostazione etico-sociale, avvertiva il rischio che l’anticresi degenerasse in usura, proponendo un ruolo attivo del giudice per valutare l’equità sostanziale del contratto. Il secondo, più vicino a un approccio sistematico e formalista, riteneva che la validità del contratto andasse giudicata solo sulla base della sua regolarità formale, lasciando al mercato e all’autonomia privata il compito di regolare gli squilibri.
La tesi dimostra come l’anticresi, pur formalmente lecita, si esponga a rischi strutturali di abuso: lo spossessamento del debitore, la difficoltà di valutare correttamente i frutti percepiti dal creditore, e l’ambiguità del suo regime giuridico la rendono uno strumento potenzialmente lesivo. Il legislatore italiano del 1942 cercò di contenerne le criticità con l’introduzione dell’obbligo di trascrizione e un limite massimo di durata, ma le tutele restano in larga parte formali.
In definitiva, la tesi mostra come l’anticresi sia una lente utile per comprendere le tensioni irrisolte del diritto civile tra libertà contrattuale, funzione sociale del credito e necessità di protezione del contraente debole. La riflessione esegetica ottocentesca, pur inscritta in un metodo oggi superato, offre spunti ancora attuali su come diritto e morale possano (e debbano) dialogare.
La tesi dimostra come l’anticresi, pur formalmente lecita, si esponga a rischi strutturali di abuso: lo spossessamento del debitore, la difficoltà di valutare correttamente i frutti percepiti dal creditore, e l’ambiguità del suo regime giuridico la rendono uno strumento potenzialmente lesivo. Il legislatore italiano del 1942 cercò di contenerne le criticità con l’introduzione dell’obbligo di trascrizione e un limite massimo di durata, ma le tutele restano in larga parte formali.
In definitiva, la tesi mostra come l’anticresi sia una lente utile per comprendere le tensioni irrisolte del diritto civile tra libertà contrattuale, funzione sociale del credito e necessità di protezione del contraente debole. La riflessione esegetica ottocentesca, pur inscritta in un metodo oggi superato, offre spunti ancora attuali su come diritto e morale possano (e debbano) dialogare.
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