Tesi etd-08012024-133245 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
PARISI, RICCARDO GIUSEPPE
URN
etd-08012024-133245
Titolo
Immunologia dei tumori: espressione immunoistochimica di linfociti FoxP3 nel melanoma canino e correlazione con parametri clinico-patologici e prognostici
Dipartimento
SCIENZE VETERINARIE
Corso di studi
MEDICINA VETERINARIA
Relatori
relatore Prof.ssa Millanta, Francesca
correlatore Dott. Volpi, Daniele
correlatore Dott. Volpi, Daniele
Parole chiave
- cane
- FoxP3
- immunoistochimica
- immunologia
- linfociti
- melanoma
- parametri clinico-patologici
- prognosi
Data inizio appello
20/09/2024
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
20/09/2094
Riassunto
Col termine melanoma si indica una neoplasia maligna che origina dai melanociti della cute e delle mucose. Questo tumore rappresenta il 7% di tutte le neoplasie maligne del cane ed il 33% di quelle orali (Vargas et al. 2019).
Questa neoplasia può avere diverse localizzazioni anatomiche, ma quelle maggiormente riscontrate sono la cavità orale, in particolare la mucosa orale e labiale nel 40-62% dei casi, la cute provvista di peli nel 27-31% dei casi, soprattutto della testa e dello scroto, le zampe a livello digitale o subungueale e più raramente può interessare l’occhio (Nishiya et al. 2015).
Nonostante la sola localizzazione non possa fornire una prognosi affidabile, generalmente il melanoma orale ha un comportamento biologico estremamente aggressivo e di conseguenza l’esito è quasi sempre sfavorevole.
In realtà, recenti studi hanno individuato dei melanomi orali meno aggressivi permettendo di discernere melanomi a bassa malignità e melanomi ad alta malignità (Meuten DJ., 2016).
Le neoplasie melanocitiche cutanee, invece, assumono un comportamento relativamente più benigno e dunque la prognosi solitamente risulta migliore (Laver et al. 2018). Quelle digitali seppur meno aggressive delle forme orali, hanno un’elevata invasività locale con aumento del rischio di sviluppo di metastasi e recidiva, mentre quelle oculari risultano localmente aggressive, ma con capacità metastatica limitata.
La sintomatologia è piuttosto eterogenea e dipende dalla diversa sede di localizzazione; a livello orale si possono sviluppare lesioni ulcerate, che determinano difficoltà di masticazione, deglutizione, ptialismo, alitosi e sanguinamento; nella forma digitale si possono riscontrare zoppie fino alla completa perdita delle unghie e lisi ossea; nel caso in cui la sede primaria sia a livello oculare si può arrivare a cecità.
Altri sintomi invece, possono essere una conseguenza della formazione di metastasi, le quali si sviluppano prevalentemente in determinati siti, come ad esempio, gastrointestinale, polmonare e nervoso (Segaoula et al. 2018).
Attualmente la ricerca è rivolta all’individuazione di parametri prognostici sufficientemente affidabili per formulare una prognosi quanto più precisa possibile. Sfortunatamente, fino ad adesso non è stato individuato un fattore predittivo univoco utilizzabile a tale scopo e le evidenze presenti in letteratura appaiono spesso frammentate e contrastanti.
Svariati studi come quello di Bergin et al. 2011 e Smedley et al. 2011 hanno cercato di esaminare numerose variabili istologiche e clinico-patologiche con alcuni fattori prognostici al fine di trovare delle correlazioni, senza tuttavia, individuarne di significative.
Proprio per le suddette ragioni, per la formulazione della prognosi sarebbe raccomandabile integrare fra loro quanti più parametri predittivi possibili.
Quelli comunemente studiati e riconosciuti in letteratura sono l’indice mitotico, la conta mitotica, l’atipia nucleare, la frazione di crescita Ki67, lo spessore del tumore, la pigmentazione e l’ulcerazione (Smedley et al.2022; Smedley et al. 2011; Laprie et al. 2001; Bergman del 2007; Schultheiss et al. 2006).
Nel melanoma, i melanociti possono assumere diverse caratteristiche morfologiche; in base alla morfologia cellulare possono essere distinti in epitelioidi, fusiformi, misti, a cellule piccolo/rotonde e più raramente si osservano altre tipologie. Alla luce di diversi studi condotti, nemmeno la particolare morfologia cellulare permette di prevedere il comportamento del tumore e dunque di formulare una prognosi (Millanta et al. 2002; Smedley et al. 2011).
Il melanoma è un tumore altamente immunogenico, infatti spesso questi tumori presentano un’elevata infiltrazione linfocitaria. La presenza di queste popolazioni di linfociti infiltranti il tumore (TIL), non sembra però essere in grado di controllare la progressione della malattia; attualmente il loro ruolo nello sviluppo delle neoplasie è oggetto di studio.
I TIL sono un gruppo eterogeneo di linfociti che comprendono sia linfociti B (CD20+), la cui maggiore presenza sembra essere associata ad una prognosi peggiore, e sia linfociti T (CD3+) che comprende sia i linfociti T-helper CD4+ che i linfociti citotossici (CTL) CD8+.
Tra i TIL sono compresi anche i linfociti Treg che esprimono il fattore di trascrizione Fox-P3 (Forkhead box P3); essi hanno un ruolo di soppressione della risposta immunitaria nei confronti del tumore. Le stesse cellule neoplastiche potrebbero essere in grado di produrre delle citochine in grado di stimolare la proliferazione dei linfociti T Fox-P3, facilitando dunque, la sopravvivenza e la diffusione del tumore nell’organismo (Tominaga et al. 2010).
Pertanto, lo scopo di tale trattazione è quello di individuare una correlazione tra l’infiltrazione di linfociti T reg ed i principali parametri clinico-patologici e prognostici dei pazienti.
Questa neoplasia può avere diverse localizzazioni anatomiche, ma quelle maggiormente riscontrate sono la cavità orale, in particolare la mucosa orale e labiale nel 40-62% dei casi, la cute provvista di peli nel 27-31% dei casi, soprattutto della testa e dello scroto, le zampe a livello digitale o subungueale e più raramente può interessare l’occhio (Nishiya et al. 2015).
Nonostante la sola localizzazione non possa fornire una prognosi affidabile, generalmente il melanoma orale ha un comportamento biologico estremamente aggressivo e di conseguenza l’esito è quasi sempre sfavorevole.
In realtà, recenti studi hanno individuato dei melanomi orali meno aggressivi permettendo di discernere melanomi a bassa malignità e melanomi ad alta malignità (Meuten DJ., 2016).
Le neoplasie melanocitiche cutanee, invece, assumono un comportamento relativamente più benigno e dunque la prognosi solitamente risulta migliore (Laver et al. 2018). Quelle digitali seppur meno aggressive delle forme orali, hanno un’elevata invasività locale con aumento del rischio di sviluppo di metastasi e recidiva, mentre quelle oculari risultano localmente aggressive, ma con capacità metastatica limitata.
La sintomatologia è piuttosto eterogenea e dipende dalla diversa sede di localizzazione; a livello orale si possono sviluppare lesioni ulcerate, che determinano difficoltà di masticazione, deglutizione, ptialismo, alitosi e sanguinamento; nella forma digitale si possono riscontrare zoppie fino alla completa perdita delle unghie e lisi ossea; nel caso in cui la sede primaria sia a livello oculare si può arrivare a cecità.
Altri sintomi invece, possono essere una conseguenza della formazione di metastasi, le quali si sviluppano prevalentemente in determinati siti, come ad esempio, gastrointestinale, polmonare e nervoso (Segaoula et al. 2018).
Attualmente la ricerca è rivolta all’individuazione di parametri prognostici sufficientemente affidabili per formulare una prognosi quanto più precisa possibile. Sfortunatamente, fino ad adesso non è stato individuato un fattore predittivo univoco utilizzabile a tale scopo e le evidenze presenti in letteratura appaiono spesso frammentate e contrastanti.
Svariati studi come quello di Bergin et al. 2011 e Smedley et al. 2011 hanno cercato di esaminare numerose variabili istologiche e clinico-patologiche con alcuni fattori prognostici al fine di trovare delle correlazioni, senza tuttavia, individuarne di significative.
Proprio per le suddette ragioni, per la formulazione della prognosi sarebbe raccomandabile integrare fra loro quanti più parametri predittivi possibili.
Quelli comunemente studiati e riconosciuti in letteratura sono l’indice mitotico, la conta mitotica, l’atipia nucleare, la frazione di crescita Ki67, lo spessore del tumore, la pigmentazione e l’ulcerazione (Smedley et al.2022; Smedley et al. 2011; Laprie et al. 2001; Bergman del 2007; Schultheiss et al. 2006).
Nel melanoma, i melanociti possono assumere diverse caratteristiche morfologiche; in base alla morfologia cellulare possono essere distinti in epitelioidi, fusiformi, misti, a cellule piccolo/rotonde e più raramente si osservano altre tipologie. Alla luce di diversi studi condotti, nemmeno la particolare morfologia cellulare permette di prevedere il comportamento del tumore e dunque di formulare una prognosi (Millanta et al. 2002; Smedley et al. 2011).
Il melanoma è un tumore altamente immunogenico, infatti spesso questi tumori presentano un’elevata infiltrazione linfocitaria. La presenza di queste popolazioni di linfociti infiltranti il tumore (TIL), non sembra però essere in grado di controllare la progressione della malattia; attualmente il loro ruolo nello sviluppo delle neoplasie è oggetto di studio.
I TIL sono un gruppo eterogeneo di linfociti che comprendono sia linfociti B (CD20+), la cui maggiore presenza sembra essere associata ad una prognosi peggiore, e sia linfociti T (CD3+) che comprende sia i linfociti T-helper CD4+ che i linfociti citotossici (CTL) CD8+.
Tra i TIL sono compresi anche i linfociti Treg che esprimono il fattore di trascrizione Fox-P3 (Forkhead box P3); essi hanno un ruolo di soppressione della risposta immunitaria nei confronti del tumore. Le stesse cellule neoplastiche potrebbero essere in grado di produrre delle citochine in grado di stimolare la proliferazione dei linfociti T Fox-P3, facilitando dunque, la sopravvivenza e la diffusione del tumore nell’organismo (Tominaga et al. 2010).
Pertanto, lo scopo di tale trattazione è quello di individuare una correlazione tra l’infiltrazione di linfociti T reg ed i principali parametri clinico-patologici e prognostici dei pazienti.
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