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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-07302021-182702


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
CIABRELLI, GLORIA
URN
etd-07302021-182702
Titolo
Influenza delle statine sulla progressione della Malattia di Parkinson
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Ceravolo, Roberto
correlatore Dott. Palermo, Giovanni
Parole chiave
  • malattia di Parkinson
  • statine
  • terapia disease modifying
  • effetti pleiotropici
Data inizio appello
14/09/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
14/09/2024
Riassunto
La Malattia di Parkinson (PD) è una comune e complessa patologia neurodegenerativa con 6.2 milioni di persone affette al mondo ed una prevalenza destinata ad aumentare nei prossimi anni a causa dell’invecchiamento della popolazione1. Clinicamente il PD è caratterizzato da una tetrade di sintomi motori (bradicinesia, rigidità, tremore a riposo e instabilità posturale) attribuibili alla perdita dei neuroni dopaminergici della substantia nigra pars compacta (SNpc). La degenerazione nigrostriatale è accompagnata dall’accumulo intraneuronale di alpha sinucleina (α-syn), con la formazione dei corpi e neuriti di Lewy in diverse regioni cerebrali, che sono i markers neurobiologici del PD2. Comunque, l’eziologia del PD è ancora poco conosciuta e la relazione fra i corpi di Lewy e la disfunzione neuronale non è totalmente compresa. I meccanismi responsabili della degenerazione neuronale nel PD sono complessi e comuni a molte patologie legate all’invecchiamento tra cui stress ossidativo, eccitotossicità, disfunzione mitocondriale, alterato trasporto proteico e cascata neuroinfiammatoria3. Nonostante i considerevoli passi avanti fatti negli ultimi anni nel comprendere l’eziologia e la patogenesi del PD, non conosciamo al momento fattori che possano modificare il decorso della patologia o interventi efficaci che possano rallentare o fermare la sua progressione (terapie disease modfying). Oltre alla loro azione di riduzione dei livelli di colesterolo e i chiari benefici cardiovascolari nella popolazione a rischio, è stato ipotizzato che le statine possano avere un effetto neuroprotettivo nelle patologie neurodegenerative come la Malattia di Alzheimer e il PD, modulando molte vie di segnale cellulari indipendenti dal colesterolo che hanno un ruolo nella loro patogenesi4. Le statine hanno attirato molta attenzione per i loro effetti pleiotropici, inclusi effetti antiossidanti, antinfiammatori, immunomodulatori e antitrombotici/antipiastrinici5. Inoltre, le statine si sono dimostrate capaci di prevenire la degenerazione di neuroni dopaminergici e sopprimere l’aggregazione dell’α-syn in modelli in vitro e animali di PD6,7. Nonostante questo, singoli studi che analizzavano l’associazione fra l’uso di statine e l’incidenza e/o la progressione del PD hanno dato risultati contrastanti8,9 e molti autori sostengono che l’apparente effetto protettivo delle statine sul rischio di PD potrebbe essere confuso da potenziali bias, come il loro effetto sul colesterolo sierico10. Infatti, l’ipercolesterolemia sembrerebbe essere associata ad un ridotto rischio di sviluppare il PD, in accordo a risultati di studi che suggeriscono che una breve esposizione a statine potrebbe aumentare il rischio di PD11,12. Mentre esiste una ricca letteratura che esamina l’associazione fra l’uso delle statine e lo sviluppo di PD13, se ed eventualmente come le statine possano alterare la progressione dei disturbi motori in pazienti già affetti da PD, è stato poco studiato. A nostra conoscenza, sono stati condotti solo due studi che hanno analizzato il potenziale effetto delle statine sul decorso del PD, mostrando risultati contrastanti riguardo alla sintomatologia motoria14,15. Inoltre, risultati contrastanti sono stati ottenuti in due studi clinici completati di recente su pazienti con PD in terapia con statine16 [and Carroll CB, unpublished data]. In questo contesto, l’obiettivo di questo studio osservazionale è stato quello di indagare se l’uso a lungo termine di statine potesse influenzare la progressione motoria del PD in una coorte di pazienti con PD de novo.
Sono stati reclutati 181 pazienti con diagnosi di PD presso l’Ambulatorio Disordini del movimento dell’U.O. Neurologia Universitaria dell’Ospedale Universitario Santa Chiara di Pisa tra Gennaio 2015 e 2017. I dati relativi alla funzione motoria sono stati ottenuti utilizzando il MDS-Unified Parkinson Disease Rating Scale (UPDRS)-III e tutti i soggetti sono stati dettagliatamente caratterizzati, includendo le loro abitudini di vita, i fattori di rischio cardiovascolari e i livelli di colesterolo nel sangue.
Dei 181 partecipanti inclusi nello studio, 104 sono stati considerati idonei (42 pazienti erano in terapia con statine e 62 non lo erano). Tutti i pazienti presentavano un simile punteggio MDS-UPDRS III al momento della diagnosi, ma i pazienti trattati con statine hanno avuto un minor decadimento delle funzioni motorie dopo 4 anni, in confronto ai pazienti che non le assumevano. In particolar modo, la terapia con statine ha portato ad una minor progressione della rigidità secondo il punteggio UPDRS nei 4 anni. Non sono state osservate altre differenze significative fra i pazienti trattati con statine e non.
Questi risultati suggeriscono un potenziale ruolo delle statine come terapia disease modifying nel PD, ma saranno necessari ulteriori studi per comprendere il loro effetto sulla progressione e sulla sintomatologia del PD.
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