Tesi etd-07232025-125441 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
ZANGRILLO, ALESSANDRO
URN
etd-07232025-125441
Titolo
Le intercettazioni nel processo penale: esigenze investigative e tutela dei diritti fondamentali
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Filosa, Angelo
Parole chiave
- intercettazioni
- wiretaps
Data inizio appello
30/07/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
30/07/2095
Riassunto
Nel contesto contemporaneo, segnato da un profondo mutamento tecnologico e da crescenti esigenze di sicurezza, il tema delle intercettazioni nel processo penale assume una rilevanza centrale nell’accertamento dei confini tra la necessità di accertamento dei fatti e la salvaguardia dei diritti fondamentali dell’individuo. Questa tesi si propone di esplorare, in modo critico, il modo in cui l’ordinamento giuridico italiano ha cercato di disciplinare l’utilizzo di strumenti investigativi tanto invasivi quanto efficaci, analizzando in particolare il complesso bilanciamento tra l’efficienza dell’azione penale e la tutela della riservatezza.
L’indagine prende avvio da una ricostruzione storica che consente di comprendere l’origine e lo sviluppo del mezzo captativo, osservando come il passaggio dal vecchio codice di rito al nuovo impianto accusatorio abbia comportato una ridefinizione delle garanzie processuali e della posizione dell’imputato. Il cuore del lavoro è rappresentato dall’analisi della normativa di riferimento, a partire dagli articoli 266–271 del Codice di procedura penale, fino ad arrivare alle più recenti riforme legislative, che hanno tentato di rispondere alle criticità emerse nel corso degli anni, senza tuttavia riuscire a ricomporre pienamente il conflitto tra le esigenze investigative e la salvaguardia della sfera privata.
La riflessione giuridica si arricchisce del contributo fornito dalle fonti sovranazionali che impongono standard elevati in termini di proporzionalità, legalità e minimizzazione dei dati, e che spesso pongono in discussione prassi operative consolidate. Al centro dell’elaborato si colloca anche l’impatto delle nuove tecnologie, dai captatori informatici agli algoritmi predittivi, che stanno trasformando profondamente l’approccio alla raccolta della prova e che impongono nuove domande sulla compatibilità tra innovazione e garanzie.
L’obiettivo della tesi non è solo quello di ricostruire la disciplina positiva, ma soprattutto di mettere in luce le tensioni sistemiche e le ambiguità normative che minacciano di incrinare il principio di legalità. Attraverso un’analisi giurisprudenziale e dottrinale accurata, il lavoro intende offrire uno strumento critico per comprendere se e in che misura sia ancora possibile, oggi, conciliare la verità processuale con la tutela della dignità della persona.
L’indagine prende avvio da una ricostruzione storica che consente di comprendere l’origine e lo sviluppo del mezzo captativo, osservando come il passaggio dal vecchio codice di rito al nuovo impianto accusatorio abbia comportato una ridefinizione delle garanzie processuali e della posizione dell’imputato. Il cuore del lavoro è rappresentato dall’analisi della normativa di riferimento, a partire dagli articoli 266–271 del Codice di procedura penale, fino ad arrivare alle più recenti riforme legislative, che hanno tentato di rispondere alle criticità emerse nel corso degli anni, senza tuttavia riuscire a ricomporre pienamente il conflitto tra le esigenze investigative e la salvaguardia della sfera privata.
La riflessione giuridica si arricchisce del contributo fornito dalle fonti sovranazionali che impongono standard elevati in termini di proporzionalità, legalità e minimizzazione dei dati, e che spesso pongono in discussione prassi operative consolidate. Al centro dell’elaborato si colloca anche l’impatto delle nuove tecnologie, dai captatori informatici agli algoritmi predittivi, che stanno trasformando profondamente l’approccio alla raccolta della prova e che impongono nuove domande sulla compatibilità tra innovazione e garanzie.
L’obiettivo della tesi non è solo quello di ricostruire la disciplina positiva, ma soprattutto di mettere in luce le tensioni sistemiche e le ambiguità normative che minacciano di incrinare il principio di legalità. Attraverso un’analisi giurisprudenziale e dottrinale accurata, il lavoro intende offrire uno strumento critico per comprendere se e in che misura sia ancora possibile, oggi, conciliare la verità processuale con la tutela della dignità della persona.
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