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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-07142025-112143


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
SIMONETTI, FABIANA
URN
etd-07142025-112143
Titolo
Le misure alternative alla pena nel sistema processuale penale
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof.ssa Campanella, Susi
Parole chiave
  • benefici penitenziari
  • misure alternative
  • pena detentiva
  • procedura penale
  • reclusione militare
  • sovraffollamento carcerario
Data inizio appello
29/07/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
29/07/2065
Riassunto
Questo studio si propone di analizzare il tema delle misure alternative alla pena nel sistema processuale penale, intese come strumenti centrali per l’affermazione di un sistema sanzionatorio efficace, umano e coerente con i principi costituzionali e con i diritti fondamentali sanciti a livello europeo. L’analisi si sviluppa alla luce degli interventi introdotti dalla riforma Cartabia, la quale ha contribuito a ridefinire il paradigma sanzionatorio tradizionale, riconoscendo le misure alternative non come un'alternativa debole alla pena detentiva, bensì come modalità di esecuzione della stessa in grado di garantire migliori esiti rieducativi e una più efficiente gestione della sanzione penale, offrendo risposte personalizzate e trattamenti differenziati.
La parte iniziale dell’elaborato esplora il sistema penitenziario italiano, illustrandone le principali criticità strutturali: le condizioni di vita all’interno delle strutture detentive e le problematiche croniche legate al sovraffollamento. Tali aspetti impongono una riflessione critica sulla effettiva realizzazione della funzione di prevenzione speciale e sulla sua incidenza nella riduzione della recidiva, alla luce di un confronto comparativo con gli standard europei in materia di diritti umani e trattamento dei detenuti.
Il secondo capitolo offre un excursus storico sull’evoluzione normativa delle misure alternative alla pena, a partire dall’affermazione del principio costituzionale della funzione rieducativa della stessa. L’analisi si sofferma sulle principali tappe legislative – dalla legge n. 354/1975, alla legge Gozzini, fino alla riforma Cartabia – evidenziando l’introduzione progressiva di strumenti sanzionatori alternativi alla detenzione e la tensione costante tra esigenze punitive e finalità trattamentali.
Nel terzo capitolo, l’attenzione si sposta sulla disciplina attuale delle misure alternative alla pena, analizzando le varie forme previste dal nostro ordinamento giuridico, quali la detenzione domiciliare, l’affidamento in prova ai servizi sociali e la semilibertà. In questo frangente, viene proposta una riflessione sulle pene sostitutive, recentemente riformate, che pur presentando affinità in termini di finalità rieducative, si distinguono nettamente dalle misure alternative per natura giuridica, struttura del percorso trattamentale, ambito temporale di applicazione e autorità competente. L’elaborato pone l’accento sui principi guida della legislazione penitenziaria moderna, quali la flessibilità trattamentale, la personalizzazione e la valorizzazione di percorsi riparativi, con particolare enfasi sul progressivo reinserimento sociale del soggetto destinatario della pena.
L’ultima parte dell’elaborato si focalizza su un ambito spesso trascurato: l’applicabilità delle misure alternative nel sistema penale militare. L’analisi affronta le specificità normative che regolano la detenzione militare, i limiti finora imposti all’accesso ai benefici penitenziari e le esclusioni che penalizzano determinate categorie di condannati. Attraverso l’esame di recenti pronunce giurisprudenziali e proposte di modifica, si tenta di offrire spunti per una maggiore armonizzazione dei diritti all’interno dell’ordinamento, nel rispetto dei principi di uguaglianza e proporzionalità.
L’obiettivo dell’elaborato è quello di evidenziare come le misure alternative alla pena costituiscano una risposta concreta e necessaria alle criticità del sistema detentivo tradizionale, configurandosi non più come strumenti residuali, ma come soluzioni primarie e strutturalmente orientate alla costruzione di un modello sanzionatorio fondato sulla responsabilizzazione individuale e al reinserimento sociale.
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