Tesi etd-07112025-185554 |
Link copiato negli appunti
Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
GAIA, FEDERICO
URN
etd-07112025-185554
Titolo
IL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA: DAI PRINCIPI COSTITUZIONALI ALLE PROSPETTIVE DI RIFORMA
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Pertici, Andrea
Parole chiave
- CSM
- Giustizia
- Indipendenza della Magistratura
- Magistratura
- Ministero della giustizia
- Ordinamento giudiziario
- Potere giudiziario
- Principi costituzionali
- Riforma giustizia
- Riforma Nordio
- separazione della carriere
Data inizio appello
29/07/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
29/07/2095
Riassunto
La tesi affronta in modo sistematico e critico l’evoluzione del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), delineandone l’importanza costituzionale, le trasformazioni legislative e le prospettive di riforma nel contesto contemporaneo. In un momento storico in cui il rapporto tra politica e magistratura si trova nuovamente al centro del dibattito pubblico e istituzionale, lo studio si propone di offrire un’analisi approfondita del ruolo dell’organo di autogoverno della magistratura, partendo dal suo fondamento costituzionale e arrivando sino alle più recenti proposte di modifica dell’assetto giudiziario.
In apertura, viene richiamato il complesso dei principi costituzionali su cui si fonda l’indipendenza della magistratura: l’art. 104 Cost. ne riconosce l’autonomia da ogni altro potere, mentre l’art. 101, co. 2, sancisce la soggezione del giudice soltanto alla legge. Tali principi, unitamente all’obbligatorietà dell’azione penale (art. 112 Cost.) e alle garanzie del giusto processo (art. 111 Cost.), formano l’ossatura normativa che giustifica l’esistenza del CSM come organo di garanzia, e non di mera rappresentanza, delle libertà democratiche. La tesi ne evidenzia la natura ibrida tra organo costituzionale e di rilievo costituzionale, soffermandosi sulla specificità della sua composizione e delle sue funzioni, che lo distinguono da altre forme di amministrazione.
Segue una ricostruzione storica dell’evoluzione del CSM dalla sua istituzione formale nel 1958 sino alle più recenti riforme, passando per i momenti di maggiore tensione tra magistratura e politica, come il periodo delle riforme Castelli e Mastella. In particolare, si analizza il fenomeno del cosiddetto “correntismo”, divenuto oggetto di dibattito a seguito di alcuni scandali interni all’organo, tra cui il noto caso Palamara, che ha profondamente inciso sulla credibilità della magistratura e sull’urgenza percepita di riforme strutturali.
Uno dei punti centrali della trattazione riguarda la legge n. 71/2022 (c.d. riforma Cartabia), che ha innovato in modo significativo la disciplina elettorale del CSM, introducendo elementi di trasparenza e meritocrazia nella selezione dei membri togati e la possibilità di collegamenti tra candidati, con l’intento di contenere l’influenza delle correnti. Vengono esaminate criticamente anche le modifiche riguardanti le valutazioni di professionalità, la responsabilità disciplinare e la gestione del rapporto tra magistratura e politica, compresa la disciplina delle “porte girevoli”.
Ampia attenzione è riservata alla riforma costituzionale promossa dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio, che rappresenta un momento di svolta per il sistema giudiziario. Il cuore della riforma è la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. Tale modifica, approvata in prima lettura dal Senato il 3 luglio 2025, ha avviato un articolato processo di revisione costituzionale destinato a incidere profondamente sull’assetto dell’ordinamento giudiziario.
La tesi si sofferma anche sulle numerose critiche espresse in sede parlamentare e nelle audizioni pubbliche. Tra queste, si evidenzia la mancanza di un approccio sistemico che tenga conto dell’intero sistema delle giurisdizioni, comprese le magistrature speciali (amministrativa, contabile, militare, tributaria), escluse dal perimetro della riforma. Altre perplessità riguardano il metodo del sorteggio previsto per la selezione dei membri del CSM, che secondo alcuni rischia di sacrificare la competenza in nome di un criterio aleatorio, con possibili ripercussioni sulla qualità dell’autogoverno.
Un altro tema centrale è la soppressione del reato di abuso d’ufficio (art. 323 c.p.), formalizzata con la legge n. 114/2024, oggetto di valutazioni critiche tanto da parte di una parte della dottrina quanto degli organi giurisdizionali. La Corte di cassazione ha respinto le eccezioni di incostituzionalità mosse alla legge, ribadendo la discrezionalità legislativa nella definizione delle fattispecie penali. Tuttavia, permane il dibattito sulla tenuta del principio di legalità e sulla necessità di tutelare l’etica pubblica.
Nel complesso, la tesi sottolinea il rischio che un’azione riformatrice priva di concertazione con la magistratura possa produrre effetti di disgregazione istituzionale. In un sistema che già mostra segnali di crisi di fiducia, è necessario garantire che ogni revisione dell’assetto costituzionale della giustizia sia orientata a rafforzare le garanzie democratiche, ponendo al centro i principi fondamentali della Costituzione repubblicana.
La tesi si conclude con un invito alla prudenza e alla responsabilità istituzionale. La complessità del sistema giudiziario italiano impone interventi meditati, ispirati ai principi di legalità, imparzialità e proporzionalità. Il Consiglio Superiore della Magistratura deve restare presidio di indipendenza, libero da condizionamenti esterni e da derive corporative, e rappresentare una garanzia di equilibrio nel quadro dei poteri dello Stato. Solo una riforma autenticamente condivisa potrà evitare il ripetersi delle distorsioni del passato e contribuire alla costruzione di una giustizia più giusta, credibile e coerente con i valori costituzionali.
In apertura, viene richiamato il complesso dei principi costituzionali su cui si fonda l’indipendenza della magistratura: l’art. 104 Cost. ne riconosce l’autonomia da ogni altro potere, mentre l’art. 101, co. 2, sancisce la soggezione del giudice soltanto alla legge. Tali principi, unitamente all’obbligatorietà dell’azione penale (art. 112 Cost.) e alle garanzie del giusto processo (art. 111 Cost.), formano l’ossatura normativa che giustifica l’esistenza del CSM come organo di garanzia, e non di mera rappresentanza, delle libertà democratiche. La tesi ne evidenzia la natura ibrida tra organo costituzionale e di rilievo costituzionale, soffermandosi sulla specificità della sua composizione e delle sue funzioni, che lo distinguono da altre forme di amministrazione.
Segue una ricostruzione storica dell’evoluzione del CSM dalla sua istituzione formale nel 1958 sino alle più recenti riforme, passando per i momenti di maggiore tensione tra magistratura e politica, come il periodo delle riforme Castelli e Mastella. In particolare, si analizza il fenomeno del cosiddetto “correntismo”, divenuto oggetto di dibattito a seguito di alcuni scandali interni all’organo, tra cui il noto caso Palamara, che ha profondamente inciso sulla credibilità della magistratura e sull’urgenza percepita di riforme strutturali.
Uno dei punti centrali della trattazione riguarda la legge n. 71/2022 (c.d. riforma Cartabia), che ha innovato in modo significativo la disciplina elettorale del CSM, introducendo elementi di trasparenza e meritocrazia nella selezione dei membri togati e la possibilità di collegamenti tra candidati, con l’intento di contenere l’influenza delle correnti. Vengono esaminate criticamente anche le modifiche riguardanti le valutazioni di professionalità, la responsabilità disciplinare e la gestione del rapporto tra magistratura e politica, compresa la disciplina delle “porte girevoli”.
Ampia attenzione è riservata alla riforma costituzionale promossa dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio, che rappresenta un momento di svolta per il sistema giudiziario. Il cuore della riforma è la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. Tale modifica, approvata in prima lettura dal Senato il 3 luglio 2025, ha avviato un articolato processo di revisione costituzionale destinato a incidere profondamente sull’assetto dell’ordinamento giudiziario.
La tesi si sofferma anche sulle numerose critiche espresse in sede parlamentare e nelle audizioni pubbliche. Tra queste, si evidenzia la mancanza di un approccio sistemico che tenga conto dell’intero sistema delle giurisdizioni, comprese le magistrature speciali (amministrativa, contabile, militare, tributaria), escluse dal perimetro della riforma. Altre perplessità riguardano il metodo del sorteggio previsto per la selezione dei membri del CSM, che secondo alcuni rischia di sacrificare la competenza in nome di un criterio aleatorio, con possibili ripercussioni sulla qualità dell’autogoverno.
Un altro tema centrale è la soppressione del reato di abuso d’ufficio (art. 323 c.p.), formalizzata con la legge n. 114/2024, oggetto di valutazioni critiche tanto da parte di una parte della dottrina quanto degli organi giurisdizionali. La Corte di cassazione ha respinto le eccezioni di incostituzionalità mosse alla legge, ribadendo la discrezionalità legislativa nella definizione delle fattispecie penali. Tuttavia, permane il dibattito sulla tenuta del principio di legalità e sulla necessità di tutelare l’etica pubblica.
Nel complesso, la tesi sottolinea il rischio che un’azione riformatrice priva di concertazione con la magistratura possa produrre effetti di disgregazione istituzionale. In un sistema che già mostra segnali di crisi di fiducia, è necessario garantire che ogni revisione dell’assetto costituzionale della giustizia sia orientata a rafforzare le garanzie democratiche, ponendo al centro i principi fondamentali della Costituzione repubblicana.
La tesi si conclude con un invito alla prudenza e alla responsabilità istituzionale. La complessità del sistema giudiziario italiano impone interventi meditati, ispirati ai principi di legalità, imparzialità e proporzionalità. Il Consiglio Superiore della Magistratura deve restare presidio di indipendenza, libero da condizionamenti esterni e da derive corporative, e rappresentare una garanzia di equilibrio nel quadro dei poteri dello Stato. Solo una riforma autenticamente condivisa potrà evitare il ripetersi delle distorsioni del passato e contribuire alla costruzione di una giustizia più giusta, credibile e coerente con i valori costituzionali.
File
Nome file | Dimensione |
---|---|
Tesi non consultabile. |